redazione
Nel Novecento
da Modigliani a Schiele, da De Chirico a Licini
a cura di Saretto Cincinelli e Stefano Marson
Museo Novecento – Firenze Fino al 17 ottobre 2019
Appuntamento con una nuova grande mostra dedicata al disegno nelle sale al primo piano del Museo Novecento. Si intitola “Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini” (fino al 17 ottobre) l’esposizione curata da Saretto Cincinelli e Stefano Marson che vede protagonista un gruppo di 42 disegni di artisti italiani e stranieri del XX secolo, tutti di proprietà della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma. I disegni provengono dalla raccolta di opere grafiche del museo, che si compone di circa 13.000 fogli tra disegni, stampe e incisioni di artisti dei secoli XIX e XX secolo. La selezione fiorentina ha inteso mettere in dialogo i due musei, a partire dalla presenza nel Museo Novecento di Firenze della collezione di Alberto Della Ragione e rintracciando nelle raccolte grafiche della Galleria Nazionale i disegni degli stessi artisti collezionati dall’ingegnere, come Giorgio de Chirico, Filippo De Pisis, Renato Guttuso, Osvaldo Licini, Mario Mafai, Giorgio Morandi, Enrico Prampolini e Mario Sironi.
Così, quattro disegni di Telemaco Signorini – fra i quali il bellissimo Lo studio del pittore – , scelti all’interno di un ampio nucleo posseduto dalla Galleria Nazionale, vogliono ricordare l’iniziale passione dell’ingegnere per i pittori macchiaioli, con l’acquisto di opere dello stesso Signorini, di Giovanni Fattori e Silvestro Lega, poi rivendute. Oppure, tre preziosi disegni di Amedeo Modigliani scelti per rievocare il celebre autoritratto del 1919 oggi a San Paolo in Brasile, posseduto dal collezionista per molti anni e poi anche questo ceduto, o infine un bel disegno di Oscar Kocoschka, che ricorda come Alberto Della Ragione fosse in principio interessato anche a opere di questo artista e all’Espressionismo tedesco.
Dal disegno di Kocoschka la selezione si è estesa fino a includere un raro e prezioso nucleo di disegni di artisti espressionisti, come Egon Schiele, Otto Dix, George Grosz e Ludwig Kirchner. Di questi ultimi due artisti sono presenti alcuni disegni che, assieme a quello di Kocoschka, furono requisiti dai nazisti a importanti musei tedeschi per essere esposti alla celebre Mostra dell’arte degenerata di Monaco di Baviera del 1937, quindi riacquistati e salvati dal pittore Emanuel Fohn e infine donati dalla moglie nel 1967 alla Galleria Nazionale, su richiesta di Palma Bucarelli allora direttrice del museo. Va sottolineato che Sofie Fohn e Palma Bucarelli si conobbero due anni prima proprio a Firenze, in occasione della storica mostra sull’Espressionismo allestita a Palazzo Strozzi per la XXVII edizione del Maggio Musicale Fiorentino, dedicato quell’anno da Roman Vlad a musica e teatro espressionista.
La mostra è anche l’occasione per ricordare che Alberto Della Ragione ha donato opere non solo a Firenze ma anche alla Galleria Nazionale di Roma, o per ricordare che alcune di quelle presenti nelle sue raccolte hanno avuto un passaggio nella collezione dell’ingegnere, come il Ritratto di Ungaretti di Scipione o la celebre Crocifissione di Renato Guttuso, acquista da Alberto Della Ragione in occasione del IV Premio Bergamo, poi restituita all’artista e in seguito da questi donata alla Galleria Nazionale. La presenza infine di un disegno di Gustav Klimt si ricollega alla decisiva conoscenza delle opere dell’artista viennese fatta da Arturo Martini e Felice Casorati, due tra gli artisti più amati da Alberto Della Ragione, che ebbero modo di trarre ispirazione dal lavoro del maestro in occasione della Biennale di Venezia del 1910.
La mostra Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini è resa possibile grazie a Leo France.
SOLO
Gino Severini
A cura di Lino Mannocci e Sergio Risaliti
Museo Novecento – Firenze Fino al 10 ottobre 2019
Gino Severini (Cortona 1883 – Parigi 1966) è il protagonista del quinto appuntamento di Solo, ciclo espositivo che intende offrire un conciso e studiato ritratto di alcuni grandi maestri del Novecento. La mostra (fino al 10 ottobre 2019) è curata da Lino Mannocci e Sergio Risaliti e si concentra sulla produzione risalente agli anni Venti e Trenta dell’artista toscano, proponendo una selezione di opere in cui l’iconografia dei soggetti è legata alla Commedia dell’arte, al teatro e alla musica. A partire dagli anni Venti, Severini si appassiona infatti alle figure e alle vicende di maschere della commedia dell’arte, come Pulcinella e Arlecchino. Clown, saltimbanchi, eroi del circo stavano affascinando numerosi artisti quali Picasso, Gris e Rouault, musicisti come Stravinskij, che aveva composto nel 1919-1920 il balletto neoclassico «Ballet avec chant» Pulchinella (Musique d’après Pergolesi), e impresari come Djagilev. Le occasioni principali per cimentarsi con questi temi sono rappresentate per Severini dalla decorazione di due ambienti privati: il Castello di Montegufoni, di proprietà di Sir George Sitwell, nei pressi di Firenze (1921-22) e la Maison di Léonce Rosenberg, suo mercante francese, a Parigi (1928-29).
L’esposizione ospitata nelle sale al secondo piano del museo, riporta per la prima volta in Italia una selezione di gouaches relative alla Sala delle Maschere di Montegufoni, dove Severini recupera la tradizione dell’affresco. La mostra presenta inoltre quattro dei sei pannelli che decoravano la dimora Rosenberg, in cui paesaggi classici ricchi di riferimenti all’antico sono animati dalle maschere. Completano la mostra alcuni disegni preparatori relativi ad entrambe le decorazioni e diversi documenti che attestano le ricerche attorno a questi soggetti: materiali che rivelano con vivida concretezza lo studio della geometria e delle leggi della proporzione che ha guidato Severini nell’elaborazione delle forme e che nutrirà anche le pagine di Du Cubisme au classicisme (1921). La ricerca di una purezza stilistica incontra le vicende umane e sociali rappresentate dalle maschere, restituendo un mondo gioioso, ma al tempo stesso malinconico. Queste opere, successive alla stagione delle avanguardie, si inseriscono nella tendenza ad un nuovo classicismo, tipica del clima artistico e culturale tra le due guerre, che trova in Severini un attento anticipatore come testimoniato dalla celebre Maternità del 1916, con la quale si apre la mostra.
La mostra è sostenuta da Banca Monte dei Paschi di Siena.