redazione
Apre al pubblico il 28 Settembre la 33^ edizione della Biennale dell’Antiquariato presso la ormai tradizionale sede fiorentina di Palazzo Corsini. Fabrizio Moretti, Segretario generale della Biaf, è solito definire la manifestazione che dirige da diversi anni come “la più importante al mondo”, e per questa occasione ha coniato lo slogan “Un museo in vendita”, visto che oltre a facoltosi collezionisti, tra i clienti figurano non di rado anche grandi istituzioni museali.
Certamente, l’alta qualità delle proposte presentate dagli 81 espositori, dei quali 15 esteri, l’assoluta rarità e le molte novità di opere che abbracciano uno spazio che va dal XIV al XX secolo, rendono senza dubbio questa 33^ Edizione tra le più significative nel panorama mondiale. Come dice ancora Moretti “si tratta di una carrellata di fuori classe internazionali che fa concretamente pensare a un’edizione memorabile“. Basti citare alcuni nomi di galleristi, a partire dai romani come Antonacci Lapiccirella, che espone il Ritratto di giovane, un inedito pastello divisionista di Umberto Boccioni, risalente al 1905 e dunque raro esempio del periodo pre futurista dell’artista, Alessandra Di Castro, Paolo Antonacci, Galleria Berardi, Galleria Carlo Virgilio, Galleria Russo, con una citazione particolare per l’esordiente Renzo Moroni, specializzato in nature morte di altissimo pregio, e poi alcuni tra i nomi ‘storici’, quali Robilant & Voena, Cesare Lampronti, Carlo Orsi, Colnaghi, Tornabuoni, Salomon & C, Frascione, Maurizio Canesso ed altri.
Proprio dalla Galleria Canesso proviene un’opera che figurerà certamente come una delle principali attrazioni dell’evento espositivo e che sicuramente attirerà un grande interesse: parliamo della Madonna col Bambino, vero capolavoro di Agnolo di Cosimo Tori, meglio noto come il Bronzino (Firenze, 1503 – 1572), esposto nello stand del noto antiquario, che vanta sedi a Parigi, Lugano e Milano.
Un interesse che è di carattere commerciale, non c’è dubbio (e d’altra parte le fiere antiquarie si fanno per vendere), considerata la altissima qualità dell’opera e di conseguenza l’innegabile ricaduta economica che un simile lavoro pretende, se consideriamo che si tratta di una delle massime espressioni delle capacità realizzative dell’artista fiorentino; ma soprattutto l’interesse -per quanto ci riguarda come rivista d’arte- è di carattere filologico e scientifico, dal momento che, come peraltro accenna giustamente lo stesso Canesso in un video postato su FB, il dipinto – insieme al disegno preparatorio degli Uffizi (una matita nera e biacca su carta di mm 254 x 346)- è la dimostrazione di un magistrale modus operandi consistente nel trasferire su tela un’opera scultorea.
Quale opera scultorea? Precisamente un capolavoro di Donatello: la Madonna cosiddetta del Pugliese -dal nome di Piero del Pugliese, cioè il collezionista fiorentino che risulta esserne stato proprietario verso la fine del’400- ovvero Madonna Dudley (dal nome dell’ultimo collezionista inglese), oggi a Londra nel Victoria & Albert Museum; un’opera straordinaria, ritenuta nella letteratura artistica come capolavoro di Desiderio da Settignano, ma poi definitivamente assegnata a Donatello grazie a Francesco Caglioti.
Il nostro capolavoro, che da questa scultura con tutta evidenza deriva, non è inedito, ed anzi se ne conosce la storia -anche attributiva- da svariati anni, senza contare che venne inserito e pubblicato nel catalogo della eccellente esposizione Donatello e il Rinascimento curata dallo stesso Francesco Caglioti e tenutasi a Palazzo Strozzi e al Bargello nel 2022 proprio a dimostrazione della stretta attinenza con lo “stiacciato” del marmo londinese, da cui -come ebbe a dire Roberto Longhi (si veda la scheda di Gabriele Fattorini nel catalogo della mostra suddetta)- sarebbe stato “desunto pari pari” al punto che il noto critico “la credette un inedito di Pontormo, per ‘la politezza da parer soffiata nel vento’ ”.
La tavola, confermata al Bronzino da Carlo Falciani già dal 2013, risalirebbe al biennio 1525-1526, quando si sa che l’artista era a fianco del suo maestro Pontormo, impegnati entrambi alla realizzazione degli Evangelisti per i pennacchi “nella impresa della Cappella Capponi in Santa Felicita”.
Va considerato che furono numerosi gli artisti attivi a Firenze in quegli anni (ma anche dopo come vedremo) ispirati dal prototipo donatelliano; come scrive ancora Caglioti:
” … i più valenti maestri del pennello … seppero trarre dalla Madonna Dudley soluzioni spesso nuove … nessuna opera di Donatello ha avuto tanto seguito in quanto pezzo singolo”.
Lo studioso cita a ragione Fra Bartolomeo, e Baccio Bandinelli (Firenze, 1493 – 1560) del quale due disegni uno al Louvre, l’altro ancora al V & A Museum ne sono chiara testimonianza;
per non dire dello stesso Desiderio da Settignano, e addirittura di Leonardo e Raffaello, e perfino in pieno barocco, echi se ne riscontrano in Poussin e in una nota Madonna col Bambino di Artemisia Gentileschi.
Quanto a Michelangelo poi, a leggere quanto afferma ancora Caglioti, quanto meno nella Madonna cosiddetta della Scala del 1490 ca,
“la più antica scultura autografa di Michelangelo (…) il cimento donatelliano di quest’unico bassorilievo di Michelangelo è cosa conclamata”,
tanto che a parere dello studioso il giovane Buonarroti “lancia una sfida ai celebri bassorilievi ‘stiacciati’ di Donatello”.
Si tratta allora di tornare al punto di partenza, cioè al tema della trasposizione in pittura di una forma scultorea, come si è fatto cenno sopra riguardo all’origine del dipinto sub judice; la domanda è “chi ispirò chi ?”. Come non pensare proprio a determinati esiti del Buonarroti? A partire dal famosissimo Tondo Doni che risale ad un ventennio prima del Bronzino – Canesso e dove l’idea di un magistrale modus operandi trova espressione in un mirabile capolavoro che apre davvero la strada ad una prorompente vitalità creativa.
Dalla traccia lasciata da Donatello si snoda insomma un autentico fiume impetuoso che nel corso del tempo – come si è fatto cenno- registrerà realizzazioni degne di gran fama contribuendo, come la Madonna col Bambino che troveremo alla 33^ Biennale in Palazzo Corsini tra qualche giorno, a delineare un rimarchevole contributo al progresso della storia dell’arte.
Roma 22 Settembre 2024