Architettura e arte nelle Ville Tuscolane: Borromini, Maratti e le opere di altri grandi a Villa Falconieri (Frascati)

di Francesco MONTUORI

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 M.Martini e F. Montuori

VILLE  TUSCOLANE

LA  VILLA  FALCONIERI  DETTA  “LA RUFINA”. 

Il complesso architettonico delle Ville Tuscolane costituisce un insieme stilisticamente omogeneo. Esse furono realizzate in epoca tardo rinascimentale, nei primi decenni del seicento, dalle famiglie patrizie romane legate alla Corte pontificia; rappresentavano le più alte gerarchie ecclesiastiche che, con la nobiltà agraria, fondavano la loro potenza sulla disponibilità finanziarie e la proprietà terriera. Scelsero di soggiornare sui Colli Tuscolani e qui costruirono splendide dimore (fig.1), fino a quando i pontefici elessero Castelgandolfo come loro residenza estiva.

1. Veduta di Frascati con le Ville Tuscolane

Le Ville Tuscolane realizzate a corona di Frascati furono dodici e tutte si qualificano per i vasti palazzi, i giardini all’italiana, i percorsi alberati, i boschi. Tre furono distrutte dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale, quando gli Alleati ritennero che una fra esse ospitasse il comando tedesco.

La Villa Falconieri fu costruita sotto il pontificato di Paolo III Farnese (1534-49) per il monsignor Alessandro Rufini, vescovo di Melfi, cameriere segreto del papa, sulle fondamenta di un edificio preesistente di epoca romana. Essa appare in una medaglia commemorativa fatta coniare da Paolo III.

Paolo III utilizzò la stessa cerchia di artisti che lavorarono alla fabbrica di Palazzo Farnese a Roma fra i quali spicca il nome dell’architetto Antonio da Sangallo il Giovane; e’ piu’ verosimile tuttavia che l’autore sia stato il suo allievo Nanni di Baccio Bigio che costrui’ Villa Medici a Roma. Nella medaglia fatta coniare da Paolo III il palazzo della Rufina appare come un edificio quadrato, una Villa fortificata a due piani con avancorpi laterali e quattro torri angolari; la facciata, inclusa fra gli avancorpi, presentava un portico di tre archi su cui si impostava una terrazza; un loggiato si apriva a settentrione, verso la vallata e la visuale di Roma (fig.2).

2. Alessandro Specchi. Villa Falconieri 1699, incisione

L’antico giardino, recinto da muri, era a forma di un quadrato, costituito da aiuole all’italiana tagliate da viali in croce con tre piccoli piazzali circolari di cui uno aveva nel mezzo una fontana (fig.3).

3. I giardini di Villa Falconieri

La villa passo’ agli Sforza nel 1587, quindi ai Gonzaga e agli Orsini. Nel 1628 l’acquistarono i Falconieri che ne rimasero i proprietari per due secoli e mezzo. Al tempo di Paolo Francesco Falconieri l’edificio venne ampliato su progetto di Francesco Borromini che stava restaurando per i Falconieri il Palazzo di via Giulia a Roma. Al contrario di quanti hanno sempre pensato ad una tarda esecuzione del progetto di Borromini, Paolo Portoghesi sulla base dei suoi studi, retrodatò una parte dei lavori fatti dai Falconieri restituendo a Borromini non solo l’esecuzione di buona parte del progetto di ampliamento. In Roma Barocca (Roma, 30 luglio 1966), a proposito delle trasformazioni di Villa Falconieri, Paolo Portoghesi, sulla base dei disegni depositati a Berlino presso il Kunstgewerbe Museum, scriverà:

Il Borromini inglobò il vecchio edificio cinquecentesco nella nuova fabbrica. Aggiunse due ali lunghe e strette al nucleo primitivo. I particolari decorativi del corpo centrale, tranne le mostre alle finestre, furono eseguiti dopo la morte di Borromini.

L’opinione di Portoghesi si basava su  un un documento del primo luglio 1667, che descriveva i lavori di scalpellino fatti nella Villa Falconieri dal “maestro Francesco Massari”, aiuto del Borromini anche in San Giovanni dei Fiorentini, dove l’architetto era impegnato nella costruzione della Cappella Falconieri. E’ proprio in questa chiesa che Borromini verra’ sepolto, per volere dei Falconieri, in una semplice tomba a pavimento.

Ancor oggi La Rufina si presenta nella veste barocca conferitale dall’intervento architettonico di Francesco Borromini. Si accedeva alla villa tramite il Portale del Falco in ordine tuscanico (fig.4);

4. Francesco Borromini. Il Portale del Falco

da li’ un viale risale verso la peschiera (fig.5);

5. Villa Falconieri. La Peschiera

piu’ avanti appare il Palazzo (fig.6)

6. La Villa Falconieri ai primi del novecento

Le trasformazioni e l’ampliamento prevedevano l’inserimento di nuovi volumi in una concezione spaziale completamente nuova: Borromini mantenne il fronte porticato fra i due avancorpi del Palazzo cinquecentesco aprendo al piano superiore un’ampia esedra che bilancia l’estensione delle due ali aggiunte ai lati del nucleo originario.

7. La Villa Falconieri. Il fronte

Tutto il nuovo fronte, lungo 90 metri, fu alleggerito da un duplice ordine di arcate cieche in cui erano inserite le finestre del Palazzo (fig.7).

Solo tra il 1724 ed il 1734 il cardinale Alessandro Falconieri, affidatosi all’architetto Ferdinando Fuga, ristrutturò il giardino, lasciando la natura libera di crescere più spontaneamente circondata da fontane e giochi d’acqua.

L’interno della grande Villa fu decorato di affreschi e dipinti in tutto il piano nobile. La grande sala d’ingresso è dominata dallo stemma Falconieri; nel soffitto Carlo Maratta e Niccolò Berrettoni (1637-82) dipinsero la Nascita di Venere. Nella saletta detta della ringhiera, si ammirano le grottesche di Perin del Vaga protagonista dei lavori pittorici di Castel Sant’Angelo per Paolo III. La prima sala dell’ala di sinistra, la Sala di Proserpina, presenta un soffitto decorato da Ciro Ferri raffigurante il Ratto di Proserpina; sulle pareti sono illusionistiche prospettive aperte su paesaggi. In una delle pareti si apre illusionisticamente il panorama di una valle, con templi e rovine fra le quali un frammento di bassorilievo, dipinto su una porta, che testimonia del nascente gusto antiquario.

Nelle sale di ingresso è la raffigurazione assai vivace di personaggi di famiglia in sontuosi costumi, rappresentati mentre passeggiano, si salutano, conversano amabilmente con amici e servitori. Nell’ultima sala che affaccia verso la valle è dipinta una splendida  Allegoria della Primavera: una villa con giardini, colonnati e statue, rallegrata da voli di uccelli ed amorini (fg.8). Al centro della stanza una fontana a tazza  circolare è un richiamo a quella dipinta sulle pareti .

8. La sala della Primavera
9. Ciro Ferri. Trionfo di Flora. Villa Falconieri. Sala della Primavera XVII secolo

Sono opera di Ciro Ferri, allievo di Pietro da Cortona, le allegorie dell’Autunno e dell’Inverno e l’affresco con il Trionfo di Flora (fig.9), nella volta della Stanza della Primavera; nella decorazione della Stanza non troviamo più la tradizionale rappresentazione prospettica di un paesaggio racchiuso tra cornici; dal pavimento al soffitto un vero giardino dipinto annulla le pareti. Una fontana al centro della stanza, prevista da Borromini (come può dedursi da un suo disegno nella Kunstbibliootek di Berlino), dimostra come il progetto del pittore s’integrasse con quello dell’architetto per fare di quest’ambiente uno spazio intermedio fra l’interno e l’esterno, quasi un giardino segreto oltre il quale lo sguardo può spaziare, attraverso le finestre, sull’orizzonte aperto della pianura (fig.10).

10. Villa Falconieri. I dipinti del Giardino segreto
11. Arnold Bocklin, L’isola dei morti

Dal giardino all’italiana un cancello dà accesso al bosco. Di qui due viali risalgono verso la peschiera circondata da cipressi; un immagie che ispiro’ il pittore svizzero Arnold Bocklin nel suo quadro, L’isola dei morti (fig.11). Un’iscrizione presso il peschierone ricorda i lavori idraulici necessari alla sua realizzazione intrapresi dai Falconieri per la conduttura delle acque e per la costruzione dei terrazzamenti: “perché fosse poi più piacevole ai propri ospiti, Alessandro fece addolcire la rupe, domata a ferro e fuoco, e raccogliere insieme i rivi già errabondi e di nuovo sollevare l’acqua con ampia mole.”(fig.12).

12. Villa Falconieri. Il Peschierone

Nel 1907 la Villa fu acquistata dal barone tedesco Ernest Mendelssohn-Bartholdy, nipote del compositore, che la donò all’imperatore Guglielmo II; questi la visitò e decise di destinarla a sede di una scuola tedesca di lettere e belle arti, con il patrocinio dell’Istituto Germanico di Roma. Nel 1911 l’imperatore vi fece eseguire diversi lavori, per rendere più piacevole il soggiorno degli intellettuali che vi venivano ospitati (fig.13).

13. Villa Falconieri

Qui lo scrittore tedesco Richard Voss visse per lunghi anni sin dal 1880; frequentarono la Villa il pittore Philipp Hackert, lo storico tedesco F. Meinecke e lo scrittore Paul Heyse.

Nel 1941 il generale tedesco Albert Kesserling vi pose la sede del comando superiore delle truppe tedesche del fronte meridionale. L’ 8 settembre l’aviazione americana tentò di colpire il comando tedesco. Frascati subì un bombardamento che causò centinaia di vittime fra la popolazione civile. Molti edifici furono distrutti e Villa Falconieri fu danneggiata in modo grave. Un lavoro di restauro compiuto nel 1959 ha ripristinato l’ala più colpita dall’edificio (fig.14).

14. Villa Falconieri

Villa Falconieri è stata sede del Centro Europeo per l’Educazione ed in seguito sede dell’Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione. Oggi è sede del Servizio Nazionale di Valutazione del Sistema educativo di istruzione e formazione.

Francesco MONTUORI   Roma 19 settembre 2021