Architettura paleocristiana a Roma: le  Basiliche  di santa Pudenziana e Santa Prassede

di Francesco MONTUORI

Migranti sull’About

di M. Martini e F. Montuori 

ANTICHE  CHIESE  DI   ROMA

Le  Basiliche  di santa Pudenziana e Santa Prassede

L’Esquilino godette dei risultati degli interventi dell’urbanistica trionfante dell’imperatore Augusto: Mecenate, uno dei massimi esponenti del regime, trasformò radicalmente una zona che fino agli ultimi decenni del 1° secolo a.C. era , nella parte a ridosso delle mura, destinata alle sepolture della gente più povera. Mecenate bonificò la zona ricoprendola con un alto strato di terra, sul quale costruì la sua villa e piantò dei meravigliosi giardini, estesi entro un perimetro di circa due chilometri e mezzo. Mecenate vi realizzò il cosidetto auditorium di Mecenate (fig.1).

fig 1 Auditorium Mecenate

Il suo esempio fu seguito da altri ricchi romani, che in pochi decenni trasformarono la maleodorante zona cimiteriale in un fiorente centro residenziale. E’ qui che fu costruita la basilica Santa Maria Maggiore.

Sono raccolti nel rione Monti i segnali più convincenti del soggiorno romano di San Pietro. La tradizione colloca il canonico periodo del primo papato della Chiesa fra il secondo anno del regno dell’imperatore Claudio, il 42 e il 67, anno nel quale è appare ormai fissato il martirio dei Santi Pietro e Paolo. Furono costruite da Costantino la grande basilica lateranense e quella vaticana secondo i modelli delle basiliche del foro romano.

La rinascita della basilica paleocristiana romana prese rinnovato vigore sotto il pontificato di Pasquale1°. Vengono abbandonati i tipi di origine orientale, caratterizzati da una pluralità di absidi, principale e secondari, di cui Santa Maria in Domnica con tre absidi e transetto rappresenta l’esempio più evidente, mentre le basiliche di Santa Cecilia, Santa Pudenziana e Santa Prassede appartengono chiaramente ad una tipologia ben sperimentata che si rifà alle basiliche costantiniane. I modelli paleocristiani sono ripresi non per una passione antiquaria o con l’intento di recuperare una bellezza perduta, ma perché il rimando alla loro attualità desse il senso della conferma della tradizione e la necessità di costruire nuovi esempi fondati sull’idea storica della Chiesa romana, come una Chiesa che si è definita nel tempo attraverso gli apostoli, i martiri, il trapasso del potere da parte di Costantino.

La casa di Pudente, chiesa di Santa Pudenziana.

Fig.2 L’Esquilino; Santa Maria Maggiore, Santa Pudenziana, Santa Prassede

Offrì ospitalità ai due apostoli il senatore Pudente, uno dei più autorevoli esponenti della comunità cristiana, la cui casa sorgeva sull’antico vicus Patricius, l’attuale via Urbana (fig.2).

E’ all’inizio di via Urbana, subito dopo la Piazza dell’Esquilino – dove fu eretta la basilica di Santa Maria Maggiore – che fu costruita la basilica di Santa Pudenziana, sui resti di un edificio termale del II secolo, le terme di Novaziano ; la chiesa sorge ad un livello più basso rispetto alla strada moderna con navate laterali basse e con grandi finestre nella parte superiore (fig.3).

Fig.3 Santa Pudenziana
Fig. 4 Santa Pudenziana, spaccato assonometrico
Romaimpero.com

Scavi archeologici hanno messo in luce a 9 metri di profondità i resti di una domus repubblicana attribuita al I secolo a.C., nella quale potrebbe essere riconosciuta la casa del ricco ospite dei due apostoli, una domus ecclesiae ove si celebravano le cerimonie del culto cristiano (fig.4).

Alla fine del IV secolo l’aula fu trasformata in una basilica denominata ecclesia Pudenziana cioè “chiesa di Pudente”; altri attribuiscono il nome di  Pudenziana alla leggendaria fanciulla che insieme alla sorella Prassede, avrebbe raccolto pietosamente in un pozzo il sangue di innumerevoli martiri.

Precede il portale un protiro: due colonne a scalanatura elicoidale reggono la trabeazione con un fregio a motivi vegetali. Il nuovo edificio di culto fu realizzato prolungando l’aula rettangolare, ricavando l’abside da uno dei nicchioni preesistenti sui lati corti e probabilmente sostituendo con colonne i pilastri divisori (fig.5).

Fig.5 Santa Pudenziana, la navata

Se ne riconoscono alcuni resti nelle pareti laterali, di cui un restauro, realizzato nel 1927, ha lasciato in vista la parte sopra le arcate; in alcuni finestroni e in tratti del pavimento in mosaico a soggetti marini. Di particolare interesse l’Oratorio mariano al quale si sale alla fine della navata sinistra, decorato da affreschi bizantineggianti del IX secolo: sull’altare Madonna con Bambino in trono fra le SS. Prudenziana e Prassede.

La nuova abside venne decorata subito dopo il completamento con il più antico mosaico absidale ancora esistente a Roma, rappresentante il Cristo fra gli apostoli e le sante Pudenziana e Prassede, raffigurati su uno sfondo architettonico nel quale è stato riconosciuto lo stesso vicus Patricius su cui sorgeva la basilica (fig.6).

Fig.6 Santa Pudenziana, Il Mosaico

La scena costituisce una celebrazione della chiesa trionfante che aveva ottenuto la definitiva vittoria con Costantino: Cristo rappresenta l’autocrate dell’universo, superiore a ogni sovrano e dotato di tutti gli attributi di un imperatore romano. Supremo legislatore, sempre giusto, vittorioso e onnipotente: concezione che si vede riflessa nel mosaico absidale di Santa Prudenziana, eseguito verso il 390.

In seguito Gregorio VII (1073-85) la dotò di un campanile e del convento; fu rifatta nel Cinquecento per iniziativa del cardinale Caetani e infine ristrutturata nell’Ottocento con la facciata di Antonino Manno (fig.7).

Fig.7 Santa Prudenziana in una veduta di Nicolle Victor Jean

L’interno a tre navatelle è stato trasformato nel 1588 da Francesco da Volterra ma il successivo restauro del 1927 ha riportato alla luce le arcate dell’antica muratura.

La cappella Caetani iniziata dal Volterra e terminata da Carlo Maderno fu costruita forse sul luogo originario di culto della casa di Pudente; dietro l’abside è l’oratorio, parte dell’antico convento.

La basilica di Santa Prassede.

Con Santa Prassede gli architetti di Pasquale 1° crearono un perfetto esempio del nuovo stile. E’ sita sull’omonima via, a poca distanza di Santa Maria Maggiore ed è dedicata a Santa Prassede, sorella di Pudenziana, le figlie del senatore Pudente, anch’egli santo, che avrebbe ospitato nella sua casa l’apostolo Pietro, e sulla quale fu costruita la basilica di Santa Pudenziana. E’ in questa casa che risaliva il pozzo entro la quale questa nobilissima Vergine Romana a imitazione della sua sorella Pudenziana faceva collocare i Corpi, e poneva Il Sangue dei Martiri uccisi in gran numero sul colle dell’Esquilino. Il luogo esatto dov’era il pozzo è indicato attualmente da un disco di porfido al centro della basilica.

Si accedeva, in origine, alla chiesa di Santa Prassede da un atrio costituito da un cortile quadrato cinto su almeno tre lati da portici, cui si perveniva mediante una scalinata da via di San Martino ai Monti, l’antico clivus Suburanus (fig.8). Era una soluzione adottata fino a tutta la metà del V secolo per ogni chiesa di una certa importanza.

Fig.8 Santa Prassede, il fronte sull’atrio di accesso
Fig.9 Santa Prassede, assonometria

Santa Prassede fu concepita in una scala assai più monumentale di ogni altra chiesa; la concezione d’insieme e i suoi caratteri stilistici trovano puntuale corrispondenza nelle grandi basiliche del IV e del V secolo: San Pietro e San Paolo fuori le mura. Si manifestò una rinascita di cui Santa Prassede è espressione: la pianta a T è quella di  una basilica a tre navate, abside semicircolare e transetto continuo comunicante con le navate laterali attraverso passaggi divisi in due da colonne; a metà della navata destra è dislocata una piccola cappella a pianta cruciforme, la Cappella di San Zenone, soprannominata “giardino del Paradiso” per la bellezza dei suoi mosaici (fig.9)

Eretta da Pasquale 1° per la madre Teodora, unico monumento di arte bizantina rimasto a Roma, conserva le reliquie di San Zenone, morto durante la grande, conclusiva persecuzione scatenata sotto Diocleziano agli inizi del IV secolo e qui trasferito dalle catacombe di Pretestato sulla via Appia Antica.

La cappella è coperta nella zona centrale da una volta a crociera e nei bracci da volte a botte e si rifà all’analogo sacello annesso alla basilica di San Paolo ed alle cappelle di San Giovanni Battista e di San Giovanni Evangelista adiacente al battistero lateranense (fig.10).

Fig.10 Santa Prassede, cappella di San Zenone (archeoGuide-wordpress.com)

Il desiderio di tornare alle tecniche in uso a Roma in età paleocristiana è riconoscibile anche nelle murature in mattoni che tornano ad essere regolari e simili alle tecniche in uso a Roma nella prima età paleocristiana.

La navata principale della basilica è ritmata su una sequenza di archi su pilastri e si apre verso le navate laterali tramite ampi varchi architravati sorretti da un duplice ordine secondario di colonne di granito grigio con capitelli ionici al di sopra dei quali è una quadreria sovrastata di ampie finestroni (fig.11).

Fig.11 Santa Prassede, gli affreschi della navata (armonia opera.it)

La chiesa venne completamente rifatta in età carolingia per volere di papa Pasquale 1° per trasferirvi i martiri delle catacombe ormai in disuso. A questi eventi che sembra riferirsi la decorazione a mosaico dell’Arco trionfale, con le lunghe file dei martiri che, provenienti dalle catacombe, si dirigono verso la città celeste al cui centro sono Cristo e la Madre, affiancata dagli apostoli e dalle sante sorelle Pudenziana e Prassede (fig.12). I corpi di queste ultime, secondo la tradizione, si trovano nella cripta sottostante l’altare centrale.

Fig. 12 Santa Prassede, la navata, l’abside, il ciborio

La decorazione di Santa Prassede si è fortunatamente conservata: l’abside, la parete del transetto e l’arco trionfale splendono ancora di mosaici. Scomparso è il rivestimento marmoreo delle pareti ma ricostruibile a similitudine del rivestimento dei marmi lucenti della zona inferiore della cappella di San Zenone. Committente ed architetto mirarono con evidenza a contrapporre la profusione ed il fasto della decorazione interna alla semplicità e nudità dell’impianto esterno.

I mosaici dell’arco absidale ci riportano al soggetto romano dei due apostoli e ai loro stretti rapporti con la famiglia delle due sante che li avrebbero ospitati nel loro soggiorno a Roma. A sinistra è San Paolo che cinge con il braccio Santa Prassede mentre a destra vediamo San Pietro che cinge con il braccio Santa Pudenziana (fig.13).

Fig.13 Santa Prassede, il mosaico dell’Arco Trionfale e dell’abside

Il ciborio a pianta quadrata è sostenuto da quattro colonne in porfido rosso; sulla cupola quattro angeli in stucco realizzati da Giuseppe Rusconi

In un piccolo vano a destra è infine custodita una colonna, portata a Roma da Gerusalemme nel 1223 e da allora venerata come la colonna della flagellazione di Gesù.

Oltre a questi caratteri generali, che l’avvicinano ai modelli romani del IV e V secolo, Santa Prassede presenta una serie di particolarità che dimostrano chiaramente la sua derivazione da San Pietro. Solo nella basilica Vaticana coesistevano il transetto e la struttura architravata della navata centrale. Inoltre, anche a San Pietro il transetto era eccezionalmente lungo ed alto rispetto alla larghezza; Richard Krautheimer sottolinea come a Santa Prassede ritroviamo lo stesso rapporto fra i lati di 1:5 che distingueva la basilica di San Pietro dalle altre basiliche del IV secolo.

Tra l’820 e l’850 faranno seguito a Santa Prassede le chiese di Santa Cecilia, San Marco, San Martino ai Monti, caratterizzate dalla mancanza del transetto e con espliciti riferimenti alle basiliche di Santa Sabina e dei Santi Giovanni e Paolo. Nel ritorno ai prototipi del IV secolo che caratterizza a Roma il primo ventennio dell’800, Santo Stefano Rotondo e Santa Prassede rappresentano gli esempi più completi ed evoluti.

Forse perché l’interesse devozionale si orienta piuttosto verso i martiri di notorietà locale piuttosto che ai grandi santuari si ritorna alla pura bellezza della pianta basilicale, alla netta contrapposizione volumetrica fra corpo longitudinale e il transetto o l’abside, alla semplicità degli alzati.

Francesco MONTUORI   Roma 28 marzo 2021