di Giuseppe BERTI
Verrà presentato in questi giorni a Reggio Emilia un volume -“Arte e Accoglienza: l’Ospitale per Pellegrini Omozzoli Parisetti”- che racconta una Storia fatta di molte Storie: la storia di un Palazzo e di una nobile Famiglia, quella di un antico Ospitale (che ora continua la sua funzione come Casa di Riposo per anziani), la storia di un oratorio e, infine, quella di una vasta quadreria che, tra Sei e Settecento, fu senza dubbio la collezione d’arte più importante della città.
Si tratta insomma di una Storia che, come sottolinea con legittimo orgoglio il presidente dell’Associazione Omozzoli Parisetti, Ennio Ferrarini, ha alle spalle più di seicento anni di gloriose vicende di ospitalità, di mecenatismo e di cultura. Il libro dunque non può che articolarsi attraverso numerose voci, ciascuna delle quali illustra un particolare aspetto di questa Storia ricca di molteplici avventure e di esperienze: di fede, di accoglienza, di arte, di ascesa e tramonto di una Famiglia che, in ogni caso, tanto ha saputo dare alla città di Reggio.
Impossibile perciò risulta in questa sede dare conto di tutti gli interventi contenuti in questo volume. Sia consentito tuttavia citare i nomi di chi, nell’ambito delle proprie competenze, si è lodevolmente misurato su una materia tanto complessa: Laura Artioli, Walter Baricchi, Federico e Pierpaolo Bigi, Chiara Davoli, Ennio Ferrarini, Salvatore Lafiandra, Raffaele Leoni, Nicoletta Manzotti, Mariella Martini, Massimo Pirondini, Sauro Ridolfi.
Diremo tuttavia, per un doveroso sia pur approssimativo inquadramento storico, necessario per chi ci legge, che le vicende illustrate nel volume iniziano nel 1374 quando Giovanni degli Omozzoli, mercante di pellicce e influente membro della nascente borghesia cittadina, compra quello che diventerà il primo nucleo dell’omonimo palazzo: che poi nel 1410, ad opera di Matteo Omozzoli, si dota anche di un luogo destinato ad accogliere pellegrini, viaggiatori poveri ed infermi; l’Ospitale insomma. Così, mentre le fortune della famiglia nel corso del tempo si consolidano progressivamente (testimoniate, queste fortune, dall’ampliamento, dalle modifiche nonché dagli abbellimenti apportati al Palazzo) Paolo Omozzoli Parisetti, attorno alla prima metà del secolo XVII, dà vita a quella che diventerà forse la più rilevante raccolta di dipinti dell’Emilia occidentale.
Scrive Massimo Pirondini:
”Di padre in figlio, questa collezione si andrà successivamente arricchendo di sempre nuove opere sino a contare, nel 1782, ben 158 pezzi”,
come puntualmente documentato da tre inventari che si collocano alla meta circa del sec XVIII e da un disegno che documenta la collocazione, nel “Salone”, nel 1728, dei quadri più importanti.
Ora i lettori di About Art saranno interessati, presumiamo, a conoscere almeno alcuni nomi degli artisti che, all’epoca, resero famosa la collezione con le loro opere di varia natura e soggetto, sacro, storico e profano. Ecco dunque “sfilare” nelle sale del Palazzo, , con più tele ciascuno, Camillo Procaccini, Correggio (“una testa”), Parmigianino, Annibale Carracci, Guido Reni, il Guercino, Carlo Bononi, Alessandro Tiarini, Luca Ferrari, Giovanni Andrea ed Elisabetta Sirani, Sebastiano Ricci, Pierfrancesco Cittadini …
Per tutto il corso dell’Ottocento, ci informa sempre Pirondini, questa collezione rimase pressoché intatta fino a che, all’inizio del secolo scorso, non passò a Parma nella disponibilità della contessa Maria Calvi Tornielli Parisetti, ultima erede della famiglia. Ahinoi! Che la sventurata rispose, avrebbe detto il Manzoni. Rispose, cioè, la poverina, agli allettamenti e alle lusinghe del mercato.
Infatti, “date le dimensioni piuttosto vaste di molte opere -ci informano i documenti – il lascito risultava molesto (sic !) all’erede, la quale per ragioni di spazio ha disseminato i dipinti un po’ qua e un po’ là” provvedendo poi, via via, ad alienare tutta l’intera collezione. Le opere che non sono andate perdute, o che hanno una ubicazione a noi ignota, sono collocate ora presso alcuni musei o presso privati. Sic transit gloria Mundi, verrebbe da dire.
Resta però, a testimoniare la grandezza e l’importanza di questa Storia, il palazzo Omozzoli Parisetti che si trova nel cuore antico della città, le cui facciate sono state recentemente (2019) e sapientemente restaurate; palazzo che, continuando la nobile tradizione dell’ospitalità inaugurata sul principiare del sec XV, è adibito a confortevole residenza per gli anziani. Ed infine resta pure la Cappella dei Santi Pellegrino e Rocco- l’Oratorio insomma- che si presenta nella forma di una squisita bomboniera barocca, rivestita di stucchi e decorazioni in stucco.
Anche in questo caso il recente ed accurato restauro ha contribuito a restituire l’antica bellezza a questo luogo che fortunatamente conserva ancora le tele del pittore reggiano Francesco Viacavi (1632-1699), coadiuvato dal quasi sconosciuto Girolamo Parmeggiani, in cui è adombrato il tema del pellegrinaggio e dell’ospitalità.
Grazie a questo volume, dunque, il lettore potrà ripercorrere le vicende di un’importante storia civica reggiana il cui patrimonio artistico e culturale è stato così attentamente studiato dagli autori dei diversi saggi: un coro a più voci perfettamente modulate e dirette da Massimo Pirondini, curatore del libro.
Giuseppe BERTI Reggio Emilia 16 gennaio 2022