“ARTURO TOSCANINI. LA VITA E IL MITO DI UN MAESTRO IMMORTALE”

di Sabrina RIBOLDI

 

FINO AL 20  AGOSTO 2017, C/O IL MUSEO TEATRALE ALLA SCALA, LARGO GHIRINGHELLI 1, PIAZZA SCALA, MILANO. INGRESSO A PAGAMENTO.

Giovedì soleggiato, primo pomeriggio, Piazza della Scala: ed eccomi pronta ad entrare a visitare il Museo Teatrale alla Scala: nello specifico, visiterò la mostra dedicata al grande maestro Arturo Toscanini, il direttore d’orchestra più celebrato da sempre.

In occasione del 150° anniversario della sua nascita (nacque a Parma il 25 marzo 1867), e a sessant’anni dalla sua morte avvenuta a New York il 16 gennaio del 1957, la mostra, allestita al Museo Teatrale alla Scala, si propone di celebrare “La vita e il mito di un maestro immortale”. Uomo tanto umile, modesto, sensibile e sincero (e le citazioni riportate nelle foto ne sono un esempio) quanto magnifico nell’aver portato il Teatro alla Scala ad un grado di eccellenza musicale secondo i nuovi intendimenti del Novecento e nell’aver reso omaggio a quell’uomo fedele agli ideali democratici di Mazzini e di Garibaldi.

La figura di Toscanini non è mai caduta nell’oblio, ma si è cristallizzata in un simbolo a 360 gradi di rigore, talento e passione: mai verranno dimenticati il suo perfezionismo musicale, la concentrazione sullo spettacolo, l’impegno assoluto nell’esecuzione delle opere. Infatti, grazie al Maestro, la figura del direttore d’orchestra è mutata all’interno del Teatro alla Scala.

Ed ecco che la mostra, per rendere omaggio al grande uomo ed artista, si svolge in un percorso per immagini, articolato in quattro sezioni, evidenziando alcuni aspetti della sua vita e della sua opera.

La prima sezione è dedicata alla Musica. Le immagini e gli scatti si focalizzano sul gesto unico, nervoso che lo ha reso famoso in tutto il mondo e su alcuni dei compositori a cui legò la sua lunga, produttiva e decorosa carriera. Non è da sottovalutare il fatto che egli fu il primo direttore d’orchestra ad introdurre – nel 1930 –  i repertori sinfonici tedeschi al pubblico italiano: Toscanini fu il primo maestro non proveniente da scuola tedesca  che diresse al Festival wagneriano a Bayreuth. I suoi autori preferiti furono Wagner e Beethoven, che entrambi introdusse e fece apprezzare al pubblico italiano. Gli autori italiani con i quali instaurò un legame solidissimo e di profondo rispetto furono Verdi, col quale fu in contatto, e Puccini, col quale fu in profondo e contrastato legame d’amicizia e del quale diresse alcune prime esecuzioni mondiali.

La seconda sezione è dedicata al Teatro alla Scala. Fu per lui una seconda casa: fu per ben tre volte direttore stabile e vi ritornò con costanza fino agli ultimi anni di vita. La Scala si trasformò radicalmente durante la sua presenza e attività: molti gesti abitudinari “alla moda” e di inutile sfarzo vennero aboliti: i bis non vennero più concessi, il divismo, gli eccessi e i vizi dei cantanti vennero fortemente frenati, le signore del pubblico non poterono più indossare cappelli sfarzosi che impedivano la visuale a chi sedeva nelle file posteriori. Dovevano essere suonate e rappresentate sempre opere nuove. La figura del Direttore d’Orchestra si assumeva grandi responsabilità: prima su tutte, quella di garantire l’aderenza assoluta al testo musicale dell’autore: questo rigore venne applicato, per citare alcuni esempi, alla Turandot di Puccini, al Nerone di Arrigo Boito ed ai Maestri Cantori di Norimberga di Wagner.

La terza sezione è dedicata alla Fama. Questa, ai tempi, era una condizione completamente inusuale da attribuire alla figura del Direttore d’Orchestra: ma il Maestro, nella sua unicità, godette di grande notorietà a partire dagli anni Venti (come riportato da copertine giornalistiche e “dediche” di affetto riportate dal pubblico). La grandezza di Toscanini crebbe sempre di più nel tempo, raggiungendo la vetta quando il Maestro scelse di abbandonare “la vita di teatro” per avventurarsi nel mondo mediatico: si dedicò alla diffusione del repertorio classico per radio. Il fattore che più di tutti ha reso questo personaggio un mito è stato il legame che egli creò tra il pubblico (inteso nel senso più ampio del termine) e la musica classica, in precedenza molto meno conosciuta. Il rigore e l’intransigenza hanno permesso al nostro Direttore d’Orchestra di diventare un’icona da affiancare al nuovo significato che la musica classica ha assunto dall’inizio del Novecento.

La quarta ed ultima sezione è dedicata alla Vita di Arturo Toscanini: il percorso si chiude con alcune immagini dedicate alla vita privata, agli incontri con persone autorevoli (non solo in ambito musicale) ed alle occasioni pubbliche.

Un grande uomo, un grande artista, che venne riconosciuto tale durante la sua intensa vita ed anche dopo la sua morte. Un esempio significativo è dato dalla foto che riporta l’affluenza della gente ai funerali in Duomo.

Sebbene la mostra si sviluppi in una location di non ampie dimensioni, l’autorevolezza del Direttore d’Orchestra per eccellenza non viene assolutamente meno: le immagini, i video e le arie musicali di sottofondo immergono lo spettatore in un’atmosfera di serietà, genialità, umiltà e perfezione, il tutto bilanciato con giusto equilibrio.

di Sabrina RIBOLDI       Milano, 16 Giugno 2017