“BIANCO. Il volto di Jackson Pollock e Lee Krasner” di Marco Buzzi Maresca: quando “Lei straborda rispetto a Lui” (Al Teatrosophia, fino al 2 febbraio; doppia replica).

di Marco FIORAMANTI

Roma, Teatrosophia

BIANCO. Il volto di Jackson Pollock e Lee Krasner

di Marco Buzzi Maresca con Serena Borelli e Gianni De Feo Regia di Gianni De Feo

EVERY GOOD PAINTER PAINTS WHAT HE IS. (J.P.)

L’amore è una strada a doppio senso. Darei qualsiasi cosa per avere  qualcuno che mi dia quello che io ho potuto dare a Pollock (Lee Krasner)
1 “Jackson and Lee”, East Hampton 1953 (ph. courtesy Tony Vaccaro 2011)

Poco prima della rappresentazione, nella hall del teatro di via della vetrina, ho avuto la fortuna – anzi direi il vantaggio, ai fini di questa recensione – di conoscere l’autore del testo, Marco Buzzi Maresca, presentatomi dal Maestro Theo Allegretti, che ha composto l’intera colonna sonora di questo interessantissimo lavoro. 

L’idea, la metafora iniziale – racconta l’autore – era la ‘pittura’ come anche ‘eros’, quindi l’immagine iniziale era una specie di materasso buttato per terra dove loro fanno l’amore, quindi sangue e sperma, che però è anche la tela bianca. […] Inizialmente mi riusciva meglio di immaginare Pollock e un po’ meno lei, perché c’era scritto poco su di lei, poi in tre giorni ho immaginato anche Lee Krasner e pare che, in qualche maniera, lei perfino strabordi rispetto a lui.

Lunga e ripida è la rampa di accesso alla sala che avvolge il pubblico in un buio spettrale, quando una fioca luce illumina i due volti bianchi, d’un pallidume ceruleo, che fissano il grande schermo bianco sullo sfondo.

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Jack (Gianni De Feo, attore e regista) and Lee (Serena Borelli, attrice e danzatrice), entrambi trapassati, due volti di una stessa unità, ruotano i corpi e si trovano faccia a faccia.

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Sarà il pittore il primo a presentarsi, voce fuori campo:

Sono Pollock, figlio bastardo di me stesso, 44 anni e non uno di più, e dall’eternità mi guardo… e dall’eternità mi vedo morire nelle mie tele… Non puoi amare senza disamare e odiare…
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A seguire, lei, voce dall’oltretomba:

Sono Lee Krasner, la sua compagna e dall’eternità e altri 34 anni ancora lo guardo e non gli so negare nulla, ancora mi trascina… il nostro letto dipingeva il nostro abisso stretti nell’abbraccio degli opposti
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Nonostante sia un continuo duello il loro, si tratta di un amore paritario e simbiotico, che è anche una sfida e una dipendenza.

È lei – brava pittrice messa momentaneamente in ombra – il carattere forte che gestisce lui. Lui è il cosiddetto genio dal gesto libero, impulsivo della mano. Musica e parole si intersecano e cuciono elegantemente l’intero spettacolo.

Theo Allegretti, dopo aver ricevuto indicazioni drammaturgiche dal regista, ha attuato una ibridazione con la musica di quegli anni, dal bebop di Charles Mingus alle note di George Gershwin e Ravel, dal minimalismo americano alle dissonanze e poliritmie alla Stravinskij allineandosi così alla rivoluzione di Pollock con l’espressionismo astratto.

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Una danza ininterrotta quella di Pollock attorno alla tela bianca, scesa dalla parete e deposta sul pavimento del fienile, una danza che sublima e trasforma l’inquietudine dell’artista. Il movimento, i gesti del corpo e le parole di Gianni vengono “illuminati” in scena dalla danza propiziatoria fatta di rotazioni e slanci in aria di Serena, genialmente preparata dalla coreografa e danzatrice Maria Concetta Borgese, fedele agli insegnamenti della post modern dance di Merce Cunningham, Marta Graham, Pina Bausch e Béjart.

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Uno spettacolo che va assolutamente visto, vanno “sentite con gli occhi” quelle visioni provocate dalle immagini archetipe dell’artista – da quelle dei nativi americani a i graffiti picassiani – proiettate sulla tela di fondo che trasformano loro, vestiti di bianco, in pitture parietali in movimento.

Lunga e continua la serie ininterrotta di applausi finali a dimostrazione che è sempre possibile trarre meraviglie dal Teatro.

Coreografie e aiuto regia Maria Concetta Borgese – Musiche originali Theo Allegretti – Scene, costumi e drammaturgia musicale Roberto Rinaldi Disegno luci Gloria Mancuso – Videomaker Fabio Patrizi – Assistente regia Letizia Nicolais – Tecnici luci e audio Gennaro Russo e Sabrina Fasanella – Foto di scena e grafica Manuela Giusto

Marco FIORAMANTI  Roma  1° Febbraio 2025

Nell’agosto 1953, su incarico della rivista Look, il famoso fotografo Tony Vaccaro fa visita a Jackson Pollock e Lee Krasner nella loro casa di Springs. Fotografa i due artisti in casa e nello studio/fienile. Il servizio non fu mai pubblicato, e il rollino a colori dello shooting, consegnato al direttore della rivista, è andato perso. Fortunatamente Vaccaro ha mantenuto il rollino bianco e nero da cui sono tratte le 21 stampe esposte in una grande mostra: “Pollock-Krasner and Study Center”, (29 July – 30 October 2010), 830 Springs-Fireplace, East Hampton, N.Y. 11937). Alcune sono state pubblicate e molte mai stampate.

(courtesy Night Italia n.7/2013)

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Infiniti sono gli aneddoti che, nel corso della nostra lunga amicizia, Tony Vaccaro (Greensbourg, 1922 – New York, 2022) si divertiva a raccontarmi.

Come quando arrivò a East Hampton per fotografare Pollock.

Jackson che era abituato ad essere messo in posa, gli chiese:

Cosa vuoi che faccia?  Tony rispose: Fai finta che io sia una mosca sul muro, fai come se non ci fossi.

Nota e immagini  1 / 9 / 10 del recensore

Marco FIORAMANTI  1° Febbraio 2025