Bouchet e Pompei. La riscoperta di un artista attraverso una raccolta di vedute classiche passate in asta Finarte

di Silvio Di COSTANZO

Il 28 maggio la casa d’aste romana Finarte Auctions ha presentato una raccolta di quattordici disegni eseguiti dall’architetto francese Jules-Frédérich Bouchet (1798-1860), che includono ricostruzioni di edifici classici, vedute pompeiane ed esercizi di stile. L’ampia varietà tematica e cronologica delle opere ci permette di ripercorrere l’intera carriera artistica di Bouchet, a partire dalla sua formazione in Francia, con evidenti richiami al maestro Charles Percier.

L’attività di Jules Bouchet, figlio del celebre pittore accademico Louis-Gabriel Bouchet, si inserisce in un filone stilistico più ampio caratterizzato da una fervente passione per lo studio dei monumenti classici italiani: a partire dal secolo XVIII, divenne prassi per il governo francese di inviare a Roma i vincitori del Grand Prix che avevano l’obiettivo di studiare i monumenti antichi, registrarne le misure ed elaborare un restauro, ovvero una ricostruzione grafica di un edificio da sottoporre al giudizio dell’Institut.

Nel 1824, a seguito della riscoperta della Casa del Poeta Tragico a Pompei, l’architetto Jules Bouchet ha realizzato su incarico dei curatori di Archeologia della Bibliothèque Royale de France una serie di tavole degli interni della dimora, pubblicate poi nel volume Maison du Poëte Tragique à Pompéi, edito a Parigi nel 1828. In aggiunta ai disegni, tra le opere in asta si distingue una piccola tela raffigurante una Veduta prospettica della Casa del Poeta Tragico a Pompei vista dal protiro (fig. 1) attribuita all’architetto francese per l’affinità stilistica e per la corrispondenza con la tavola IV del volume appena menzionato.

Fig. 1 – Jules Bouchet, Veduta prospettica della Casa del Poeta Tragico a Pompei vista dal protiro, courtesy Finarte

Gli scorci delle rovine classiche interamente decorate con sfondi policromi in stato frammentario sono inquadrati da impaginati naturalistici in cui si scorge il Vesuvio in lontananza, a ricordare il passato e il presente di Pompei[1].

Fig. 2 – Jules Bouchet, Pannello con Amore e Psiche, 1850, Finarte

L’artista dimostra una conoscenza approfondita della pittura antica, come si intuisce dai tre pannelli decorativi da connotare come “esercizi di stile”, arricchiti da citazioni classiche, come l’episodio di Marte e Venere sorpresi dagli dèi tratto dall’ambiente 21 della Domus Aurea, qui riprodotto in controparte, e il gruppo scultoreo di Amore e Psiche conservato ai Musei Capitolini individuati nell’omonimo pannello (fig. 2) datato al 1850. Il richiamo all’antico tramite la celebre scultura dei Capitolini rivela un’equivalenza compositiva nel pannello a grottesche del Musée Vivenel in Compiègne[2], corrispondenza utile a rimarcare l’appetibilità dei programmi figurativi maggiormente noti nel mercato del Grand Tour.

Suscita una certa curiosità il Pannello con Vittoria (fig. 4), in cui l’artista riutilizza il frontespizio del volume Maison du Poëte Tragique à Pompéi (fig. 5), sostituendo l’iscrizione visibile al centro con una vittoria alata, anch’essa tratta dallo stesso volume.

Fig. 4 – Jules Bouchet, Pannello con Vittoria, Finarte
Fig. 5 – Jules Bouchet, Frontespizio per “Maison du Poete Tragique a Pompei”, 1837

La produzione dell’artista francese come Pensionnaire ha previsto un lungo soggiorno romano, ricco di studi ed elaborazioni grafiche, di cui si fa memoria attraverso la stampa acquerellata intitolata Veduta del Casino di Pio IV in Vaticano (fig. 8), un’invenzione di Bouchet per il volume dedicato alla Villa Pia[3] (Planche première, “Vue Générale”) (fig. 9).

Fig. 8 – Jules Bouchet, Veduta del Casino di Pio IV in Vaticano, Finarte
Fig. 9 – Jules Bouchet, Casino di Pio IV in Vaticano, in “La Villa Pia des jardins du Vatican”, 1837

Ciò riafferma l’importanza del periodo trascorso dall’artista presso la fastosa Villa Medici: ritornato in Italia nel 1832, l’architetto francese visse infatti per alcuni mesi nell’abitazione medicea, dedicandosi allo studio e alla riproduzione delle opere ivi conservate che sono confluite, poi, nel volume La Villa Pia des jardins du Vatican, architecture de Pirro Ligorio.

Queste fantasie architettoniche denotano l’attenzione verso le più note illustrazioni di Charles Percier del medesimo soggetto. Infatti, l’influenza del maestro francese nelle opere di Bouchet si evince anche nei disegni successivi:

Fig. 6 – Jules Bouchet, Fontana monumentale, Finarte

con la Fontana monumentale (fig. 6) l’artista riprende in controparte un’invenzione di Percier e Fontaine tratta dal volume intitolato Palais, maisons et autres édifices modernes, dessinés à Rome (fig. 7), come indica l’iscrizione in basso a sinistra, proponendo un monumento costituito dall’unione di elementi classici rinvenuti nelle ville romane e da due leoni in basalto provenienti dalla Fontana di Termini[4];

Fig. 7 – Charles Percier e Pierre Fontaine, Planche 26, in “Palais et maison de Rome”, 1798

d’altra parte, la Veduta del giardino di Villa Albani (fig. 10) è legata all’invenzione del maestro realizzata insieme a Pierre Fontaine per il volume Choix de plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs del 1809 (fig. 11).

Fig. 10 – Jules Bouchet, Veduta del giardino di Villa Albani a Roma, Finarte
Fig. 11 – Charles Percier e Pierre Fontaine, Veduta dell’entrata della sala da Biliardo di Villa Albani, in “Choix de plus célèbres maisons de plaisance de Rome et de ses environs”, 1809

Le evidenti affinità riscontrate con le opere dei più celebri artisti parigini sono dovute a una vasta circolazione di disegni e stampe all’interno del circolo artistico che gravitava intorno a Villa Medici. La riproduzione in copia era, quindi, una consuetudine comune agli artisti del tempo, utile alla costruzione di un portfolio classico che testimoniasse un apprendistato in Italia [5].

Gli studi pompeiani e la fervente passione per l’antico sono confluiti nella pubblicazione delle Compositions antiques, volume edito a Parigi nel 1851, scritto e illustrato interamente dall’artista: in particolare, il Bivio pompeiano (fig. 12) riprende in controparte la tavola intitolata “Album” delle Compositions, con la rappresentazione di una celebre fontanella pompeiana ancora oggi visibile.

Fig. 12 – Jules Bouchet, Bivio pompeiano, 1858, Finarte

I margini della carta presentano le prove di colore effettuate dallo stesso artista, che qui recupera una sua invenzione di successo di qualche anno precedente; allo stesso modo, nelle Terme di una villa pompeiana (fig. 13), in assenza di un riscontro puntuale con le illustrazioni del ’51, Bouchet caratterizza la scena attraverso un rigoroso impianto geometrico-spaziale ottenuto attraverso un tratto meno morbido e più grafico, affine allo stile delle Compositions.

Fig. 13 – Jules Bouchet, Terme di una villa pompeiana, 1857, Finarte

Inoltre, attraverso la rievocazione dell’assetto decorativo della produzione vascolare greca, le figure in primo piano contribuiscono a rafforzare l’ideale classico che permea la produzione di Bouchet[6].

Il repertorio delle vedute pompeiane, incentrato inizialmente sul recupero filologico delle scoperte di quegli anni, seppur con qualche nota romantica, si arricchisce di una produzione ulteriore nota come “Essais de restaurations”: si tratta di ricostruzioni grafiche immaginarie eseguite da Bouchet durante l’ultimo periodo di attività, che attingono agli anni dedicati alla contemplazione dei monumenti antichi e in parte confluiranno nelle Compositions, la versione a stampa degli Essai[7].

Al repertorio visionario va ricondotto il disegno in asta raffigurante l’Atrio della Casa del Poeta Tragico a Pompei (ndr. Atrio della Villa Laurentina di Plinio) (fig. 14), in cui l’artista rielabora con un singolare effetto scenico l’atrio dell’abitazione romana, immersa in un’atmosfera onirica e, al contempo, celebrativa.

Fig. 14 – Jules Bouchet, Atrio della Casa del Poeta Tragico a Pompei, 1850, Finarte
Fig. 15 – Jules Bouchet, Tablino di una villa pompeiana, 1850, Finarte

Bouchet dedicò alla villa di Plinio un intero volume intitolato Le Laurentin: maison de campagne de Pline-le-consul restitué d’après sa lettre à Gallus, pubblicato a Parigi nel 1852, in cui presenta i suoi studi archeologici attraverso riproduzioni grafiche. In particolare, l’ambientazione del disegno in asta si deduce dal confronto con la tavola VI del volume sopra citato, caratterizzata dalla presenza delle due statue romane inserite in un ambiente dal diverso andamento prospettico. Questa composizione ha suscitato un notevole interesse tra gli artisti, come dimostra il disegno di Firmin Didot, che vede l’aggiunta del celebre mosaico “Cave Canem” riscoperto nella Casa del Poeta Tragico a Pompei, utile per incrementare l’attrazione di un vasto pubblico. Si propone una simile riflessione per i due disegni,Tablino di una villa pompeiana (fig. 15) e Studio per veduta di città classica, forse in relazione alla Villa Laurentina, ma al momento privi di riscontri effettivi.

In ultima analisi, presentiamo il disegno di grande formato raffigurante la Veduta della villa Laurentina di Plinio (fig. 16), firmato e datato al 1850. Con Bouchet emerge un’ambizione propriamente archeologica: l’interpretazione delle fonti avviene sulla base della salda cultura storica dell’artista, il quale ci mostra uno spazio abitativo tipicamente romano, anziché una villa veneta o, come è il caso del Felibien, un castello dell’Ile de France[8].

Fig. 16 – Jules Bouchet, Veduta della villa Laurentina di Plinio, 1850

Nella fase di idealizzazione dell’abitazione, l’artista esibisce infatti tutta la sua conoscenza dell’antico, in particolare i suoi studi pompeiani ed ercolanensi, ispirandosi a sua volta alla Casa di Sallustio e, certamente, alla Casa del Poeta Tragico. L’opera presenta un evidente legame compositivo con la tavola IV “Vue Générale” in Laurentin del 1852 e sia per significative varianti rispetto alla versione a stampa sia per le corrispondenze cronologiche, il disegno in asta è da considerarsi preparatorio per la tavola individuata nel volume del 1852.

Silvio Di COSTANZO  Roma 16 Giugno 2024

NOTE

[1] G. Batalla-Lagleyre, Reinventig the Architectural Drawning in Pompeii, in «Getty Journal», n. 13, 2021, p. 107.
[2] Cfr. David van Zanten, Fontaine in the Burnham Library, in «Art Institute of Chicago Museum Studies», vol. 13, n. 2, 1988, p. 142.
[3] Raoul Rochette – Jules Bouchet, La Villa Pia des jardins du Vatican, architecture de Pirro Ligorio, Parigi, 1837.
[4] C. Percier – P. Fontaine, Palais, maisons et autres édifices modernes, dessinés, Parigi, 1798, p. 9.
[5] Gabriel Batalla-Lagleyre, Reinventig the Architectural Drawning in Pompeii, in «Getty Journal», n. 13, 2021, p. 94.
[6] C. Couëlle, Désirs d’Antique ou comment rêver le passé gréco-romain dans la peinture européenne de la seconde moitié du XIX e siècle, in «Anabases», n. 11, 2010, pp. 39-40.
[7] Pompei e gli architetti francesi dell’Ottocento, catalogo della mostra (aprile-luglio 1981) Napoli-Pompei, organizzata e presentata dall’Institut Française de Naples e dalla Soprintendenza Archeologica, École nationale supérieure des Beaux-Arts – École française de Rome, 1981, p. 285.
[8] Ivi, p. 94.