di Raffaella MORSELLI
Quale è il mio giudizio sulle due giornate del Convegno Caravaggio Napoli. Ricerche in corso?
Non posso che esprimermi in modo positivo, per le molte relazioni che hanno affrontato ed approfondito numerosi argomenti alcuni già noti ed altri invece inediti intorno ai quali molte piste si sono aperte sul versante della ricerca. Non posso non far rilevare che si è trattato di un convegno seguitissimo, non solo da specialisti, a dimostrazione della popolarità sempre altissima e costante di cui gode Caravaggio; come ha fatto rilevare la curatrice dell’evento, M. Cristina Terzaghi, con un paragone azzeccatissimo, è come se stessimo di fronte ad un famoso calciatore sul quale convergono le attenzioni di tutti e su cui tutti vogliono esprimere la loro opinione.
Dicevo dunque che si è trattato di due giorni molto seguiti proprio per il grande interesse che le relazioni promettevano, su cui verteva grande curiosità, nonché per le novità e le sorprese che si attendevano su vari terreni e che effettivamente sono emerse in particolare nella seconda giornata di studi, allorquando la discussione mi pare sia entrata più a fondo sul tema Caravaggio – Napoli, che era poi quello proposto.
Nella prima giornata l’intervento introduttivo di M Cristina Terzaghi –dopo la comunicazione di Sybille Ebert Schifferer che ha presentato un esemplare database su Caravaggio “Archivio diagnostico digitale”– ha avuto il merito di tracciare “nuovi sentieri di ricerca”, in particolare soffermandosi sul primo tempo dell’arrivo di Caravaggio nella città partenopea e sulla realizzazione della sua prima pala d’altare; debbo dire che sotto l’aspetto metodologico questo intervento mi è parso perfetto; le ipotesi messe in sequenza dalla studiosa sulla Pala Radulovich, grazie ai molti elementi analizzati, offrono un quadro indiziario che apre a una serie di problemi da sciogliere alla luce di prossimi ritrovamenti.
Rimanendo sulle questioni affrontate nella prima giornata, debbo anche sottolineare il contributo di Marco Cardinali concernente le nuove indagini diagnostiche effettuate sulle Sette Opere di Misericordia che hanno effettivamente dato luogo a novità importanti tanto sulla tecnica quanto sul modus operandi di Caravaggio che dovranno essere tenute presenti negli studi futuri.
La seconda giornata, apertasi con la sessione Caravaggio e Louis Finson, presieduta da Francesca Cappelletti, è stata inaugurata con il rilevante l’intervento di Rossella Vodret su un tema fino ad oggi così divisivo come quello concernente l’autografia caravaggesca della Giuditta di Tolosa (la chiamiamo così per riconoscibilità); si è parlato molto di questo quadro, come si sa, e sono note le deduzioni al riguardo da tempo proposte dalla stessa Vodret sul fatto che il dipinto non fosse stato completato dal Merisi ma da altre mani; ora mi pare che le sue idee escano confermate dall’esito delle indagini diagnostiche, al punto che si deve ritenere incontrovertibile che Caravaggio possa aver impostato l’opera ma non l’ abbia terminata (vedi in proposito l’intervento di R. Vodret su questo numero di About Art, ndA). Il tema che si propone, dunque, è chi può averla completato, e certo una traccia possibile potrebbe essere quella che porta in direzione di Louis Finson, che, come si sa, ebbe a Napoli un legame artistico e personale piuttosto stretto col Merisi. L’intervento di Gianni Papi, proprio sul Finson, ha dimostrato del resto come ci sia stata una relazione di atelier tra i due, anche perché Caravaggio si era appoggiato a quella bottega appena arrivato a Napoli.
A scorrere l’ordine dei lavori, tra le altre relazioni, mi ha colpito particolarmente quella di Ludovico Puddu nella sessione, presieduta da Sybille Ebert Schifferer, che aveva per tema la Flagellazione di Cristo (Napoli, Capodimonte). Puddu ha rilevato quanto Caravaggio sembrerebbe citare in quest’opera il centauro Borghese ma non è ancora possibile stabilire se il pittore lo abbia visto o se si sia servito di un’incisione; questo dettaglio fa riflettere sul fatto che Caravaggio presenti ancora sempre novità e dettagli da scoprire. In tal senso sono importanti le comunicazioni presentate da M. Beatrice De Ruggieri sui rilievi diagnostici.
Credo che tra le più rilevanti sessioni del convegno, e non perché fossi io stessa a presentarla, ma per le nuove osservazioni proposte, sia stata quella relativa a I viaggi di Caravaggio tra Napoli e Malta, presentate da Keith Sciberras e da Giacomo Berra, il quale è stato autore di una ricerca d’archivio rimarchevole che ha portato alla luce numerose lettere tra la marchesa Costanza e il figlio Fabrizio Colonna circa il viaggio da Genova verso Malta, con una sosta importante a Napoli; grazie alle relazioni presentate da questi due studiosi possiamo ora perfino immaginare, passo passo, il rapporto tra Caravaggio e i cavalieri di Malta, e quasi vedere la marchesa Colonna che arriva col figlio a Napoli nel giugno del 1607 con cinque nuovissime galere dipinte di rosso –una sola era nera, la Capitana – oppure immaginare anche lo stesso Caravaggio che s’imbarca per Malta con tutta una serie di considerazioni che il materiale portato al convegno ci induce a ipotizzare.
Sulla Maddalena in estasi – versione Gregori- il dibattito è stato acceso e credo che lo sarà ancora per molto. La novità è il foglietto, che si ritiene fosse inserito tra la tela originale e quella di rinforzo, e che è stato ritrovato nella documentazione relativa all’opera, reso noto sei anni fa da Mina Gregori, come originale del Merisi; lo studio, puntualissimo, è stato effettuato da Francesca Curti, per quanto riguarda la storia collezionistica del dipinto stesso, e da Orietta Verdi riguardo all’analisi della carta e dell’inchiostro; mi corre l’obbligo di precisare che lo studio dell’autenticità del documenti era stato auspicato da Rossella Vodret, che aveva segnalato alla proprietà la necessità di una indagine diagnostica per stabilirne l’autenticità, indicando le due studiose come coloro che avrebbero dovuto interessarsene. Le indagini hanno effettivamente verificato che il foglio è originale; la scritta “3/19 Maddalena roversa di Caravaggio / a Chiaia ivi da servare pel/ beneficio del Cardinale/Borghese di Roma f.f.” può consentire di far luce sulla storia di questo quadro -anche se non certifica la sua autografia-e può dar risposta anche al transito di altre opere.
Dell’ultima sessione, Da Caravaggio ai caravaggisti napoletani, diretta da Riccardo Lattuada, anch’essa ricca di spunti, mi fa piacere sottolineare in particolare l’intervento di Stefano De Mieri, Caravaggio tra Santafede, Balducci e Azzolino, che ha messo bene in luce quanto le novità del Merisi fossero in qualche modo recepite anche dai tardomanieristi operanti a Napoli.
In conclusione tengo a dire che si è trattato di due giornate rilevanti per quanto riguarda gli studi caravaggeschi relativi al soggiorno partenopeo del genio lombardo, dalle quali posso dire di aver imparato molto: è proprio questo che mi chiedo quando partecipo ad un convegno. Da questo incontro ho tratto moltissime sollecitazioni. Le piste aperte sono molte e costituiscono un ottimo viatico per chiunque vorrà misurarsi ancora sul tema Caravaggio / Napoli.
Raffaella MORSELLI Roma 19 gennaio 2020