di Fabiano FORTI BERNINI
Si è appena inaugurata a Palazzo Reale di Milano , la mostra Dentro Caravaggio, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Mondo Mostre/Skira, in collaborazione con il Mibact, il Gruppo Bracco e Banca Intesa San Paolo, una presenza costante, quest’ultima, nel panorama delle mostre più importanti e, forse in Italia ,il maggior centro di promozione dell’arte, anche attraverso le sue Gallerie D’Italia.
La mostra, che ha avuto un costo importante di tre milioni e mezzo di euro, è curata da Rossella Vodret, una tra le maggiori esperte dell’opera di Caravaggio, e rimarrà aperta sino al 28 gennaio 2018.
Così Milano torna ad omaggiare il grande, rivoluzionario pittore, dopo la ormai famosa mostra con la quale, sempre a Palazzo Reale, nel 1951, il grande storico dell’arte Roberto Longhi diede il via alla “riscoperta” della figura di Michelangelo Merisi, dopo che per lungo tempo era quasi finito nel dimenticatoio e all’avvio di numerosissimi studi nei decenni successivi. Con questa importante iniziativa, che mette in mostra venti capolavori del Maestro, provenienti dai maggiori musei italiani e da altrettanto importanti musei stranieri, per la prima volta le tele di Caravaggio saranno affiancate dalle rispettive immagini radiografiche che insieme alle stratigrafie e riflettografie, realizzate con le più moderne tecniche multimediali, consentiranno al pubblico di scoprire e di capire quale sia stato il percorso creativo dell’artista, la sua idea in origine, il suo primo pensiero dalla fase iniziale dell’opera fino alla realizzazione finale della stessa.
Attraverso tali tecniche scientifiche, come spiega la curatrice, è possibile penetrare in diversa misura sotto la superficie pittorica, dandoci la possibilità di interpretare le fasi compositive invisibili ad occhio nudo. Agli strumenti già utilizzati tra il 2009 e il 2012 nello studio approfondito sulle 22 opere romane di Caravaggio, si aggiungono ora nuove indagini diagnostiche sulle altre opere in mostra, comprese quelle provenienti dall’estero, grazie a un progetto congiunto tra l’università degli studi di Milano-Bicocca e il Cnr.
Relativamente ad alcuni tra i più importanti aspetti emersi da queste indagini, va detto che sono venuti fuori elementi esecutivi inaspettati e finora del tutto sconosciuti, come ad esempio alcune immagini nascoste e tratti di disegno, una tecnica che si pensava non fosse usata dal Caravaggio e che invece nelle opere giovanili, sulle superfici chiare si è scoperto se ne fosse servito .
Nel corso della conferenza di presentazione, Rossella Vodret, da sempre attenta allo studio delle opere di Caravaggio anche attraverso la diagnostica, coadiuvata in questa circostanza da un prestigioso comitato scientifico presieduto da Keith Christiansen del Metropolitan di New York , (con il quale –mi piace sottolinearlo- ho avuto la fortuna di avere un diretto confronto davanti ad alcune opere presenti) ha affrontato e ha illustrato in modo molto efficace la straordinaria produzione artistica del Merisi non solo attraverso le fondamentali indagini scientifiche sulle tele ma anche tramite nuove ricerche documentarie che hanno permesso finalmente di stabilire la cronologia esatta delle opere specialmente quelle giovanili. I visitatori avranno così anche l’occasione di poter ammirare alcuni importanti e selezionati documenti, provenienti dall’Archivio di Stato di Roma e di Siena che registrano e ci narrano la controversa e affascinante vicenda umana e artistica del genio lombardo, anche se restano ancora dei vuoti, circa di otto anni, non pochi, sulla sua breve ma intensa attività artistica.
Non si hanno infatti notizie dell’artista per quanto concerne l’arco di tempo che va dal 1588, quando termina il periodo di apprendistato presso il pittore Simone Peterzano, fino al 1592, quando il suo nome compare in un atto notarile registrato a Milano. Anche la data del suo arrivo a Roma resta tuttora incerta, dal momento che vi appare documentato –sulla base di recenti ritrovamenti archivistici- solo all’inizio del 1596 , dunque rimane misteriosa la sua vicenda personale ed artistica in questi lunghi anni.
Le bellissime sale di Palazzo Reale che ospitano 20 tele, alcune davvero superbe e superiori –mi si consenta di dire- per qualità e per conservazione rispetto ad altre, coprono quindi tutto l’arco temporale di una strepitosa attività artistica, dalle opere giovanili sino al Martirio di Sant’Orsola, ultima opera compiuta dal Caravaggio, di proprietà del gruppo Intesa San Paolo, la più tenebrosa, improntata a forti chiaroscuri, da dove le figure emergono in pochi tratti di luce e dove si può scorgere anche l’ultimo autoritratto del maestro.
Non posso non evidenziare tra questi capolavori Il riposo durante la fuga in Egitto della Galleria Doria Pamphilj, in cui l’angelo, figura predominante, posta al centro della tela, in realtà, si è scoperto dalle indagini diagnostiche, che inizialmente era stato dipinto più a destra ed in una dimensione decisamente più piccola.
Tra i musei e le collezioni italiane che partecipano alla mostra vorrei ricordare la Galleria degli Uffizi con il bellissimo Sacrificio d’Isacco, la Fondazione Longhi di Firenze, con Il ragazzo morso dal ramarro, opera della quale in passato è stata contestata l’autografia in raffronto alla medesima versione della National Gallery di Londra, non presente in mostra.
Poi i Musei Capitolini con la Buona ventura, la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini-Palazzo Corsini con il San Giovannino, e con la celeberrima Giuditta che taglia la testa ad Oloferne, e il museo di Capodimonte con la straordinaria Flagellazione di Cristo. Tra i prestiti più prestigiosi dall’estero, troviamo la Sacra famiglia con San Giovannino (1604-1605) dal Metropolitan Museum of Art, New York, la Salomé con la testa del Battista (1607 o 1610) dalla National Gallery, Londra, il San Francesco in estasi (c.1597) dal Wadsworth Atheneum of Art di Hartford , Marta e Maddalena (1598) dal Detroit Institute of Arts, ma soprattutto il sontuoso San Giovanni Battista (c.1603) dal Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City, sublime e potente al quale non a caso è dedicata la copertina del notevole catalogo.
Questa mostra, che a mio parere è senza precedenti per la sua eccezionalità, getta ulteriore luce su un genio della pittura, una delle personalità più complesse e originali della storia dell’arte che con il suo carattere così rude e a volte molto violento, seppe dare alle sue opere nello stesso tempo crudezza e grazia, inventando uno stile personale, originalissimo e fortemente provocatorio.
Un genio, il cui fascino sfuggente, sempre in bilico nella sua vita inquieta e travagliata, con una produzione pittorica limitata nel numero ma imponente e solida, sa sempre affascinare e stupire sempre di più, fa discutere e perfino scandalizzare, anche a distanza di oltre 400 anni.
Fabiano Forti Bernini Milano 30 settembre 2017