di Claudio LISTANTI
Lo scorso 27 maggio è giunta tutti noi la notizia della scomparsa di Carla Fracci arresasi a 84 ad una lunga malattia.
Per chi come noi ama la Danza, il Teatro, la Musica e l’Arte in generale, è stata una tristissima notizia perché con la sua figura se ne va un pezzo importante della cultura italiana capace di portare la Danza a livelli di eccellenza difficilmente raggiunti nella storia del nostro paese.
La sua vita è stata dedicata interamente all’arte che amava più di ogni altra cosa.
Formatasi presso la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala dove entrò nel 1946 guidata dalla famosa insegnate russa Vera Volkova che nei primi anni ’40 dello scorso secolo portò in occidente l’insegnamento del metodo di Agrippina Vaganova sua maestra.
Queste basi furono importanti per Carla Fracci che sul finire degli anni ’50 divenne ballerina solista della Compagnia di Ballo della Scala conquistando progressivamente il favore del pubblico. Ebbe partners tra i più famosi nel mondo della danza mondiale, nomi come Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Mikhail Baryshnikov, Marinel Stefanescu, Erik Bruhn e Gheorghe Iancu assieme ai quali interpretò tutti i principali ruoli del repertorio ballettistico. Molte le sue partecipazioni agli spettacoli di grandi compagnie di danza tra le quali occorre ricordare il London Festival Ballet, il Royal Ballet, e l’American Ballet Theatre.
Noi vogliamo però ricordare altri aspetti del suo impegno professionale che la resero artista completa sotto i punti di vista. Innanzi tutto il suo impegno ‘sociale’ per la sua idea della Danza che non doveva essere considerata una manifestazione di élite per pochi ma una arte rivolta a tutti per superare quegli steccati sociali che, spesso, dividono gli individui in gruppi molto difficilmente intercomunicabili. Un modo di pensare derivato dalla famiglia di nascita appartenete al mondo operaio e dei lavoratori, origini che non ha mai rinnegato dimostrando di esserne fiera. Crescere culturalmente, secondo il suo punto di vista spesso evidenziato nelle numerose interviste, significava raggiungere un mondo più equo e giusto che superasse quelle divisioni spesso imposte dalle diverse condizioni economiche.
Oltre alle sue interpretazioni presso i più importanti del mondo era protagonista di spettacoli proposti nelle feste, nelle piazze e in tutti quei luoghi dove sensazioni ed emozioni potevano essere efficacemente trasmesse dall’interprete al pubblico ed irrobustire così quel rapporto tra i due elementi che sono la quintessenza delle rappresentazioni teatrali.
Ma l’altro aspetto fondamentale della sua carriera è stata quella di direttrice di Corpo di Ballo carica che ha ricoperto al San Carlo di Napoli e all’Arena di Verona prima di giungere qui a Roma dove operò dal 2000 al 2010. Per il balletto della capitale il suo impegno è stato determinante per la rinascita di un Corpo di Ballo che stava lentamente decadendo. Il suo lavoro incessante e la sua grande competenza nel settore rigenerarono la compagnia del teatro che giunse a livelli di eccellenza difficilmente raggiunti; la sua presenza era costante per seguire la compagnia sotto tutti gli aspetti così come assidua era la sua presenza ad ogni recita di balletto.
Carla Fracci fu accolta con entusiasmo dal pubblico romano nel quale era ancora vivo il ricordo della Giselle che danzò sul palcoscenico dell’Opera nel 1980 assieme al grande Nureyev che per l’occasione tornava a Roma dopo un lungo periodo di assenza. Fu una serata che tutti ricordiamo magica ed esaltante ed il ritorno della Fracci nella nostra città, secondo le nostre aspettative, segnò l’inizio di un periodo felice per la Danza al Teatro dell’Opera.
La presenza del balletto nella programmazione delle varie stagioni fu sempre più cospicua ampliando in maniera determinante il repertorio con rappresentazioni ospitate sia presso la Sala Costanzi sia nel vicino Teatro Nazionale.
Furono anni magici per la Danza a Roma, non solo per lo sviluppo del balletto ma anche per le riproposte di quelli del grande repertorio che si alternavano alle ricostruzioni di alcuni balletti divenuti con il passare degli anni fuori repertorio come Esmeralda, Cléopâtre o La sonnambule e balletti da noi mai rappresentati anche se in repertorio soprattutto in Russia come Il papavero rosso, se non ricordiamo male la sua ultima produzione romana.
Stimolante fu l’idea di porre in essere il progetto di ricostruire gli spettacoli provenienti dal repertorio della compagnia dei Ballets Russes dall’impresario russo Sergej Djagilev che sconvolsero il mondo culturale europeo nei primi anni del ‘900 per quasi un ventennio. Gli spettacoli furono ricostruiti rievocando l’originale ed esaltando quella straordinaria fusione tra Danza, Musica e Arti figurative che fu la grande novità dell’idea di teatro propugnata da Djagilev.
Tredici furono gli spettacoli di questo particolare tipo di repertorio che furono riproposti sul palcoscenico del Teatro dell’Opera di Roma che divenne unico in Europa per quantità e qualità delle riproposte.
Purtroppo la sua collaborazione finì nel 2010 dopo i dissapori con il Sindaco di allora, Giovanni Alemanno, con il quale ebbe anche un diverbio pubblico quando vi furono alcune disposizioni governative che ridimensionavano di fatto i finanziamenti per la Cultura ed al quale rimproverò disinteresse per l’attività di Danza del Teatro dell’Opera per il quale la legge italiana gli affida la carica di Presidente. La presenza della Fracci fu considerata ingombrante per le differenti posizioni personali nel campo politico-sociale con il sindaco ma anche per la poca sensibilità dei responsabili della parte artistica che forse non avevano ben compreso la valenza artistica della compagnia di danza del teatro. Fu costretta ad abbandonare il suo incarico e di fatto si pose termine ad una grande stagione del nostro teatro. Noi appassionati romani però ricordiamo con nostalgia e con affetto quel periodo di così denso entusiasmo per la Danza e i suoi contenuti.
Vogliamo concludere ricordando Carla Fracci nell’unico modo possibile consigliando un breve ma significativo video di una delle sue interpretazioni entrate nella leggenda: Giselle. Sono le Variazioni del primo atto di Giselle e la registrazione risale al 1969 (scaricabile da youtube) Una interpretazione nella quale appaiono con grande evidenza tutte le sue doti di tecnica della danza, di espressività ed interpretazione del personaggio.
Claudio LISTANTI Roma 30 mqggio 2021