di Francesco CARACCIOLO
Cecco del Caravaggio: dal 26 Gennaio la prima mostra a Bergamo
La progressione negli studi dedicati all’artista che fu modello di Caravaggio dagli anni ’60 ai giorni nostri
L’Accademia Carrara di Bergamo ospiterà dal 26 gennaio al 4 giugno 2023 l’esposizione dedicata all’affascinante personalità di Francesco Boneri (fig. 1), detto Cecco del Caravaggio, pittore e modello di Caravaggio a Roma. La mostra, intitolata Cecco del Caravaggio, L’Allievo Modello, a cura di Gianni Papi e M. Cristina Rodeschini presenterà 41 opere, tra cui 19 dipinti appartenenti al catalogo di Cecco, due autografi del Caravaggio e un gruppo di opere di artisti influenzati dal Boneri.
Gli studi sull’artista, originario del territorio bergamasco, presero l’avvio sostanzialmente con Roberto Longhi nel Novecento. Il grande storico dell’arte riteneva che Cecco fosse nordico, quindi non italiano: una delle più notevoli figure del caravaggismo nordico. Successivamente le nuove ricerche intraprese da Gianni Papi negli anni ’90 con la pubblicazione della sua monografia uscita nel 1992 restituirono la vera dimensione di quest’artista dalla straordinaria forza espressiva che non trova uguali nella coeva fase pittorica di stampo caravaggesco. La sua pittura iperrealistica e straordinariamente intensa avrà un peso predominante sui contemporanei, tra cui non mancano artisti di levatura internazionale quali Pedro Nuñez del Valle ed Evaristo Baschenis.
Evitando la solita lungaggine sull’iter storico-artistico dell’autore, desidero soffermarmi su un breve paragrafo contenuto nel volume dei Maestri del Colore dal titolo Caravaggio e i Caravaggeschi[1] edito nel 1966, da cui ho tratto informazioni accattivanti in merito alla conoscenza che si aveva di Cecco del Caravaggio, molti anni prima che venisse pubblicata la monografia di Gianni Papi.
Innanzitutto, è emerso come le notizie biografiche sull’artista bergamasco nel corso degli anni ’60 fossero ancora lacunose e incomplete. Come già accennato, Roberto Longhi fu il primo critico a tracciare un profilo dell’artista, tentando di ricostruirne il catalogo a partire da un gruppo di dipinti incentrati sull’opera più famosa del Boneri, cioè La Cacciata dei Mercanti dal tempio (fig. 2) dei Musei di Berlino, citata nel 1673 dal Sylos che la indicò nella Collezione Giustiniani come opera appunto di Checco.
Altro dipinto studiato dal Longhi è la Resurrezione dell’Art Institute di Chicago di straordinaria intensità.
Il breve approfondimento tratto dal volume dei Maestri del Colore del 1966 metteva in evidenza alcune problematiche relative all’origine del pittore ritenuto erroneamente straniero: forse francese, spagnolo o fiammingo. Il suo stile spigoloso e fortemente naturalistico venne messo a confronto con quello di Louis Finson, pittore di Bruges con cui Cecco quasi sicuramente ebbe dei contatti. Finson soggiornò a lungo in Francia e in Italia, attivo soprattutto tra Roma e Napoli agli inizi del Seicento (copiò persino la Maddalena di Caravaggio realizzata nei feudi Colonna nel 1606).
Un indizio importante per ricostruire la vicenda biografica ed artistica di Francesco Boneri sta nella menzione che Agostino Tassi fece a proposito dell’impresa pittorica a Villa Lante a Bagnaia, rilasciando una testimonianza fondamentale della presenza di Cecco in Lazio intorno al 1613.
La pubblicazione del 1966 mette in evidenza altresì le novità iconografiche e coloristiche di Cecco, le cui opere sono imperniate di un particolare trattamento degli accordi cromatici che mostrano delle crudezze ottiche di tipo nordico e, d’altro lato , una resa delle stoffe con dei bianchi luminosissimi, oltre ai rilievi naturalistici pienamente conformi alla poetica caravaggesca. In conclusione, l’artista tra i più originali ed innovativi nella temperie caravaggesca si distaccò notevolmente dal Finson per la sua straordinaria modernità che si contrappone alla pedissequa ripresa di reminiscenze nordiche, le quali affondano le radici addirittura nel lontano Quattrocento fiammingo.
Francesco CARACCIOLO Vicenza 27 Novembre 2022
NOTA