“Cervellati. Ai margini del campo”. Dal libro di Fabio Ciriachi una ricerca del tempo perduto.

di Marco FIORAMANTI

Fabio Ciriachi

CERVELLATI. Ai margini del campo

Ed. Schibboleth 2023 – pp. 196  € 22,00

Conosco Fabio Ciriachi da tanti anni, da quando me lo presentò Enrico Gregori, compianto fratello, autore di noir. Di Fabio, scrittore e poeta, ho già recensito alcuni romanzi. Fine tessitore del filo della memoria, con una elegante capacità di collegare tra loro non solo i ricordi, ma tutti i nomi che in quei ricordi saltano fuori.

Il titolo di questo libro prende il nome da un calciatore del Bologna attivo negli anni ’40-50, tale Cervellati. Sottotitolo: Ai margini del campo. È un pretesto affettivo “a tutto campo” quello da cui Fabio pesca nella sua memoria di ragazzo tifoso (romanista, ndr) visto che il tifo e l’attaccamento alla squadra del cuore hanno misteri insondabili. Nella premessa l’autore scrive:

Alla fine mi accorgo di aver ricostruito frammenti di una certa Italia post-bellica che il calcio di allora e la figura di Cesarino Cervellati ben rappresentano.

Il gioco della vita sembrerebbe per Ciriachi quello di cercare l’assist tra le metafore e i nessi di causa/effetto del quotidiano. Un libro in 16 capitoli formato da brevi aforismi (il più lungo dieci righe, a p. 27) preceduti da una generosa dedica, una epigrafe criptica e una premessa, a seguire poi un congedo, due appendici e i (dovuti) ringraziamenti ai fratelli scrittori (i colleghi dei “Parlamenti”) e altri.

Per essere ricordati, come giocatori o come scrittori – sembrerebbe affermare l’autore – non è necessario entrare nella Hall of Fame, basta essere esistiti nell’immaginario reale di qualcuno. Nell’arco di un decennio di attività di un giocatore è possibile trovare le similitudini e fare il resoconto della propria vita. Ma il divertimento più grande di questo ‘trattato sulla tolleranza’, a mio avviso, è nel suo poter digredire, solo apparentemente, di palo in frasca. Digredisco anch’io. Calasso ha pubblicato un libricino (per la sua Adelphi) sul Come ordinare una biblioteca, ricordando quella che viene chiamata “la regola del buon vicino” formulata da Aby Warburg, storico e critico d’arte tedesco

“secondo cui nella biblioteca perfetta, quando si cerca un certo libro, si finisce per prendere quello che gli sta accanto e che si rivelerà ancora più utile di quello che cercavamo”.

Nella congerie di abbinamenti possibili, Ciriachi dribbla sempre il collegamento più evidente, sorprende l’avversario con la mossa del cavallo, supera la linea di centrocampo, alza lo sguardo e rilancia crossando, da ala destra pura, il pathos al lettore nel concetto successivo con una precisione millimetrica, alla Rivera o Suarez, per capirci.

Perché la scelta proprio su Cervellati? “Perché nessun altro lo farebbe”.

Nota del recensore

A questo punto m’inserisco anch’io, proprio come spesso l’autore fa nel libro, e introduco una digressione personale, in tema. Il libro mi ha rilanciato in un passato lontano, e carpito dalla memoria un episodio. Campionato 1965-66 (avrei dovuto dire “anno scolastico”, ma è di calcio che si parla), ho 12 anni, frequento la terza media al San Leone Magno, gioco bene a pallone nel ruolo di libero e, naturalmente, colleziono le figurine dei calciatori Panini. Durante il quarto d’ora di ricreazione ogni giorno mi spostavo nel cortile dei liceali – per scambiare le figurine con due del ginnasio, uno dei quali era Franco Montini (che sarebbe diventato il critico di cinema per Repubblica) il quale mi aveva identificato somaticamente con un giocatore della Spal, tale Bruno Onorato FOCHESATO. Da quel giorno per lui ero diventato Fochesato. Stardust memory, come oggi per Cervellati.

Nato a Nogarole in provincia di Vicenza il 7 agosto 1943, cresciuto nel vivaio della Juventus, Fochesato, terzino ambidestro, esordisce in gara ufficiale quando non ha ancora compiuto venti anni. Il 27 marzo 1963 a Torino, in una partita di Coppa Italia persa dai bianconeri per uno a zero contro il Verona. Nel campionato successivo, a seguito della cessione agli juventini di Carlo Dell’Omodarme e Adolfo Gori, Fochesato passa alla SPAL di Paolo Mazza assieme a Dante Crippa e Giuseppe Castano esordendo dunque in Serie A il 29 dicembre 1963 a Barinella, partita persa dai ferraresi per uno a zero. A fine anno si conclude per lui il ruolo da titolare, e la squadra retrocede. Nell’annata successiva fra i cadetti va in rete contro il Potenza il 31 gennaio 1965 a Ferrara. Torna quindi nella massima serie con i biancoazzurri ma non trova spazio essendo stretto da Gianfranco Bozzao, Luigi Pasetti e Gennaro Olivieri. Gioca la sua ultima partita in Serie A il 20 febbraio 1966 a Milano con contro il Milan. Viene così ceduto al Savona in Serie B e dopo essere partito titolare, gioca solamente cinque partite subendo un brutto infortunio di gioco in cui si frattura tibia e perone. Dopo questo campionato Fochesato chiude anzitempo con il calcio professionista e gioca successivamente sino alla metà degli anni Settanta nell’UDS Cirié.

Marco FIORAMANTI  Roma 28 Aprile 2024