Valentina CERTO
“Della statua d[ell]a B[eata] Verg[ine] disse il Michel Angelo Caravaggi[o] chi la vuol più bella vada al cielo. Fa molti miracoli alla giornata vedi il mio m[ano]s[critto] e il libro intitolato Gagino Redivivo”. FIG. 1
Si legge così nel foglio 84 dell’opera Notizie sagre delle Chiese e Case Religiose fondate dalla g.tissima Città di Caltagirone, trattandosi pure degli elogi degli uomini illustri, ante 1710 di Francesco Aprile.
Filosofo, storico, erudita, Aprile nasce a Caltagirone nel 1658. Oltre le Notizie Sagre, scrisse anche Della cronologia universale della Sicilia, pubblicata post mortem nel 1725. FIG. 2
La nota sopra citata, pubblicata dallo studioso Alvise Spadaro nel libro “Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito[1]”, testimonierebbe le parole di lode e di stima pronunciate da Caravaggio in riferimento alla statua della Madonna della Catena di Antonello Gagini, conservata nella chiesa di Santa Maria del Gesù di Caltagirone. FIG. 3
Nonostante la maggior parte degli studiosi[2] rifiuti l’idea di un possibile soggiorno del Merisi a Caltagirone, la fonte, anche se poco plausibile, è comunque da evidenziare. Lo stralcio trascritto da Aprile fa presupporre una prima tappa siciliana diversa da quella convenzionale: lasciata Malta nel 1608, Caravaggio non ha raggiunto Siracusa, ma Caltagirone. Il soggiorno calatino è motivato e collegato altresì, secondo Spadaro, con uno dei presunti protettori del Merisi in Sicilia: Bonaventura Secusio.
Secusio, originario di Caltagirone, dell’ordine dei minori osservanti, era stato nominato arcivescovo di Messina nel 1605, carica mantenuta fino al 1609. Uomo di spicco, diplomatico, fu anche Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori, Patriarca latino di Costantinopoli, Vescovo di Patti e Vescovo di Catania. In particolare, egli avrebbe fatto da tramite con il Senato messinese, per la commissione al Merisi dell’Adorazione dei Pastori, (attualmente al Museo Regionale di Messina) destinata alla chiesa francescana, annessa al convento, di Santa Maria della Concezione di Messina.
Sebbene Secusio, probabilmente, fosse a conoscenza della fama e dell’operato di Caravaggio, questa testimonianza, discendente da fonti coeve, è comunque poco attendibile. Sembrano non esserci, tra l’altro, i presupposti per un soggiorno calatino, sia dal punto di vista delle fonti e dei documenti, che dal punto di vista cronologico. FIG. 4
Quindi l’affermazione di Francesco Aprile, per quanto suggestiva, non riscrive o modifica il percorso di fuga degli ultimi anni di Caravaggio, né aggiunge ulteriori tappe al periodo siciliano (1608/1609).
A tale proposito, si ricorda una particolare affermazione, circa il temperamento di Caravaggio: “Michelangelo Amerigi fu uomo satirico e altiero; e usciva tal’ora a dir male di tutti li pittori passati e presenti per insigni che si fussero, poiché a lui pareva d’aver solo con le sue opere avanzati tutti gli altri della sua professione[3]”.
Riportata da Baglione e poi da Susinno[4], riferisce che il pittore non era avvezzo ad apprezzamenti stilistici verso gli altri artisti, ancor meno verso Antonello Gagini, scultore di orientamento classicista-accademico, così lontano dalle luci e dalle ombre del Barocco.
Antonello, figlio di Domenico Gagini, quest’ultimo originario di Lugano, cresce a Palermo e si sposta a Messina dove, tra il 1498 e il 1507, aveva sede la sua florida bottega scultorea e avvia un’attività di commercio di marmo direttamente con la Toscana. Tornato a Palermo si afferma come uno dei maggiori scultori del Rinascimento siciliano, ottenendo prestigiose commissioni in tutta l’isola e in Calabria. Muore a Palermo nel mese di aprile del 1536. Artista raffinato, lascia una grandissima eredità.
Tra le sue opere più importanti si ricordano, la Tribuna per la Cattedrale di Palermo, la Madonna di Trapani per il convento dei Teatini, la Santa Caterina per la chiesa del Carmine Maggiore fuori dal capoluogo siciliano, la Madonna della neve per Santa Lucia del Mela, un Trittico per Vibo Valentia. Altre opere si trovano custodite nel Museo di Palazzo Abatellis e nel Museo Diocesano di Palermo.
La Madonna della Catena, opera del 1538, è una raffinata scultura rinascimentale raffigurante la Madonna mentre tiene amorevolmente tra le braccia il Bambino. In marmo bianco e con decorazioni color oro e blu, presenta i tratti tipici della scuola gaginesca: la dolcezza e la delicatezza dei volti, i panneggi fluenti e una marcata eleganza figurativa. “Chi la vuol più bella, vada al cielo!” FIGURA 5
Valentina CERTO Messina 27 giugno 2021
NOTE
[1] A. Spadaro, Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito, cit., pag. 6.
[2] Tra gli studiosi che hanno approfondito la questione, occorre citare gli studi condotti da Barbera e Spagnolo: “Il racconto è, con evidenza, molto generico e animato da un forte campanilismo, fattori che, insieme alla mancanza di altri elementi probanti, fanno nutrire ancora dubbi sulla veridicità della vicenda”. Dal Seppellimento di santa Lucia alle Storie della passione: note sul soggiorno del Caravaggio a Siracusa e a Messina, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra, Napoli, Museo di Capodimonte, (23 ottobre 2004 – 23 gennaio 2005), Napoli 2004,pag. 81.
[3] G. Baglione, Le Vite dè Pittori, Scultori et Architetti, Roma, 1642, pag. 68.
[4] “Usciva talora a dire male di tutti i pittori passati e presenti, per insigni che si fussero, come di un Guido Reni di cui mai proferì una sola buona parola; imperoché parevagli di aver superato tutti gli altri della sua professione. Presso ad alcuni si stima aver esso rovinata l’arte della pittura, giacché molti giovani seguendo il suo esempio, si danno ad imitare una testa dal naturale e non studiano i fondamenti dell’arte ch’è il disegno, né altresì l’altre profonde difficoltà della medesima”. Pag. 109 delle Vite de’ pittori messinesi di Francesco Susinno. Edizione a cura di Valentino Martinelli del 1960.
BIBLIOGRAFIA
- Abbate, Caravaggio a Palermo, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra a cura di N. Spinosa, (Napoli, Museo di Capodimonte, 23 ottobre 2004-23 gennaio 2005), Napoli 2004.
- Aprile, Notizie sagre delle Chiese e Case Religiose fondate nella g.tissima Città di Caltagirone trattandosi pure degli elogi degli uomini illustri, Caltagirone, Biblioteca Comunale “E. Taranto”, f. 84.
- Aprile, Della Cronologia Universale della Sicilia, libri tre, del Padre Francesco Aprile della Compagnia di Gesù. Al serenissimo Principe Eugenio di Savoia, Palermo 1725.
- Baglione, Le vite de’ pittori, scultori et architetti. Dal Pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a’ tempi di Papa Urbano Ottavo nel 1642, Roma 1642, ed. a cura di Gradara Pesci, Velletri 1924.
- Barbera – D. Spagnolo, Dal Seppellimento di santa Lucia alle Storie della passione: note sul soggiorno del Caravaggio a Siracusa e a Messina, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra, Napoli, Museo di Capodimonte, (23 ottobre 2004 – 23 gennaio 2005), Napoli 2004, pp. 80-87.
- P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori e architetti moderni, Roma 1672, ed. a cura di E. Borea, Torino 1976.
- Bologna, Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, in Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra (Napoli, Museo di Capodimonte, 23 ottobre 2004-23 gennaio 2005), Napoli 2004.
- Macioce, Michelangelo Merisi da Caravaggio: fonti e documenti (1532 – 1724), Roma 2010.
- Martinelli, Introduzione a F. Susinno, in Le vite de’ pittori messinesi (1724), a cura di V. Martinelli, Firenze 1960, pp. XV-LX.
- Spadaro, Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito, Acireale-Roma 2008.
- Spadaro, Caravaggio in Sicilia. Il percorso smarrito (edizione aggiornata), Acireale-Roma 2012.
- Spagnolo, La fuga e l’approdo: da Forte Sant’Angelo alle coste siciliane, Karta, 5, 2010, 2-5.
- Spinosa, Caravaggio l’ultimo tempo 1606-1610, catalogo della mostra (Napoli, Museo di Capodimonte 23 ottobre 2004-23 gennaio 2005), Napoli 2005.
- Susinno, Le vite de’ pittori messinesi, 1724, a cura di V. Martinelli, Firenze 1960.