di Rita RANDOLFI
Un’estate ricca d’appuntamenti per Claudio Palmieri, reduce dalla vittoria, ottenuta nel 2021, del premio internazionale Bugatti Segantini.
L’artista considerato dalla critica un eclettico in quanto da sempre interessato alla sperimentazione, sta esponendo da luglio nell’area archeologica del Parco di Naxos in Sicilia con la mostra dal titolo “Pieghe del Tempo” e dal 5 agosto in Umbria a Casa Ulivo, in località Vignaie a Piegaro in provincia di Perugia, con l’istallazione “Rose dal cielo”.
Ma andiamo con ordine.
“Pieghe del Tempo” è un evento proposto da Civita Sicilia, curato da Ilaria Schiaffini, e accolto nel Parco Archeologico Naxos Taormina, diretto da Gabriella Tigano. Lo stesso titolo dell’esposizione, inaugurata l’8 luglio, alla presenza della Tigano e di Renata Sansone, amministratore delegato di Civita, costituita da ben diciannove tra sculture e istallazioni, vuole essere un viaggio nei trentasei anni di attività di Palmieri, allievo del futurista Mino delle Site, che gli ha instillato la passione per la sperimentazione di tecniche, generi e materie diverse. Ed è proprio la materia che prende forma grazie al gesto creativo, al contempo istintivo e voluto, dell’artista, la vera protagonista delle opere.
Attraverso la pittura, la ceramica, il metallo, la plastica Palmieri dà vita a quelle che Bonito Oliva chiamava le “sculture abitate”, generate dalle profondità della terra e richiamanti miti ancestrali e archetipi della cultura mediterranea. L’artista quindi ha voluto instaurare un dialogo intenso con la natura ed in particolare con l’Etna, la cui presenza silenziosa e incombente, emana quel senso di rispetto e timore, di generazione e distruzione, tangibile in quelle concrezioni materiche di Claudio che evocano i tempi biblici delle ere geologiche e lo sgomento delle catastrofi che, in un attimo, sono capaci di devastare un ambiente e modificare un paesaggio. L’energia vitale della materia viene come bloccata in strutture architettoniche geometriche ideate da Palmieri – che le definisce geometrie emozionali – come se volesse contenerne, in qualche caso bloccarne o viceversa esaltarne quel potenziale trasformante.
Sotto le mani sapienti dell’artista la materia sembra viva, dinamica, interagisce con lo spazio circostante, evoca i colori del mare, il calore dei lapilli infuocati del vulcano, i movimenti lenti della lava, coinvolgendo la vista, il tatto, ma anche l’olfatto: la decisione, infatti, di porre le opere all’aperto, fa sì che queste si misurino con la natura e con i suoi odori e sapori. Palmieri si ribella alla tradizione che vede il monumento isolato nello spazio circostante ed esprime l’incanto, la magia del potere creativo, tra il desiderio di generare e l’angoscia di controllare questo processo, che sembra sfuggire alle possibilità dell’uomo, la cui intelligenza mira a mettere ordine al caos. Ecco quindi che le strutture dinamiche dell’artista vogliono rappresentare un tentativo di cristallizzare un attimo di un processo in continua evoluzione. Ragione e sentimento che si incontrano e scontrano proprio come nella vita reale.
Tra le opere esposte anche alcune delle famose sculture sonore. Palmieri fin da ragazzo amava la musica e suonava la batteria, e quando lo strumento non ha trovato più spazio nel suo studio, ha pensato di realizzare delle sculture che potevano essere suonate. Con il jazzista Maurizio Giammarco l’artista si è esibito in numerosi concerti, ripresi anche da RAI RADIO TRE. Cladio dunque è riuscito a combinare un matrimonio felice tra la scultura e la musica, giungendo ad esprimere forse il lato più passionale della sua personalità, dove si alternano la rabbia e l’amore, il desiderio di serenità che si scontra con la società, le guerre, l’attualità.
Un clima completamente diverso si respira a Casa Ulivo, nel cuore della verde Umbria. Per celebrare il primo anno di vita di questa casa, costruita attorno ad un ulivo secolare, il cui tronco ne costituisce il centro e l’asse portante, e la chioma, incontenibile, sbuca fuori del tetto, Palmieri ha scelto la strada della leggerezza. Le sue rose, sono come piovute dal cielo, e attraversando le aperture del soffitto sono andate a posarsi sul tronco dell’ulivo, oppure sono rimaste incastrate nelle finestre della capanna.
Di nuovo il gesto dell’artista si fa delicato, come quello di un padre che prende per la prima volta il suo bambino tra le braccia, e meticoloso, certosino, come lo ha giustamente definito Fabio Sargentini, storico fondatore della Galleria L’attico, e curatore dell’evento. Palmieri modella con maestria l’alluminio e la rete metallica per da vita a fiori soavi, che ancora una volta si rapportano direttamente con lo spazio e il tempo.
Le rose alle finestre, colpite dai raggi di sole, generano un prisma di colori, un gioco di luci, riflessi, ombre che fa vibrare l’interno dell’ambiente, trasformandolo in un luogo fatato, in cui il fruitore gode dell’impressione di trovarsi all’interno di una favola. Si avverte, secondo Sargentini, la formazione dell’artista, che mediante il pistillo e la corolla dei petali genera un movimento vorticoso, figlio del futurismo.
E dunque la natura, il gesto creativo, la materia, abilmente modellata, restano i denominatori comuni della poetica dell’eclettico Palmieri, che nelle sue continue ricerche, nei suoi repentini cambiamenti, incanta il pubblico, che si identifica in questa visione dell’arte energica, caotica, ma come afferma lo stesso Claudio, ordinata.
“Pieghe nel tempo” è visitabile fino al 30 settembre, tutti i giorni dalle 9 alle 19, costo biglietto resta invariato: intero 4 euro, ridotto 2euro
“Rose dal cielo” è visitabile dal 5 al 20 agosto 2023, dalle 11 alle 19 presso Casa Ulivo, locacità Le Vignaie, Piegaro (PG)
Rita RANDOLFI Roma 6 agosto 2023