“Come fiamma s’accende da fuoco che balza”: l’“École du Solstice” alla Basilica di San Miniato al Monte, Firenze, tra platonismo e cristianesimo.

di Riccardo BERNARDINI & Fabrizio DE FRANCESCO

1- Nei giorni del Solstizio d’Estate, dal giugno 2022, si tiene annualmente un incontro di studio e dialogo, coordinato dagli autori di queste righe, alla Basilica di San Miniato al Monte, Firenze.

L’appuntamento, che coinvolge ogni anno specialisti di differenti ambiti disciplinari – lo psicologo Robert Michael Mercurio nel 2022, il cartografo e gnomonista Simone Bartolini nel 2023 e 2024, l’artista Marcello Aitiani nel 2024[1], sempre sotto l’ala benevolente di Dom Bernardo Francesco Gianni, O.S.B, Abate di San Miniato al Monte –, ha preso avvio dalla pubblicazione del libro Simboli di rinascita nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze. Da Gioacchino da Fiore a C.G. Jung[2]. Quel lavoro proponeva alcune considerazioni sull’iconografia di San Miniato al Monte, a partire dai fondamentali studi di Fred Gettings, Renzo Manetti e Simone Bartolini, con una speciale attenzione a cinque temi, che costituiscono tuttora altrettanti momenti contemplativi nelle sessioni annuali della “École du Solstice”: lo Zodiaco marmoreo nella navata centrale e i suoi due ingressi solstiziali; la Porta Santa rivolta a Oriente, che richiama quella rinascita interiore a cui tutta la chiesa sembra tendere; il Teriomorfo dell’ambone e gli animali allegorici, ciascuno dei quali è portatore di uno specifico messaggio ermetico; il glifo dei Pesci, icona di resurrezione cristica e vittoria sulla morte; e l’iscrizione steganografica (segreta) pavimentale, che da oltre mille anni accoglie fedeli e visitatori a San Miniato al Monte.

Questo complesso simbolismo sembra raccontarci delle angosce millenaristiche dell’uomo medievale per la venuta dell’Anticristo, alla fine di un’epoca del mondo: astronomicamente, la “commissura” o momento di passaggio dell’equinozio di Primavera dal primo al secondo pesce nella costellazione dei Pesci, lungo il movimento di precessione degli equinozi; ma anche delle sue speranze escatologiche per l’inizio di un nuovo tempo cosmico, colmo di grazia e serenità, profetizzato da Gioacchino da Fiore (l’Età dello Spirito Santo) e, con riferimento all’attesa Era dell’Acquario, intuito da Carl Gustav Jung (“La via di quel che ha da venire”)[3].

Un ricordo dal 1° incontro della “École du Solstice” a San Miniato al Monte, Firenze, il 25 giugno 2022, con allievi dell’Istituto di Psicologia Analitica e Psicoterapia (IPAP), Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, studenti del corso di Psicologia del male e dei processi di radicalizzazione, nell’ambito Corso di Laurea Magistrale in Psicologia criminologica e forense dell’Università di Torino, e colleghi dell’Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica (ARPA)

Tra i capolavori dell’architettura romanica e, secondo lo storico dell’arte, astrologo ed esoterista Fred Gettings (noto anche con gli pseudonimi di Mark Hedsel, David Ovason e Charles Walker)[4], la chiesa più amata da Dante[5], la Basilica di San Miniato al Monte – testimone di una speciale assimilazione cristiana del preesistente simbolismo astrologico – ha festeggiato nel 2018 il suo millennio, sebbene la sua storia risalga, ancora più anticamente, alla tumulazione del santo cefaloforo armeno Miniato, martirizzato nel 250 per ordine dell’imperatore Decio (200 ca.-251)[6].

Benché nei vari Concili dei primi secoli (Laudicea nel 361, Toledo nel 400, Braga nel 561) fossero stati pronunciati anatemi contro l’astrologia, questa era troppo radicata nelle credenze universali affinché potesse esserne estirpata. L’idea di San Tommaso d’Aquino secondo cui, pur nel condizionamento caratteriale prodotto dai pianeti, la volontà dell’uomo resti libera (“astra inclinant, non necessitant”) si tradusse nel compromesso medievale, accolto anche da Dante, che gli astri possano indicare il destino, pur senza determinarlo (Purg. XVI, vv. 73-74; Par. XXII, vv. 112-117)[7]. Il fedele ritrova così i simboli zodiacali anche nei luoghi di preghiera: dalla Cattedrale Notre-Dame di Amiens alla Basilica Sainte-Marie-Madeleine di Vézelay, dalle Cattedrali Notre-Dame di Senlis, Laon e Chartres alla porta bronzea della Basilica di San Zeno Maggiore a Verona, allo Scalone dei Morti e al Portale dello Zodiaco dell’Abbazia di San Michele della Chiusa (Sacra di San Michele) in Val di Susa, l’arte e l’architettura sacra hanno spesso recepito la simbologia astrologica[8], adottando il bestiario dello Zodiaco – “l’oblico cerchio che i pianeti porta” (Par. X, v. 14) – come icone dello scorrere del tempo[9] o, talora, dei fondamenti teologici cristiani (San Zeno)[10].

Lo Zodiaco di San Miniato al Monte, visibile nel terzo riquadro del tappeto marmoreo della navata centrale, rappresenta una vera e propria “macchina filosofica”[11] dell’astrologia più arcana[12], legata a ritmi quotidiani (governati dal segno del Toro), annuali (presieduti dai Pesci) ed epocali (connessi con la data di fondazione della Basilica, il 28 maggio 1207, forse nell’attesa salvifica di un’“Età dello Spirito Santo” sovrintesa dall’Acquario)[13], e congiunta in modo puntuale con i simboli all’interno e sulla facciata della chiesa[14]. L’orientamento destrorso di tale Zodiaco – documentato da Olga Fröbe-Kapteyn, la fondatrice di Eranos, nell’ambito delle sue ricerche svolte negli anni ’30 e 40’ per conto dello psicologo Carl Gustav Jung[15] e notato anche da Luigi Aurigemma ne Il segno zodiacale dello Scorpione[16] – e la particolare rappresentazione dei suoi glifi, la peculiarità idrogeologica del luogo e la disposizione geografica dell’edificio, il suo sviluppo su tre livelli – cripta/Inferi, piedicroce/Terra e abside/Cielo[17] – e le sue auree proporzioni[18] – riconducibili a quella concezione platonica di Dio come mundi elegans architectus ispirata dal Timeo[19], ripresa da Alano di Lilla[20] e messa in opera dalla scuola dei costruttori di Chartres[21] –, l’ibridazione di arte islamica e cristiana, le sculture teriomorfe e le iscrizioni steganografiche – a testimonianza delle influenze neopitagoriche, platoniche e neoplatoniche che attraversarono anche l’opera di Dante[22] – conferiscono a San Miniato al Monte un carattere eccezionalmente esoterico.

Come ha rilevato Franco Pratesi:

“Tutto […] ci fa sentire prepotentemente la presenza dell’uomo in questa Basilica: una umanità viva e reale, non da contrapporre, ma da giustapporre al misticismo. In questa Basilica, cioè, l’Uomo, con la U maiuscola, non è soltanto spettatore, come nelle altre chiese romaniche, ma è anche attore[23].

Secondo Fred Gettings, San Miniato al Monte rappresenta

“uno stato dell’essere nel quale l’essere umano si trova collocato tra due mondi […] e […] un ‘punto di accesso’ più che un punto intermedio[24];

per queste ragioni,

“richiede di essere approcciata con una attitudine mentale […] ‘olistica’, che in epoca medievale era definita ‘contemplativa’[25].

Dopo avere visitato San Miniato al Monte, John Ruskin ammise di avere compreso, per la prima volta in senso assoluto, cosa fossero stati i costruttori del Medioevo e cosa avessero significato[26]. Il Dalai Lama, entrando a San Miniato insieme a Padre Bernardo nel 1999 (era la sua seconda visita alla Basilica), disse all’Abate di avere percepito l’“energia potentissima” del luogo.

Il lapis liber fiorentino è stato oggetto di studi storico-architettonici e storico-artistici, astrologici e simbolici, archeoastronomici, monastici, documentali ed epigrafici, oltre che di opere devozionali, artistiche e letterarie[27]. Nei primi anni ’70, al cospetto del mosaico dorato nel catino absidale di San Miniato al Monte raffigurante Cristo Pantocratore, Gettings – assistito nelle sue ricerche dall’Abate Vittorino Aldinucci e da Michele Ranchetti, che viveva poco distante – ebbe una esperienza “intensamente spirituale […], la più profondamente estetica ed arcana di tutta la [sua] vita”: una “tremenda eccitazione dell’anima”, nella forma di una anamnesi platonica, sentita come una “chiamata destinale” a decifrare il simbolismo segreto della Basilica[28].

Come documentano i rilievi di Simone Bartolini, tutt’oggi, per circa sei giorni nel periodo del Solstizio d’Estate (21 giugno) e per pochissimi minuti attorno alle 12:36 ora solare (corrispondenti alle 13:53 ora civile estiva), un piccolo fascio di luce entra dalla terza monofora (a partire dall’ingresso) della parete Sud-Ovest della Basilica di San Miniato al Monte e, annunciando l’inizio dell’Estate, illumina il segno del Cancro nello Zodiaco di marmi intarsiati, esattamente sull’asse dell’edificio; il disco luminoso, inizialmente di pochi centimetri, si allarga progressivamente, riempendo infine quasi per intero la circonferenza marmorea di circa 36 centimetri nella quale, come un “bersaglio”[29], è iscritto il glifo del Cancro[30].

I raggi solari che penetrano dalle altre monofore della parete meridionale rendono il gioco di luce ulteriormente articolato. Un primo cerchio luminoso appare alle 13:50 (ora legale) sul tappeto marmoreo ai piedi dell’edicola d’altare del Michelozzo o Cappella del Crocefisso; dopo circa due minuti, un altro cerchio si illumina al centro della navata, in direzione dell’ingresso, a circa sei metri dal precedente; alle 13:53 un terzo cerchio intercetta lo Zodiaco marmoreo, cadendo esattamente, come si è detto, sul glifo del Cancro. Altri due cerchi, a distanza temporale di 3 minuti, compaiono ancora su questo asse ideale, in modo da creare un sentiero luminoso di cinque sfere che sembra guidarci dall’abside all’ingresso principale.

Come rileva ancora Bartolini:

“La luce, da sempre veicolo per la manifestazione di Dio e del divino, percorre tutta la navata, come se Dio stesso dall’interno del Tempio volesse uscire per andare incontro all’uomo[31].

Era inoltre credenza platonica, nota Renzo Manetti, che i raggi del sole fossero veicoli per la discesa delle anime nel mondo[32]. Questo fenomeno, un tempo coincidente con la festa del santo patrono di Firenze, San Giovanni Battista (24 giugno), rende lo Zodiaco di San Miniato al Monte il più antico quadrante solare solstiziale monumentale ancora funzionante in Europa [33].

Simone Bartolini illustra l’apparizione dei fenomeni solari, al Solstizio d’Estate, lungo il tappeto marmoreo della navata centrale nella Basilica di San Miniato al Monte, in occasione del 2° incontro della “École du Solstice”, il 24 giugno 2023

2 – Uno dei fili conduttori dei colloqui della “École du Solstice” è costituito dalla riflessione su alcuni riferimenti alla filosofia platonica e neoplatonica ricavabili dalla simbologia e dai complessi intrecci architettonici della Basilica[34]. L’intento non è primariamente affrontare tali rimandi platonici con un taglio “accademico”[35], bensì, in una autentica comunione fra i partecipanti, recuperare il senso più profondo e autentico della filosofia antica: quest’ultima, lungi dal risolversi in mera materia di studio nell’accezione “libraria” che ne diamo noi moderni, era essenzialmente una “pratica” o un “modo di vivere”. Era – come ci ha tramandato lo stesso Platone – una “scienza” diversa da tutte le altre, che

“non si può in alcun modo comunicare, ma come fiamma s’accende da fuoco che balza: nasce d’improvviso nell’anima dopo un lungo periodo di discussioni sull’argomento e una vita vissuta in comune, e poi si nutre di se medesima[36].

Vissuta in questo modo – come vera e propria ἄσκησις[37] –, l’esperienza alla Basilica di San Miniato al Monte dischiude sorprendenti assonanze con alcuni dei passi più significativi dei dialoghi platonici che più hanno segnato la civiltà occidentale; e non è un caso che le corrispondenze più forti corrano con alcuni passaggi del corpus platonico in cui il lettore è condotto tanto alle più alte vette di speculazione metafisica quanto – ed al contempo – nei recessi più nascosti ed oscuri della propria anima attraverso il linguaggio del mito[38].

Ecco allora che l’esperienza del Solstizio estivo pone prima di tutto chi vi partecipa di fronte alla visione di un fenomeno fisico (il raggio di luce che colpisce lo Zodiaco pavimentale in corrispondenza del segno del Cancro), dal quale è possibile trarre proficui spunti di riflessione sia in chiave metafisica sia in chiave psicologica, seguendo un andamento di salita (anabasi) e di discesa (catabasi) ben presente nel pensiero platonico.

Il punto di partenza è necessariamente legato ad una riflessione sulla luce, elemento “a cavallo” fra fisica e metafisica che compare in alcuni passaggi cruciali: bastino qui i riferimenti al Libro VI della Repubblica, in cui essa, collegata al senso della vista, rappresenta dapprima la condizione stessa della conoscenza[39] – e in questo senso la luce è un “fluido che filtra[40] e quindi dev’essere in qualche modo “accolta”, “lasciata entrare” nel suo manifestarsi – per poi rimandare alla propria fonte, e cioè al sole; ed a sua volta – in un continuo rimando a significati ulteriori – il sole rappresenta quell’idea del Bene che costituisce il vero e proprio centro di attrazione di tutta la dottrina platonica. Si aggiunga, ovviamente, il riferimento al Mito della Caverna narrato nel successivo Libro VII dello stesso dialogo, che è interamente costruito sul passaggio dalle tenebre alla luce[41].

Un momento di dialogo pomeridiano, tra platonismo e cristianesimo, tra filosofia e fede, con i partecipanti al 2° incontro della “École du Solstice”, il 24 giugno 2023, nella navata sinistra della Basilica di San Miniato al Monte

Il secondo spunto di riflessione è dato dalle caratteristiche del luogo che accoglie il fascio di luce, e cioè la Basilica stessa. In questo senso è centrale il riferimento alla natura “cosmica” delle grandi abbazie e cattedrali medievali, le quali – come ogni edifico sacro propriamente detto – sono sempre costruite ad imitazione dell’universo[42]. Ecco allora venire in rilevo numerosi rimandi al Timeo, a cominciare dalla ridondanza di simboli ed elementi geometrici all’interno di tutta la Basilica[43] per continuare con l’ulteriore significato ascrivibile al fascio di luce, vero e proprio “mediatore” fra l’interno e l’esterno dell’edificio (così come il demiurgo lo è fra cosmo fisico e dimensione metafisica, fra mondo del divenire e mondo dell’essere); o ancora con i riferimenti alla dimensione non solo etica, ma cosmogonica e cosmologica di quell’idea del Bene che – sempre nel Timeo – viene indicata come ragione ultimativa e fondante che sottostà alla creazione del cosmo[44]: un riferimento che in terra fiorentina non può non richiamare quell’“amor che move il sole e l’altre stelle” con cui termina il Paradiso dantesco (Par. XXXIII, v. 145).

E, ancora, particolarmente significative si rivelano le assonanze con il Mito di Ēr che chiude il decimo ed ultimo libro della Repubblica: colpisce la similitudine fra le porte solstiziali della Basilica (ianua coeli e ianua inferi) e le voragini che Ēr vede aprirsi nel cielo e nella terra e che confluiscono nel luogo in cui si ritrovano le anime dopo aver compiuto il proprio viaggio, celeste o terreno, preludio alla loro successiva reincarnazione[45]; impressiona la corrispondenza fra il raggio solare che interagisce con lo Zodiaco pavimentale della Basilica e quella “luce dritta come una colonna” che nel mito platonico compare nella piana in cui le anime attendono di conoscere il proprio destino e che, con immagine suggestiva, tiene avvinto il cielo[46]. Da qui inoltre la conferma, dalla quale potrebbero nascere ulteriori profonde riflessioni, di come lo stesso Platone attingesse tanto ad apparati sapienziali, quanto a complesse simbologie precedenti, ancestrali e per certi versi archetipiche, come quelle del centro, della circonferenza, della sfera e dell’asse del mondo[47], tutte riscontrabili in San Miniato.

Ma quel che davvero conta è che dai complessi e profondi riferimenti simbolici che abbiamo così sommariamente descritto, indagati e penetrati attraverso il linguaggio del mito, si ricava un forte messaggio spirituale che la Basilica di San Miniato al Monte ancora oggi, a distanza di mille anni dall’inizio della sua costruzione, è in grado di comunicare a chi sappia porsi in ascolto. Un messaggio di speranza e di rinnovamento interiore che si pone in piena continuità con la sapienza degli antichi – lo dimostra la conclusione stessa del Mito di Ēr e dell’intera Repubblica di Platone[48] – e che riesce ancora a “meravigliare” (θαυμάζειν)[49] i visitatori e i pellegrini del nostro tempo.

Il momento mattutino di apertura dei lavori all’esterno della Basilica di San Miniato al Monte, in occasione del 3° incontro della “École du Solstice”, il 22 giugno 2024, con (da sinistra) Fabrizio De Francesco, Riccardo Bernardini e Marcello Aitiani

3- In conclusione a queste brevi note – che, per esigenza di sintesi, non rendono certamente giustizia alla ricchezza simbolica dalla Basilica –, testimoniamo il tangibile stupore e la meraviglia dei presenti nell’osservare, in occasione dei dialoghi della “École du Solstice”, l’armonica compresenza di lemmi, emblemi e riferimenti da tradizioni culturali anche molto distanti, nel tempo e nello spazio, dal Cristianesimo medievale, nel quale ci si attenderebbe invece di immergerci entrando in una chiesa romanica.

Questo shock emotivo, probabilmente voluto dagli stessi costruttori medievali, è del resto parte costitutiva dell’esperienza proposta: è proprio grazie a ciò che il fedele, spaesato e disorientato dalla complessa simbologia di questo star gate romanico, è invitato a incontrare il divino, al di là della stessa esperienza iconografica che lo suggerisce: varcata la porta d’ingresso, è sospinto a metaforizzare la visione dell’interno della chiesa, in una condizione di κένωσις, di “svuotamento dell’anima” (Flp 2:7), così da non vedere più l’architettura ma il Divino nascosto nelle pareti di San Miniato[50].

Auspichiamo, in definitiva, che l’appuntamento annuale della “École du Solstice”, al di là della doverosa attenzione filologica alla storia religiosa, architettonica e artistica di San Miniato al Monte (che si potrà approfondire con i numerosi lavori specialistici sul tema), venga inteso anzitutto come una occasione “contemplativa” e devozionale, la quale è stata senza dubbio parte della sensibilità che ha mosso la stesura del libro da cui questo progetto nasce, scritto in un momento storico in cui, sempre più spesso,

“non si sente più il bisogno di affidarsi a un Dio [e] la ‘buona fede’, in questa realtà sempre meno trasparente, ormai non ha spazio […]. La filosofia, la filosofia delle religioni, può essere [allora] utile allo scopo. Può esserlo affiancandosi, con il suo specifico approccio, a ulteriori ricerche che da altri ambiti disciplinari – sociologico, psicologico, storico, teologico, pastorale, per esempio – si sono dedicate all’analisi della stessa questione[51].

Non ne voglia il partecipante, insomma, se questo esercizio rischierà di essere percepito, a tratti, come troppo sincretico: lo si prenda, in tal caso, come testimonianza di un cammino, personale e collettivo, nello studio del simbolismo di una chiesa e devoto riconoscimento nei confronti di un luogo, dei suoi ideatori e dei suoi custodi, e anche del mistero che tutto questo anima e tiene sottilmente insieme.

Riccardo BERNARDINI & Fabrizio DE FRANCESCO  Firenze 4 Agosto 29024

Per informazioni, si invita a contattare la “École du Solstice” scrivendo a solstitiianima@libero.it.

NOTE

[1] Il recente incontro della “École du Solstice”, il 22 giugno 2024, ha incluso una riflessione di Marcello Aitiani sull’arte e sugli insegnamenti che ancora oggi i grandi edifici medievali sono in grado di impartire, anche attraverso una profonda esperienza autonoetica del colore da “Il libro dei 12 colori” da lui realizzato su carta pentagrammata: si veda M. Aitiani, Frammenti dalla Prima Meditazione: Materia, Suono e Luce nell’opera d’arte, “Aboutartonline.com”, 7 luglio 2024: https://www.aboutartonline.com/frammenti-dalla-prima-meditazione-materia-suono-e-luce-nellopera-darte/.
[2] R. Bernardini, Simboli di rinascita nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze. Da Gioacchino da Fiore a C.G. Jung / Rebirth Symbols in the Basilica of San Miniato al Monte in Florence. From Joachim of Fiore to C.G. Jung. Prefazione di / Preface by Abate Bernardo Francesco Gianni, O.S.B. Fotografie di / Photographs by Mariangela Montanari, Moretti & Vitali, Bergamo 2022. La prima sezione di questo scritto, rimaneggiata in alcune parti, è ricavata da tale pubblicazione, alla quale si rimanda per una trattazione più esaustiva del tema. Si vedano anche Id., Simboli di individuazione nella Basilica di San Miniato al Monte di Firenze. Angosce millenaristiche e speranze escatologiche in una architettura romanica, “L’Ombra”, 18, 2021, pp. 169-233; Id., Il mistero della rinascita in Jung e Dante. Con riferimento al simbolismo dei Pesci nello zodiaco pavimentale della Basilica di San Miniato al Monte di Firenze (Purgatorio, XII, vv. 100-102), in C. Widmann (a cura di), Dante e Jung. Una relazione a distanza, Ma.Gi., Roma 2021, pp. 189-205; e Id., Rebirth Symbols in the Basilica of San Miniato al Monte in Florence (XI-XIII c.): Millenarian Anguishes and Eschatological Hopes in a Romanesque Architecture – From Joachim of Fiore to Jung’s Liber Novus, in M. Stein (a cura di), Jung’s Red Book for Our Time: Searching for Soul in the 21st Century. An Eranos Symposium, Vol. V, Chiron, Asheville, NC 2022, pp. 273-296.
[3] I colloqui della “École du Solstice”, finora promossi dall’Istituto di Psicologia Analitica e Psicoterapia (IPAP), Scuola di Specializzazione in Psicoterapia (Ivrea), dall’Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica (ARPA) e da Moretti & Vitali Editore integrano e approfondiscono, con specifico riferimento al tema dei millenarismi, i contenuti dell’insegnamento di Psicologia del male e dei processi di radicalizzazione, nell’ambito Corso di Laurea Magistrale in Psicologia criminologica e forense dell’Università di Torino,.
[4] Gettings fu attento ai temi di Eranos: cfr. F. Gettings, The Secret Zodiac…, cit., pp. 147, 174, n. 12, p. 178, n. 40. Nel suo bestseller, a firma di M. Hedsel, L’iniziato. Un viaggio alla ricerca della verità nascosta negli antichi misteri (1998), intr. and fn. D. Ovason, Mondadori, Milano 1999, ritroviamo diversi riferimenti a San Miniato al Monte.
[5] F. Gettings, The Secrets of San Miniato al Monte. The Christian Mysteries of the Nave Zodiac / I misteri di San Miniato al Monte. Il significato dello Zodiaco della navata / Les Secrets de San Miniato al Monte. Les mystères chrétiens du Zodiaque de la nef / Das Geheimnis von San Miniato al Monte. Die christlichen Mysterien des Hauptschiff Zodiaks, Arti Grafiche Il Torchio, Firenze 1978, p. 60; e Id., The Secret Zodiac. The Hidden Art in Mediaeval Astrology, Routledge & Kegan Paul Ltd., London/New York, NY 1987, p. 85.
[6] All’Imperatore Decio è attribuito anche il martirio del 7 giovani di Efeso, una cui variante islamica è tramandata nel mistero coranico dei Sette Dormienti (XVIII sūra, “La Caverna”): cfr. C.G. Jung, Rebirth. Text and Notes of the Lecture held at Eranos in 1939 / Rinascere. Testo e appunti della conferenza tenuta a Eranos nel 1939, a cura di F. Merlini e R. Bernardini, Aragno*Eranos Ascona, Ascona 2020.
[7] Cfr. E. Milano, La cultura astrologica. Cenni storici, in Ministero per i Beni Culturali, Ufficio Centrale per i Beni Librari, gli Istituti Culturali e l’Editoria, Biblioteca Estense Universitaria, Astrologia. Arte e cultura in età rinascimentale / Art and Culture in the Renaissance, cur. D. Bini, t. E. Milano, G. Mirti, L. Ventura, A.R. Venturini, M. Luppi, P. Di Pietro, P. Ortolani, Il Bulino. Edizioni d’arte, Modena 1996, pp. 20 e 25; e L. Fernández Fernández, La octava esfera o la esfera de las estrellas fijas, “Revista Digital de Iconografía Medieval”, 2, 3, 2010, p. 46.
[8] E. Milano, op. cit., p. 24; F. Camerota, Premessa. Lo gnomone perduto, in S. Bartolini, Sole e simboli. Gli zodiaci della Basilica di San Miniato al Monte e del Battistero di San Giovanni a Firenze / Sun and Symbols. The Zodiacs in the Basilica of San Miniato al Monte and the Baptistry of San Giovanni in Florence, Polistampa, Firenze 2013, p. 12.
[9] V. Shrimplin, The Church of San Miniato al Monte, Florence: Astronomical and Astrological Connections, in E.M. Corsini (cur.), The Inspiration of Astronomical Phenomena VI. Astronomical Society of the Pacific Conference Series, Vol. 441, Astronomical Society of the Pacific, San Francisco, CA 2011, pp. 154 sg.; S. Bartolini, op. cit., pp. 42-55.
[10] Cfr. S. Bartolini, Le porte del cielo. Percorsi di luce nelle chiese toscane, Polistampa, Firenze 2017, pp. 48 sg.
[11] P.D. Ouspensky, Un nuovo modello dell’universo (1931), Mediterranee, Roma 1991, p. 201.
[12] D. Ovason, I segreti di Nostradamus…, cit., n. 17; Id., The Nostradamus Code, Transworld, London 1998, n. 17.
[13] F. Gettings, The Occult in Art, Studio Vista, New York, NY 1979, p. 14; Id., The Secret Zodiac…, cit., p. 4; Id., The Secrets of San Miniato al Monte…, cit., p. 60.
[14] Ivi, p. 48; G. Pappagallo, Tarsie marmoree a San Miniato al Monte: progetto iconografico e disegno teologico, “Giornale di bordo, di storia, letteratura ed arte”, III s., 3, 1998, p. 1.
[15] R. Bernardini, Jung a Eranos. Il progetto della psicologia complessa, FrancoAngeli, Milano 2011, § III.
[16] L. Aurigemma, Il segno zodiacale dello Scorpione nelle tradizioni occidentali dall’antichità greco-latina al Rinascimento, Einaudi, Torino 1976, p. 8.
[17] S. Bartolini, Le porte del cielo…, cit., pp. 67 sg.
[18] Cfr. i numerosi lavori di Renzo Manetti sul tema. L’autore ha rilevato, per es., come la pianta della Basilica rispecchi nelle sue proporzioni i rapporti musicali del diapason (1:2 o ottava), del diatessàron (3:4 o quarta) e del diapente (2:3 o quinta), contenuti nella figura descritta da Platone in forma di Lambda (Timeo, cur. G. Reale, Bompiani, Milano 2000, 35 B 4-36 B 6). La facciata è altresì scandita da geometrie ricorrenti, basate sul quadrato e sul rettangolo aureo, i cui lati stanno in un rapporto che Platone ritrovava alla base dell’armonia del cosmo (Timeo, cit., 31 C-32 A; R. Manetti, Simboliche geometrie nei marmi di San Miniato al Monte, in C. Acidini e R. Manetti (cur.), San Miniato al Monte in Firenze. Mille anni di storia e bellezza, coord. E. Sartoni, Studi sulle abbazie storiche e ordini religiosi della Toscana, Vol. VII, Istituto per la valorizzazione delle abbazie storiche della Toscana, Leo S. Olschki, Firenze 2022, p. 115).
[19] “L’universo è la più bella delle cose che sono state generate, e l’Artefice è la migliore delle cause” (Platone, Timeo, cit., 29a).
[20] A. di Lilla, De planctu Naturae, cur. N.M. Häring, “Studi Medievali”, 19, 2, 1978, III serie, pp. 797-879.
[21] Materiali espositivi dell’Abbazia di Santa Maria di Vezzolano, Albugnano, Asti.
[22] D. Davidsohn, Storia di Firenze, 8 voll., Sansoni, Firenze 1956-1968, Vol. VII, p. 239; F. Gettings, The Secret Zodiac…, cit., pp. 76, 79; 81; 105; 117; R. Manetti, Le Porte Celesti. Segreti dell’architettura sacra, Aletheia, Firenze 1999, p. 80; Id., La lingua degli angeli. Simboli e segreti della basilica di San Miniato a Firenze, Polistampa, Firenze 2009, p. 73; e spec. Id., Dante e i Fedeli d’Amore, Mauro Pagliai/Polistampa, Firenze 2018.
[23] F. Pratesi, La splendida Basilica di San Miniato a Firenze. Il Rinascimento inizia da qui, Octavo/Franco Contini, Firenze 1995, p. 293.
[24] F. Gettings, The Secret Zodiac…, cit., p. 62.
[25] Ivi, pp. 14 sg.
[26] Sulla permanenza di John Ruskin a Firenze, cfr. E. Sartoni, La costruzione di un monumento: restauri, fortuna e identità di San Miniato al Monte tra XVIII e XX secolo, in C. Acidini e R. Manetti, op. cit., p. 60; e J. Ruskin, Mattinate fiorentine (1875-1877), BUR, Milano 1991.
[27] Una bibliografia analitica, aggiornata al 2022, è riportata in R. Bernardini, Simboli di rinascita nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze…, cit.
[28] Ivi, pp. 1 sg
[29] F. Camerota, op. cit., p. 18.
[30] S. Bartolini, Sole e simboli…, cit., p. 80; cfr. anche S. Bartolini e M. Pierozzi, Astronomy and solar symbology in the Basilica of San Miniato al Monte and in the Baptistery of San Giovanni in Florence, “Mediterranean Archaeology and Archaeometry”, cit., p. 477; M. Incerti, Lo sguardo di San Miniato al Monte…, cit., p. 119; C. Riva, op. cit., pp. 157-165.
[31] S. Bartolini, op. cit., p. 82; S. Bartolini e M. Pierozzi, op. cit., p. 478; S. Bartolini, Le porte del cielo…, cit., p. 154.
[32] Discorso su Helios Re, t., tr., comm. Mastrocinque A., Studia Classica et Mediaevalia, Vol. 5, cur. Fedeli P., Günther H.-C., Porro P., Accademia di studi italo-tedeschi, Merano – Akademie deutsch-italienischer Studien, Meran, Traugott Bautz, Nordhausen 2011; cfr. in R. Manetti, Simboliche geometrie…, cit., p. 122.
[33] S. Bartolini, Sole e simboli…, cit.,
[34] Il pensiero platonico risulterebbe pervenuto agli ideatori ed ai costruttori della Basilica soprattutto attraverso la mediazione della Scuola di Chartres: vedi R. Manetti, Simboliche geometrie…, cit., p. 113; nonché Id., San Minato al Monte. Simboli e Mistero di un’architettura sacra, Mauro Pagliai, Firenze 2018, pp. 133 sgg.
[35] Nell’accezione moderna del termine, ovviamente: trattandosi di Platone la precisazione è d’obbligo e, per certi versi, la giornata solstiziale di San Miniato al Monte ha molto più a che vedere con la pratica dell’Accademia antica.
[36] Platone, Lettera VII, 341a-d. Con l’intento di fare “pratica filosofica” nel senso appena descritto, tanto nella giornata solstiziale fiorentina quanto nel presente scritto, non si intende entrare nelle – pur ben note – questioni sull’autenticità di alcuni fra i più controversi scritti platonici (e per le sue implicazioni complessive e sistematiche la Lettera VII è, fra questi, forse il più rilevante: vedi E. Pili, La Lettera VII di Platone: comunanza di vita e persuasione come luogo della verità, “Sophia”, 2, 2011, pp. 257 sgg.; P. Butti de Lima, Ancora sull’autenticità della Settima lettera platonica, “Storia del pensiero politico”, 1, 2021, p. 129 sgg.; nonché M. Isnardi Parente, La VII Epistola e Platone esoterico, “Rivista Critica di Storia della Filosofia”, 24, 4, 1969, pp. 416 sgg.). Va detto con assoluta trasparenza che la ricostruzione del pensiero platonico cui si fa riferimento è quella ricavabile da un ben preciso riferimento ermeneutico riconducibile alla cd. scuola di Tubinga-Milano (doveroso il riferimento ad interpreti quali Konrad Gaiser, Hans Krämer, Thomas Alexander Szlezák, Giovanni Reale, Elisabetta Cattanei), con l’estensione maceratese incarnata da Maurizio Migliori. Solo per un primo riferimento, si rimanda a G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone alla luce delle “Dottrine non scritte”, Bompiani, Milano 2010 (1a ed., 1984), e, in versione più divulgativa, Id., Platone. Alla ricerca della sapienza segreta, La nave di Teseo, Milano 2019; H. Krämer, L’interpretazione di Platone della scuola di Tubinga e della scuola di Milano: a proposito della decima edizione del libro di Giovanni Reale su Platone, “Rivista di Filosofia Neo-Scolastica”, 84, 2/3, 1992, pp. 203 sgg.; M. Migliori, Il disordine ordinato. La filosofia dialettica di Platone, Morcelliana, Brescia 2022. Sulla dimensione “pratica” della filosofia antica, i testi di riferimento restano quelli di P. Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica, Einaudi, Torino 2005, e Id., La filosofia come modo di vivere, Einaudi, Torino 2021; si veda anche R. Màdera, La carta del senso. Psicologia del profondo e vita filosofica, Raffaello Cortina, Milano 2012. Le citazioni dei testi platonici, nel testo e nelle note che seguono, sono tratte da Platone, Opere complete, Laterza, Bari-Roma 2019, nelle relative traduzioni.
[37] Ricordiamo che al termine ἄσκησις, nella sua traduzione in “ascesi”, solo in epoca cristiana è stato dato il significato, ancora oggi prevalente, di “azione interiore rivolta all’acquisto della perfezione” da attuarsi soprattutto mediante “il graduale distacco dal mondo” (cosi dal Vocabolario Treccani online). Nella sua accezione originaria il termine significava molto più semplicemente “pratica”, “allenamento”, “esercizio” (compresi gli esercizi fisici). Su questi aspetti si segnala il testo di S. Regazzoni, La palestra di Platone. Filosofia come allenamento, Ponte alle Grazie, Milano 2020, pp. 20-21.
[38] Per i rapporti fra mito e psicologia, nella giornata di studi del 22 giugno 2024 si è fatto riferimento a quanto espresso in C.G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni, tr. it. G. Russo, BUR, Milano 2021 p. 17 (“Che cosa noi siamo per la nostra visione interiore, e che cosa l’uomo sembra essere sub specie aeternitatis, può essere espresso solo con un mito. Il mito è più individuale, rappresenta la vita con più precisione della scienza. La scienza si serve di concetti troppo generali per poter soddisfare alla ricchezza soggettiva della vita singola. Ecco perché, a ottantatré anni, mi sono accinto a narrare il mio mito personale”).
[39] Platone, Repubblica, Libro VI, 507d-e.
[40] Ivi, 508b.
[41] Platone, Repubblica, Libro VII, 514a-517a.
[42] R. Manetti, Simboliche geometrie…, cit., pp. 113-114; Id., San Minato al Monte…, cit., p. 55 ss.; R. Guénon, Simboli della scienza sacra, tr. it. F. Zambon, Adelphi, Milano 1990, p. 221.
[43] Sia sufficiente il rinvio agli elementi geometrici presenti in Timeo, 53c-56c.
[44] Platone, Timeo, cit., 29e-30c.
[45] R. Bernardini, Simboli di rinascita nella Basilica di San Miniato al Monte a Firenze…, cit., pp. 33-36.
[46] Platone, Repubblica, Libro X, 616b-c.
[47] Su questi aspetti, sono particolarmente importanti le riflessioni in R. Guénon, Simboli della scienza sacra, cit., in particolare pp. 67-68 e 162, e Id., Il simbolismo della croce, tr. it. P. Nutrizio, Adelphi, Milano 2012, p. 220. Sulla centralità della matematica e della geometria nel pensiero platonico sia sufficiente un rinvio a G. Reale, Platone. Alla ricerca della sapienza segreta, cit., pp. 235 sgg., e a E. Cattanei, Enti matematici e metafisica. Platone, l’Accademia e Aristotele a confronto, Vita e Pensiero, Milano 1996.
[48] La conclusione della Repubblica e del Mito di Ēr si pongono a conclusione di quanto detto a proposito della funzione del mito. Queste le parole che Socrate rivolge al proprio deuteragonista: “E così, Glaucone, s’è salvato il mito e non è andato perduto. E potrà salvare anche noi, se gli crediamo; e noi attraverseremo bene il fiume Lete e non insozzeremo l’anima nostra. Se mi darete ascolto e penserete che l’anima è immortale, che può soffrire ogni male e godere ogni bene, sempre ci terremo alla via che porta in alto e coltiveremo in ogni modo la giustizia insieme con l’intelligenza, per essere amici a noi stessi e agli dèi, sia finché resteremo qui, sia quando riporteremo i premi della giustizia, come chi vince nei giochi raccoglie in giro il suo premio; e per vivere felici in questo mondo e nel millenario cammino che abbiamo descritto” (Repubblica, Libro X, 621d).
[49] Vedi Platone, Teeteto, 155d, e Aristotele, Metafisica, I, 2, 982b.
[50] È questo ciò che il Priore Dom Placido, parlando di San Miniato al Monte, disse all’allora giovane collega Giancarlo Magno all’Eremo di Camaldoli a Napoli nel 1972 (comunicazione personale dell’autore a R.B., 13 giugno 2024).
[51] A. Fabris, La fede scomparsa. Cristianesimo e problema del credere, Morcelliana, Brescia 2023, p. 7.