di Michele FRAZZI
Come leggere Caravaggio (X)
Il leader degli Insensati romani: Maffeo Barberini
Maffeo Barberini fu un personaggio di importanza capitale non solo per la cultura romana del’600 ma anche per quella europea, dato che Roma fu il centro da cui si diffuse il movimento barocco in Europa.
Maffeo dunque fu una figura cruciale della sua epoca, il suo carattere, l’energia della sua personalità e la sua autorità culturale assoluta condizionerà profondamente le vicende del secolo, in special modo durante i suoi vent’anni di regno come papa. Egli cominciò ad esercitare la sua influenza fin da giovane quando divenne il leader degli Insensati a Roma e proprio in questo periodo giocò un ruolo rilevante durante i primi anni della permanenza di Caravaggio nell’Urbe. Urbano VIII era il rampollo di una delle famiglie più importanti di Roma, dotato indubbiamente sia dal punto finanziario che sotto il profilo intellettuale, salì al soglio pontificio nel 1623 e lo resse fino al 1644. Proprio sotto il suo pontificato l’epoca barocca ebbe la sua più splendida fioritura. Maffeo assieme al nipote Francesco ebbe un ruolo determinante in questo fenomeno: sotto il suo pontificato il volto di Roma venne trasformato facendola diventare la capitale di questo stile, e gli artisti amati dai Barberini: Pietro da Cortona, Borromini, Poussin e Bernini vi espressero tutto il loro talento e non a caso le poesie di Maffeo furono scelte per adornare i piedistalli delle sue statue dell’Apollo e Dafne e del Ratto di Proserpina di Bernini, oggi conservate alla Galleria Borghese.
Il Barberini aveva compiuto i suoi studi presso il Collegio Romano e conseguì la laurea in utroque iure nel 1588 all’università di Pisa, fu un uomo di grandissima cultura e come poeta si formò alla scuola di Aurelio Orsi che sempre godette della sua più profonda stima, infatti un sincero affetto lo legava al suo maestro. Maffeo ebbe una buona produzione letteraria; il suo esordio avvenne con due poesie in latino dedicate proprio ad Aurelio e pubblicate nei suoi Carminum editi nel 1589, successivamente pubblicò un proprio libro di poesie latine nel 1595 a Brescia e quindi nel 1606 una decina di suoi carmina vennero dati alle stampe a Perugia assieme alle poesie di Aurelio Orsi e di altri appartenenti agli Insensati. Dopo queste prime prove altri suoi componimenti furono stampati a Parigi nel 1620 sotto il nome di Poemata.
Questa pubblicazione francese avvenne grazie all’intervento di un importante umanista: Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, che fu un altro personaggio fondamentale per la cultura europea. La raccolta ebbe numerose ristampe ed addizioni fino a raggiungere il numero finale di 150 poesie. Accanto alla produzione in lingua latina dobbiamo registrare anche un libro di poesie in lingua volgare, le Poesie Toscane edite nel 1635.
Per meglio addentrarci e comprendere il pensiero di questo uomo di notevole spessore analizzeremo la sua produzione letteraria, poiché questa ci dà la possibilità di mettere a nudo le sue idee più intime. Le sue poesie mostrano con assoluta evidenza la più completa adesione alle idee degli Insensati; la maggior parte dei suoi componimenti infatti sono dedicati proprio ai temi cardine dell’Accademia e cioè al rifiuto dei sensi ed all’inganno che sta nascosto nel piacere, a cui si contrappone un cammino virtuoso di ascesa spirituale verso quella Virtù celeste così cara agli accademici perugini. Questo percorso virtuoso deve essere però comunque intrapreso con il patrocinio delle Virtù Teologali, come risulta evidente nel suo sonetto Dimanda à Dio le tre Virtù Theologali per inalzarti al Cielo e per disciogliere i lacci terreni, che legano l’anima. E’un concetto molto chiaro nel pensiero del Barberini, come del resto per gli Insensati, l’uomo non può compiere questo percorso senza l’aiuto della Grazia Divina, questo viene ribadito nei sonetti: Viltà e impotenza dell’ huomo, se dalla grazia di Dio non vien sollevato e Debolezza dell’ humana volontà, se dalla Divina gratia non è aiutata.
Andando ancora più in profondità possiamo trovare l’esortazione ad un deciso rifiuto del mondo dei sensi e dei loro inganni nel Sonetto XVIII: Lotta dello Spirito col Senso–
S ’avvien che due Campioni aspra tenzone/ Faccìn tra lor lottando hor braccia hor petto/L’un dell’altro anelando tien ristretto,/E ne’ vantaggi ogni sua cura pone/Già ‘l fianco afferra all’emulo intercetto/Mentre non nudo à più rischio l’espone;/ Onde l’ incalza, e indugio non frapone/Fin ch’ a terra cader non l’ha costretto./ L’ avversario d’ogni huom vigor riceve/ Dalla magion, ch’alberga eterna doglia/ E con altro, ch’ammanta allaccia l’ alma./ A Spirti ignudi ignuda oppor si deve;/Se di terreni affetti non si spoglia,/Non speri in questa lotta haver la palma.
A riprova di quanto detto si possono aggiungere ulteriori esempi tutti afferenti al medesimo alveo: Il diletto terreno è momentaneo, Forza dell’ oggetto presente, Contrasto nella mente del pentimento degli errori e degli stimoli del vano piacere, La mente combattuta da contrari affetti non s’appaga d’alcuna cosa terrena, Miseria dell’huomo per la pugna interna che fanno le passioni fra di loro, Chi segue beltà caduca incorre in gravi danni dell’anima, Pugna della parte inferiore con la ragione, Gli oggetti del piacer sensuale offuscano l’intelletto si domanda a Dio che faccia palese la lor vanità.
Abbiamo già imparato a conoscere tutte queste tematiche durante l’analisi dei dipinti del Caravaggio.
Terminata questa prima analisi che delinea in termini generali la fisionomia del suo pensiero, entriamo ora più in specifico nel discorso che riguarda il nostro studio, verificando l’esistenza e mettendo in luce quei passaggi della sua opera che sono legati più da vicino ai temi dei quadri del Caravaggio e delle poesie che lo hanno ispirato. Possiamo in primo luogo fare riferimento al sonetto Brevità della vita Humana, dove il Barberini medita sulla bellezza umana che svanisce col passare del tempo, richiamando sia il concetto della dolcezza che si muta in amarezza ma anche l’immagine delle guance bianche e rosse che avvizziscono:
“Passa la vita all’ abbbassar d’un ciglio, Onde si cangia in atra notte il giorno, Che a noi rideva candido e vermiglio; Cener fa tosto ogni bel viso adorno…Terrena pompa, quasi strale , ò vento/Sen fugge , e fassi ogni dolcezza amara”;
si tratta delle stesse figurazioni che vengono utilizzate nella poesia che ci è servita per spiegare il significato del Giovane con la caraffa di rose.
Mentre il sonetto Grave error de Poeti, che intraprendono à cantar d’amori impudichi ripropone altre immagini simili a quelle contenute nella poesia che è servita per spiegare il significato del Giovane morso dal ramarro :
CANTA di cieco Amor l’arco, e la face Due leggiadri occhi, e l’or di trecce bionde E l’una , e l’altra guancia , in cui diffonde Vermiglia rosa il suo color vivace. Hora scherzi , hor sospiri, o rissa , o pace Che dolcezze amorose al seno infonde Nè mira al tosco (veleno nda) che nel mel s’ asconde; e Danni che nel cuor umano cagiona la bellezza mortale: Misto al piacer suo velen serpe e cuoce Più che rapida fiamma e si diffonde…Spira da gli occhi amor, gratia dal viso ,Ch’ soavi soavi desir del senso applaude.Ha breve gioia ch’ è madre sovente D’eterno pianto , à chi l’ascosa fraude Non sa schivar del lusinghevol riso.
Mentre i contenuti allegorici del Mondafrutto e cioè la ricerca della ascesa spirituale che si oppone all’allettamento dei sensi, in particolare a quello del Gusto, sono gli stessi argomenti contenuti in altri due sonetti di Maffeo
Vanità, e pericolo de’ piaceri, che allcttano il senso: Lusinghiero piacer, porpora , ed oro Con fallace sembianza fan sovente Dal dritto calle traviar la mente, Nata a fruir in Ciel vero tesoro.Benché à tutt’hore dal celeste Choro Ne sgride alato spirto, e l’innocente Sentier n’addite; e Contro la Gola: Non perchè spenga sete, e acqueti fame, Si pasce laute cene avida gola ? Ma acciò ch’impari sua seguace scuola Ad eccitar le già sopite brame.
La simbologia allegorica contenuta nella Buona Ventura, dove una giovinetta con la sua bellezza ed il suo sorriso a doppia faccia circuisce il giovane ingenuo per frodarlo, ha un parallelo nel sonetto; Quanto siano ingannevoli i diletti del senso, e malagevole il superarli:
Alma con lieto sguardo e dolce riso Spesso il senso ingannevole n’alletta; Cosa non si desia ch’ei non prometta, Mentre n’applaude con amabil viso Stassi da vero ben lungi diviso A nuove offese pronto. Hor che s’aspetta A far delle sue frodi aspra vendetta.
Come pure anche il successivo che mostra ancora una volta come sia folle farsi attrarre dalle dolci Sirene del piacere:
Si propone la tempesta, che muovono i sensi, e si avvisa ciascuno, che si sottragga dal pericolo: In fragil legno con asciutto piede Sirti, e Sirene già cauto Schivai,… Tu, che lieto al mattin per l’ondeggiante Sentier del senso le tue vele sciogli, Non vedi la tempesta ch’ è vicina ? Me ridendo con placido sembiante Fra l’ horrende procelle, e fieri scogli Trasse l’ ingannatrice onda marina.
Dobbiamo inoltre ricordare che l’uccellino in gabbia che si vedeva nel Suonatore di liuto del Monte per Maffeo è il simbolo dell’uomo prigioniero dei sensi terreni, infatti:
“Con la similitudine dell’ uccello in gabbia si dimostra lo stato pericoloso dell’ anima, che non si scioglie da terreni affetti: Carcer angusto all’anima immortale E’ la terra . E qui pone il suo diletto? Qual augellin tra vimini ristretto, A cui lo spesso svolazzar non vale, che il desio talhor gli muove l’ale, Per ritornar al frondoso ricetto, Scorgendo haver ogni esito interdetto, Per uso libertà mette in non cale.Tal il cuor anhelando in me s’aggira Fra vili impacci, e pur, lasso comprendo , Che son ritegno di fallace rete. Re del Ciel la tua gratia all’alma spira Rompi il serraglio : ella suol può, sciogliendo Libero il volo, in te trovar quiete.”.
Questo conferma che le poesie degli Insensati che abbiamo messo in evidenza durante la trattazione non sono dei semplici episodi estemporanei ma all’opposto si inseriscono in un filone di idee e di immagini ben solido e codificato all’interno dell’Accademia.
Maffeo conosceva bene anche le poesie di Anacreonte, infatti celebra il poeta greco in un suo componimento. Le dediche a personaggi che sono contenute in questa raccolta ci forniscono ulteriori informazioni riguardo alle amicizie più strette di Maffeo, in primo luogo troviamo il suo maestro Aurelio Orsi, quindi Roberto Bellarmino, Pietro Aldobrandini, Ulisse Aldrovandi, Scipione Borghese, papa Clemente VIII Aldobrandini, il Cardinal Paleotti, Guido Reni, Giovanni Ciampoli, Giovan Battista Strozzi, Gabriello Chiabrera, Virginio Cesarini.
Le ultime quattro persone elencate, Maffeo stesso ed il francese Peiresc fecero parte della importante Accademia romana degli Humoristi, della quale suo nipote il cardinale Francesco Barberini sarà il protettore.
Per concludere, la ricerca che abbiamo condotto sulle sue poesie ha voluto mettere in evidenza come anche nel pensiero di Maffeo Barberini, che fu uno dei primi e più importanti committenti e protettori del pittore, sono contenute le stesse immagini, le stesse allegorie, gli stessi significati che ci sono serviti per spiegare il contenuto dei dipinti giovanili del Merisi, ad ulteriore conferma della correttezza della lettura che abbiamo proposto.
I precedenti iconografici ed iconologici dei dipinti giovanili del Caravaggio
A supporto della solidità logica del discorso che abbiamo intessuto sul valore allegorico dei dipinti giovanili del Caravaggio, che sono legati fra di loro da un tema caro agli Insensati: l’ammonimento a non cedere alle lusinghe del mondo, abbiamo voluto esplorare il campo dei loro precedenti figurativi. A questo riguardo possiamo in primo luogo citare la serie dei cinque sensi di Saenredam-Goltzius, che come abbiamo visto durante il nostro studio contiene immagini simili a quelle dei dipinti caravaggeschi, e le scritte che vi sono incluse esplicitamente ammoniscono a non cedere al richiamo del piacere dei sensi (in foto vediamo il Gusto, Fig.57).
Oltre a queste possiamo prendere in considerazione una incisione di Adriaen Collaert ( fine del XVI° secolo) ispirata da un soggetto di Marteen de Vos, dove troviamo rappresentati in forma simbolica i 5 sensi, anche in questo caso sono evidenti le similitudini con le immagini dipinte dal Merisi (Fig.57 bis).
Nella incisione vediamo un vecchio uomo che si abbandona al piacere dei sensi, rappresentati da una donna con una canestra di frutta ed un calice di vino in mano, mentre un’altra tiene in mano uno specchio, una terza ha in mano dei fiori, la successiva sta suonando un liuto (tutte immagini contenute nei dipinti caravaggeschi) ed infine un’altra, simbolo del tatto sta abbracciando l’uomo (in altre serie dei sensi il tatto è simboleggiato da una puntura, come nel Ragazzo morso dal ramarro) tutte sono ugualmente discinte per mostrare la loro piacevole attrattività. Sotto l’immagine vi è una scritta esplicativa che spiega il significato da attribuire a tutte queste rappresentazioni:
Accipe homo qua quinque ferunt tibi munera Sensus: Accipe oblatis prudentius utere donis ne te quos tibi iam cernis famuliares ultro, his famulum adfectum reddat male suada cupido;
questa ci mette sull’avviso: l’uomo troppo desideroso dei piacere dei sensi finisce per diventare loro schiavo, questo è il prezzo da pagare per che cede sconsideratamente alle loro lusinghe.
In aggiunta a questi esempi possiamo prendere in esame le immagini ed il valore allegorico ancora più preciso e completo di un importante ciclo di stampe pubblicate da Hieronimus Wierix nel 1578 : La Caduta e la redenzione dell’uomo; questa serie di incisioni fu sicuramente ben diffusa in Italia, dato che Agostino Carracci la utilizza come modello per una delle sue Lascivie: il Satiro muratore ( 1590-95). In questo ciclo, ci viene in aiuto il fatto che il significato di ciascuna figura rappresentata è descritto esplicitamente. Nella incisione che apre la serie (Fig 58) si illustra il cammino dell’ uomo carnale (Mundanus Homo ).
Qui possiamo osservare ancora una volta le raffigurazioni dei piaceri sensuali che sono rappresentati in maniera simile a quella appena vista nelle incisioni che illustrano i 5 Sensi, nella stampa di Collaert e nei dipinti del Caravaggio.
Come è indicato in calce alla stampa il fondamento per questa immagine risiede nel libro dei Proverbi, capitolo 7:
”Ho messo coperte soffici sul mio letto, tela fine d’Egitto; ho profumato il mio giaciglio di mirra, di aloè e di cinnamòmo. Vieni, inebriamoci d’amore fino al mattino, godiamoci insieme amorosi piaceri… Lo lusinga con tante moine, lo seduce con labbra lascive; egli incauto la segue, come un bue va al macello; come un cervo preso al laccio, finché una freccia non gli lacera il fegato; come un uccello che si precipita nella rete e non sa che è in pericolo la sua vita. Ora, figlio mio, ascoltami, fà attenzione alle parole della mia bocca. Il tuo cuore non si volga verso le sue vie, non aggirarti per i suoi sentieri, perché molti ne ha fatti cadere trafitti ed erano vigorose tutte le sue vittime. La sua casa è la strada per gli inferi, che scende nelle camere della morte”.
Il percorso che l’uomo ha davanti è pieno di insidie, egli si trova ad affrontare tutte le attrattive della vita sensuale, di fronte a lui c’è una donna a seno scoperto con una coppa di vino in mano che gli sta offrendo un calice da bere; si tratta dello stesso gesto compiuto dal Bacco nell’omonimo dipinto degli Uffizi ( Fig.59)
e rappresenta la Brevità della gioia terrena, (Brevis Laetitia) come breve è in effetti anche l’ebbrezza e la felicità derivante dal vino (Fig.60).
A fianco di questa troviamo un’altra donna, eroticamente attraente perché completamente nuda, che suona il liuto (Fig.61), e che rappresenta la Brevità del piacere (Peritura voluptas), che è effimero, esattamente come la musica che sta suonando, ritroviamo in questo immagine il soggetto principale ed il significato di un altro suo quadro: il Suonatore di liuto (Fig.62) la brevità del suono è come la brevità dell’amore sensuale.
Il tema del vino, della musica e dell’amore si ritrovano poi riuniti in un altro dipinto del Caravaggio: la Musica di alcuni giovani (Fig.63) del cardinal del Monte.
Nellascheda ad esso relativa abbiamo già avuto modo di mettere in evidenza la vicinanza sia nei simboli che nei contenuti allegorici con un altro quadro di sicuro valore moralizzante che è stato realizzato da Hans von Aachen, dove esplicitamente si richiamano gli ammonimenti dell’Ecclesiaste.
A destra su di un letto sta distesa una donna di piacere ( Meretrix ) ( Fig.64) che tiene sotto i suoi piedi e quindi domina i libri simboli del sapere umano e le armi simboli del potere militare, essa si appoggia su un giaciglio da cui cadono altri oggetti su cui essa signoreggia si tratta dei simboli del potere, della ricchezza e della gloria terrena ( Terrena Maiestas), in questa immagine si ritrovano esattamente gli stessi elementi simbolici che abbiamo già messo in evidenza nell’Amore Vincitore (Fig.65): l’amore carnale che essa è in grado di suscitare ha il potere di dominare e vincere ogni cosa, così come accade per l’Amore sensuale.
Al di sopra del letto vediamodue scritte: Impudicitiam e Vanitas, cioè le doti caratteristiche di una cortigiana, inoltre in basso ci sono i rimandi a due brani biblici, il primo è Re 3, 11, si tratta del brano dove Salomone riceve in dono da Dio la Saggezza, la ricchezza e la gloria, il secondo è tratto dal libro dei Giudici capitolo 16 che inizia così: Sansone andò a Gaza, vide una prostituta e andò da lei. Il parallelo con la scena dell’uomo carnale che vede la meretrice e ne è attirato è evidente, così come l’allusione al senso della vista.
Sansone si perderà per il suo amore per i piaceri carnali, infatti successivamente cadrà negli inganni di un’altra donna Dalila, e morirà tragicamente prigioniero dei Filistei.
Probabilmente queste due scritte stanno ad indicare le due strade opposte a cui un uomo può dedicarsi quella della Virtù e quella del Piacere ed i relativi risultati. Sul lato destro del letto ad attendere l’uomo mondano sta in piedi la figura della Carne (Caro) ( Fig.66), che lo attira sulla strada dei piaceri carnali, di fronte a lei stanno i simboli delle passioni mondane: il desiderio della ricchezza, del potere, insomma tanti e diversi per genere sono gli strumenti di cui essa si serve per attirare l’uomo nel suo trabocchetto, ma la sua arma principale è la promessa dei piaceri carnali infatti anch’essa come le altre donne è nuda. Questo a ben vedere è anche il soggetto allegorico contenuto nella Buona Ventura (Fig.67) dove l’attrattiva della bellezza fisica della donna rischia di far cadere in trappola il giovane, un fatto che è esplicitamente spiegato nel commento di questo tema contenuto nella stampa ispirata dall’Arpino: “Fur demon mundus ( senex fraudemque caro parat juventae) tria sunt haec fugienda viro“, insomma anche nella Buona Ventura la Carne è la protagonista della vicenda.
Nella stampa di Wierix, la carne attira l’uomo verso di sé cospargendo il cammino con allettanti e profumati fiori ( Fig. 68) che in realtà come vediamo scritto nascondono mille pericoli ( Mille pericula).
In questa maniera si mostra apertamente la verità: gli allettamenti dei sensi non sono altro che un Inganno che serve a nascondere agli occhi il pericolo. Infatti la Carne occulta sotto questa piacevole apparenza un trabocchetto preparato per catturare l’uomo e farlo precipitare nel piano sottostante dove scoprirà l’amara verità che è rimasta fino ad ora celata. Come abbiamo già visto nelle schede precedenti relative al Ragazzo con la caraffa di rose e nel Ragazzo morso dal ramarro, i fiori sono degli elementi simbolici fondamentali, essi sono il simbolo dei sensi.
L’effetto del loro piacere è sempre fugace, e conduce sempre allo stesso punto, alla morte, per mezzo della loro subitanea e breve apparenza essi nascondono l’amaro epilogo del dolore, che sia il morso di un ramarro o la dolorosa puntura delle spine, alla fine al posto dei fiori in mano non rimangono che foglie secche e spine come recita la poesia del Coppetta. Sopra la figura della Carne vi è una scritta che ricorda quale è la fine di tutti i desideri della carne, è tratta da Isaia,40: Omnis caro est Faenum
“Ogni uomo è come l’erba e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore appassisce”
e così finiscono tutti i piaceri terreni, seccano e svaniscono come i fiori.
Nella successiva incisione della serie (Fig.69), l’Uomo mondano attirato dalla vista della meretrice e dai simboli della ricchezza e del potere, in sintesi dalla Carne, purtroppo cade nel trabocchetto e precipita di sotto, ora il Peccato ( Peccatum) lo tiene ben saldo nelle sue mani e lo colpirà con la sua dolorosa puntura (Fig.69 bis) per mezzo della freccia che tiene in mano.
ùSi tratta della medesima puntura che fa la sua comparsa nell’Amor vincitore. nel Ragazzo morso dal ramarro (Fig.71), o nel Ragazzo con il vaso di rose (Fig.72), in luogo dei dolci allettamenti del piacere vi sarà solo dolore.
Lo vediamo quindi precipitare a nella rete del Diavolo ( diabolus) mentre alla sua destra vi è la Morte ( Mors) che è pronta ad ucciderlo, infatti come dice San Paolo nella lettera ai romani (6:23): “il salario del peccato è la morte”, sulla estrema destra della stampa assistiamo alla lotta fra i vizi legati al potere: l’Arroganza, l’Ambizione, la Violenza. Per sua fortuna proprio in quel momento arriva in suo soccorso la Grazia ( Gratia), quella virtù così ricercata dagli Insensati, che appare in alto al centro dell’immagine.
Nella successiva terza stampa della serie dal titolo Il risveglio dell’uomo (Fig.72), il protagonista ormai morente è stato tratto in salvo dalla Grazia ed allontanato da questo luogo di morte che si vede ancora in in lontananza, in alto a destra, la Grazia e la Luce della Verità (Lumen veritatis) lo aiutano a rialzarsi, a risorgere, una azione che l’uomo potrà compiere solo facendo leva sul Cristo ( XPS cioè Cristo; come è scritto sulla pietra).
Egli è simboleggiato dalla pietra d’angolo su cui lo vediamo appoggiarsi nella incisione.
Nella successiva quarta ed ultima stampa ( Fig.73) l’uomo perverrà finalmente alla sua salvezza, la Grazia a questo punto gli pone sul capo la palma e la corona, simbolo della sua vittoria, si tratta dello stesso gesto gesto che compie l’angelo nella versione Marini del Mondafrutto (Fig.74).
Questo ultimo ciclo di stampe mette completamente in evidenza quale sia il percorso salvifico dell’uomo virtuoso, di colui che cerca la Virtù, si tratta dello stesso percorso che si individua nelle composizioni degli insensati. Inoltre le immagini simboliche che sono state utilizzate nel ciclo coincidono proprio con le immagini ed i simboli che sono state utilizzati dal Caravaggio nei suoi primi dipinti, questo comprova la coerenza logica e la correttezza delle interpretazioni che abbiamo fornito.
In questo ciclo di stampe abbiamo dunque potuto trovare conferma del valore complessivo della lettura allegorica proposta per i dipinti giovanili di Caravaggio. Non può essere un caso infatti che i simboli da lui utilizzati si ritrovino tutti quanti in questa serie ed esplicitamente associati allo stesso valore morale che abbiamo già avuto modo di indicare nella nostra lettura alla luce della cultura degli Insensati. Viene così scopertamente alla luce il filo che lega i suoi dipinti giovanili in un discorso unificato ed omogeneo.
Alla documentazione fornita dalle incisioni appena analizzate si può aggiungere anche un’altra stampa a carattere morale realizzata da Urs Graf: Il triangolo d’amore con i simboli del Piacere e della Transitorietà (Fig.75), anche in questo caso viene rappresentata la fugacità del piacere e dei sensi: tatto, vista, gusto, udito, olfatto ( 107 ).
Le diverse ed effimere declinazioni del piacere vengono simbolicamente rappresentate attraverso una serie di oggetti che vediamo sul tavolo: le carte da gioco e la scacchiera da Tric Trac; si tratta degli stessi oggetti che troviamo sul tavolo dei Bari (Fig.76).
Sono i simboli dell’ebbrezza del gioco d’azzardo, ed inoltre distinguiamo un liuto e della frutta, oggetti che si trovano negli altri dipinti del Caravaggio; infine in posizione centrale il tema della stampa, ossia la coppia male assortita e cioè l’inganno d’amore compiuto dalla donna che ruba il denaro dagli uomini, come avviene nella Buona ventura. Al di sotto compare anche in questo caso la scritta esplicativa del significato morale della stampa:
“Considera la fine, questo è il mio avvertimento: tutte le cose finiscono con la morte”;
una frase che avverte esplicitamente del pericolo che si corre nel dedicarsi solo ai piaceri dei sensi senza tenere in considerazione che tutto è destinato a finire in questo mondo, altre e più importanti sono invece le cose da tenere in considerazione (108) ed a cui volgere il proprio interesse.
Tutti gli oggetti che troviamo in questa stampa di Graf sono ritenuti da Helene Roberts simboli della Vanitas, a questi essa aggiunge un’altra immagine: la Maddalena che si guarda allo specchio, simbolo della Superbia e della transitorietà della bellezza, un tema che è stato affrontato e raffigurato in un altro dipinto del Caravaggio: Marta e Maddalena ( Fig. 77) ( 109).
Conclusioni
Durante la nostra analisi abbiamo in primo luogo potuto verificare quanto le immagini scelte da Caravaggio per i suoi primi dipinti siano congruenti con le immagini e le allegorie contenute nelle poesie degli Insensati e con i simboli che essi utilizzavano in piena coerenza con l’immaginario del Ripa e dell’Alciato, i cui linguaggi simbolici essi conoscevano benissimo, come emerge dai loro scritti. In aggiunta abbiamo potuto aprezzare anche le tangenze dei significati di queste opere con quelli conteniti nella poesia anacreontica, di cui i maggiori studiosi: Tasso ed Alberti facevano parte proprio degli Insensati, oltre all’accademico milanese Giuliano Goselini. Abbiamo anche avuto modo di constatare in maniera dettagliata quanto le rappresentazioni contenute nei primi dipinti del Caravaggio, siano tradizionalmente ritenute esemplificative delle attrattive dei sensi, come mostrano le similitudini iconografiche con le classiche serie di incisioni che li raffigurano (Saenredam, Goltzius, Wierix, Marteen de Vos, Collaert, Cort, Urs Graf), probabilmente queste hanno anche avuto modo di ispirare il pittore.
Nel significato che molte di queste stampe esplicitamente attribuiscono attraverso scritte a queste raffigurazioni troviamo il richiamo alla consapevolezza della evanescenza del piacere e l’ineluttabilità della morte oltre all’esortazione al cammino virtuoso necessario per giungere alla salvezza per mezzo della Grazia, si tratta esattamente di quello che fu perseguito dagli Insensati.
Appare a questo punto sufficientemente chiara la forza del legame esistente tra le iconografie e gli elementi simbolici contenuti nei suoi quadri giovanili e le allegorie tipiche della cultura esistente in seno alla Accademia degli Insensati. Dopo questi primi incerti anni degli esordi il pittore entrerà nel 1597 al servizio del Cardinal del Monte, questo fu per il Caravaggio un passo determinante che gli permetterà finalmente di avere un impiego stabile ed un rifugio sicuro, gradualmente perciò andrà a scemare il suo interesse per i soggetti allegorici così cari agli Insensati, probabilmente anche perché con questo incarico il pittore aveva conseguito il suo obiettivo principale e cioè entrare nelle grazie di un personaggio potente, d’ora in avanti saranno i desideri e le inclinazioni del suo padrone ad influenzare la sua pittura.
Per il cardinale dipinse ancora alcuni quadri allegorici ma a ben osservare le loro iconografie furono create prima dell’entrata al suo servizio, saranno molto interessanti invece i risultati della sua pittura che verrà prodotta sotto l’egida di del Monte che chiamava i pittori di cui si serviva “i miei allievi”.
Caravaggio inizierà dunque a percorrere strade differenti, la svolta che la sua arte imboccherà d’ora in poi è stata con tutta probabilità influenzata dalla personalità del Cardinale e della cerchia degli uomini di cultura di cui egli amava circondarsi. Se nei suoi primi dipinti risulta evidente la raffinatezza e la bellezza delle idee che vi sono infuse, nella fase successiva la sua ricerca di innovazione si concentrerà con maggiore attenzione sui pilastri costitutivi della pittura, cioè su tutti quegli elementi che sono determinanti per dare una forma appropriata alle idee che si vogliono trasmettere, dando così luogo al racconto pittorico.
Si tratta di un passaggio fondamentale tenendo conto che la maniera con cui si rappresenta un fatto è in grado di ottenere sullo spettatore un effetto paragonabile a quello che si ricava dalla comprensione della idea razionale che si vuole trasmettere: in ultima analisi la forma espressiva rivoluzionaria adottata dal Merisi a partire da questa fase della sua vita diverrà una parte fondamentale od addirittura preponderante del suo messaggio artistico.
Michele FRAZZI Parma 21 Gennaio 2024