di Claudio LISTANTI
Al Cantiere un Concerto di Chiusura in linea con la sua tradizione.
Si è concluso lo scorso 30 luglio, con un indiscutibile e confortante successo, la 48ma edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. Come di consueto è stata la Piazza Grande ad accogliere il concerto finale della rassegna che ha richiamato nella vasta platea un pubblico veramente numeroso ed entusiasta a coronamento di quindici giorni di proposte musicali e artistiche di notevole interesse
L’aspetto principale di questo concerto è da ricercarsi nel fatto che è stato costruito rispettando una delle prerogative contenute nei principi sui quali è stato costruito il Cantiere di Montepulciano, solide basi volute dal fondatore Hans Werner Henze.
Tra questi solidi principi, oltre a quello centrale di “… sperimentare nuove vie di comunicazione artistica” che dona al Cantiere quello status di ‘lavori in corso’ inteso non nel senso italico di lavori infiniti ma di una fattiva e mirata attività rivolta esclusivamente alla ricerca dell’innovazione e di nuove strade, c’è anche un altro importante aspetto che, come recita il manifesto costitutivo del cantiere
“… tutti i concerti e tutti i lavori musicali e teatrali sono da considerare come animazione e trattenimento per gli abitanti di Montepulciano e per quelli dei paesi vicini…”.
Sono principi che hanno guidato tutte le edizioni del Cantiere, un lungo e resistente filo rosso che si è snodato per tutti i 48 anni di storia della rassegna poliziana e che quest’anno ha avuto la prestigiosa ribalta del Concerto di Chiusura.
La serata, infatti, è stata affidata interamente ad esecutori provenienti da Montepulciano e dal territorio circostante che hanno offerto al pubblico un grandioso ed apprezzato concerto sinfonico-corale. Sul palco di Piazza Grande è salito un organico complessivo di 135 esecutori appartenenti per la maggior parte alle locali Orchestra Poliziana e Corale Poliziana con al loro fianco un’altra formazione musicale toscana, il Coro Harmonia Cantata nato nell’ambito della Scuola Musicale di Fiesole. Nelle due parti per pianoforte solista, due strumentisti appartenenti l’Istituto di Musica “H. W. Henze” di Montepulciano, Alessio Tiezzi e Massimiliano Cuseri. La direzione del concerto, inoltre, è stata affidata al fiorentino Daniele Giorgi.
Prima di parlare del contenuto di questo piacevole concerto è giusto anche ricordare che l’intera giornata del 30 luglio scorso, atto finale del Cantiere 2023, è stata ispirata ai principi poco prima esposti. Infatti, già alle 11 il Salone di Palazzo Ricci ha ospitato il concerto del giovane e talentuoso pianista Danis Pagani che si è esibito in un programma aperto dalle 6 Variazioni su Nel cor più non mi sento WoO 70 duetto dall’opera La molinara di Paisiello che ha dato il titolo al concerto seguite da altri grandi capolavori pianistici come la Sonata op. 2 n. 2 di Johannes Brahms e due Préludes pour Piano di Olivier Messiaen, il nº 6 Cloches d’angoisses et larmes d’adieu e il n° 7 – Plainte calme. Pagani si è cimentato anche nel virtuosismo spinto di Franz Liszt con il n° 10, Allegro agitato molto dagli Études d’exécution transcendante S. 139. In chiusura anche Aleksandr Skrjabin con la Sonata – fantasia op. 19 n. 2.
Alle 16 si è ravvivato uno dei luoghi ‘simbolo’ di Montepulciano, l’elegante e raffinato Caffè Poliziano con un concerto dedicato alla famiglia dei clarinetti. Anche questo concerto è stato rispettoso di un’altra peculiarità del Cantiere, le commissioni per nuove partiture da eseguire in prima esecuzione assoluta. Per l’occasione la commissione è stata affidata ai clarinettisti Mirco Ghirardini e Roberto Paci Dalò che hanno portato all’attenzione del pubblico queste loro nuove creazioni musicali.
Alle 18 presso il Teatro Poliziano la seconda recita di un’opera lirica ispirata ai problemi umani scaturenti dalla dislessia. Anche in questo caso si è trattato di una commissione del Cantiere affidata al compositore Antonio Giacometti che ha musicato un testo di Sonia Antinori. Assieme sono autori di un’opera dal significativo titolo di Cronache del bambino anatra che sviluppa una rara tematica per le produzioni operistiche proponendo una indagine sui disturbi dell’apprendimento. Protagonisti della rappresentazione sono stati il soprano Graziana Palazzo, il mezzosoprano Tiziana Tramonti ed il tenore Mirko Guadagnini e le voci bianche di Cosimo Chechi, Filippo Turchi, Duccio Solfanelli con il Coro di voci bianche dell’Istituto di Musica “H. W. Henze. Giuseppe Prete ha diretto l’esecuzione con il contributo dell’Altrevoci Ensemble.
Per il Concerto di Chiusura un inusuale ma stimolante programma.
Il concerto sinfonico-corale che ha suggellato l’edizione 2023 del Cantiere di Montepulciano ha avuto numerosi punti di interesse rivelatosi anche evento ideale per compendiare quanto prima esposto. A partire dalla scelta degli esecutori già anticipata nel dettaglio abbinando ad essi musiche che ne hanno valorizzato le peculiarità. La locandina prevedeva, infatti, quattro composizioni che possiamo dividere in due gruppi. La parte centrale dedicata a capolavori provenienti dalla grande tradizione sinfonica con particolare riferimento alle parti di carattere solista alla quale è stata contrapposta una significativa parte sinfonico-corale i cui brani prescelti hanno avuto la funzione di aprire e chiudere la serata.
Per quanto riguarda il primo gruppo di composizioni di grande interesse è stata l’esecuzione del Concerto in re minore per due pianoforti di Francis Poulenc un brano che 1932 che il compositore francese dedicò alla principessa di Polignac eseguito per la prima volta a Venezia nello stesso anno con la partecipazione dello stesso Poulenc come uno dei due pianisti solisti. È una composizione nella quale emergono con una certa forza caratteri di derivazione classica, soprattutto mozartiani, ma permeata da un notevole virtuosismo che si esplicita non solo nelle due parti per pianoforte solista che si intrecciano e si alternano mirabilmente ma, anche, nella parte orchestrale che prevede un organico molto ricco e sostanzioso mettendo in evidenza un non comune virtuosismo ritmico come nel Allegro ma non troppo iniziale e nel vorticoso Allegro molto che lo conclude ma senza tralasciare spunti melodici e cantabili che si materializzano soprattutto nel mirabile Larghetto centrale.
Pur essendo considerato sicuramente di repertorio, questo concerto di Poulenc non è di frequente ascolto e questa occasione ‘poliziana’ è stata senza dubbio notevole per consentire al pubblico di approfondirne la conoscenza. C’è da apprezzare anche la coraggiosa decisione degli organizzatori di affidare l’esecuzione di un brano di chiarissimo contenuto virtuosistico ad una compagine formata da allievi della scuola di musica. L’Orchestra Poliziana ha fornito una prova del tutto valida nell’insieme dimostrando di superare le difficoltà che l’esecuzione di un brano di questo tipo senza dubbio presenta. Assieme all’orchestra è da apprezzare la prova fornita da Alessio Tiezzi e Massimiliano Cuseri, i due pianisti solisti bravi nel realizzare l’intenso e a volte intricato e serrato dialogo tra le voci dei due strumenti.
L’Orchestra Poliziana si è distinta anche nell’esecuzione nell’altro brano di carattere sinfonico inserito in programma, la Suite n.2 tratta dalle musiche di scena che Georges Bizet scrisse per L’Arlésienne il lavoro teatrale in tre atti opera del letterato Alphonse Daudet scritta nel 1872. Nonostante la critica giudichi questa seconda Suite inferiore come resa alla prima, senza dubbio possiede però dei caratteri popolari che la rendono celebre al vasto pubblico dei concerti. La selezione fu approntata da Ernest Guiraud, famoso anche per aver musicato i recitativi della Carmen, che, passati quattro anni dalla morte di Bizet avvenuta nel 1875, operò la scelta di alcuni brani dall’originale. In essa si alternano quattro diversi brani, la Pastorale, l’Intermezzo, il delizioso Minuetto, e la Farandole finale, un tempo di marcia che costituisce l’elemento identificativo di questa composizione.
Per quanto riguarda la parte più spiccatamente sinfonico-corale prevedeva due brani di Edward Elgar, uno dei compositori ‘simbolo’ della produzione musicale britannica. Queste composizioni sono state inserite in apertura e in chiusura del programma, scelta che ha consentito di focalizzare l’attenzione dello spettatore verso le compagini corali protagoniste. Sono infatti due brani dalla cospicua parte corale, la Spanish Serenade, op. 23 per coro e orchestra scritto nel 1892 su testi dello statunitense Henry Wadsworth Longfellow e Bavarian Highlands, op.27, sei canzoni scritte originariamente per coro e pianoforte nel 1895 ma orchestrate nel successivo 1896, delle quali ne sono state eseguite cinque (The Dance, False Love, Lullaby, Aspiration, The Marksmen). Queste composizioni fanno parte del copioso catalogo delle opere di Elgar e, come si evince dai titoli, entrambe di carattere evocativo. La parte corale è cospicua e preponderante ma nell’insieme risultano piuttosto monotone in quanto mancano soprattutto di quell’aspetto evocativo necessario che non fanno scorgere elementi sonori che fanno pensare alla Spagna nella prima né si scorgono i necessari caratteri alpini bavaresi del secondo brano i cui paesaggi ispirarono Elgar durante un soggiorno vacanziero a Garmisch.
Comunque i complessi corali utilizzati per l’esecuzione hanno fornito una prova del tutto convincente. I componenti della Corale Poliziana e del Coro Harmonia Cantata, rispettivamente diretti Judy Diodato e Raffaele Puccianti, hanno dimostrato di avere le qualità per un impegno di questo tipo, qualità che non precludono loro di fornite prove convincenti in brani di questo, ma anche superiore, livello di difficoltà. La riuscita del concerto è dovuta anche alla già citata Orchestra Poliziana e a Daniele Giorgi che ha diretto con sicurezza e dedizione tutto il concerto. Il successo è stato chiaro e netto al termine di una deliziosa serata agevolata da condizioni climatiche ideali per l’occasione che ha richiamato in Piazza Grande un pubblico particolarmente numeroso che ha seguito con interesse e concentrazione tutto il concerto al quale ha decretato al termine un notevole successo materializzatosi con diverse e reiterate chiamate al proscenio per tutti gli interpreti.
Il futuro del Cantiere di Montepulciano.
La serata conclusiva del Cantiere della quale abbiamo appena riferito ha chiuso in bellezza un’altra edizione di questa rassegna, ricordiamo organizzata dalla Fondazione Cantiere presieduta da Sonia Mazzini, che ha consolidato ancor di più la sua tradizione0, con il passare del tempo sempre più in evidenza per la sua validità artistica.
Anche l’edizione di quest’anno ha avuto successo e di questo ne siamo testimoni dopo aver assistito a diversi appuntamenti di un programma nato dalla mente e dalla professionalità di Mauro Montalbetti che, proprio dopo questo concerto, conclude il triennale impegno come direttore artistico dopo aver dimostrato in questi tre anni di aver contribuito alla progressiva affermazione della manifestazione.
Il futuro prossimo, come già comunicato dalla Fondazione Cantiere, è affidato alla pianista Mariangela Vacatello, strumentista tra le più affermate di oggi, per nostra esperienza personale eccellente interprete di musiche di Liszt, che sarà direttrice artistica del Cantiere per il prossimo triennio 2024-2026, assieme alla direzione musicale di Michele Gamba.
Per lei un impegno molto importante non solo per dare continuità alle qualità artistiche del Cantiere che ha come condizione primaria quella di confermare, rafforzare e rendere immortale l’ideale di Hans Werner Henze ma, anche, quella più gravosa e allo stesso tempo stimolante, del cinquantenario della manifestazione poliziana, un traguardo tanto invidiabile quanto meritato. Consci anche noi della complessità della sfida alla quale vanno incontro la Vacatello e tutti i responsabili del Cantiere concludiamo rivolgendo loro un grande “In bocca al lupo!”.
Claudio LISTANTI Roma 6 Agosto 2023