di Elena GRADINI
L’anima è un pianoforte con molte corde. L’artista è la mano che, toccando questo o quel tasto, fa vibrare l’anima.
Vasilij Kandinskij, Lo Spirituale nell’Arte.
Nelle opere dell’artista Maria Lepkowska si percepisce forte quanto mai necessaria l’urgenza di esprimere la propria forza creativa interiore attraverso il gesto artistico, che trova le sue più ampie declinazioni nella rappresentazione di soggetti ed oggetti di uso comune nei quali viene tuttavia sovvertito l’ordine naturale delle cose per aprire lo spazio ad una nuova interpretazione possibile.
Nelle sue creazioni, siano esse tele, performance, video, istallazioni polimateriche, vige il principio della necessità interiore, che richiama la sua produzione e si traduce praticamente con il bisogno interiore di esprimere l’anima delle cose e che, di conseguenza, determina la nascita della forma.
Le sue sono forme che vengono appena abbozzate, intuite, per lasciar ampio margine interpretativo all’occhio di chi le osserva, consapevole che l’esistenza umana non è inquadrabile entro schemi preconfezionati quanto piuttosto si offre ad una continua molteplicità di indagini interpretative.
La sua produzione permette di cogliere sovente una scarnificazione dei corpi, che divengono scabri, abrasi nelle loro forme e in cui si incunea il colore quasi a creare una stratificazione di stati d’animo che indagano la psicologia del soggetto rappresentato. L’analisi dell’esistenza umana genera nell’artista la ricerca necessaria ed imprescindibile della vitalità delle cose e che si traduce nella inarrestabile fluttuazione dell’esistenza umana. Un lento ma inesorabile scorrere che trascina con se tempo, corpi, affetti, visioni, certezze. È il continuo movimento della vita, che segue il suo ciclo come una danza perpetua, che muta silente sotto una apparente fissità quotidiana ma scava come un fiume in piena la quotidianità del reale. Le opere della Lepkowska offrono al pubblico molteplici spunti di riflessione soprattutto grazie alla loro chiave interpretativa che va letta secondo una visione olistica del mondo, poiché in ciascuno dei suoi lavori è racchiusa una visione a tutto tondo, nella quale l’uomo e il mondo vengono interpretati nell’insieme e non separati.
Questo complesso approccio permette di aprire gli orizzonti ed analizzare così gli eventi e noi stessi con altri occhi, altre percezioni, dandoci la possibilità di attuare l’armonia mente-corpo-spirito. Questo nucleo tematico fondante della sua produzione artistica trova ampia diffusione nei suoi lavori di videoarte, di action painting e nelle istallazioni polimateriche, dove l’utilizzo dei materiali impiegati, quali corda, juta, rafia, cotone crea delle complesse trame all’interno delle quali si intrecciano storie, mondi, esperienze, in una narrazione aperta ed in continuo divenire, la stessa che si percepisce osservando le sue tele, dove il segno grafico contribuisce a creare l’immagine che viene poi deprivata della sua percezione reale per lasciare spazio alla manualità del gesto che traduce forme ed espressioni attraverso la linea e il colore, che può essere esiguo o copioso, brillante o cupo, ma sempre autoreferenziale poiché va a definire la resa psicologica del mondo da lei rappresentato e interpretato.
La sua produzione artistica risulta così pervasa dall’interferenza del caso, della contingenza che modula la realtà e il destino degli uomini. Siamo tutti “appesi a un filo”, quel filo sottile che nell’antichità le Parche tessevano arbitrariamente decretando il destino degli uomini. Ciascuno dei suoi lavori è pervaso da segni di interpunzione che creano trame, pause, riflessioni, sospensioni temporali atte a indurre nell’osservatore una profonda e personale riflessione sul suo posto nel mondo. Siamo una moltitudine indefinita di esservi viventi che abita un mondo in continuo divenire, il nostro movimento, le nostre trasformazioni fisiche e psicologiche sono continue ed inesorabili e seguono il mutare del mondo secondo le sue leggi fisiche ed entropiche di trasformazione della materia. Assecondando questo principio anche noi ci trasformiamo e moduliamo il nostro essere sull’onda circolare del tempo. Nelle sue opere Maria Lepkowska tesse la materia, nelle performance che realizza diviene essa stessa materia artistica, confondendosi, mescolandosi al gesto creativo, alla musica, alla danza, compiendo un antico rituale purificatore che riequilibra corpo e spirito.
Con questa consapevolezza di intenti mostra i suoi lavori, che sono sempre il risultato di una profonda ed articolata visione che resta aperta sul mondo, lo rielabora secondo visioni olistiche o apocalittiche, dove una materia magmatica appare prendere il sopravvento ma alla fine offre sempre un possibile spiraglio, un’apertura verso una futura visione di pace in cui si intravede una probabile salvezza del genere umano e del mondo.
Elena GRADINI Roma 22 Settembre 2024