Da Venezia “Foreigners Everywere – Stranieri Ovunque”. La 60ª Biennale d’Arte e i 331 artisti di Pedrosa!

di Veronica PIRACCINI*

La VERSATILITA’  dell’ essere “STRANIERI  OVUNQUE – FOREIGNERS EVERYWERE”

La 60ª Biennale d’Arte 2024 di Venezia e i 331 artisti di Pedrosa!

Il 16 aprile ha aperto per gli addetti del settore-stampa e vip, l’ Internazionale  Biennale d’Arte di Venezia sia ai Giardini che all’Arsenale Corderie ma anche in altri Spazi diversi (e, come sempre, non mancano le varie esposizioni collaterali). Rimarrà visitabile al pubblico dal 20 aprile sino al 24 novembre 2024.

2) In foto da sinistra il Presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto, e il Curatore della 60^ Esposizione Internazionale d’Arte, Adriano Pedrosa.
3) Mappa dei Giardini

Molte le novità. Intanto il direttore artistico Adriano Pedrosa è il primo italo-brasiliano a dirigere la Biennale di Venezia (vasto curriculum di scritti critici e di Esposizioni da lui curate nel mondo ad esempio dal Brasile a Shanghai e Istanbul, la direzione del Museu de Arte de São Paulo – MASP dal 2014 ad oggi). La sua idea si fonda sul concetto di mettere in luce la “versatilità” dell’arte e delle diverse culture come disposizione d’animo quale respiro universale dell’essere umano. Egli, scegliendo figure d’artista da diverse regioni del mondo, tra cui moltissime donne, struttura il Padiglione centrale dei Giardini in due nuclei, quello “Storico” con opere del XX secolo e l’altro “Contemporaneo” dei nostri giorni.

4) In foto l’ingresso del Padiglione Centrale ai Giardini dipinto dal collettivo indigeno Mahku.

Qui al Padiglione centrale dei Giardini s’individua la seconda novità: l’emergere della partecipazione di vari artisti indigeni quali lo sciamano A. Taniki Yanomami dell’ Amazzonia Brasiliana dell’alto Rio Catrimani e l’educatore J. Mokahesi Yanomami operatore sanitario illustratore di entità mitiche in bilingue (yanomami e portoghese). Inoltre l’ingresso del Padiglione Centrale ai Giardini, è completamente dipinto sulla facciata dal collettivo indigeno Mahku, tale da diventare un vero e proprio Manifesto iconico dell’edizione Pedrosa.

5) In foto Padiglione Centrale ai Giardini
6) In foto Padiglione Centrale ai Giardini.

Si spazia con molti artisti di tante parti del mondo, dalla filippina attivista A. Abad ai nostri italiani storici F. De Pisis, G. Bertini e G. Chini, dall’argentina l’italiana M. Bonomi e anche E. Cerrato, da Singapore G. Chen sino all’egitto di M. Abdel-Aleem,  dalla filosofa e scrittrice  francese E. Adnan all’artista della Nuova Zelanda S. Adsett, dall’Iraq R. Al Nasiri al boliviano M. A. Pantoya, dalla brasiliana L. Bo Bardi alla saudita D. Awartani, dall’ ugandese di New York  L. Babirye all’artista della Repubblica Domenicana  la prima pittrice moderna  C. Woss y Gil e lo storico G. H. Ortega, dal South Africa L. Sithole all’ italiano A. Volpi protagonista della Seconda Generazione d’ Arte Moderna in Brasile,  dal jamaicano O. Watson alla A. Questionmark nata a Roma ma di New York,  dalla Cecoslovacchia A. Zemànkova e dal Nuovo Messico  E. Whitehorse, dalla Cina l’artista Xiyadi (nome d’arte che significa farfalla siberiana  simbolo di appartenenza alla comunità culturale gay)  sino all’attivista peruviano R. Yahuarcani del popolo Uitoto Aimen,  dalla Corea C. Woosoung, e molti molti altri artisti interessantissimi.

7) In foto Padiglione Centrale ai Giardini.
8) In foto Padiglione Centrale ai Giardini.

Dunque particolare attenzione è dedicata al tema decoloniale, e il Direttore s’ impegna a restituire la diversità delle “culture altre” portando in luce criticamente i processi di vedere l’altro come “straniero” (inteso come estraneo), così ad individuare come noi tutti siamo “stranieri”. Egli sviluppa riflessioni sulle strutture dell’abitare con l’inclusione di molteplici collettivi ripensando l’arte in maniera condivisa, mettendo a fuoco una tematica su larga scala per la selezione degli artisti, per poi ampliarsi in un fitto programma d’ interventi performativi e installativi. Dunque ridisegna una sorta di celebrazione in progress della multiforme varietà  dell’ identità dello straniero, dell’outsider, dei queer  e dell’indigeno.

9) Stati Uniti
10) Giappone
11) Germania

Certamente  ai Giardini, intorno allo spazio centrale, si articolano i Padiglioni dei diversi Paesi partecipanti, e per come sempre accade all’inaugurazione, vi si trovano lunghe code come davanti alla gettonatissima Germania (che propone 6 artisti e video tridimensionale vocativamente spaziale tra il presente e il futuro incerto); gli Stati Uniti con grandi sculture di J.  Gibson che attingono dalla storia americana indigena e querr con riferimenti alle culture popolari di fili, stoffe e perline il tutto coloratissimo; il Giappone con l’artista Y. Mohri quali installazioni ibride con fluidi e tecnologie rudimentali ibridate alla frutta; la Francia con J. Creuzet uno spazio  di fili e strutture colorate che ha scelto la Martinica come fonte ispirativa; si evidenzia il Padiglione del Venezuela (commissario Reinaldo J Landaeta Diaz) a cura di Edgar Ernesto Gonzales che presenta l’artista Juvenal Ravelo con un’opera che si esprime attraverso il pubblico interattivo e la rifrazione ottica. Particolare l’Uruguay con una installazione immersiva  dell’artista Eduardo Cadozzo  inframmistato con Tintoretto.

12) Russia.

La Russia apre il suo spazio alla Bolivia ospitando artisti indigeni tra cui gli Inca dando un volto multiculturale; il padiglione Israeliano protetto da soldati è chiuso per protesta con un video che s’ intravede dalla vetrata d’ingresso dov’è affisso un cartello con su scritto “Chiuso fino al cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi” i sequestrati di Hamas dello scorso 7 0ttobre ancora non risolto con tutto ciò che comporta la questione drammatica della Striscia di Gazza; l’Egitto con il curatore e artista  W. Shawky presenta un suggestivo video e sculture d’installazione.

13) Israele.
14) Egitto.

Risalta per originalità il Padiglione del Brasile a cura di Arissana Pataxó, Denilson Baniwa e Gustavo Caboco Wapichana (commissario: Andrea Pinheiro, Fundação Bienal de São Paulo)  inaugurato da una gran folla festosa alla presenza dell’ ambasciatore del Brasile in Italia Renato Mosca con gli artisti espositori Glicéria Tupinambá  Comunità Tupinambá della Serra do Padeiro e Olivença a Bahia, Olinda Tupinambá, Ziel Karapotó: le opere sono veramente potenti ed evocative realizzate di strutture, piume e terra con la presenza degli artisti nei loro costumi indigeni; inoltre straordinaria è stata la performance di danze dai corpi nudi dipinti in terra rossa!

15) Brasile.
16) Brasile.
17) In foto all’opening del Padiglione del Brasile Veronica Piraccini (artista docente Pittura -Accademia di Belle Arti di Roma-), l’Ambasciatore del Brasile in Italia Renato Mosca e la moglie Luciana Duarte.

Spostandoci invece all’ Arsenale spicca la proposta del Padiglione Italia a cura di Luca Cerizza  (commissario Angelo Piero Cappello) con una grande istallazione dell’artista Massimo Bartolini (con C. Barvieri, G. Bryars, K. Malone) di un fitto fitto di tralicci di tubi innocenti dei trabattelli che invadono lo spazio con al centro un’opera tecnologica in movimento pulsante di color beige tra il liquido e il solido misteriosissima.

18) Mappa Arsenale Corderie.
19) Italia.

Bellissime le opere del Padiglione dell’Arabia Saudita della donna artista Manal  ALDowayan (curatrici J. Cerasi, M. El Khalil) che riguarda l’emancipazione del ruolo delle donne oltre i limiti tradizionali con delle bellissime opere di seta color ecrù e scritte nere su struttura in una sorta di labirinto e suoni delle donne saudite che ne propagano il mistero del deserto; significativa la presenza dell’Ucraina che presenta l’istallazione di O. Burlaka intorno al terribile tema della guerra con i films di altri autori sull’invasione russa fra tessuti del mercato delle pulci ucraino;  opere del Perù della loro tradizione popolare. E certamente infinite altre opere di vari artisti e paesi.

20) Arabia Saudita.
21) Perù.
22) In foto l’opening al Padiglione Bangladesh si vede la curatrice V. Vannucci (la seconda a sinistra) con gli artisti.

Decentrato è il Padiglione del Bangladesh allo Spazio Espositivo Priuli Bon a cura dell’attenta storica dell’arte  Viviana Vannucci e del commissario Liaquat Ali Lucky, che propongono opere di novità assoluta di 4 artisti bengalesi quali Abdur Rab, Mini Karim, Shahjahan Ahmed Bikash, Shahid Kabir, e altre nazionalità Nataliia Revoniuk, Patrizia Casagranda, DoJoong Jo, Jiyoon Oh, Mirko Demattè, con la presenza  anche di artisti italiani che si ispirano alle problematiche del Paese: le sorelle Claudia De Leonardis e Anna Carla De Leonardis, Roberto Saglietto, Franco Marrocco con sculture di terracotta come semi sparsi di altri mondi e Marco Nereo Rotelli con la sua tipica cifra anticonvenzionale.

Come sempre uscendo dall’Arsenale  c’è una gran varietà di nuove proposte in un  fitto fitto di programmi ed eventi collaterali che pullulano in Venezia e isole come a palazzo Bembo  espone European Cultural Centre Culture (ECC), che pur essendo una organizzazione a pagamento, presenta varie e nuove proposte, come Adriana Torres Sànchez del Mexico che ha opere sul tema dell’autismo presentata dalla Galleria (di Miami) “ The Soul of Messico” direttrice  Claudia Maldonado De Dios.


23) Repubblica del Camerun.
24) In foto all’opening del Padiglione della Repubblica del Camerun da sinistra l’artista Alex Burdan, la mecenate Chiara Donà delle Rose, l’artista Jean Michel Dissake

Ma assolutamente da non perdere, allontanandoci dall’Arsenale e andando a Fondamenta Nove, è lo straordinario Padiglione ufficiale della 60 Biennale della Repubblica del Camerun dal titolo “Nemo propheta in patria” a cura di Paul Emmanuel Loga Mahop, Sandro Orlandi Stagl (commissario: Serge Achille Ndouma) con  gli artisti Jean Michel Dissake, Hako Hankson, Kendji & Ollo Arts, Patrick-Joël Tatcheda Yonkeu, Guy Wouete, Julia Bornefeld, Adélaïde Laurent-Bellue, Rex and Edna Volcan, Liu Youju; e la partecipazione di artisti italiani come Franco Mazzucchelli artista storico anticipatore tecnologico dei celebri “Abbandoni” grandi sculture gonfiabili rese interattive dal pubblico (mio collega d’ Accademia in Brera negli anni di gioventù milanesi), Angelo Accardi, Giorgio Tentolini e Cesare Catania con una  scultura  particolarmente inventiva.

25) Repubblica del Camerun

In questo meraviglioso Palazzo Donà delle Rose di Chiara e Francesco Donà delle Rose (nobile famiglia ancora ad oggi mecenati e collezionisti, nonché  ideatori della stessa Fondazione nell’ antico Palazzo sopra citato, ricco di opere storiche e contemporanee) si svolge anche la Biennale d’Arte Sacra BIAS sull’idea, dice Chiara,  che l’artista “… avverte intuitivamente, spesso sovverte” al di là della sua nazionalità, essendo vicino a Dio, propaga spiritualità con l’opera.

In concomitanza è presente anche l ‘Esposizione dell’artista  Solmi a cura di D. Kosinski e R. Miracco (con diversi partnership come Var Digital Art  by Var Group, Thoma Foundation, e Phillips Collection) con la sua opera ibridata di video, dipinti e sculture di realtà virtuale.

In ultimo, da evidenziare, è il Padiglione del Vaticano del commissario: Cardinale José Tolentino de Mendonça (Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede),  e i curatori Chiara ParisBruno Racine che hanno costituito un evento unico alla Casa di Reclusione Femminile della Giudecca “Con i miei occhi”. Questo tema  mette in luce una drammatica dimensione reale (che mi ha fatto rivivere una esperienza di fanciulla, quando partecipai ad un evento di poesia a Rebibbia in Roma, dove gli sguardi dei carcerati mi trafissero, un’immagine indelebile fissa in me che questo Padiglione mi ha riproiettato!). Questi grandi occhi sbarrati, tema veramente centrato, lì dove c’è tanta sofferenza, lì dove è necessario prenotarsi con particolari attenzioni di sicurezza lasciando telefonini e documenti, sono le recluse che fanno da guida a noi visitatori:  la facciata è un murales su progetto di Cattelan, mentre  all’interno  espongono gli artisti: Bintou Dembélé, Simone Fattal, Claire Fontaine, Sonia Gomes, Corita Kent, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret, tutte opere davvero significative.

26) Vaticano
27) Vaticano

Se si è stranieri ovunque e non si è a casa in nessun posto, allora forse si è dappertutto, ed è una delle riflessioni più profonde che si riverbera sulle strutture dell’abitare fra le complessità attraversate da questa Biennale, assolutamente da vedere e vivere!

28) In foto il giorno 28 Aprile 2024 Papa Francesco atterra a Venezia e visita le detenute al carcere della Giudecca dove è allestito il Padiglione del Vaticano, e con tanta commozione il Santo Padre abbraccia le recluse e fra le altre parole di incoraggiamento e conforto dirà “avete un posto speciale nel mio cuore!

Veronica PIRACCINI

*(Foto di Veronica Piraccini; foto di Sabina Marchi  la n. 20, 26, 27; foto di repetorio 2, 17, e 28).