di Silvana LAZZARINO
Tra i protagonisti più interessanti della scena artistica tra XIX e XX secolo, Pietro Canonica (Moncalieri TO 1869 – Roma 1959) non solo è stato un affermato scultore e ritrattista delle più importanti famiglie aristocratiche e delle principali corti europee, comprese quelle d’Oriente a partire dalla fine degli anni Venti, ma anche raffinato poeta e musicista cui sono stati conferiti consensi e riconoscimenti in concorsi ed esposizioni nazionali ed internazionali ai quali ha preso parte.
Da Buckingham Palace alla corte degli Zar, fino ai sultani d’Oriente, Pietro Canonica è stato chiamato per diverse commissioni realizzando in particolare busti, ritratti, opere celebrative. Con lo scoppio della Prima Guerra mondiale si è dedicato principalmente a realizzare opere monumentali e celebrative in onore e in memoria dei caduti in guerra. È la sua passione per i viaggi ad averlo spinto alla fine degli anni Venti a scoprire l’oriente islamico dell’Asia centrale passando dalla Turchia.
Eleganza e armonia, all’insegna di una classicità senza tempo in cui si fondono aspetti propri del romanticismo legati al vissuto emozionale, caratterizzano la sua opera dove in particolare nei busti e ritratti emerge quella profondità espressiva legata ad uno sguardo, gesto o portamento. La ricchezza espressiva propria degli sguardi e dei gesti, il movimento dei panneggi delle vesti, accompagna anche diverse opere da lui realizzate ispirandosi a Dante e alla sua poetica, che sono esposte nella mostra “Dante nelle sculture di Pietro Canonica” allestita a Roma presso il Museo Pietro Canonica a Villa Borghese in occasione dei Settecento anni dalla morte del Sommo Poeta.
Curata da Carla Scicchitano con Anna Gigante e Fabiola Polsinelli, e promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione restituisce un ascolto profondo di quanto Dante descrive nella sua opera (in particolare la Divina Commedia, La Vita Nova) attraverso un omaggio diretto, ma anche restituendo un’interpretazione propria sia rispetto alle tematiche, sia alla simbologia presenti nell’opera del poeta.
Pietro Canonica amava molto leggere Dante, lo dichiara apertamente nelle sue memorie, ma soprattutto se ne può trovare testimonianza in alcune sue sculture. Egli vedeva nel poeta fiorentino il padre della cultura e dell’identità italiana. Le opere in mostra originali e sorprendenti, selezionate dalla collezione del Museo, sono state integrate dal ricco materiale fotografico e documentario solitamente conservato nell’archivio storico. Sono opere che prendono vita da un attento studio sul piano iconografico, simbolico per dare forma all’universo dantesco in modo originale stando sul ritmo dei dialoghi e sulle emozioni che affiorano dalle voci e dai volti dei personaggi che Dante incontra nel suo poema allegorico didascalico, ma anche espresse in altre opere come “La Vita Nova” dove si fa riferimento a Beatrice.
Così nel percorso espositivo si possono incontrare gli amanti Paolo e Francesca avvinghiati nell’abbraccio del loro tormentato amore, stretti pur innanzi all’orlo dell’abisso per sempre immortalati in L’Abisso (1909), Piccarda Donati nel mostrare un equilibrato e giusto amore per sé, viene raffigurata nell’opera La Carità nell’atto di tendere la mano verso il fratello Corso quale gesto di perdono, compassionevole nella sua virtù teologale, avendola lui tratta con la forza dal convento per darla in sposa a Rossellino della Tosa seguace di parte Nera.
È poi il tema del passaggio dalla veglia al sonno descritto con l’opera La Veglia dell’Anima (1920) in riferimento ai versi 144.145 del canto XVIII del Purgatorio in cui Dante accompagnato da Virgilio dopo aver incontrato gli accidiosi passa a poco a poco dalla veglia al sonno iniziando a vaneggiare chiudendo gli occhi per poi sognare.
La figura di Beatrice donna idealizzata secondo i canoni dello Stilnovo, è ritratta nella sua essenza di dolcezza e gentilezza nel gesso che la raffigura mentre tiene una rosa poggiata sul petto a chiudere il manto che le ricopre il capo. Questo fiore che ricorre nell’iconografia di Beatrice, simboleggia il miracolo e la beatitudine. L’opera esposta è un calco dell’originale in marmo che da fonti archivistiche risulta presente al Museo Peterhof di San Pietroburgo in Russia.
L’immagine di Beatrice, riferita al sonetto della Vita Nova (sonetto 18 Capitolo 26) è molto distante da quella presente nella Divina Commedia quando lei si mostra a Dante nel XXX canto del Purgatorio con tono di rimprovero per aver smarrito la “diritta via” per poi guidarlo nel percorso di ascensione al Paradiso.
Ad accompagnare il visitatore nel percorso della mostra nelle Sale III e VII e nella Sala del Camino, sono apparati didattici e multimediali con cui approfondire alcune tematiche e sentirsi ancor più dentro quel contesto grazie alla lettura di alcuni versi tratti dalle opere di Dante.
L’organizzazione della mostra, aperta fino a 27 febbraio 2022, è a cura di Zètema Progetto Cultura, mentre il progetto allestitivo è stato realizzato da Paola Marzoli.
L’ingresso al Museo è consentito esclusivamente ai soggetti in possesso di Green Pass in ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, e sempre dopo la misurazione della temperatura con termoscanner che non deve essere uguale o superiore a 37.5. Inoltre è obbligatorio l’utilizzo della mascherina e il distanziamento di almeno 1 metro tra le persone.
Silvana LAZZARINO Roma 4 dicembre 2021
Dante nelle sculture di Pietro Canonica
Museo Pietro Canonica a Villa Borghese, viale Pietro Canonica, 2 (piazza di Siena) – Roma
Orario da martedì a domenica ore 10.00-16.00. Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura; fino al 27 febbraio 2022
Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 25 dicembre
ingresso libero
Informazioni: Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)