Dentro la Grande Guerra (’15 – ’18) L’inutile massacro negli eccezionali dipinti di Giovanni Costantini pittore-soldato pacifista e antifascista.

di Maurizio BERRI

“Le Lacrime di Guerra” di Giovanni Costantini

Fino all’8 giugno presso la Galleria d’Arte Ponti (via di Monserrato, 8-9, Roma)

Il Perché di una Mostra.

Come nasce una Mostra? L’esposizione della monumentale opera di Giovanni Costantini delle “Lacrime di Guerra” – che non sfigurano con le 80 acqueforti incise da Francisco Goya un centinaio di anni prima con il titolo “I Disastri della Guerra” – avrebbe meritato un importante Museo o quantomeno un’istituzione pubblica e invece siamo qui tre privati cittadini a presentarla: un pensionato, amante di pittura, come me; il titolare di una onorata galleria privata, come Alessio Ponti ed un bravo ed illuminato editore, come Antonio Vella.

Una cosa posso dire con certezza: la mostra che ha richiesto un notevole sacrificio (questi quadri erano stati esposti al pubblico una sola volta – Prima Biennale Romana del 1921 – più di cento anni fa), non è certo un’operazione commerciale. Il gallerista Alessio Ponti può vendere soltanto pochi quadri di quelli qui esposti, poiché la maggioranza sono rigidamente di proprietà privata e tali rimarranno. (un ringraziamento sincero va a tutti coloro che li hanno volontariamente prestati). Solo dietro le mie insistenze (la mia specialità è quella di riportare alla luce pittori ingiustamente dimenticati) il nostro anfitrione si è convinto ad affrontare le spese di questa impresa (ne dico una: tutti  i quadri sono stati restaurati)  e credo meriti una grande lode. Qui nessuno ha pensato al guadagno e immodestamente mi ci metto anch’io, che in nome della gloria ho passato tre mesi del mio tempo per ricostruire – attraverso i giornali dell’epoca (pochi critici se ne erano occupati) gli avvenimenti di quegli anni lontani.

Allora perché tanta insistenza?

Giovanni Costantini era di una famiglia molto povera. Baciato dal demone dell’arte lavora prima presso uno scenografo, Alessandro Bazzani, e poi presso un pittore, Gioacchino Pagliei, ove di fatto fa il garzone di bottega. Per pagare la scuola serale di nudo presso l’Accademia di Francia si adatta a far la vita di imbianchino montando, con il classico cappellino di carta, sui ponteggi per imbiancare, con il pennellone, la facciata del palazzi. L’esordio avviene alla Mostra degli Amatori e Cultori del 1892, ove un suo paesaggio viene acquistato dal re, Umberto I. Viene adocchiato dai pittori dei “XXV della Campagna Romana” che nel 1904 lo fanno entrare nel Gruppo, causandogli una grande gioia, poiché si trova a lavorare fianco a fianco con il pittore che considerava da sempre il suo grande maestro: Giulio Aristide Sartorio.

Giovanni Costantini, La Lettera

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale tutto cambia. Profondo pacifista Giovanni considerava la guerra una follia, come una proiezione ancestrale dei peggiori istinti dell’homo sapiens per depredare dei suoi beni il vicino di caverna. Così nel 1915 mette da parte i dipinti della Campagna Romana che aveva ancora sul cavalletto e per cinque anni dipinge questo immane ciclo delle “Lacrime di Guerra” (45 quadri) in cui descrive, nei minimi dettagli, tutti gli orrori della guerra.

Giovanni Costantini Dopo la battaglia

Questi quadri non li aveva mai visti nessuno (tranne gli amici intimi), ma nell’ambiente artistico tutti ne parlavano. Così accadde che in occasione dell’apertura della Prima Biennale Romana (1921) la giuria della manifestazione gli richiese l’esposizione. Costantini rifiutò. Attorno a lui l’ambiente era mefitico.

Lungi dal condannarla, la guerra veniva presentata come l’emblema del sommo eroismo. In letteratura D’Annunzio cantava la Bellezza della Guerra e Marinetti scriveva un libro: “La guerra unica igiene del mondo”. In pittura la scuderia dei pittori futuristi di Marinetti dipingeva quadri movimentati da spicchi di bandiere tricolori inneggianti la vittoria, che altro non erano che esaltazioni della guerra; in politica le camicie nere di Mussolini, dopo aver bruciato decine di case del popolo pestando tutti gli oppositori, si apprestavano a prendere il potere.

A fronte di questo scenario Costantini vedeva tutto quello che i giornali non avrebbero mai raccontato.

Giovanni Costantini, Fine di una lotta

I soldati italiani uccisi durante il conflitto superavano le 600.000 unità.

Giovanni Costantini, I Nemici

Il 60% del reclutamento era avvenuto nell’Italia del Sud e riguardava contadini analfabeti che parlavano soltanto il dialetto e non capivano la lingua italiana. Inoltre non sapevano perché dovevano sparare a degli uomini venuti da lontano, solo perché parlavano in modo ancora più incomprensibile. La dodicesima battaglia dell’Isonzo di era conclusa con un’immane disfatta, Caporetto, la sconfitta militare più disastrosa che l’esercito italiano avesse mai subito. Dopo tanti anni passati in trincea per conquistare  e poi riperdere poche centinaia di metri, i nostri combattenti in fuga venivano ricacciati indietro per 150 chilometri (con 300.00 prigionieri e 350.000 sbandati).

Gli alti comandi tentarono di fermare la ritirata dei soldati lungo la riva del Piave. L’ordine fu di fucilare tutti gli sbandati che non sapessero rispondere alla domanda dove fosse il proprio battaglione. Vennero in questo modo fucilati quasi mille soldati italiani dagli stessi commilitoni. (Storia di mio nonno al fronte come Tenente Colonnello Medico colto da depressione maggiore).

Giovanni Costantini, Ricordo, olio su tela 126 x 144

Tutte queste cose i giornali non le raccontavano, ma Costantini contrariamente a quanto affermavano alcuni critici d’arte del tempo, queste cose le sapeva per il semplice motivo che era stato al fronte con Sartorio a dipingere al fronte.

Giovanni Costantini, l’Esempio

A seguito della Biennale del 1921, venuto il fascismo al potere, Costantini fu colpito dalla “Damnatio Memoriae”. Ecco perché il ciclo bellissimo delle “Lacrime di Guerra” non fu comprato da nessuna istituzione pubblica. Non solo ma a Costantini fu preclusa la partecipazione a qualunque esposizione o mostra ufficiale di pittura.

Giovanni Costantini La Croce

Se questo può essere comprensibile in un regime dittatoriale, quello che non si riesce a comprendere è come mai una volta affermatasi la repubblica nulla  cambiò per il nostro pittore, che era stato l’unico ad opporsi al fascismo quando ancora non era andato al potere. Nessuna autorità, nessuna istituzione, nessun uomo politico si è ricordato di lui in occasione delle feste della Repubblica o della Liberazione. Ma peggio ancora nessun critico o storico dell’arte, nessun museo si è preoccupato di ricercare questo ciclo pittorico che è veramente degno di stare alla pari con l’opera di Francisco Goya.

Giovanni Costantini La Spia

E’ toccato ad un critico dilettante e a un Gallerista illuminato riportare alla luce buona parte di quella impresa pittorica dipinta, più di cento anni fa, da questo grande pittore, che sarebbe rimasta sconosciuta per sempre.

Siamo noi a voler oggi ringraziare, con una piccola mostra, questo grande pittore e grande uomo che merita tutto il nostro affetto, sperando che anche voi, spettatori del 2000, vogliate associarvi con un grande “Grazie” a Giovanni Costantini.

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Il pittore Giovanni Costantini (Roma 1872– 1947), oggi quasi completamente dimenticato, visse in ambito professionale due periodi  distinti.

Il primo periodo fu quello di un onesto professionista. Formatosi quasi da autodidatta, procedette spedito, sulle orme di Giulio Aristide Sartorio,  verso una pittura en plain air, caratterizzata da  una profonda conoscenza del paesaggio campestre e della vita contadina dell’Agro romano, che  gli valse l’ingresso nel Gruppo de “I XXV” della Campagna Romana.  Qui, come consuetudine, gli venne affibbiato il nomignolo di “Il Grillo”, per  il suo aspetto lungo e magro abbinato però ad un  fisico scattante.
Il secondo periodo coincide con la Prima guerra mondiale. Data l’età, il pittore non partecipò  come soldato al conflitto ma, seguendo l’esempio  del suo amico Sartorio, andò ad osservare quel  che accadeva al fronte e ne rimase completamente sconvolto.
Negli anni compresi tra il 1915 e il 1921 dipinse  45 quadri (le “Lacrime di Guerra”) nei quali con la più cruda realtà descrisse, come un moderno  fotoreporter, tutti gli orrori della guerra. La serie,  dopo molte controversie, (il pittore non voleva  partecipare, vista l’opposizione preconcetta dei nazionalisti – allora già vicini al governo – che lo  avevano tacciato di disfattismo) venne esposta alla Prima Biennale di Roma (1921) ove, contrariamente alle aspettative, ottenne un grande successo di pubblico.
Uno dei quadri più belli, La  Spia vinse così il Primo Premio della Biennale,  assicurando al pittore una fama insperata, che gli  procurò importanti commissioni. Prima tra tutte  una grande pala del Sacro cuore di Gesù per la  chiesa di Santa Maria del Popolo.
Una quindicina di quelle opere, presentate a suo  tempo alla Biennale Romana, sono state ora ritrovate dal gallerista Alessio Ponti che ha deciso di  metterle in mostra, a monito ancora oggi valido –  con i conflitti che ci circondano – della bestialità  di tutte le guerre.

Da Giovedì 9 maggio 2024  la Mostra “Giovanni Costantini: Lacrime  di Guerra” è aperta al pubblico (fino all’8 giugno 2024) presso la Galleria d’Arte Ponti (via di Monserrato, 8-9, Roma), luogo di arte e memoria, votato alla riscoperta e alla valorizzazzione dei massimi esponenti dell’arte italiana.
Legato alla mostra è uscito l’omonimo catalogo,  sponsorizzato da LuoghInteriori, dalla Galleria
d’Arte Ponti e da «Cores», rivista di conservazione e restauro.

Maurizio BERRI  Roma 19 Maggio 2024