redazione
Erano più di venti anni, dai tempi del Giubileo del 2000, che non veniva compiuta un’operazione del genere. In quell’occasione le fasi vennero distribuite nell’arco di tre anni, mentre adesso, grazie alla determinazione dell’attuale amministrazione dell’Opera della Metropolitana, sono state concentrate nell’ambito di tre mesi
L’organo della Cattedrale, costantemente sottoposto a controlli ordinari e accordature che ne assicurano la migliore efficienza e al tempo stesso il rispetto del considerevole materiale storico, si presentava in condizioni d’integrità tali da non richiedere un restauro completo. Tuttavia, l’azione congiunta del tempo, dell’inevitabile deposito di polveri e dell’usura delle parti più delicate ha reso necessario un intervento straordinario che ha comportato il completo smontaggio dell’intero strumento.
Di solito si usa dire “l’organo della Cattedrale”. In realtà, per dare un’idea della grandiosità e della complessità di questo enorme strumento si dovrebbe usare il plurale, cioè “gli organi”. Fino al secondo dopoguerra, infatti, esistevano in Cattedrale ben tre distinti strumenti, dei quali il maggiore, collocato sopra la sacrestia, risaliva addirittura al 1508, con aggiunte che si erano protratte fino all’Ottocento, mentre gli altri due si trovavano rispettivamente l’uno esattamente di fronte all’organo grande e l’altro, di origine barocca romana, accanto alla Cappella del Voto. Fu a partire dal 1958, attraverso una serie di tappe conclusesi nel 1977, che su iniziativa dell’allora organista titolare Giordano Giustarini non solo i tre organi furono ulteriormente ampliati e riuniti tra di loro tramite l’elettrificazione dei comandi di trasmissione, ma se ne aggiunse addirittura un quarto dietro all’altar maggiore, tanto da giungere alla configurazione attuale, che vede ben quattro corpi di canne distinti, azionabili tramite una consolle centrale a quattro tastiere. La trasmissione dei comandi si avvale di un sistema radiocomandato.
L’intervento straordinario appena concluso, affidato alla prestigiosa ditta Mascioni di Azzio (Varese), si è articolato quindi in quattro distinte fasi, una per ciascun corpo di canne. Considerata l’enorme mole dello strumento, i lavori somigliavano in qualche modo a cantieri edili, dato che in alcuni casi è stato necessario erigere veri e propri ponteggi.
Con questo intervento, oltre a tutte le azioni di pulitura, rimessa in forma e ripristino di parti non funzionanti, nonché tutela delle numerosissime canne antiche inglobate nello strumento moderno, su progetto dell’organista titolare Cesare Mancini è stato aggiunto un poderoso registro di pedale, la Controbombarda 32’, e sono stati inseriti alcuni effetti ottenibili tramite le attuali tecnologie informatiche.
Roma 9 Aprile 2023
Andrea Acampa
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