Edgar Allan Poe e “I delitti della rue Morgue”; a oltre 200 anni dalla nascita dello scrittore si riapre il ‘caso’ del rapporto con Alexandre Dumas

di Claudia RENZI

EDGAR ALLAN POE GENIO MODELLO

Nato a Boston il 19 gennaio 1809, Edgar Allan Poe è uno dei più grandi scrittori americani, votato all’arte sin nel cognome – poe-sia spezzata come la sua vita, conclusasi prematuramente e in circostanze ancora oscure- e nel nome, che pare provenga dal Re Lear di Shakespeare, tragedia che i suoi genitori – attori di teatro – si accingevano a portare in scena in quello stesso 1809. Rimasto orfano molto presto, e adottato dagli Allan con cui ebbe un rapporto complicato, iniziò la sua carriera di scrittore collaborando a varie riviste, sulle quali apparvero racconti brevi e poesie divenuti celeberrimi, ripresi, citati, omaggiati, saccheggiati da molti altri anche grandi scrittori costantemente.

A. Dumas, L’assassinio di Rue Saint-Roch

E’ il caso di Alexandre Dumas che, tra il 28 dicembre 1860 e l’8 gennaio 1861, pubblicò a puntate su “L’indipendente”, quotidiano fondato da lui stesso a Napoli, un racconto breve dal titolo L’assassinio di Rue Saint-Roch, la cui trama appare come un raro connubio di sintesi e originalità: due donne sole, madre e figlia, vengono trovate brutalmente assassinate in casa loro, in rue Saint-Roch a Parigi, dopo aver ritirato una consistente somma di denaro presso la filiale della loro banca. Le modalità dei due delitti paiono da subito sconcertanti ed estremamente violente: chi può aver aggredito le due gentili signore, dalla vita appartata e irreprensibile, accanendosi con tanta morbosità sul corpo di una delle due, rinvenuto addirittura letteralmente incastrato nel camino di casa? Quale uomo o piuttosto mostro può aver fatto un simile scempio?

Dumas dedicò il racconto al “signor Prefetto di Napoli” narrando in prima persona, cambiandone per discrezione alcuni dettagli, un fatto di cronaca che sostenne essere apparso sulla parigina “Gazette des Tribunaux” nel 1832; infine attribuì la risoluzione dell’enigma ad un suo ospite dell’epoca, tale Mr. Edgar Allan Poe.

Poe aveva una bizzarria d’umore ed era di preferire la notte al giorno […] e mi diceva che tutti gli uomini avevano, al posto del cuore, una finestra aperta per lui, e accompagnava quest’assegnazione di prove immediate che avevano quasi sempre me stesso per oggetto e non potevano lasciarmi nessun dubbio sulla realtà del talento divinatorio d’Edgar […] Questo racconto sarà intitolato se lo volete L’assassinio di rue Saint-Roch”.
E. A. Poe I delitti della rue morgue

Al leggere la trama, a chi ama Poe suonano subito diversi campanelli d’allarme: nel 1841 – ben 19 anni prima del racconto di Dumas – Poe aveva scritto il celeberrimo I delitti della rue Morgue, capostipite di tutti i racconti gialli/polizieschi a seguire, generatore di cliché poi più o meno ricorrenti (il delitto, il mistero da risolvere, il detective professionista o improvvisato, l’indagine, l’escussione dei testimoni, la soluzione del caso previ vari colpi di scena più o meno azzeccati a seconda dell’abilità e della fantasia dello scrittore, ecc.).

La prima traduzione in francese dell’opera di Poe apparve nel 1854 grazie a Charles Baudelaire, grande ammiratore di Poe. Pare tuttavia che, già prima, Dumas avesse avuto possibilità di tradurre I delitti della rue Morgue e dunque è palese conoscesse il racconto. Alcuni[1] sono giunti a domandarsi se davvero il racconto di Dumas sia stato concepito prima di quello di Poe e se, nel caso, quest’ultimo possa aver lui plagiato il grande romanziere francese e avergli perciò scippato la paternità del genere letterario per il quale è famoso. La risposta, a mio parere, è no. Dumas non ha anticipato Poe, e il fatto di cronaca che sostiene essere accaduto a Parigi nel 1832 non trova riscontro né nella Gazette né in altri quotidiani dell’epoca.

Men che meno Poe ha copiato dal collega: è Dumas che ha attinto a Poe, ripercorrendo quasi punto per punto il suo originale, ritoccando nomi e location, esordendo con l’espediente letterario del trafiletto di cronaca apparso su un periodico realmente esistente per proporre il racconto ai suoi lettori italiani che, all’epoca, non potevano conoscere l’originale di Poe, essendo ancora inedito in Italia[2].

Dov’è allora la genialata, la firma, anzi la zampata del genio? Nel fatto che Dumas, sebbene Poe fosse prematuramente scomparso nel 1849, per scongiurare qualsiasi accusa di plagio (accusa alla quale non era affatto estraneo, avendo avuto già diverse noie in tal senso, come del resto lo stesso Poe) ha brillantemente impiegato lo scrittore dal quale ha tratto ispirazione rendendolo protagonista del proprio racconto.

Dumas ha copiato? No, perché non ha fatto nulla – anzi – per nascondere la sua fonte, tanto che persino uno dei personaggi sottoposti a interrogatorio, il medico che esamina le vittime, fa di cognome cognome Dupin, come Auguste Dupin, il detective creato da Poe che esordì proprio ne I delitti della rue Morgue, prototipo di tutti i detective analitici a seguire.

Va notato, semmai, che nel racconto di Poe il medico si chiama invece Paul Dumas: dunque Dumas ha ricambiato l’omaggio del maestro mettendo al personaggio del dottore non il cognome “Poe” (non poteva, visto che lo stesso Poe era già tra i deuteragonisti) bensì quello del personaggio creato dall’ammirato collega proprio nel racconto oggetto di citazione.

Dunque L’assassinio di rue Saint-Roch non rappresenta, tecnicamente, un plagio: plagio è una copia pedissequa di interi brani di un’opera altrui senza citarne la fonte e, in vero, anche in casi del genere è arduo stabilire i confini entro cui ci si può muovere: una reinterpretazione a sua volta artistica di una trama, ad esempio, non può essere considerata plagio poiché diventa un’altra opera nel momento stesso in cui è manipolata, diventa cioè una nuova creazione artistica, e dunque comunque unica, se pure partita da una base già proposta altrove.

Non è certo se Dumas e Poe si siano mai incontrati di persona, probabilmente no.

Ritratto di Edgar Allan Poe
Alexander Dumas, padre

Si è molto speculato su alcuni “anni oscuri” di Poe, dei quali non si hanno notizie certe, e tali lacune sono state a volte riempite più o meno convincentemente con viaggi all’estero, missioni, arruolamenti (come accaduto nel caso dell’attore di Stratford upon Avon William Shakespeare per cercare di giustificare il genio delle opere che circolano con il suo nome o, più recentemente, di Caravaggio tra il suo lasciare Milano nel 1592 e il primo documento certo che lo colloca a Roma nel 1597), senza tuttavia evidenze o documenti in tal senso: Poe potrebbe essere stato in Francia o altrove in Europa, ma non è dato sapere. In pratica, L’assassinio di rue Saint-Roch non è la testimonianza di un incontro tra Poe e Dumas più di quanto non possa esserlo la Commedia per un incontro tra Dante e Virgilio: il racconto dumasiano è una finzione, l’omaggio di un genio a un altro genio.

Laddove alcuni critici si sono chiesti “perché Poe abbia ambientato alcuni racconti a Parigi” la risposta è semplice: era uno scrittore, dunque… inventava! Infatti la “rue Morgue” a Parigi non è mai esistita. Si può dimenticare che Salgari ha ambientato un’intera saga in Malesia, dove non è mai stato, o che Stoker ha ambientato il suo capolavoro Dracula in Transilvania, che pure non ha mai visto? Salgari e Stoker hanno viaggiato tramite la più eccezionale stazione del mondo: la biblioteca, che offre viaggi non solo nello spazio ma persino nel tempo. Poe si è limitato a scegliere una città “esotica” per un americano e inventarsi il nome di una via: ne I delitti della rue Morgue Poe citò “rue St. Roch” come fosse un quartiere mentre Dumas, che conosceva evidentemente bene la reale toponomastica, ripristinerà il nome a via e lo usò come titolo del suo racconto. La scrittura del resto è questo: Studio e Fantasia.

Pare che ogni grande artista sia stato, più o meno, in qualche modo, a un certo punto tacciato di plagio; Picasso disse: “I mediocri imitano, i geni copiano” – rielaborando, ovviamente, a sua volta una frase di T. S. Eliot: “I poeti immaturi imitano, i maturi rubano” – e Benedetto Croce sembra essersi espresso in termini analoghi:

Se si potesse far uso in questioni strettamente letterarie del brutto vocabolo di plagiario tutti gli scrittori, gli artisti, i pensatori sarebbero plagiari perché tutti si riattaccano all’arte e al pensiero precedente, svolgendolo e variandolo”.

Dumas con L’assassinio di rue Saint-Roch ha sfornato un racconto semplicemente geniale, rendendo protagonista colui dal quale copiava e stroncando al contempo sul nascere qualsiasi polemica di plagio. Chapeau a questo originale omaggio, cui ci uniamo nel giorno del compleanno del maestro.

©Claudia RENZI , Roma, 19 gennaio 2025

NOTE

[1] Es. Ugo Cundari (a cura di), Alexandre Dumas. L’assassinio di Rue Saint-Roch, Milano, 2012 (postfazione).
[2] I delitti della rue Morgue sarà pubblicato in Italia nel 1863.

BIBLIOGRAFIA

  • Benedetto Croce, Il plagio e la letteratura, in: «La Critica», 1, 1903, pp. 468-70
  • Benedetto Croce, Reminiscenze e imitazioni nella Letteratura italiana durante la seconda metà del sec. XIX. Introduzione, in: «La Critica», 7, 1909a, pp. 165-7
  • Benedetto Croce, Reminiscenze e imitazioni nella Letteratura italiana durante la seconda metà del sec. XIX. Noterella polemica alla questione metodica, in: «La Critica», 7, 1909b, pp. 424-32
  • Edgar Allan Poe, Racconti di enigmi, Milano, 2001
  • Felix J. Palma, La mappa del cielo, Roma, 2012
  • Marcello Staglieno, Poe a Pietroburgo, 1827-1832. Dandy o assassino?, Milano, 2005
  • Matthew Pearl, L’ombra di Edgard, Milano, 2006
  • Nikolaj Frobenius, Vi racconterò la paura, Milano, 2010
  • Ugo Cundari (a cura di), Alexandre Dumas. L’assassinio di Rue Saint-Roch, Milano, 2012