di Daniela PUGGIONI
Redattrice e collaboratrice di riviste online
Emma Carelli (Napoli, 12 maggio 1877 – Montefiascone, 17 agosto 1928) è sconosciuta al grande pubblico, nonostante sia stata all’epoca una famosissima cantante d’opera stimata ed esaltata per le qualità vocali e interpretative, e sia poi diventata l’infaticabile impresaria del Teatro Costanzi, che visse sotto la sua lungimirante direzione spettacoli memorabili.
Per scrivere questo articolo ci siamo documentati sul ricco materiale, che si riferisce soprattutto all’attività di impresaria e direttrice del teatro, contenuto in Dal Costanzi all’Opera. Storia del Teatro dell’Opera di Roma di Vittorio Frajese. È un’opera in quattro volumi edita nel 1977 da Edizioni Capitolium, le edizioni del Comune di Roma. Faremo inoltre riferimento ad altra documentazione che arricchisce la biografia riportata ne La prima donna, il docufilm di cui parleremo in seguito.
La giovane Emma Carelli trascorse la giovinezza a Napoli nell’ambiente colto e raffinato frequentato da grandi artisti e intellettuali legati a suo padre Beniamino (1833-1921), compositore e anche famoso ed esperto insegnante di canto.
Emma divenne giovanissima famosa e acclamata interprete di ruoli importanti al fianco dei più celebri cantanti dell’epoca: Francesco Tamagno,Titta Ruffo ed Enrico Caruso suo partner nella Tosca di Giacomo Puccini e nell’Iris di Pietro Mascagni, entrambi suoi “cavalli di battaglia”, fu diretta dai più famosi direttori, ricordiamo Arturo Toscanini alla Scala.
Nelle interpretazioni dei diversi personaggi riversò il suo focoso temperamento di cui era consapevole e che cercava di controllare per non eccedere. Sono molto interessanti le sue osservazioni sui personaggi, la sua Desdemona combattiva era più vicina a Shakespeare che non alla donna rassegnata e dolce pensata Verdi. Per questo la sua interpretazione fu criticata dalla stampa ma convinse Puccini, che la vide a Milano con Tamagno in Otello e la volle come Tosca a Buenos Aires.
Famosa e acclamata ovunque ebbe problemi in Italia perché si sposò con Walter Mocchi, socialista della corrente più estrema. In occasione dello sciopero generale a Milano, durante il quale il marito fu tra i più accesi agitatori, l’impresario del Lirico di Milano le disse che non poteva rappresentare Siberia di Umberto Giordano con lei come protagonista in quanto moglie di Mocchi. Per questo ingoiò seduta stante quasi un intero tubetto di sublimato corrosivo e lo comunicò all’attonito impresario, fortunatamente riuscirono a salvarla.
Il tentato suicidio non influì sulla qualità della voce e dopo la convalescenza tornò a cantare al Lirico proprio in quella stessa opera: Siberia, ispirata al romanzo di Tolstoj, Resurrezione.
L’attività politica del marito fu di ostacolo alla sua carriera e la costrinse a cantare soprattutto all’estero dove era molto richiesta per la sua bravura; tornò a cantare al Costanzi, ma mai più alla Scala.
Dopo il fallimento in politica il marito si dedicò all’attività di impresario e fondò con soci di peso come l’editore Sonzogno due diverse società collegate: la Stin (Società teatrale internazionale e nazionale), in Italia, e la Stia (Società teatrale italo argentina) in America latina.
L’intuizione vincente fu di portare gli spettacoli di maggior successo della stagione invernale italiana, quando questa finiva a tarda primavera (maggio), in America latina dove invece iniziava la stagione invernale. Un’idea che ebbe successo perché così i cantanti non restavano inattivi ed erano ben pagati perché Brasile e Argentina erano paesi ricchi; questo gli permise di scritturare i cantanti più famosi.
Nel 1907 dopo la morte di Domenico Costanzi, che aveva costruito e gestito tra alterne e vicende il Teatro Costanzi, Mocchi lo comprò dagli eredi. Il teatro Costanzi era un politeama, cioè un luogo dove venivano ospitati spettacoli popolari di vario genere: melodramma, operetta, danza, molta prosa e anche concerti, era stato inaugurato il 27 novembre 1880 e aveva una capienza di 2212 posti.
Nel 1912 Emma Carelli, divenne direttrice e responsabile della nuova «Impresa Costanzi», così ribattezzata dopo varie trasformazioni di ordine societario. Le circostanze in cui cominciò erano difficili e inoltre si scommetteva sul suo fallimento in quanto donna, ma Emma Carelli smentì le fosche previsioni.
Questa donna dava fastidio per la sua intelligenza, il suo spirito libero, indipendente e anticonformista, il suo temperamento che la portava a dirigere e comandare senza alcuna soggezione verso gli uomini.
Era una femminista e auspicava la partecipazione attiva delle donne alla vita politica attiva, forse per questo fu inizialmente simpatizzante del Fascismo in quanto Mussolini appoggiò inizialmente il movimento femminista per il voto alle donne. Il 22 novembre 1925, il fascismo fece entrare in vigore una legge che per la prima volta rendeva le italiane elettrici in ambito amministrativo. Questa legge fu però resa inutile dalla riforma podestarile entrata in vigore pochi mesi dopo e precisamente il 4 febbraio 1926.
Nel corso della prima stagione doveva essere rappresentata l’Elettra di Richard Strauss con la Carelli nel ruolo del titolo. Nel pomeriggio di quel giorno scoppiò un incendio, Emma si precipitò in teatro, fortunatamente il fuoco si sviluppò nel sotterraneo e fu domato in tempo per lo svolgimento dello spettacolo. Nonostante la polvere, il fumo e la tensione nervosa la Carelli con grande forza d’animo cantò quella parte ardua, sia vocalmente sia per l’interpretazione, riscuotendo un grande consenso.
Le stagioni da lei organizzate sono memorabili perché, nonostante gli ostacoli di vario genere, dal difficile rapporto con l’orchestra alle invidie che suscitò per le sue capacità, riuscì a far convivere non sempre facilmente le esigenze artistiche con quelle finanziarie.
Ebbe come suo principale collaboratore il direttore d’orchestra Edoardo Vitale, uno dei migliori in quell’epoca, riuscì ad ingaggiare i migliori cantanti come Aureliano Pertile, Rosina Storchio, Bianca Scacciati, Toti Dal Monte, Carlo Galeffi, Nazzareno De Angelis, Tancredi Pasero, con lei debuttarono al Costanzi Beniamino Gigli e Giacomo Lauri Volpi. Fu una donna molto attenta e interessata alle novità artistiche portate dalle avanguardie e alla produzione a lei contemporanea.
Al Costanzi ci fu la prima italiana del Trittico di Puccini, la Turandot fu rappresentata quattro giorni dopo la prima della Scala, ci furono i debutti di opere di Mascagni, Malipiero e di altri ora meno noti.
Stessa abilità mostrò nella ideazione della Stagione teatrale con testi contemporanei, come la Fedra di Gabriele D’annunzio, e attori mitici come Eleonora Duse ed Ermete Zacconi. Grazie a lei arrivarono anche i Balletts Rousses di Diaghilev ricordiamo i Feux d’artifice, balletto su musica di Igor Stravinskji e scene di Giacomo Balla, che ideò forme geometriche danzanti al gioco delle luci, il Cappello a tre punte di Manuel de Falla e Pulcinella sempre di Stravinskji, entrambi con scene e costumi di Pablo Picasso e coreografia di Leonide Massine.
Organizzò anche una serata futurista e serate per la raccolta fondi da destinare a scopi benefici e patriottici durante la prima guerra mondiale. La sua bravura, il suo temperamento appassionato e imperioso, il ruolo “maschile” che rivestiva con successo, all’avvento del Fascismo non passarono inosservati e furono sottolineati come negativi, perché lontani dal modello fascista che si era voluto imporre alle donne; la polizia cominciò a spiarla. A questo si aggiunsero altre spinte per esautorarla, la volontà di trasformare il popolare Teatro Costanzi nel Teatro Reale dell’Opera, come poi avvenne modificandone la struttura, abolendo l’anfiteatro e sostituendolo con una fila di palchi per trasformarlo in un teatro più conforme alla tradizione e più adatto alle élites, ma con meno posti disponibili.
Quando l’Impresa fallì nel 1926 il Comune di Roma comprò le azioni ed estromise Emma Carelli dalla direzione che affranta scrisse all’amico Ciccarelli:
“Ha visto, ella dovrà venire a Roma per liquidare il Costanzi! Ed io, io che le scrivo queste parole e non cado morta! Abbiamo chiuso assai dolorosamente quindici anni di vita, di cui almeno otto di carriera troncata! Lei sa benissimo che ormai finito il Costanzi è finito tutto – tutto anche la vita! Avanti, dunque, venga compiere l’ultima funzione mortuaria.”
Si era illusa; lo testimonia anche la biografia, Emma Carelli, Trent’anni di vita del teatro lirico di Augusto Carelli, suo fratello, pittore e scenografo, autore di numerose scenografie per gli spettacoli al Teatro Costanzi durante la direzione della sorella. Due anni dopo Emma Carelli morì alla guida della sua auto.
Veniamo ora a La prima donna, un interessante film documentario di Tony Saccucci che ha ricordato e reso giustizia a questa donna straordinaria e immeritatamente dimenticata, ne è stata protagonista Licia Maglietta nei panni di Emma Carelli.
Il soggetto è stato suggerito da Carlo Fuortes, che dal 2013 è soprintendente del Teatro dell’Opera di Roma ed è attento a valorizzarne la storia. A Emma Carelli è stata anche intitolata una sala all’interno del teatro.
Il film documentario si è avvalso del materiale documentario dell’archivio del Teatro dell’Opera di Roma e dell’Istituto Luce, che lo ha prodotto con la collaborazione del Teatro.
Emma narra le sue vicende in prima persona attraverso la brava Licia Maglietta, che ne ha dato un’intensa interpretazione. Il docufilm sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche l’8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, se non fosse stato per il lockdown. La prima donna ha ricevuto il Nastro d’argento del Sindacato Giornalisti Cinematografici come Miglior Docufiction del 2020 ed è stato l’evento di preapertura della Festa del Cinema di Roma 2020 svoltasi dal 15 al 25 ottobre. Per chi non l’avesse visto è possibile vederlo su Raiplay.
Daniela PUGGIONI Roma 10 gennaio 2021
Giacomo Puccini Tosca “Vissi d’arte”, registrazione del 1906 youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=KjBRjtbEpNM
Link per vedere La prima donna: