di Franco LUCCICHENTI
L’amico di Raffaello
Sfogliando una delle monografie su Raffaello sono tornato a osservare l’ Autoritratto con un amico del Louvre. fig1
Credo sia l’unico ritratto di Raffaello insieme a quello di Leone X degli Uffizi con più di una figura.fig2
Emerge nell’esaminare l’opera una certa incoerenza col titolo che la storia dell’arte gli assegna: “Autoritratto con un amico”. Più di un amico direi, rappresentato da Raffaello in primissimo piano, sembra venir fuori dallo spazio bidimensionale del quadro. La mano destra buca la tela e indica una DIREZIONE, il volto è girato all’indietro quasi sorpreso, lo sguardo cade nel vuoto. La mano sinistra tocca l’elsa di una spada che affiora dal bordo della composizione. E’ inutile ricordare i valori simbolici della spada in letteratura. Raffaello appare in secondo piano nascosto dall’amico, con gli occhi puntati verso di noi che osserviamo il dipinto, anche qui lo sguardo è perso nel vuoto. I due sembrano ignorarsi come se appartenessero a diverse dimensioni. L’unico contatto è fisico, la mano sinistra di Raffaello poggia leggera sulla spalla dell’altro. L’ambiente della scena è scuro, indeterminato immerso nell’ombra. L’amico si gira sorpreso dalla presenza del pittore.
Cosa insolita per un doppio ritratto che presuppone lo stare in posa.
La mia impressione, da non storico dell’arte, è che il dipinto abbia un forte valore simbolico. Non so se l’argomento sia stato già approfondito, comunque nel quadro si vede chiaramente che l’amico sembra indicare una VIA a Raffaello per uscire dall’ombra della stanza, che potrebbe essere metafora di una condizione umana sfavorevole, con il dito indice della mano mostra la direzione verso la LUCE fuori dall’ambiente oscuro che abitano in quel momento fig3.
Qualche giorno fa Claudio Strinati, nella sua notevole e suggestiva Lectio Magistralis su Raffaello per l’Accademia di San Luca parlando del doppio ritratto ha fatto un accostamento di significati con il San Pietro e l’Angelo delle stanze vaticane aprendo, secondo me, ad altre possibilità interpretative del quadro.
Mi permetto una comparazione basata su una certa somiglianza formale con l’Aristotele della “Scuola di Atene“fig4 fig5. Aristotele e Platone forse discutono sull’arte e sul suo significato, se imita le cose del mondo o le idee e la loro universalità. fig4, fig5.
Non voglio arrivare a sostenere che Raffaello nel suo “Autoritratto con amico” abbia voluto rappresentare Aristotele nelle vesti di un gentiluomo che indica la VIA verso la luce simbolo della verità raggiunta tramite conoscenza e sapere.
Penso comunque che lo STRANO amico di Raffaello sia il protagonista della scena, e il pittore dietro le spalle del compagno rimane come in impassibile attesa di una “illuminazione” che avverrà grazie a lui. L’amico di Raffaello è a mio parere una presenza simbolica e non una persona reale.
Nessuno ne troverà mai il nome.
Franco LUCCICHENTI Roma 19 aprile 2020