di Claudio LISTANTI
Bestiaire: Le Coq, Babar et un méduse è il titolo di una serie di concerti organizzati dall’Associazione InCanto di Terni considerata come sezione estiva di una delle manifestazioni culturali del panorama musicale umbro e nazionale, il Festival Opera InCanto.
Proprio in questi giorni sta riscuotendo un incoraggiante successo di pubblico nelle diverse sedi dei concerti che abbracciano alcune località del ternano come Collescipoli, Amelia e San Gemini.
L’edizione di quest’anno ha preso il via basandosi sul successo dei concerti estivi che l’Associazione InCanto ha organizzato lo scorso anno nello stesso territorio, una rassegna che ebbe anche un forte significato simbolico per il mondo della musica, in quanto segnò la rinascita dopo le forti restrizioni imposte dalla pandemia i cui effetti nefasti hanno influenzato in special modo il mondo della Musica e della Cultura in generale. Fu una rassegna in un certo senso innovativa in quanto rivolta a trovare una diversa via nella costruzione delle proposte musicali che segue, in parallelo, tutte quelle novità sociali ed economiche che il post-pandemia ha reso necessario per la ripartenza.
Il Festival dello scorso anno era incentrato sulla figura di uno dei compositori più emblematici del ‘900, Kurt Weill, del quale si approfondì l’arte, non in senso strettamente monografico, bensì analizzando la poetica del compositore in relazione al periodo storico nel quale esso compose individuando riferimenti, influenze e rapporti artistici con quel mondo e i suoi protagonisti.
Per l’edizione di quest’anno, Bestiaire: Le Coq, Babar et un méduse, Fabio Maestri il direttore artistico della rassegna, ha proposto un programma che ha confermato le felici intuizioni dello scorso anno, mettendo al centro un altro compositore emblematico nell’ambito della Storia della Musica, Erik Satie.
Nato nel 1866, Satie si può considerare uno tra i compositori francesi ed europei per la musica a cavallo dei due secoli con una produzione che si sviluppa fino al 1925 anno della sua scomparsa. Pur non incontrando piena approvazione da parte della critica della sua epoca, con il passare del tempo è stato sempre più apprezzato dagli studiosi e dagli spettatori che ne riconoscono l’indiscutibile ruolo di ‘innovatore’. Non è purtroppo conosciuto dal grande pubblico e una manifestazione come questa, ne siamo sicuri, riesce ad ampliarne la notorietà.
Erik Satie, oltre ad essere compositore e pianista è stato attivo anche in altri campi dell’arte fino ad essere considerato artista in possesso di personalità poliedrica. I suoi punti di interesse, infatti, si allargarono anche alla letteratura, alla pittura, al teatro fino al cinema. Nell’ambiente culturale francese è stato tra i protagonisti soprattutto per la tendenza alla ricerca del nuovo svolgendo un importante ruolo fondamentale nella transizione fra accademismo e innovazione. Molti movimenti artistici che caratterizzarono la Francia di quell’epoca, come impressionismo, dadaismo, simbolismo, cubismo, solo per fare qualche esempio, interessarono il suo modo di pensare.
Nella musica fu uno degli artisti di riferimento la cui poetica raccolse l’eredità di Debussy per arrivare ad una semplicità di base che rendesse l’ascolto meno impegnativo soprattutto grazie alla brevità delle composizioni per le quali spesso utilizzò come strumento principe il pianoforte e la voce solista, evidenziando sempre una notevole eleganza nel trattamento di questi due elementi e rendendo l’ascolto della sua musica sempre interessante ed accattivante grazie anche ai contenuti spesso dissacranti, di rottura, che caratterizzano questo genere di opere.
La sua fama decollò con la collaborazione, nel 1917, con Les Ballets Russes di Sergej Diaghilev per il quale scrisse la musica di Parade coreografata da Leonid Massine e con le scene di Pablo Picasso. Questa esperienza lo portò a scrivere negli anni successivi al 1920 altri importanti balletti come e Relâche e Mercure; tutte partiture caratterizzate da una elegante e raffinata strumentazione.
Il programma approntato dall’Associazione InCanto è stato realizzato per rendere omaggio a Satie proponendo concerti che hanno messo in risalto con molta efficacia l’interdisciplinarietà dell’opera di Satie riuscendo ad incorniciarle la sua opera nella cultura francese dell’epoca nella quale operò.
Parlare in dettaglio di tutta la rassegna è impossibile in quanto frutto di poco più di una settimana di intensa programmazione molto ricca di proposte musicali tutte perfettamente inerenti con lo spirito costitutivo del festival. Abbiamo ascoltato due deliziosi concerti che possiamo definire del tutto emblematici per porre all’attenzione dello spettatore quanto detto circa Erik Satie, la sua poetica, il suo pensiero e la collocazione nell’ambito della cultura europea.
Il 23 agosto presso il Teatro Comunale di San Gemini un concerto che ha avuto la grande di qualità di mettere la musica di Satie accanto ad altri musicisti del suo tempo per arricchire la conoscenza del suo percorso compositivo. Autour de Mallarmé, titolo del concerto, ha voluto essere una dedica ad uno dei letterati francesi tra i più rappresentativi della seconda metà dell’800, esponente del Simbolismo i cui testi ispirarono musicisti come Claude Debussy e Maurice Ravel.
Proprio con Debussy è iniziata la serata un omaggio al musicista che tanta influenza ebbe su Satie. Ad essere eseguita una delle sue opere più significative Le Prélude à l’après-midi d’un faune composto nell’ultima decade dell’800 ed ispirata a L’après-midi d’un faune un poema di Mallarmé, qui eseguito nella versione per complesso da camera di Benno Sachs. Di seguito sono stati eseguiti i Trois Poèmes de Stéphane Mallarmé (Soupir, Placet futile, Eventail) per l’occasione presentati nella versione per voce e complesso da camera approntata da Fabio Maestri ed in prima esecuzione assoluta.
Analoga ispirazione anche per Maurice Ravel con i suoi Trois Poèmes de Stéphane Mallarmé (Soupir, Placet futile, Surgi de la croupe et du bond) per voce e complesso da camera. Due cicli di poemi coevi che mette in risalto una sorta di contesa tra i due grandi se non, addirittura, una vera e propria rivalità. Un incontro tra due titani dove emerge la potenza e la grandezza delle due poetiche musicali, più orientata verso il colore quella di Ravel rispetto a Debussy ma comunque il prodotto della creatività di due grandi della contemporaneità di quel periodo.
Accanto a queste due opere di Debussy e Ravel, un piccolo capolavoro di Erik Satie, scritto nello stesso periodo Trois Valses distinguées du précieux dégoûté per pianoforte. Sono tre pezzi di carattere umoristico (Sa Taille, Son Binocle, Ses Jambes) ognuno accompagnato da un riferimento letterario che però non traspare all’ascolto in quanto sono piccoli ma incisivi brani di pura fantasia frutto della vivacità interiore del musicista.
Per rimanere in tema letterario la serata aveva in programma una composizione ispirata ad un altro simbolista eccellente, Francis Poulenc, del quale è stato eseguito Le Bestiaire ou Cortège d’Orphée per voce e complesso da camera, poëmes de Guillaume Apollinaire. Sono sei divertenti miniature (Le dromadaire, Le chèvre du Thibet, La sauterelle, Le dauphin, L’écrevisse, La carpe) scritte qualche anno più tardi rispetto alle precedenti, dallo spirito comico e salottiero che ci descrive ancor più efficacemente l’ambiente culturale di questo periodo. A conclusione della serata è stata presentata un’altra opera di Ravel, Introduction et Allegro per arpa e sei strumenti, del 1905, brano che ricorda un po’ le sonorità debussiane ma affascinante nell’insieme soprattutto per il virtuosismo della parte dedicata all’arpa che dialoga insolitamente con flauto, clarinetto e archi.
Per quanto riguarda gli esecutori Fabio Maestri ha confermato ancora una volta la sua affinità con il repertorio novecentesco mettendo bene in risalto sonorità, colori, ritmi ed offrendo così una esecuzione veramente entusiasmante impreziosita anche dalla prova vocale di Monica Bacelli interprete di provata esperienza nel canto da camera offrendo una interpretazione che ne ha valorizzato i contenuti, con particolare cura delle emissioni vocali, sempre delicate ed eleganti.
Di rilievo anche la prova dell’Ensemble In Canto formata da validi strumentisti che, vista la specificità del programma presentato, vogliamo citare per intero: Bruno Lombardi flauto e ottavino, Emanuela Carducci flauto, Antonio Verdone oboe, Roberto Petrocchi clarinetto e clarinetto basso, Renato Settembri clarinetto, Andrea Corsi fagotto, Silvia Paparelli pianoforte (brava anche nelle parti soliste), Gabriele Catalucci armonium, Gianluca Saveri cimbali, Vincenzo Bolognese e Riccardo Zamuner violini, Leonardo Li Vecchi viola, Michele Chiapperino violoncello, Francesco Fraioli contrabbasso e Agnese Coco arpa.
Il pubblico ha applaudito convintamente l’esecuzione e i protagonisti della serata hanno ringraziato con un bis, proponendo uno di brani più conosciuti di Satie, il valzer sentimentale Je te veux in una trasposizione per arpa e piccola orchestra approntata per l’occasione da Fabio Maestri rendendo l’esecuzione del brano un’altra prima assoluta. Il bis ha scatenato l’entusiasmo del pubblico che ha applaudito a lungo tutti gli interpreti riservando un successo personale all’arpista Agnese Coco.
Il concerto del 25 agosto, eseguito presso il Chiostro di San Francesco, può essere considerato la continuazione di questo ‘focus’ sull’arte e la personalità artistica di Erik Satie. Intitolato dagli organizzatori Le Piège de Méduse in omaggio al divertente lavoro teatrale per il quale Satie scrisse testo e musica che è stato collocato al centro della serata. Una pièce di difficile ascolto nei teatri e nelle sale da concerto che ha reso questo appuntamento musicale a San Gemini di particolare interesse.
Le Piège de Méduse, qui rappresentata in lingua originale francese e nella versione per pianoforte solo, è strutturata in nove brevi scene separate da sette interventi musicali, quasi dei piccoli interludi, ma destinati ad un danzatore. Una struttura semplice particolarmente adatta al contenuto surrealista del testo che rappresenta le gesta dell’anziano barone Méduse, di sua figlia Frisette e del suo corteggiatore Astolphe ai quali si aggiunge Polycarpe il valletto del barone. La parte danzata è affidata ad una scimmia meccanica.
La parte visiva è stata affidata alla mise en espace di Michele Suozzo, artista molto esperto per quanto riguarda il teatro francese di diverse epoche, che ha concepito uno spettacolo incisivo ed in linea con i contenuti ‘surreali’ del testo, che ha brillantemente superato le difficoltà di realizzazione dovute alle stravaganti situazioni, inesplicabili ed astratte, che anticipano con molta evidenza quello che sarà il teatro dell’assurdo che si imporrà diversi decenni dopo. Suozzo ha operato una semplificazione accentrando tutto su due attori, il barone e Polycarpe valletto e scimmia danzante. Per i due figli, Frisette e Astolphe, si è ispirato ai personaggi del teatro dei burattini rendendo l’azione del tutto omogenea e godibile. Questo grazie anche ai bei costumi di Annalisa Di Piero e alla recitazione dei due attori, Nick Russo (barone) e Guido Marini nella parte di Polycarpe e della scimmia alle quali ha saputo trasfondere anche le sue doti di illusionista che gli hanno consentito di realizzare con efficacia la parte ‘magica’ soluzione scelta dal regista per realizzare la parte di carattere ballettistico dell’originale.
Uno dei pianisti più in vista per questo tipo di repertorio, Antonio Ballista, ha sostenuto la parte pianistica riuscendo a rendere con la dovuta classe ed eleganza le sette brevi danze contenute nello spartito esaltandone il ritmo, la delicatezza e la raffinatezza musicale.
Come accennato a Le Piège de Méduse è stato affidato il ruolo baricentrico della serata in quanto incastonato in una cornice interamente costituita da piccoli brani di Erik Satie che ne hanno completato il fascino ed il gusto salottiero esaltandone i contenuti graffianti e provocatori verso quel mondo frivolo e, forse anche ingenuo, della Parigi delle sale da ballo e dei café chantant che Satie era ‘costretto’ a frequentare ma che ne descrisse lo spirito con lucidità ed incisività.
Tutta questa parte ha avuto sempre Antonio Ballista come protagonista al pianoforte trasmettendo all’esecuzione tutto il suo charme intellettuale per rendere la serate godibile e partecipata che ha coinvoto tutti gli ascoltatori grazie anche alla collaborazione del soprano Lorna Windsor, altra specialista per questo genere di ruoli; insieme, da anni, formano un sodalizio artistico di non comune valenza riuscendo a dare alle loro interpretazioni quella patina cameristica e salottiera che ci consente di entrare con efficacia nello spirito delle composizioni e dell’epoca nella quale sono state prodotte.
Questa parte comprendeva la Gymnopédie n.1, Embryon d’Edriophthalme, La statue de bronze, Poème d’amour: “Ne suis que grain de sable”, Daphénéo, Poème d’amour: “Suis chauve de naissance”, Poème d’amour: “Ta parure est secrète”, Le Chapelier, Bonjour Biqui, bonjour, Les Fleur, Le Veuf, La Chemise, Air du Rat, Air du Poète, I quattro Cantoni, Air du Chat, La Grenouille Américaine, Tendrement, Le Tango, Españaña, La Diva de l’Empire e doverosamente, come finale, Je te veux che ha segnato una sorta di idale filo rosso con il finale del precedente concerto del 23 agosto dal quale abbiamo precedentemente riferito.
È un elenco forse arido nell’insieme ma ci aiuta a capire la portata di questa serata che è stata accolta dal pubblico con interesse e partecipazione che al termine ha applaudito a lungo tutti gli interpreti testimonianza inequivocabile per il gradimento dell’intera serata.
Claudio LISTANTI Roma 24 Agosto 2022