di Claudio LISTANTI
È stato pubblicato recentemente da Sellerio Lucietta. Organista di Vivaldi l’ultimo avvincente libro del musicista e scrittore Federico Mara Sardelli.
Federico Maria Sardelli è certo uno dei musicisti in attività più apprezzati per le direzioni di capolavori del periodo barocco per i quali ha offerto sempre convincenti e trascinanti esecuzioni. Accanto a questa sua attività di stimato interprete musicale Sardelli abbina quella, altrettanto proficua, di storiografo e musicologo che lo ha portato ad essere studioso non solo del periodo barocco ma anche e soprattutto della vita e delle opere di Antonio Vivaldi.
Infatti è membro del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia dove ricopre la carica del responsabile del Catalogo Vivaldiano e dei suoi continui aggiornamenti conseguenti a nuovi studi e nuove scoperte che annualmente sono pubblicati sulla rivista Studi Vivaldiani della stessa Fondazione Cini.
Se a tutto ciò aggiungiamo che Sardelli è anche scrittore, pittore e fumettista satirico possiamo facilmente capire come possa essere considerato, vista la sua preparazione, un artista ‘a tutto campo’, dote che gli ha consentito di produrre diversi libri che hanno ‘Vivaldi’ come punto di riferimento centrale. Parliamo non solo delle numerose edizioni critiche e delle diverse pubblicazioni musicali ma anche dei suoi scritti appartenenti al genere della ‘narrativa’ per la quale ha prodotto alcuni importanti romanzi che, con apprezzabile fantasia ed immaginazione, hanno sullo sfondo Vivaldi per storie che comunque hanno importanti basi documentali.
E proprio a questo particolare genere letterario che appartiene la sua ultima recentissima pubblicazione per la casa editrice Sellerio, Lucietta. Organista di Vivaldi, un romanzo avvincente e appassionante che segue gli altri due romanzi già pubblicati sempre per i tipi di Sellerio, L’affare Vivaldi e il volto di Vivaldi, due scritti di successo che con la loro incisività hanno contribuito ad orientare la lente di ingrandimento sulla vicende della vita di Vivaldi per farci comprendere meglio l’importanza e la storia di un musicista che, paradossalmente, dopo la sua morte cadde progressivamente in un ingiusto e immeritato oblio che solo a ‘900 inoltrato riuscì ad essere riscoperto e valutato con più attenzione dagli studiosi e dal pubblico degli appassionati.
Con Lucietta. Organista di Vivaldi, tramite una prosa narrativa particolarmente scorrevole e coinvolgente rappresenta il mondo sociale e musicale veneziano del primo ‘700 raccontato mettendo in primo piano uno dei fenomeni sociali di quel periodo simboleggiato dall’educazione musicale che si impartiva nei cosiddetti ‘Ospedali’ veneziani che accoglievano i bambini abbandonati alla nascita dai genitori per dar loro assistenza ed istruzione.
Quattro erano le istituzioni presenti a Venezia nel ‘700 l’Ospedale degli Incurabili, l’Ospedale dei Mendicanti, l’Ospedale dei Derelitti ai SS. Giovanni e Paolo e, appunto, il Pio Ospedale della Pietà il più prestigioso dalla tradizione più che centenaria. Proprio questa istituzione ebbe Vivaldi come collaboratore della parte musicale a partire dal 1703 e per buona parte del primo quarto del ‘700, una presenza che, pur non continua a causa di una interruzione, gli consentì di raggiungere il grado massimo di responsabile musicale e di ‘maestro dei concerti’. In questo periodo il musicista veneziano produsse buona parte della sua preziosa e geniale opera musicale
L’Ospedale della Pietà, come anche gli altri citati, si occupavano dei bambini abbandonati e degli orfani ma in maniera differente a seconda del sesso. I maschi erano ospitati fino ai 15 anni e veniva loro insegnato un mestiere che poteva essere poi utile per l’ingresso nella vita. Per le femmine era diverso. Esse venivano ospitate praticamente a vita. Potevano abbandonare l’istituzione solamente in caso di matrimonio, fornendo loro anche una piccola dote, oppure dopo una eventuale scelta di andare in convento. Eventi questi molto rari e la stragrande maggioranza di queste concludeva la vita terrena tra le mura dell’ospedale.
Le fanciulle dopo lo svezzamento venivano affidate fino ai cinque anni e dietro compenso ad una famiglia che provvedeva alla loro prima educazione. In mancanza di una possibile adozione che, anche questa, si verificava raramente perché erano per lo più famiglie proletarie che ospitavano le ragazze per incassare quel compenso in denaro che permetteva loro di uscire dalla miseria. Ritornando in ospedale, erano definite ‘figlie’ e si cercava anche per loro una possibilità di istruzione pratica indirizzandole verso quei lavori prettamente femminili. Si operava poi una selezione individuando tra le giovani tutte coloro che avessero predisposizione per la musica. Quindi si creavano due tipi di ‘figlie’ quelle ‘di comun’ (figlie di casa) e, le poche prescelte, ‘di coro’.
Divenire ‘figlie di coro’ significava avere dei previlegi per un diverso trattamento logistico che alleviava un pochino la durezza della vita in ospedale caratterizzata da privazioni e da una ferrea disciplina. Per ‘coro’ si intendeva non solo canto ma anche la specializzazione nei vari strumenti.
Era un rigido inquadramento gerarchico. Si iniziava dal primo stadio di ‘iniziata’ ma le più dotate e le più meritevoli divenivano poi ‘figlie privilegiate’ e da qui partiva la vera e propria carriera professionale, A 24 anni si poteva raggiungere il grado di ‘sottomaestra’ e a 30 anni ‘maestra’ ed essere esentate da diversi servizi (portineria, dispenseria, ecc). ‘Privilegiate’ e ‘maestre’ potevano avere allievi provenienti dall’aristocrazia veneziana elemento che permetteva per l’istituto gli incassi di cospicue rette. Le ‘maestre’ alla Pietà erano una ventina e tra queste venivano scelte le due ‘maestre di coro’ la cui preparazione musicale le permetteva di avere le qualità di un vero e proprio direttore d’orchestra e di poter affiancare i ‘maestri di coro’ che provenivano dall’esterno. Le ’maestre del coro’ potevano aspirare poi al grado massimo di ‘priora’.
Tutto ciò avveniva all’interno dell’istituto dal quale le ragazze non potevano uscire privandole di ogni contatto con l’esterno e la vita di tutti i giorni. In pratica una prigione dorata il cui unico rapporto con l’esterno erano le visioni dalla grata delle cantorie durante le funzioni religiose quando potevano capire un qualcosa della vita di tutti i giorni osservando i cambiamenti e le mode delle acconciature e del modo di vestire dei frequentatori della chiesa.
Queste sono le premesse per comprendere il contenuto del libro di Sardelli che, come lui stesso specifica, si basa su una documentazione storica molto parca di notizie, non solo quelle relative alle ragazze della Pietà ma anche quelle di alcuni aspetti della vita di Vivaldi. L’autore, quindi, ha scelto la forma letteraria del romanzo riuscendo a far coesistere elementi di ‘fatti documentati’ basati sui documenti a ‘fatti immaginati’ basati sulla fantasia ma sempre nel rispetto di una verità storica.
Nel suo libro Lucietta e Vivaldi sono rappresentati come personaggi, in un certo senso, paralleli. Le poche notizie che si hanno di Lucietta ci dicono che sono coetanei; lei nata in un giorno qualsiasi del 1677 mentre per Vivaldi sappiamo che nacque il 4 marzo del 1678. Sono due esistenze che si incontrano, certo diverse tra loro, ma nel complesso tragiche per il loro svolgimento. Per entrambi una nascita sfortunata: lei abbandonata dai genitori nella ‘scafetta’ dell’Ospedale della Pietà, lui nato prematuro con un difetto congenito che per un puro caso non lo ha portato alla morte durante la nascita ma che ha lasciato il segno sul suo sviluppo fisico e sulla sua vita. Le loro esistenze viaggiano parallele e si incontrano alla Pietà per via della genialità musicale di Lucietta e della sua abilità nella musica e nel suonare l’organo. L’esistenza di entrambi, per certi versi, raggiunge grandi traguardi in quanto Lucietta percorre tutte le cariche delle Pietà fino a divenire Priora mentre per Vivaldi, ovviamente, i vertici della grandezza musicale.
C’è senza dubbio un’attrazione tra loro. La donna è come ammaliata da Vivaldi per la sua genialità musicale che si traduce anche in una attrazione fisica dimostrata dalle sensazioni di un casuale tocco sul suo corpo della mano del musicista. Un’attrazione che compare anche all’inverso con Vivaldi favorevolmente attratto dalla qualità strumentali della ragazza ma anche dall’aspetto fisico. Un’attrazione reciproca che emerge con forza nella parte finale del romanzo quando i due si incontrano nella stanza di Lucietta dove Vivaldi si reca per salutarla prima della sua forzata partenza per Vienna dovuta ai dissesti finanziari e dalla quale non farà più ritorno. Lucietta è afflitta dalla totale cecità causata da una malattia che nemmeno una dolorosissima operazione chirurgica è riuscita a sconfiggere. I suoi occhi sono devastati e Vivaldi ne ricorda lo splendore e la luce che emanavano quando la ragazza era giovane. Lucietta prima del definitivo congedo vuole toccare il volto di Vivaldi per immaginare il suo volto tramite le sensazioni tattili che solo i non vedenti possono avere. È una scena tragica e allo stesso tempo colma di dolcezza e emozioni, immaginata da Sardelli in maniera geniale che riesce a suggellare la tristezza di due vite, per diversi aspetti, infelici.
Per quanto riguarda le fonti del romanzo, lo stesso Sardelli nel libro fa sapere che per la figura di Lucietta si hanno notizie frammentarie ma che sono stati fondamentali gli studi di Micky White su le ‘figlie di coro’ Biographical Notes oh the “Figlie di coro” of the Pietà contemporary With Vivaldi mentre per gli elementi biografici del musicista Antonio Vivaldi: A Life in Documents come è da ricordare lo studio di Giuseppe Gullo Antonio Vivaldi’s Chronic Illness: Shedding new Lights on an old Enigma, che sfata la convinzione che il musicista fosse affetto da asma.
Sardelli, grazie alle sue doti di letterato e affabulatore, riesce a rappresentare azione ad ambiente in maniera mirabile, alternando sapientemente i ‘fatti documentati’ ai ‘fatti immaginati’ intercalandone i contenuti e rendere il procedere del romanzo convincente ed attraente per l’esposizione chiara dei fatti e dei personaggi. Mirabili sono le descrizioni della società del tempo come mirabili sono le citazioni di carattere musicale e storiografico. Così la descrizione della grama vita delle ‘figlie’ all’interno dell’ospedale la felicità e lo stupore che provano in quei pochi momenti che la vita concede loro di essere al di fuori delle oppressive mura che le ospitano. Il fine ultimo dell’autore, oltre a dare nuovi impulsi alla biografia di Vivaldi, è quello di rendere omaggio ad una figura come quella di Lucietta che, usando le sue stesse parole, è “una donna dimenticata dalla storia” ma non è una “storia delle donne” né tanto meno una “storia al femminile” perché
“Lucietta è stata dimenticata non semplicemente in quanto donna, ma in quanto appartenente alla classe dei diseredati”.
Federico Maria Sardelli
Lucietta. Organista di Vivaldi
Sellerio editore Palermo (2023)
Claudio LISTANTI Roma 10 Dicembre 2023