di Giulio de MARTINO
L’esposizione Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini – Roma 1978 al Palaexpo fino al 26 febbraio 2023 fa parte del ciclo Mostre in mostra con il quale il Palazzo delle Esposizioni sta proponendo la rivisitazione di alcune tra le più significative esposizioni che hanno consentito lo sviluppo e la diffusione dell’arte “contemporanea” a Roma nella seconda metà del Novecento. Evento programmatico fu l’esposizione Anni 70 Arte a Roma del 2013[1].
La prima puntata di MOSTRE IN MOSTRA si svolse, sempre al Palaexpo, dal 30 maggio a 28 luglio 2019 con il titolo: Roma contemporanea dagli anni Cinquanta ai Duemila / TITINA MASELLI, GIULIO PAOLINI, LUCIANO FABRO, CARLO MARIA MARIANI, JAN VERCRUYSSE, MYRIAM LAPLANTE e un omaggio al fotografo Sergio Pucci per la cura di Daniela Lancioni[2].
Per questa seconda edizione viene ricostruita la mostra Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini che fu inaugurata dalla storica Galleria dell’Oca di Roma il 15 marzo del 1978. La mostra fu realizzata grazie alla collaborazione di Luisa Laureati Briganti, fondatrice della galleria, e dei galleristi Luciano Pistoi e Gian Enzo Sperone.
Di quella mostra fu peculiare l’accostamento tra i lavori di Mario Merz (1925-2003) figura di spicco dell’“Arte Povera” – il movimento artistico le cui finalità estetiche furono delineate da Germano Celant[1] – e alcune opere dei principali pittori italiani della prima metà del Novecento.
Nel 1978, alla “Galleria dell’oca”, il confronto fra la pittura dell’avanguardia primonovecentesca – con i successivi movimenti di “ritorno all’ordine” – e le sperimentazioni delle Neoavanguardie degli anni ‘70 fu proposto senza ricercare attriti e senza sollecitare prese di posizione contrastanti. I tre galleristi coinvolti e l’artista Mario Merz intesero di porre il problema della discontinuità nella storia dell’arte e della volatilità della categoria di “arte contemporanea”.
Riproporre nuovamente – a 45 anni di distanza – la mostra del 1978 permette di riflettere sul tramonto delle rigide “compartimentazioni” ideologiche ed estetiche che segnarono il periodo storico degli anni Settanta, ma anche di ragionare sul successivo fenomeno del “ritorno alla pittura”, proposto dai pittori della “Transavanguardia” coordinati da Achille Bonito Oliva[1].
Nella mostra alla “Galleria dell’Oca”, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Giorgio Morandi, Alberto Savinio e Gino Severini furono proposti come i maggiori rappresentati di quella pittura che fu innovativa nei decenni tra le Due guerre e nei primi anni ’50. Prima della «grande svolta» determinata dall’arte americana.
La mostra che si “rivisita” al Palexpo – accuratamente ricomposta nelle opere e corredata dalla rassegna stampa originale e da fotografie dell’evento – offre la possibilità di rivivere un periodo della storia dell’arte contemporanea nella città di Roma.
La città di Roma, infatti, pur restando una piazza del tutto secondaria nel mercato dell’arte contemporanea, ha messo in campo dagli anni ’60 – accanto alla storica funzione di ospitare artisti provenienti da tutto il mondo per studiare l’arte classica, rinascimentale e barocca – un intenso lavoro fieristico, espositivo, laboratoriale e museale teso a supportare e a divulgare l’arte in evoluzione.
Negli anni ’60-’80 le gallerie private e gli spazi “alternativi” – come garage, botteghe, appartamenti, insieme alle associazioni culturali – svolsero un ruolo di primo piano nel far conoscere artisti e tendenze “rivoluzionarie”. Hanno creato le condizioni per quella che sarebbe stata la funzione sistematica e informativa dei Musei dedicati specificamente all’arte contemporanea, all’architettura e al design.
Vista con la consapevolezza di oggi, l’esposizione alla “Galleria dell’oca” riuscì ad abbattere barriere stilistiche, cronologiche e ideologiche. Pose a confronto un importante interprete delle Neoavanguardie – che avevano rinunciato alla pittura e alla scultura per aprirsi al più ampio spazio delle “arti visive” – come Mario Merz con le opere di celebri e affermati artisti della pittura italiana della prima metà del XX secolo.
Non ci fu un «contest» fra “arte presente” e “antiquariato pittorico”, ma piuttosto fu data ai visitatori la possibilità di una doppia focalizzazione sul ruolo dell’arte nella società italiana in periodi molto differenti.
Rapportato all’attualità artistica e al gusto contemporaneo, l’inusuale accostamento tra la “pittura” novecentesca, ma tradizionale, e le “arti visive” di Neoavanguardia può essere interpretato come l’espressione della fluidità che segna il tempo artistico presente in cui sono utilizzate – in sinergia e non in contrapposizione – tecnologie audiovisive (fotografia, videoarte), tecniche pittoriche e installazioni polimateriche.
Alle tre opere di Mario Merz esposte nel 1978 alla “Galleria dell’Oca”, al Palaexpo ne è stata aggiunta un’altra che venne presentata, quello stesso anno, nello spazio romano della galleria di Gian Enzo Sperone.
Sono lavori che propongono in sintesi i tratti essenziali del lavoro di Merz e i materiali e i temi che lo caratterizzarono: i neon, i numeri di Fibonacci, l’igloo, la cera, l’animale tassidermizzato (impagliato), le fascine e le immagini dipinte su tele non intelaiate.
Il progetto “Mostre in mostra” non ha assunto come punto di osservazione l’opera dei singoli artisti. Il Palaexpo ha scelto di porre in risalto – sia pure con i necessari adattamenti – il “momento espositivo”, la fruizione attuata in presenza.
Per cercare di ridare alle opere e agli artisti la loro «aura» – termine di Walter Benjamin – si è dato risalto alle circostanze storiche e ai modi nei quali l’opera di quegli artisti divenne pubblica e condivisa. Una scelta che ha riscoperto l’attività delle gallerie di tendenza e degli spazi di neoavanguardia nella molteplicità delle loro scelte culturali.
Gli strumenti della filologia museale (le opere in prestito, i documenti dell’epoca, le testimonianze, il repertorio fotografico, le timbrature ecc.) non sono stati utilizzati per realizzare una “archeologia” del quasi-contemporaneo. All’opposto, si è teso alla ricollocazione delle opere e degli artisti all’interno del loro tempo.
Si sono così messe in parentesi le connotazioni apportate dalle “storicizzazioni” dei critici, dalle vicende del mercato primario e secondario delle opere e dalla “musealizzazione” dei loro autori.
Come nell’edizione di Mostre in mostra del 2019 si è cercato di presentare le opere in modo che avessero – anche nella presentazione attuale – una qualche forma di completezza e di godibilità.
La curatrice Daniela Lancioni ha precisato – in riferimento ai documenti, provenienti dall’archivio di Luisa Laureati Briganti che sono in esposizione – che l’operazione del Palaexpo non si basa su di una ipotesi di storicizzazione definitiva:
“si tratta, pur sempre, di un segmento di ricerca da consegnare ad altri studiosi con la speranza che lo possano completare e arricchire”.
Giulio de MARTINO Roma 4 Dicembre 2022
La mostra
Palaexpo
MARIO MERZ. BALLA, CARRÀ, DE CHIRICO, DE PISIS, MORANDI, SAVINIO, SEVERINI. ROMA 1978. MOSTRE IN MOSTRA
29 novembre 2022 > 26 febbraio 2023
a cura di Daniela Lancioni
Promossa da Roma Culture e Azienda Speciale Palaexpo,. Organizzata da Azienda Speciale Palaexpo
Catalogo edito dall’Azienda Speciale Palaexpo, a cura di Paola Bonani e di Francesco Guzzetti, con la cronologia, redatta da Giulia Lotti, sull’intera attività della Galleria dell’Oca, dall’anno della sua fondazione nel 1965 sino alla chiusura nel 2008.
NOTE