di Silvana LAZZARINO
Gabriele Albanese counselor, artista e fotografo parla di come l’Arte sia uno strumento essenziale per il lavoro del Counselor.
Per il raggiungimento del proprio benessere è importante prendersi cura della propria vita a partire da un atteggiamento di responsabilità che include la presa di consapevolezza iniziando con la gestione delle proprie emozioni non sempre facile poiché spesso ad esse non viene dato ascolto lasciando che siano i condizionamenti esterni a decidere per noi. Il primo passo è partire dalla situazione in cui si manifestano per riconoscerle dando loro ascolto, senza reprimerle o lasciarsi sopraffare da esse per poi accoglierle come aspetti necessari per una propria evoluzione. Tra le possibilità con cui dare voce alle emozioni, l’atto del creare attraverso la gestualità, la parola, il corpo, il suono, l’espressione della voce attraverso il canto, la recitazione, diventa occasione per restituire le diverse sfumature degli stessi stati d’animo lungo un’interpretazione che si fa ponte tra chi crea e chi fruisce della creazione stessa in ogni suo aspetto.
L’arte legata alle immagini, ai suoni e alla scrittura, quale espressione per parlare di sé, acquisendo di volta in volta consapevolezza di stati d’animo passati, rimasti nell’ombra, ma anche del momento, è uno strumento di grande forza evocativa utilizzata nell’ambito del Counseling proprio come accade nella “Scuola di Counseling Umanistico Centrato sulla Persona” diretta da Virginia Vandini Sociologa, Supervisor-Trainer Counselor e Costellatrice immaginale e Presidente dell’Associazione “Il Valore del Femminile”. Attraverso seminari, incontri e workshop, l’Associazione accompagna quanti desiderano a riconoscere il proprio valore e autenticità, nel rispetto di sé, dell’altro anche a partire da un cambiamento tenendo sempre presenti parole quali Amore, Ascolto, Accoglienza.
Proprio sulla base del significato di queste parole Virginia Vandini insieme al suo staff, quattro anni fa ha dato vita ad un progetto ambizioso “Portatori di Unicità. Individua il Talento sviluppa la Solidarietà” realizzato in collaborazione con la Facoltà di Sociologia dell’Università “La Sapienza” di Roma che ha riscosso una grande attenzione anche da parte delle Istituzioni.
Tornando all’arte quale veicolo per dare forma alle emozioni di grande interesse sono i percorsi formativi legati all’Associazione condotti da Gabriele Albanese: Professional counselor – comunicazione visiva e affermato artista, che mettono in evidenza l’utilizzo dell’arte per dare spazio a soluzioni messe in campo nel lavoro del counselor. L’utilizzo delle arti dal disegno alla fotografia, dalla grafica allo storyboard, compreso il racconto ed altre espressioni artistiche, diventa prezioso canale per dare voce alla creatività, infinita risorsa presente in ognuno di noi, e lavorare all’ascolto di stati d’animo e percezioni di sé. Nel dare voce a sentimenti ed emozioni dell’uomo che ad esempio procedono dal suo sentirsi fragile e forte, insicuro e deciso di fronte a situazioni destabilizzanti, l’arte per la sua capacità evocativa viene utilizzata per affiancare percorsi dedicati alla crescita personale.
Con spiccata predisposizione al sostegno degli altri e all’ascolto, oltre ad essere un eccellente Counselor Gabriele Albanese è artista di successo con all’attivo diverse esposizioni tra cui quella dei “Cento pittori di Via Margutta” e la personale in Trastevere presso la Galleria “Art’s Moment”. Egli afferma come il suo ruolo sia quello di “permettere alle persone di scoprire le proprie risorse attivando un processo di trasformazione nelle loro visioni interiori” e l’arte nelle sue diverse sfaccettature gli ha permesso di portare avanti proprio questo percorso, molto efficace per aiutare le persone a sviluppare autostima, prendendosi la responsabilità di entrare nella propria esperienza.
Attualmente Gabriele è Vice Presidente dell’Associazione Il Valore del Femminile dove conduce due corsi in cui l’arte è presentata quale strumento per acquisire un nuovo modo di accrescere capacità nel sviluppare abilità pratiche, nel trovare soluzioni e nell’acquisire una nuova e più ampia percezione della realtà e del rapportarsi ad essa. Si tratta del Corso base per Artisti che si svolge ogni martedì e del Corso avanzato per artisti in programma i mercoledì. Nel Corso base per artisti viene sottolineata l’importanza dell’ispirazione e della creatività e come il guardare alla tecnica, magari anche a quella legata a studi predefiniti, non sempre tolga spazio all’immaginazione. Le lezioni aiutano i partecipanti a soffermarsi sull’estetica del disegno per comprendere come il partire dalle basi sia il primo passo per poter padroneggiare tecnica e stile e procedere poi seguendo il proprio sentire, portando un tocco tutto personale e unico ai lavori.
Intervista a Gabriele Albanese a cura di Silvana Lazzarino
1. L’arte, Gabriele, ti ha accompagnato fin dalla prima infanzia riempiendo la tua vita e nel corso degli anni ti ha permesso di sviluppare non solo creatività, ma anche un nuovo modo di gestire le tue emozioni, anche perché attraverso l’arte come il disegno ci si racconta. Quando hai iniziato a prendere una matita in mano e tracciare linee e forme sul foglio? Che ricordi di quel momento?
R: Non posso ricordarmelo perché avvenne in una fase precocissima, prima dell’anno di età: mio padre, giocando, mi mise in mano una matita e mi disse: “Tieni, applica”; con sua grande sorpresa io ripetei: “àppica!” e cominciai a disegnare e da allora non ho mai smesso un secondo. Ho cominciato a disegnare prima di parlare e camminare.
2. Quando sei stato catturato dalla forza creativa del disegno?
R: Da subito: l’ho sempre considerato il mio gioco preferito, il mio portale per altri mondi e un veicolo di conoscenza e di scambio di emozioni: scoprii quasi subito che i disegni potevano suscitare ilarità e divertimento ma anche riflessione e introspezione.
3. Vi è stata in particolare una figura di artista o Maestro che ti ha spinto a proseguire o che ti ha instradato?
R: Sono tante le figure che mi hanno ispirato e incoraggiato: i maestri dell’Arte Rinascimentale e dell’Era Moderna e Contemporanea, i miei docenti e i miei colleghi artisti, ma la mia più grande maestra è stata la Natura, ed il mio più grande maestro è stato il Puer Aeternus dentro la mia anima.
4. Oltre ad essere pittore e fotografo, sei un eccellente disegnatore di vignette e fumetti, talento che ti ha dato l’occasione di collaborare per diverse testate. Mi parli di questa esperienza legata al fumetto e quali gli argomenti e le tematiche presenti nei tuoi racconti per immagini?
R: Ho disegnato per anni vignette commissionate da AIOP magazine: è stata una bella esperienza sintetizzare le notizie e le informazioni con un’unica vignetta che doveva apparire mensilmente in prima pagina. Per quello che riguarda il fumetto ho un progetto piuttosto ambizioso: un libro sul Counseling a fumetti.
5. Lo stare accanto all’altro, a chi magari aveva bisogno di un sostegno nello studio, nel superare paure come quella dell’acqua, ti ha portato a comprendere come anche una difficoltà a volte possa diventare risorsa se si ha vicino la persona giusta. Tu sei stata la persona più adatta ad accompagnare molte persone in difficoltà a vincere paure e disagi. Basti pensare all’impegno in qualità di istruttore di nuoto per principianti di tutte le età e anche in difficoltà nell’approccio con l’acqua; o al lavoro difficile ,ma pieno di soddisfazione con i bambini autistici durante il periodo in cui collaboravi per l’associazione “Tutti giù per terra” e poi alle lezioni private rivolte a ragazzi con problemi nel metodo di studio. Tutto questo ti ha preparato ad un altro percorso che è un’altra tua professione: quella del counselor. L’attenzione all’altro, alle persone più fragili, l’accompagnarle verso il superamento di un problema o difficoltà, quanto è in linea con il lavoro del counselor che accompagna il cliente verso il riconoscimento delle sue qualità da mettere in campo per la propria autorealizzazione. Cosa mi puoi dire a riguardo?
R: La relazione di aiuto è stata sempre molto presente nella mia vita, ed è passata attraverso diversi “media” come il “lavoro sul territorio”, l’accompagnamento nelle attività quotidiane, lo sport, il dialogo e ausili didattici alternativi che sono stati frutto di creazioni ed intuizioni, oltre che di dedizione e metodo. La creatività è sempre stata la costante, e il media artistico, oltre a quello dello sport, ha rappresentato per me la più grande risorsa nella relazione d’aiuto, specie nei momenti critici o di blocco.
6. Tra le mostre che ti hanno visto protagonista come quella dei Cento pittori di Via Margutta o quella personale a Trastevere, quale l’esposizione cui ti senti più legato, se ce ne è una in particolare e perché?
R: Con i Cento Pittori di via Margutta ho esposto per diversi anni nelle più importanti piazze di Roma, e ho collaborato anche con “ART studio TRE”, un’altra importante organizzazione di artisti. Ho avuto anche il piacere e l’onore di far parte del direttivo del progetto “Centro Artistico Popolare Italiano” diretto da un artista storico della Biennale di Venezia: Pablo Gonzales. Con la galleria “Art’s Moment” a Trastevere ho fatto alcune mostre, dopo una lunga pausa, collaborando con il direttore: l’amico e collega d’arte Massimiliano Callari. Mi sento molto debitore verso tutte queste situazioni che mi hanno dato tantissimo su un piano umano, professionale e artistico.
7. Come hai conosciuto la “Scuola di Counseling Umanistico centrato sulla persona” leader nel settore della formazione di futuri counselor con un corpo docenti di altissimo profilo umano e professionale? E cosa ti ha colpito di questa attività svolta da Virginia Vandini unitamente al suo staff nell’ambito dell’Associazione Il valore del femminile?
R: Nel 2014 ero alla ricerca di una scuola di Counseling, e andai a vedere molti “open day” tutti molto validi, ma la “Scuola di Counseling Umanistico centrato sulla persona” è stata per me la “folgorazione sulla via di Damasco”: avevo trovato la summa di tutta una vita di interessi e attività. Mi colpì il carisma e la dedizione della Presidente Virginia Vandini, che presentò la sua scuola catturandomi nel suo campo gravitazionale. C’era tutto quello che mi era sempre piaciuto: storia della psicologia, conduzione dei gruppi, comunicazione, counseling per le scuole, counseling per le aziende, counseling a mediazione teatrale, art counseling, yoga, tecniche di respirazione… e ognuno di questi moduli era tenuto da eccellenze della docenza. Avevo trovato la quidditas, l’essenza di tutto mi è sempre interessato. E tutto insieme!
8. L’arte pensando al disegno e alle arti figurative in generale, può dare forma e voce a quanto di più profondo e spesso invisibile è in ciascun individuo e quindi l’arte è anche espressione di autenticità e libertà quando non è condizionata. Ritieni che sia così?
R: L’Arte, indipendentemente dalla disciplina artistica praticata, è quell’attività umana orizzontale e trasversale che non può essere mai condizionata. È sempre libera, nella misura in cui è libero e consapevole chi se ne fa esponente, promotore, canale e veicolo. È sempre libera, indipendentemente dal livello tecnico raggiunto, che può essere accresciuto ampliando ulteriormente la libertà e l’espressione.
9. Nella tua professione di Counselor a mediazione artistica oltre a chiedere al cliente durante un setting, di disegnare in libertà quel che sente al momento, pensi sia anche utile dare a lui la possibilità di scegliere tra diversi dipinti o disegni quello che lo colpisce in particolare e sul quale magari lavorare per avvicinarsi al suo sentire? Tra i tanti artisti i cui lavori mi suggeriscono un percorso di questo genere penso a Van Gogh, ma anche a Matisse. Volevo sapere se questo lavoro potrebbe rientrare nel processo di lavoro di setting.
R: Certamente si può lavorare con l’ampia produzione artistica passata e presente, facendo scegliere al cliente un’immagine o una serie di immagini con le quali dare avvio a una narrazione; si può fare anche con altri media, scegliendo, ad esempio, dei brani musicali per “raccontarsi”. O con la fotografia.
10. Vi sono modalità diverse quando nel setting utilizzi l’art counseling con bambini, adolescenti e adulti?
R: La differenza, sostanzialmente, non c’è. O meglio, c’è tra gli individui più che tra le fasce di età. Può capitare, ad esempio, nel ragazzo come nell’adulto, l’esplicita esigenza di esprimersi come artisti. Oppure, indifferentemente dalla fascia di età, il mezzo artistico può essere proposto per innescare una narrazione e avviare un dialogo.
11. Dall’emozione alla visione. Le emozioni sono strettamente collegate ai processi biochimici interni al corpo e il dare forma attraverso la creatività a ciò che si sente interiormente aiuta a non tener dentro stati d’animo magari complessi. L’arte contribuisce anche ad accendere una scintilla di creatività facendo vivere emozioni e stati d’animo in chi per difficoltà psichiche e intellettive non riesce a comunicare normalmente. A riguardo mi viene in mente il lavoro svolto dai collezionisti Würth che hanno portato avanti l’idea di integrare nella società ragazzi autistici dando loro la possibilità di esprimersi attraverso l’arte, mettendo in campo la propria creatività. Carmen e Reinhold Würth da diverso tempo hanno individuato come la pratica dell’arte da parte di queste persone con disabilità possa aiutarli a integrarsi e trovare un modo spontaneo e diretto per comunicare le proprie emozioni a chi è loro vicino e più in generale alla società di cui fanno parte. Così i collezionisti Würth hanno dato visibilità a queste persone nei Musei e negli Spazi espositivi del gruppo Würth; inoltre all’interno della loro collezione vi è un gruppo di opere realizzate da artisti con disabilità intellettiva attivi in diversi “ateliers assistiti” presenti in Germania. L’arte legata al disegno, all’uso del colore e alla pittura o scultura può aiutare anche in questo ambito dove giovani ragazzi manifestano una disabilità intellettiva. Da Counselor a mediazione artistica, ma anche da artista e persona che ha lavorato con bambini autistici, secondo te quanto può e potrà fare l’arte oggi e nei prossimi anni per aiutare persone con queste problematiche?
R: Porterò solo un esempio: anni fa, tra gli altri casi, avevo un ragazzo autistico di circa 11 anni che non sapeva esprimere quando “arrivava al limite”; questo accadeva in qualsiasi sua attività: con i compiti, con i giochi e con l’attività fisica si stancava fino allo sfinimento, senza avvisare chi gli stava di fronte della sopraggiunta stanchezza o noia, e a un certo punto diventava aggressivo. Dopo due anni, grazie al disegno, sono riuscito a insegnargli la parola “basta”.
12. Il counseling tu lo senti come professione, ma prima di essere una professione esso rappresenta proprio uno stile di vita. Cosa significa questo per te?
R: Gli aspetti del saper fare sono imprescindibili dal sapere e dal saper essere, che per il counselor significa anche saper evolvere. Un esempio pratico: la “Scuola di Counseling Umanistico centrato sulla persona” è, prima ancora di un percorso professionale, un percorso personale. La crescita personale, che avviene con lo studio, i laboratori, i seminari e l’esperienza sul setting serve a quel progressivo sviluppo del proprio essere, della propria interiorità e autenticità, così da incarnare sempre di più lo stile di vita del Counseling.
13. Quanto è importante la conoscenza dell’arte comprese alcune tecniche, per poter diventare un Counselor a mediazione artistica?
R: Non occorre essere necessariamente un artista per poter diventare un counselor a mediazione artistica; certamente è indispensabile aver fatto, e continuare a fare, un lavoro incessante con la propria creatività. Io penso che, grazie all’Art Counseling, sta prendendo forma quella che Gianni Rodari chiamava “la grammatica della fantasia”, e la creatività, con il suo mondo trasversale fatto di pensiero laterale, problem solving e decision making, sta entrando in tutti i campi delle nostre attività.
14. Arte e counseling: un binomio davvero utile per accompagnare il cliente nel suo percorso di scoperta di sé e di evoluzione nel raggiungimento del proprio benessere. A riguardo tu sei tra i docenti della “Scuola di Counseling Umanistico centrato sulla persona” che hanno realizzato e stanno attualmente svolgendo un progetto dedicato a diverse tematiche affrontate dal counselor proposte nei webinar gratuiti già in calendario. Mi parli del tuo webinar “Disegno, Espressività e Counseling” che hai condotto lo scorso 31 maggio?
R: Ho presentato e fatto sperimentare ai partecipanti degli strumenti creativi che possono essere applicati con facilità in un setting di counseling e che sono, in primis, delle attività per conoscere sé stessi in un modo ludico e diretto. Questo è l’art counseling: una possibilità piacevole, leggera e profonda, introspettiva e liberatoria. Fidarsi della creatività e mettersi in gioco: ecco i requisiti necessari per il counseling a mediazione artistica. Per l’Art Counseling.
Silvana LAZZARINO, Roma, 19 settembre 2021