“Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente”. Al Museo Napoleonico la mostra che fa rivivere la moda del giapponismo e il mito del viaggio nel Vicino e Medio Oriente (Roma, fino all’8 settembre).

di Nica FIORI

Tra i tanti musei romani, quello Napoleonico, situato all’angolo tra via Zanardelli e piazza di Ponte Umberto I, non è certo tra i più visitati, ma ha comunque un suo pubblico di appassionati estimatori di ricordi e cimeli napoleonici, raccolti dal conte Giuseppe Primoli (1851-1927), appartenente per parte di madre alla famiglia Bonaparte. Non avendo eredi, il conte dispose che nel Palazzo Primoli venisse costituita una Fondazione, con la sua Biblioteca, e che in una parte del piano terreno venisse realizzato, con tutti i suoi quadri, arredi e documenti, un Museo Napoleonico, da cedere dopo la sua morte al Comune di Roma, che tuttora lo amministra.

1 Museo Napoleonico

In questa elegantissima sede museale la Sovrintendenza capitolina organizza sistematicamente mostre tematiche che valorizzano i materiali dei depositi, come quella attualmente in corso (fino all’8 settembre 2024), intitolata “Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente”: un’occasione da non perdere per approfondire la conoscenza dei gusti del conte Giuseppe, colto e raffinato bibliofilo e collezionista, nonché fotografo, attraverso alcuni straordinari oggetti di norma non esposti al pubblico, insieme a fotografie e documenti vari d’archivio che ci parlano della sua passione per l’Oriente, in parte ereditata dal padre e condivisa con altri componenti della famiglia.

La mostra, a cura di Elena Camilli Giammei, Laura Panarese e Marco Pupillo, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, è stata pensata in concomitanza con la mostra “Ukiyoe. Il mondo fluttuante. Visioni dal Giappone”, ospitata nel Museo di Roma a Palazzo Braschi, e privilegia, pertanto, le opere di gusto giapponese, di gran moda nella seconda metà dell’Ottocento, ma propone anche gli altri Orienti, dal Vicino, al Medio, all’Estremo, spostandosi, per finire, all’India.

2 Giuseppe Primoli e il Fascino dell’Oriente

Giuseppe Primoli, romano di nascita, era figlio del conte Pietro, appartenente a una famiglia di piccola nobiltà marchigiana che risiedeva in un palazzo sulla piazzetta dell’Orso, mentre la madre Carlotta era nipote diretta di Luciano Bonaparte, il fratello “ribelle” di Napoleone che, dopo una lite col famoso fratello, aveva scelto come residenza Roma ed era diventato principe di Canino. Quando Napoleone III salì sul trono francese, la famiglia Primoli si trasferì poco dopo a Parigi (nel 1853) e lì il piccolo Giuseppe studiò e, da ragazzo, frequentò la corte ed ebbe modo di conoscere gli esponenti della cultura francese nel salotto della zia Mathilde Bonaparte, cui rimase sempre particolarmente legato. Quando ritornò in Italia, in seguito alla guerra franco-prussiana (1870), che fece cadere il II Impero, egli si stabilì, dopo un primo periodo trascorso ad Ariccia, a Roma, divenendo di fatto un intermediario tra la cultura francese e quella italiana.

Nel 1874 fece da guida a Roma ad Alessandro Dumas figlio, facendogli vedere il Colosseo e il Foro Romano, mentre in seguito Guy de Maupassant, che aveva interessi più trasgressivi, fu accompagnato nei bordelli di Tor di Nona. Il suo salotto era frequentato da diversi letterati italiani, tra cui Ferdinando Martini con il gruppo del Fanfulla della domenica, Matilde Serao, Cesare Pascarella, Gabriele D’Annunzio e l’attrice Eleonora Duse. Nel 1901 morì la madre, e il palazzo di famiglia toccò a lui, che lo fece ricostruire, affidandosi all’amico architetto Raffaello Ojetti, cui chiese di salvare le parti antiche.

3 Giuseppe Primoli e il Fascino dell’Oriente

La mostra si apre con “I molti Orienti dei Bonaparte-Primoli ”: una sezione che fa rivivere il mito del viaggio nel Vicino e Medio Oriente, visto come un mondo meraviglioso, a volte più sognato che reale, perché in quell’epoca erano molti i letterati e gli artisti che, pur non essendosi mai recati in Oriente, si lasciavano suggestionare dalle descrizioni di alcuni viaggiatori.

L’interesse per quei paesi sconosciuti, che si affacciavano sulle coste del Mediterraneo, ma erano assai lontani dal mondo occidentale per religione e costumi, era iniziato con la campagna napoleonica in Egitto ed era proseguito con la realizzazione del Canale di Suez, che aveva aperto anche le porte al turismo. Il Grand Tour, che nel Settecento riguardava essenzialmente l’Italia, si era spostato verso paesi più esotici, che sembravano promettere mistero ed erotismo (pensiamo alla sensualità di certe figure femminili viste attraverso gli occhi dei pittori orientalisti).

Si affermò anche la messa in scena all’orientale in alcune opere liriche, come l’Aida di Verdi, ambientata in un fantasioso Egitto, e ci si ispirò anche a episodi storici o a scene folcloristiche. Tra le opere in mostra troviamo diverse fotografie di soggetto orientalista scattate negli ultimi vent’anni dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, alcune delle quali sono state realizzate personalmente dallo stesso Giuseppe.

4 Pittore di ambito romano, Pietro Primoli in abiti da berbero

Nella Masquerade exotique scopriamo come fosse di gran moda travestirsi per un ritratto pittorico o fotografico. Ci incantiamo, in particolare, davanti al dipinto ad olio raffigurante Il conte Pietro Primoli in abiti da berbero (Pittore di ambito romano, 1845-50), realizzato dopo il suo viaggio in Nord Africa risalente al 1844. Ricordiamo che Pietro Primoli, padre di Giuseppe, Napoleone e Luigi, era ufficiale della Marina Pontificia ed era solito riportare nei propri diari ricordi e racconti di viaggio.

In una parete troviamo diverse stampe fotografiche (albumine) di tableaux vivants, relative a personaggi famosi, tra cui Marco Minghetti in costume da guerriero arabo (1875), Laura Acton Minghetti in costume da Sultana del Nizam, Il conte Vannutelli in costume da giannizzero, Angelina Middleton in costume de “L’Africa”, Sarah Bernhardt nel ruolo di Cleopatra (1891).

5 Fotografie relative a Masquerade exotique
6 Luigi Montabone, Marco Minghetti in costume da guerriero arabo, 1875 Museo Napoleonico

Sulla parete opposta una cartina dell’Africa, realizzata da Giuseppe Primoli e alcuni documenti, tra cui la lettera di invito a cena di Ismail Pascià, vicerè d’Egitto, per il Conte Primoli (1880), ci parlano del Medio Oriente e soprattutto dell’Egitto, dove Giuseppe Primoli si era recato una prima volta nel 1869 per l’inaugurazione del canale di Suez, al seguito della zia, l’imperatrice Eugenia, e una seconda volta nel 1905, quando era più adulto e consapevole. Tra i disegni da lui raccolti, notiamo una Veduta del deserto di Charles-Théodore Frère (grafite su carta, 1864), come pure il Ritratto di Abd el-Kàder, ex-emiro algerino, eseguito da Jean-Baptiste Carpeaux (grafite su carta in album, 1864).

7 Giuseppe Primoli, Cartina dell’Africa con Medio Oriente, inchiostro, acquerello e grafite su carta.

Al centro del percorso espositivo (sale II e III) è la sezione dedicata al Japonisme, ovvero alla diffusione di quel gusto tra collezionismo e curiosità. Sono esposti 14 kakemono di raffinata fattura, dei quali nove, da poco restaurati, provengono dai depositi del Museo Napoleonico, mentre gli altri cinque sono della Fondazione Primoli. Si tratta di strisce di carta o tessuto, di diverse dimensioni, dipinte ad acquerello e inchiostro con soggetti classici della pittura giapponese, quali fiori, uccelli, rami con foglie e frutti, paesaggi lacustri. Questi dipinti venivano appesi in verticale (il termine vuol dire “rotolo sospeso”) in occasioni speciali e cambiavano a seconda delle stagioni; trattandosi di manufatti delicati, non potevano essere esposti a lungo. Quelli acquistati da Primoli a Parigi sono verosimilmente di fattura europea (francese) e databili al periodo 1875-1884 circa. Molto gradevole è l’allestimento, perché richiama le suggestioni dei colori dei kakemono e delle teche che li ospitavano nelle case giapponesi.

8 Parete con tre kakemono
9 Kakemono con poema inedito Orgueil di Maupassant, Fondazione Primoli ©Arte fotografica Roma

La particolarità di questa collezione consiste nelle dediche e componimenti che poeti, scrittori, personaggi di spicco della scena culturale italo-francese hanno apposto sulla superficie dei kakemono: il conte, infatti, era solito chiedere ai frequentatori del suo vivace salotto di lasciare sugli spazi non dipinti dei kakemono un ricordo, una traccia, una frase o una poesia, andando così a costituire un corpus di interesse storico e letterario accanto a quello propriamente artistico dei dipinti. Quest’usanza, così diversa dal moderno concetto di salvaguardia e rispetto dell’opera d’arte, rientrava in realtà nel gusto giapponese per l’esibizione di opere calligrafiche all’interno dei rotoli e in questo modo quegli oggetti hanno acquisito un valore aggiunto, poiché troviamo le firme di letterati francesi quali Anatole France, Guy de Maupassant, Marcel Prévost, Émile Zola, Stephane Mallarmé, Paul Valéry, Paul Claudel, Henry Bergson e, tra gli italiani, Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio, Cesare Pascarella, Arrigo Boito, Giovanni Verga, Matilde Serao, oltre a interpreti teatrali, come Eleonora Duse, politici ed esponenti delle case reali di tutta Europa.

Tra gli altri oggetti esposti in mostra un focus è dedicato al ventaglio di seta con paesaggio giapponese dal titolo La discesa delle oche selvatiche a Katata, dipinto ad acquerello da Giuseppe De Nittis a Parigi intorno al 1880 per la principessa Mathilde Bonaparte, la quale, a sua volta, prima di morire ne fece dono al nipote, insieme ad altri oggetti da lei collezionati.

10 Giuseppe De Nittis, La discesa delle oche selvatiche a Katata, 1880 ca., acquerello su seta ©Sovrintendenza Capitolina

Si tratta di un interessante esempio dell’influenza dell’arte giapponese nella pittura europea del tardo Ottocento e ripropone un soggetto raffigurato dal grande artista nipponico Hutagawa Hiroshige (1797-1858), le cui opere erano arrivate in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, contribuendo a diffondere la moda del Japonisme tra i pittori impressionisti. Giuseppe Primoli aveva stretto amicizia e intratteneva rapporti con molti tra i “giapponisti” francesi più celebri del tempo, tra cui Émile Zola, Pierre Loti e soprattutto Edmond de Goncourt, autore de La maison d’un artiste (1881), in cui illustra la sua collezione d’arte orientale nella residenza di Auteuil. Di questo libro è esposto l’esemplare posseduto dal conte, mentre una foto scattata da Primoli nel 1889 ritrae lo stesso Goncourt davanti all’ingresso della sua maison.

11 Lorenzo Suscipj, Madame d’Epinay in costume da giapponese, 1875©Sovrintendenza Capitolina

In questa sezione troviamo foto scattate sia a Parigi (in particolare quelle relative agli espositori asiatici nell’Esposizione Universale del 1889), sia a Roma, come il ritratto di una bambina con la sua bambola giapponese, eseguito sul Lungotevere intorno al 1898; vi sono inoltre xilografie, kirigami, ovvero dei fogli con intagli e piegature che danno alla carta forme tridimensionali senza asportare pezzi, cineserie e giapponeserie.

Conclude la mostra nella IV sala la sezione “Passaggio in India”, dedicata al memorabile viaggio nel subcontinente indiano di Luigi Primoli (1858-1925), detto Lulù, il minore dei fratelli di Giuseppe. Anche Luigi, dopo essersi stabilito a Roma, divenne ben presto un protagonista della vita mondana della capitale e alla fine degli anni ’80 dell’Ottocento cominciò a interessarsi di fotografia, sulle orme del fratello maggiore, scattando una grande quantità di istantanee, con inquadrature moderne che cercavano di cogliere l’attimo fuggente. La sua passione per i viaggi lo spinse ad avventurarsi in paesi più lontani rispetto a quelli visitati dal fratello, fino ad arrivare alla fine del 1904 in India, dove rimase fino al 1906. La documentazione fotografica del suo viaggio fu dispersa dopo la sua morte, ma due album furono fortunosamente recuperati sul mercato antiquario intorno alla metà del ‘900 e donati al Museo Napoleonico. Sembra di cogliere nelle immagini esposte l’interesse di Luigi Primoli non solo per le bellezze architettoniche e i paesaggi esotici, ma anche per il contesto sociale che ritrae con partecipazione emotiva. Egli, in effetti, mostra di privilegiare la figura umana, a volte anche ricorrendo a personaggi messi in posa, ma più spesso colti in movimento o nella spontaneità dei gesti rituali.

12 Luigi Primoli, due fotografie del viaggio in India

Sono esposti anche alcuni oggetti di manifattura indiana da lui collezionati, tra cui pietre scolpite e terrecotte dipinte raffiguranti personaggi e soggetti religiosi, come pure una copia del Corano su foglie di palma, appartenente alla Fondazione Primoli. Ovviamente non poteva mancare un ritratto fotografico dello stesso Luigi Primoli in costume da nobile indiano, che è esposto però nella I sala, con la dicitura “illustrazione di una cartolina da spedire ad amici e conoscenti”.

Nica FIORI  Roma  24 Marzo 2024

“Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente”

15 marzo – 8 settembre 2024

Museo Napoleonico, piazza di Ponte Umberto I, 1 Roma

Orario: da martedì a domenica, ore 10-18

Ingresso gratuito

www.museonapoleonico.it