Give People a Chance. “Yōko Ono. Music of the Mind” (Londra, fino al 1° settembre 2024).

di Marco FIORAMANTI

Tate Modern, London (in collaborazione con la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen, Düsseldorf)

Whisper your desire to the wind. Ask the wind to take it to the end of the world. (Sussurra al vento il tuo desiderio. Chiedi al vento di portarlo fino alla fine del mondo)

Yōko Ono

Icone, cosi come sciamane, si nasce, non si diventa. È questo il caso di Yōko Ono (Tokyo, 1933) e lo dimostrano le duecento opere della “più grande mostra del Regno Unito che celebra i momenti chiave della carriera rivoluzionaria, influente e multidisciplinare dell’artista giapponese, dalla metà degli anni ’50 ad oggi”.

Esponente di un’arte totale, rappresentante del gruppo Fluxus agli inizi degli anni Sessanta, Yōko Ono unisce linguaggi diversi (pittura, musica, corpo, teatro, cinema, danza, movimento) riuscendo a coniugare l’immediatezza orientale con la creatività contemplativa dell’Occidente. Allo stesso tempo, attraverso la performance, connette il coté artistico, privato, personale all’impegno sociale, alle campagne pacifiste per i diritti civili.

Il titolo della mostra, “Music of the Mind”, apre all’interpretazione sonora che ogni fruitore riceve nel silenzio della propria immaginazione.

Fig 1

L’unico suono che esiste per me è il suono della mente. (Y.O.)

La mostra si apre con lo squillo ininterrotto di un telefono che cessa di suonare solo quando qualcuno risponde all’apparecchio. Un altoparlante manda la voce dell’artista che, rispondendo, dice: “Hello, I’m Yōko”, prima di attaccare. Fa seguito Painting to Hammer a Nail, 1966 (fig. 1) con il “martellante” sound di tutti coloro che decidono di schiacciare i chiodi su una pacca bianca.

Cut Pice, 1964 (fig. 2) ricorda una delle più famose performance dell’artista nippo-newyorkese, dove gli astanti erano/sono invitati a tagliare pezzi dei suoi vestiti fino a lasciala nuda, con l’idea che l’artista è qualcuno destinato a dare tutto quello che ha.

Fig 2

La proiezione del Film N°4 (Bottoms) (fig. 3) censurato all’epoca, mostra fondo-schiene maschili e femminili a tutto campo.

Fig 3

Wish Tree, 1966 (fig. 4) presenta una serie di alberi piantati sui rami dei quali i visitatori sono invitati a inserire biglietti con auguri di pace.

Fig 4

White Chess, 1966 (fig. 5), prevede una scacchiera di quadrati bianchi e pezzi di gioco bianchi, con una tabella d’istruzione che recita Gioca finché non riesci a ricordare dove sono tutti i tuoi pezzi, a sottolineare l’inutilità della guerra, distruggendone il concetto.

Fig 5

In Helmets Pieces of Sky, 2001 (fig. 6) ognuno è invitato a prendere uno dei tanti pezzi di puzzle blu (pezzetti di cielo, patrimonio di ognuno di noi, ndr) esposti all’interno di elmetti militari.

Fig 6

Add color, Refugee Boat, 1960 (fig. 7) presenta una barca bianca in una stanza bianca all’interno della quale il visitatore è stimolato a scrivere pensieri positivi.

Fig 7

E infine, 15 metri di tela disposta lungo un muro pronta a ricevere scritte, foto e/o messaggi sulla propria mamma: My mommy is Beautiful, 2004 (fig. 8).

Fig 8

In sintesi, l’arte non vuole maestri né discepoli, e ogni fruitore diventa all’istante artista e protagonista egli stesso mentre l’artista s’investe del ruolo opposto di osservatrice.

Un sogno che sogni da solo è solo un sogno. Un sogno che sognate insieme è realtà. (Y.O.)

Un lavoro particolare è legato al tema dei migranti: Invisible People (fig. 9). Si tratta di un’opera presentata in anteprima mondiale in occasione di OPEN 20 al Lido di Venezia nell’estate 2017 in occasione dell’esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni ideata da Paolo De Grandis parallelamente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Fig 9

Un progetto lungamente elaborato, una visione simbolica e metaforica del viaggio dei migranti, tra immaginazione e poesia a futura memoria.

Marco FIORAMANTI  16 Giugno 2024

INVISIBLE PEOPLE

Look through the telescopes / for the desperate people / arriving in small boats, /seeking refuge, / from far away wars.

There is a horn sound, / tapping of the water against the boats, / and the sound of people / shouting in the distance. / The beautiful sound / was made by all the winds / In the universe.

However, not a show of a boat / can be seen / with the naked eye / or through the telescopes

y.o. 2009-2017

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GLI INVISIBILI

Cerca col telescopio / quei disperati / in arrivo su piccole imbarcazioni, / in cerca di rifugio, / da guerre lontane.
Un suono di corno / batte l’acqua contro le barche, / e il suono delle persone / che gridano in lontananza. Il suono sublime / fatto da tutti i venti / dell’universo.
Ma nemmeno l’ombra di una barca / può essere vista / a occhio nudo / o col telescopio.

y.o. 2009-2017