di Eleonora PERSICHETTI
L’EREDITA’ DI CARAVAGGIO. CAPOLAVORI IN LUCE A BERGAMO
Una mostra che approfondisce, in pittura, la scoperta della luce artificiale attraverso opere di importanti artisti “caravaggeschi” appartenenti a storiche collezioni pubbliche e private. Un’esposizione che ruota intorno al restauro, a Palazzo Creberg, della monumentale tela di Antonio Campi raffigurante Santa Caterina visitata in carcere dall’imperatrice Faustina.
Nella Sala consiliare vengono presentati al pubblico cinque capolavori di Francesco Capella (Venezia 1711 – Bergamo 1784) restaurati dalla Fondazione Credito Bergamasco.
Al centro della sala, la bellissima pala con il Martirio di Santo Stefano della Parrocchia di Santo Stefano a Carobbio degli Angeli, ripristinata da Andrea Lutti e Sabrina Moschitta. Ai lati della pala centrale la Fuga in Egitto e l’Annunciazione provenienti dal Santuario della Beata Vergine del Miracolo di Desenzano al Serio (Bergamo), restaurati da Roberta Grazioli, mentre all’ingresso della Sala Consiglio, le pale Quattro Santi della Chiesa di S. Martino in Gorno e la Madonna del Carmine della Chiesa di Santa Maria Assunta di Calcinate, recuperate da Fabiana Maurizio.
Inaugurata lo scorso 3 maggio, L’Eredità di Caravaggio. Capolavori in luce fa vedere allo spettatore come la raffigurazione della realtà tramite lo studio della luce artificiale, ottenuta da Caravaggio nel primo decennio del XVII secolo, ha lasciato una concreta eredità nelle opere dei suoi seguaci, non soltanto italiani ma anche stranieri. Attraverso le opere di Matthias Stom, Francesco Boneri detto Cecco del Caravaggio, Giuseppe Vermiglio, Simon Vouet, Giovanni Lanfranco, Antonio d’Enrico detto Tanzio da Varallo, emergono alcune delle diverse declinazioni che il “caravaggismo” assunse tra il secondo e il quinto decennio del Seicento.
Il monumentale dipinto di Antonio Campi (Cremona, 1524 – 1587), con Santa Caterina visitata nel carcere dall’imperatrice Faustina della Chiesa di Sant’Angelo a Milano, restaurato da Delfina Fagnani a Palazzo Creberg, costituisce un precedente lombardo alla pittura di Caravaggio. Un dipinto nel quale l’aspetto innovativo è proprio l’uso della luce e che il Merisi, con tutta probabilità, aveva avuto l’occasione di vedere, essendo proprio del 1584 – anno di esecuzione dell’opera – il suo ingresso nella bottega milanese di Simone Peterzano. Come ricorda il curatore della mostra, Simone Facchinetti: «Già Roberto Longhi aveva additato il dipinto come un imprescindibile modello per alcune future invenzioni caravaggesche, dalla Vocazione di San Matteo a San Luigi dei Francesi a Roma fino all’estrema Decollazione del Battista a Malta».
Il nucleo principale della rassegna è costituito da opere di Matthias Stom (Paesi Bassi, 1600 circa – post 1645), tra le quali l’intensa Guarigione di Tobi e la rara iconografia di Dedalo attacca le ali ad Icaro di provenienza romana, approdate a Bergamo alla fine del XVIII secolo e tutt’ora conservate presso una storica collezione privata. Dello stesso autore è esposto anche il Cristo porta croce donato all’Accademia Carrara dal Presidente della Fondazione Credito Bergamasco e dalla sua consorte.
«L’intenzione della rassegna è di documentare e mostrare al pubblico un significativo gruppo di dipinti, alcuni mai esposti prima d’ora» ha tenuto a sottolineare Angelo Piazzoli, Segretario Generale della Fondazione Credito Bergamasco. «Nel solco della nostra attività di ripristino, svolta a Palazzo Creberg da oltre dieci anni, la mostra ha costituito l’occasione per realizzare alcuni restauri ad essa funzionali; oltre che sul dipinto del Campi abbiamo provveduto a interventi di recupero di opere del territorio bresciano e bergamasco, quali l’interessante San Giacomo Maggiore di Giuseppe Vermiglio della Pinacoteca Repossi di Chiari e la piccola tela inedita di Matthias Stom con San Giovanni Battista, proveniente dalla chiesa di San Bartolomeo a Bergamo».
La teatrale Decollazione del Battista di Francesco Boneri, alias Cecco del Caravaggio (documentato a Roma e Firenze dal 1613 al 1620), giunge da un’antica collezione privata bergamasca.
Il percorso espositivo prosegue con alcune importanti opere che fanno parte della Collezione Banco BPM: il Ritratto della famiglia dell’artista di Giovanni Lanfranco (Parma, 1582 – Roma, 1647), la Vergine addolorata di Simon Vouet (Parigi, 1590 – 1649) e la Battaglia di Sennacherib di Tanzio da Varallo (Alagna Valsesia, 1582 – Varallo, 1633), bozzetto preparatorio per la grande pala realizzata nel 1629-1630 all’interno della cappella Nazari in San Gaudenzio a Novara.
L’influenza di Caravaggio risulta evidente nell’opera di Giuseppe Vermiglio (Milano, 1587 – post 1635) raffigurante Giuditta con la testa di Oloferne, 1615-1620 in prestito dal Museo Civico di Vicenza – Palazzo Chiericati, che riprende uno dei temi prevalenti del periodo barocco, in cui le passioni violente a volte conducono i protagonisti ad esiti fatali. A rappresentare esperienze coeve ma che esulano dal caravaggismo, giunge infine, dallo stesso museo vicentino, l’ospite della mostra, la magnifica tela con Le Quattro età dell’uomo, 1625 c. dove è evidente la lezione del maestro Rubens, soprattutto nella resa delle figure e nei loro incarnati.
Eleonora PERSICHETTI Bergamo maggio 2018