di Claudio LISTANTI
Uno dei punti fermi delle stagioni liriche del Teatro Sperimentale di Spoleto è senza dubbio la riproposta degli Intermezzi napoletani del ‘700.
Nell’edizione 2023 che si sta svolgendo in questi giorni è stato inserito in cartellone uno spettacolo che comprendeva gli intermezzi La Franchezza delle donne di Giuseppe Sellitti e Moschetta e Grullo di Domenico Sarri. Questi ultimi, per l’occasione, rappresentati in prima esecuzione moderna con una recita che è stata accolta da un notevole successo di pubblico.
Il progetto degli Intermezzi del ‘700 è uno dei fiori all’occhiello dell’attività operistica del Teatro Lirico Sperimentale ‘A. Belli’ di Spoleto. Nato nel 2015 è il frutto della collaborazione dell’istituzione spoletina con il Centro Studi Pergolesi dell’Università degli Studi di Milano. La collaborazione è del tutto fattiva in quanto l’ateneo milanese intraprende il lavoro scientifico necessario per la riscoperta di questi piccoli gioielli della storia della musica. Come ricorda Claudio Toscani, presidente del Centro Studi Pergolesi e professore di Storia del Melodramma e Filologia musicale presso l’università milanese, si giunge così alla produzione dell’edizione critica di ognuno degli intermezzi studiati, fornendo lo strumento indispensabile per gli esecutori.
Il Teatro Lirico Sperimentale, invece, offre all’operazione il proprio contributo affinché quanto teorizzato dagli studiosi possa entrare nella pratica esecutiva mettendo a disposizione le proprie conoscenze e le abilità operative per concretizzare tutta l’operazione di riproposta di questo particolare repertorio. Offre così la realizzazione scenico-musicale degli intermezzi per essere presentati al pubblico e alla critica con recite che si possono tutte considerare “prima esecuzione in tempi moderni”
Da qualche anno la prima esecuzione in tempi moderni degli intermezzi, che oltretutto si svolge nella splendida ed ideale cornice del Teatro Caio Melisso, viene accompagnata dalla riproposta degli intermezzi rappresentati l’anno precedente offrendo così maggiore occasione per pubblico e addetti ai lavori di approfondire tutta la materia anche grazie ad un raffronto ravvicinato tra le due opere.
Seguendo questo procedimento nella edizione 2023 della Stagione Lirica dello Sperimentale è stato proposto uno spettacolo formato dagli intermezzi La Franchezza delle donne su musica di Giuseppe Sellitti e libretto di Tommaso Mariani rappresentati nel 2022 contrapposti agli intermezzi Moschetta e Grullo su musica di Domenico Sarri eseguiti in prima assoluta in tempi moderni. La serata si è conclusa con un vero e proprio successo di pubblico a dimostrazione della validità della proposta storico-musicale.
Prima di procedere nel riferire gli esiti della serata, per una maggiore comprensione della valenza artistica di tutto lo spettacolo, è giusto fare un accenno al significato e all’importanza del genere ‘intermezzo’.
Gli intermezzi nacquero a seguito dello sviluppo della prassi operistica in atto a Napoli nel primo ‘700, allora uno dei centri musicali più importanti d’Europa, prassi che si esaurì intorno agli anni ’40 del ‘700. Prevedeva di inserire all’interno delle opere serie, solitamente strutturate in tre atti, alcuni intermezzi di carattere comico-buffo, da eseguirsi durante i necessari intervalli tra gli atti. Si poteva anche verificare che un intermezzo fosse inserito nel terzo atto, avanti all’ultima scena che segnava lo scioglimento del dramma.
Tali interventi erano rivolti a stemperare quel clima di tragedia che spesso assaliva gli spettatori nell’assistere ai drammi musicali appartenenti al genere ‘opera seria’. Qui l’azione, che si svolgeva in ambienti regali in cui agivano personaggi di grande fama, s’incentrava perlopiù in follie e violenze che alimentavano trame intricate ed inverosimili, spesso noiose e lontane dalla verità storica fino ad essere, sovente, completamente surreali nell’insieme, dove rivalità politiche e amorose producevano atti di sopraffazione e colpi bassi.
Gli Intermezzi introducevano, quindi, elementi di serenità e di distensione con storie, semplici nell’insieme, per entità teatrali autonome e completamente avulse dal dramma principale, dove l’azione frequentemente si riferiva al matrimonio di due personaggi dalle provenienze differenti, dal ceto borghese e dal mondo di tutti i giorni, spesso in contrasto tra loro dei quali l’azione ne metteva in risalto le diversità e la quasi inevitabile e reciproca intollerabilità ma dove poi, evolvendo l’azione stessa, ne scaturiva un addolcimento dei sentimenti per arrivare ad un accomodate, e sicuramente desiderato dallo spettatore, lieto fine.
La struttura degli intermezzi era anche piuttosto semplice. Due personaggi, uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile, solitamente contrapposti anche vocalmente (baritono-soprano), personaggi decisamente stereotipati (medici, giudici, avvocati) quelli maschili, (servette, domestiche ma anche vedove, tutte in cerca di una sistemazione familiare) quelli femminili. Accanto ai due protagonisti vocali una parte mimica spesso utilizzata per dare semplicità, forse anche fluidità, all’azione nella quale si presentano spesso divertenti travestimenti per tendere trappole e trabocchetti. Nel finale, quasi sempre, si assiste al trionfo della parte femminile sul quella maschile.
La parte musicale presenta un accompagnamento strumentale concepito per mettere in risalto non solo il carattere giocoso dell’insieme ma anche momenti di intimità dei singoli personaggi spesso estrinsecati con arie specificatamente dedicate di efficace espressività anche se di non particolare difficoltà vocale.
Solitamente ogni intermezzo era concluso da duetti tra i due personaggi cantanti, concepiti per dare vivacità all’azione, messa anche in evidenza da una cospicua parte affidata al recitativo spesso espresso nei dialetti di riferimento delle provenienze geografiche italiane dei singoli personaggi ma anche dal ‘latinorum’ (usiamo un termine manzoniano molto efficace allo scopo) con il quale si esprimono i dotti (medici, giudici e avvocati) senza dimenticare anche espressioni estere laddove c’è la presenza di personaggi stranieri, in special modo francesi e spagnoli.
La Franchezza delle donne ha aperto lo spettacolo proposto per quest’anno. Come mette in evidenza Antonio Dilella, curatore dell’edizione critica, questi intermezzi sono basati su un libretto scritto da Tommaso Mariani; comparve in scena il 4 dicembre del 1734 quando al Teatro San Bartolomeo di Napoli fu rappresentato il dramma serio Siface del compositore napoletano Giuseppe Sellitti su un testo di Pietro Metastasio. Quella rappresentazione solennizzava il compleanno della Real Principessa d’Asturias Maria Barbara di Braganza e gli intermezzi in questione ne riempivano i due intervalli previsti in serata. Dilella, nel saggio pubblicato nel programma di sala, ci fa sapere anche che gli interpreti quella sera furono due cantanti molto apprezzati all’epoca, il soprano Laura Monti (Lesbina) e il basso Gioacchino Corrado (Sempronio). Per quanto riguarda Giuseppe Sellitti, il revisore evidenzia anche che nacque il 22 marzo del 1700 ed ebbe come maestri Gaetano Veneziano e, al conservatorio di S. Maria di Loreto, Giuliano Perugino.
L’azione narra di Sempronio che ama Lesbina che (a torto) crede che lo tradisca. La vuole smascherare e allo scopo si traveste da gondoliere per portarla da Zanetto suo amante. Lo scopo è raggiunto anche perché Lesbina scopre che Zanetto ama un’altra e sviene per la gelosia cercando poi di convincere Sempronio della propria innocenza. La ragazza vuole chiamarlo a giudizio per tentato rapimento. Sempronio si traveste da giudice ma Lesbina ne individua il travestimento e finge di essere ingannata. Rovescerà poi la situazione con la complicità del notaio offrendo la sua mano a Sempronio che non potrà opporsi all’epilogo.
Agli intermezzi di Sellitti sono stati accoppiati due intermezzi scritti da Domenico Sarri, Moschetta e Grullo, anch’essi appartenenti ad un’opera seria, Siroe, re di Persia, che il musicista tranese scrisse nel 1727 su testo di Pietro Metastasio, allora conosciuto con lo pseudonimo arcade di Artino Corasio, e rappresentato anch’esso presso il Teatro San Bartolomeo di Napoli il 25 gennaio 1727. Ad oggi non è conosciuto l’autore del testo dei due intermezzi che possiedono una trama piuttosto semplice ma di un certo effetto d’insieme.
Tema portante di Moschetta e Grullo è la gelosia. Ed è proprio quest’ultimo ad innescare l’azione. Grullo è uno sciocco soldato che per far ingelosire Moschetta finge di avere un’altra innamorata. L’azione poi propone, come di consueto, momenti ironici e spassosi, beffe e travestimenti. E proprio l’ultimo della serie è messo in atto da Moschetta che vestirà i panni di Truffaldina utile ad accalappiare l’uomo per imporsi come sposa e come padrona assoluta della casa riuscendo anche nello scopo di far capire a Grullo che l’amore è il perfetto antidoto alla guerra per la quale il soldato aveva particolare attrazione ma, grazie l’arte persuasiva della donna, riesce a distaccarsi completamente.
Antonio Dilella, anche per questi intermezzi autore della revisione, con le note del programma di sala mette in evidenza alcuni elementi storici che ci aiutano a capire l’importanza di queste partitura. Alla prima assoluta i due personaggi furono interpretati dal soprano Celeste Resse e dal basso Gioacchino Corrado presente anche alla prima de La franchezza delle donne. Erano due cantanti famosi all’epoca. La prima dopo la proficua esperienza napoletana si trasferì a Londra dove fu conosciuta con il nome di Celeste Gismondi svolgendo ruoli importanti in alcune prime assolute di Händel, tra le quali il ruolo di Dorina nell’Orlando. Gioacchino Corrado, invece, svolse la sua attività prevalentemente a Napoli ed è ricordato per essere stato il primo interprete di Uberto negli intermezzi La Serva Padrona di Pergolesi, gli intermezzi più conosciuti al mondo.
Moschetta e Grullo varcarono presto i confini di Napoli riuscendo ad avere, grazie alle compagnie di giro, un successo di dimensioni europee. Come ricorda Dilella si hanno tracce di esecuzioni a Bruxelles nel 1729 con il titolo di Truffaldina, a Genova nel 1731, a Venezia nel 1732 con il titolo di Grullo e Moschetta e poi a Londra; nel 1740 a Lucca, nel 1744 a Firenze, ad Amburgo nel 174e per giungere fino a Copenaghen nel 1748 anche se le fonti oggi disponibili non consentono di evidenziare ulteriori dettagli.
La produzione musicale di Domenico Sarri, vissuto tra il 1679 e il 1744, risulta essere piuttosto cospicua anche se nella storia non è stato molto considerato dalla critica. A lui va dato il merito di essere stato il primo (o tra i primi) a mettere in musica un libretto di Pietro Metastasio, un elemento che gli consente di essere considerato un vero e proprio precursore nell’ambito del dramma in musica. Solo recentemente è stato oggetto di una rivalutazione che consideriamo del tutto meritata e che può consentirci di valutare la sua opera musicale sotto una luce completamente diversa. Tutto ciò è dimostrato anche da questa partitura che abbiamo ascoltato a Spoleto che riesce ad esaltare quelle doti di semplicità dell’azione con una freschezza musicale ed un’invenzione melodica del tutto accattivanti. Seppur costretta da trama esigua la musica di Sarri pone in felice risalto i personaggi ed il gioco della trama grazie anche ad una strumentazione che appare del tutto incisiva per valorizzare tutto l’insieme.
Per quanto riguarda le varie componenti dello spettacolo c’è da dire che la parte visiva è stata affidata, come da tradizione, alle cure del regista Andrea Stanisci che ha potuto contare come di consueto sulla fattiva collaborazione della costumista Clelia De Angelis e di Eva Bruno per le luci.
Stanisci ha riproposto ovviamente la lettura che lo scorso anno diede de La Franchezza delle donne che è risultata ancora una volta piacevole e comunicativa immaginando poi per Moschetta e Grullo una realizzazione che, nei contenuti, mostrava continuità teatrale con gli intermezzi dei due autori. Come da lui stesso dichiarato nel programma di sala ma anche nella conferenza stampa di presentazione dello spettacolo, la caratteristica degli intermezzi musicali del ‘700 è quella di inserire all’interno di un dramma in musica di ambientazione storica, usi e costumi dell’attualità dell’epoca.
Per Moschetta e Grullo ha posto in evidenza quella che è la morale finale, vale a dire la sconfitta delle smanie guerriere del soldato Grullo a favore del messaggio di amore di Moschetta, vero e proprio antidoto alle brutture che la guerra porta inevitabilmente con se, un amore dimostrato anche da una certa ‘sensualità’ esplicita contenuta nel libretto e nello sviluppo musicale che lo sottolinea. Tutto ciò, sostiene giustamente Stanisci, si sposa alla perfezione con l’attualità di oggi 2023, dove questo tipo di brutture sono all’ordine del giorno e reagire a questo stato di fatto con amore e con rispetto del prossimo sarebbe la medicina ideale per il bene di tutti.
Lo spettacolo è risultato del tutto unitario nell’insieme con la sola controindicazione che ad una esecuzione contigua gli intermezzi di Sellitti risultano, drammaturgicamente, un po’ troppo macchinosi rispetto alla semplicità di quelli di Sarri che riescono, a nostro avviso, a coinvolgere nel gioco scenico con maggiore incisività lo spettatore. La scena, di una semplicità efficacissima, era comune per i due intermezzi mentre ai costumi erano affidate tutte le evoluzioni della trama sottolineate anche da efficaci e convincenti movimenti scenici.
Per quanto riguarda gli interpreti c’è da dire, come più volte da noi sottolineato, che la partecipazione a spettacoli come questo sono palestra ideale per la loro preparazione alla scena e alla recitazione. Sono un bagaglio culturale che sicuramente gioverà loro nel proseguo della carriera elemento che esalta anche i contenuti essenziali dello Sperimentale di Spoleto che ha come fine principale quello di fornire ai giovani interpreti una preparazione ad ampio spettro che sia utile per lo sviluppo della loro carriera.
Nella recita del giorno 8 settembre per La Franchezza delle donne la parte di Lesbina è stata affidata al soprano Elena Antonini tra i vincitori del concorso 2022. La cantante pone in evidenza un buon impianto vocale anche se trova qualche difficoltà nell’emissione nel registro acuto un inconveniente che a nostro giudizio può essere superato con l’esperienza e la maturazione vocale al quale andrà incontro una giovane interprete come lei che, oltretutto, si è distinta per la presenza scenica e la raffinata recitazione e per la realizzazione dei recitativi; elementi che per il genere intermezzo sono fondamentali lasciando così intravedere un interessante futuro. Sempronio era il baritono Davide Romeo, anch’egli tra i vincitori del concorso 2022, ha mostrato una maturità vocale più completa anche in relazione alla tessitura di baritono che per un repertorio come questo regala minori problemi vocali. Anche Romeo si è inserito molto bene nell’impronta registica dello spettacolo.
Moschetta è stata una convincente Aloisia de Nardis, terza classificata nel concorso 2023, anche lei un soprano dall’impianto vocale molto importante, che è riuscita a realizzare la linea vocale del suo personaggio grazie anche ad una buona tecnica vocale che le consente una espressività del tutto felice e coinvolgente. Si è inserita bene nell’impostazione registica regalandoci un efficace recitazione anche se, in qualche momento, mostrava qualche impaccio che sicuramente, vista la sua giovane età, supererà man mano che la sua esperienza teatrale, come ci auguriamo, si intensificherà. Grullo era il basso baritono Marco Gazzini, tra gli idonei del concorso 2023; anche per lui si possono adottare le stesse riflessioni per la parte maschile dei precedenti intermezzi: voce ben registrata con presenza scenica ed interpretazione del tutto rilevante.
Per concludere la parte scenica è doveroso sottolineare la prestazione dei due mimi utilizzati per gli intermezzi che si sono ben inseriti nella visione registica ottenendo anche un notevole successo personale: Vania Ficola e Valentino Pugliei.
Il direttore Pierfrancesco Borrelli, come ci ha già abituato da anni, ha eseguito le due partiture in maniera del tutto in linea con l’impostazione dello spettacolo mostrando particolare cura per gli interpreti vocali e per la realizzazione musicale dell’insieme che, anche questa volta, è risultata del tutto godibile sotto tutti gli aspetti. Buoni risultati dovuti anche alla collaborazione dell’Ensemble strumentale utilizzato formato da strumentisti di valore: Anna Conti violino I, Diego Pagliughi violino II, Giada Broz viola, Niccolò Bini violoncello, Maurizio Turriziani contrabbasso con Davor Krkljus maestro al cembalo.
Lo spettacolo è stato applaudito a lungo al termine della recita con numerose chiamate al proscenio ed applausi personalizzati per ogni singolo interprete.
Claudio LISTANTI Roma 10 Settembre 2023