redazione
Il piano nobile di Palazzo Caetani Lovatelli, sede romana di Bertolami Fine Arts, ospiterà per tutto il mese di febbraio una selezione delle opere più significative realizzate tra il 1985 e il 2013 da Carlo Lorenzetti, uno dei più sensibili protagonisti della scultura italiana contemporanea. In esposizione, oltre a 13 sculture, anche una raccolta di disegni del 2007.
La lunga e fortunata carriera di Carlo Lorenzetti, è nato a Roma nel 1934, è la dimostrazione che il consenso della critica si conquista anche senza cedere alle lusinghe di mode transitorie.
L’artista, che non ha mai sentito il bisogno di procedere in formazione all’interno di gruppi o movimenti, ha percorso in totale autonomia un originale cammino all’interno della linea di ricerca interessata a rinnovare la scultura nel segno di una liberazione dalla costrizione della legge di gravità, creando forme capaci di conquistare la terza dimensione non come masse statiche che occupano saldamente lo spazio, ma come mobili intrecci di linee in dialogo con l’aria. Scolpire inserendo nella composizione elementi insondabili come il vuoto e l’energia: un’idea fantastica, perfettamente in linea con il clima del tempo in cui il suo lavoro inizia, la seconda metà del ‘900, gli anni epici della conquista dello spazio e delle rivoluzionarie applicazioni alla vita dell’uomo delle scoperte sulla composizione della materia.
Il giovanissimo scultore, di fatto uno sconosciuto, che Giovanni Carandente volle affiancare a mostri sacri del calibro di Arp, Calder, Moore e Smith nella storica rassegna spoletina del 1962 Sculture nella città, oggi può essere considerato un classico della modernità. Per questo ognuna delle sue rare, accurate mostre è un’occasione importante per gli appassionati di arte contemporanea.
Le tredici sculture e i quattordici disegni in esposizione a Palazzo Caetani Lovatelli, senza la pretesa di dar vita a una rassegna di carattere antologico, restituiscono con efficacia il senso del suo lavoro. Dai capolavori degli anni ’80 – Aggrotto (1985) e Sidereoerrante (1989), anneriti da uno strato di grafite steso sulla superficie metallica – ai più recenti lavori caratterizzati dal contrasto tra luminose forme di alluminio e nere lamiere di ferro, Carlo Lorenzetti si volge con chiarezza alla ricerca di una geometria essenziale, molto lontana, però, dalla fredda staticità della geometria euclidea. Di geometria inquieta parla nel suo saggio in catalogo Silvia Pegoraro e in effetti sono, quelle dello scultore romano, forme percorse da un sottile respiro energetico che le rende liricamente vibranti.
L’effetto del movimento percepito è creato dai calibrati giochi visivi, una costante alternanza di bagliori di luce e gorghi d’ombra, impressi su lastre di rame, ferro, ottone e alluminio dalla lavorazione a sbalzo, una tecnica, in verità, solitamente usata in oreficeria, ma che, applicata in modo del tutto anticonvenzionale alla grande dimensione, consente alla materia metallica di prendere vita.
Dalla demiurgica capacità di infondere respiro alla materia nasce il celebrato carattere poetico dell’opera di Lorenzetti, un inno alla perfetta precarietà della vita. Luce e ombra, razionalità e lirismo, controllo formale e fantasia torrentizia, la pesantezza della materia annullata nella leggerezza di forme aeree: la dialettica dei contrasti è al centro della riflessione di un artista tra i più affascinanti dell’arte contemporanea italiana, non solo per il contributo dato al linguaggio scultoreo, ma anche per l’eccezionale talento di disegnatore.
La straordinaria qualità dei disegni – di carattere non progettuale e del tutto autonomi rispetto alle sculture – esposti da Bertolami Fine Arts sarà per molti una felice scoperta.
Un motivo in più per non perdere la mostra.
Ufficio stampa: Scarlett Matassi – 345.0825223 info@scarlettmatassi.com