di Francesco MONTUORI
Migranti sull’About
di Massimo Martini e Francesco Montuori
Lettera da Madrid. 5
Francisco GOYA Y LUCIENTES
I CAPRICCI
“Frati che sbadigliano, frati che gozzovigliano, facce squadrate di assassini che si preparano a mattutino, facce astute, ipocrite, aguzze come profili di uccelli rapaci … streghe, sabba, diavoleria, bambini arrostiti allo spiedo, che so? Tutte le dissolutezze del sogno, tutte le iperboli dell’allucinazione, e poi tutte quelle spagnole bianche e slanciate che certe vecchie perpetue lavano e preparano per il sabba, o per la prostituzione della sera, il sabba della nostra civiltà!”
Cosi’ Charles Baudelaire colse la carica ferocemente eversiva del ciclo di 80 incisioni che Goya redisse fra il 1796 e il 1798 e che chiamò Caprichos per sottolinearne i caratteri strettamente connessi con la fantasia e l’immaginazione, “scherzi”, improvvisazioni fantastiche, ricche di figure irreali, abnormi, composite alla maniera delle grottesche cinque-seicentesche.
La prima edizione dei Caprichos venne pubblicata il 6 febbraio 1799; Goya si preoccupò subito di ribadire che i personaggi, i luoghi, gli episodi rappresentati erano frutto della sua immaginazione e libera artistica espressione:
“E se l’imitazione della natura e’ già abbastanza difficile e ammirevole quando riesce, guadagnerà certo un po’ di stima anche colui che, allontanandosi del tutto da essa, fu costretto ad esibirle, forme che fino a quel momento esistevano solo nello spirito umano, oscurato e confuso dalla mancanza di rischiaramento o surriscaldato dalla sfrenatezza delle passioni.”
Ma non si pensi che Goya si dedichi alla semplice caricatura; egli pensa a soggetti reali, ma è la deformazione, il mostruoso, l’orribile che nascono da un’accentuazione del caratteristico che fanno apparire i personaggi raffigurati nei Capricci frutto della pura fantasia.
L’originaria formazione di Francisco Goya va fatta risalire al clima di eclettismo, dovuto all’influenza teorica di Raphael Mengs, che influenzò in particolare la ritrattistica nella corte reale spagnola. Goya tuttavia supera il neoclassico dominante nella teoria artistica dell’illuminismo collegandosi, in piena libertà alla letteratura occultistica europea settecentesca, all’esaltazione del mondo onirico, agli scrittori di racconti fantastici e mostruosi, ed al genere popolare rappresentato in Spagna della “commedia de magia”. Tra la fine del 1776 e l’inizio del 1780 Goya elabora dei cartoni per gli arazzi degli Asturia a El Pardo, tematicamente legati al folclorismo delle scene di vita spagnola contemporanea, rappresentato in particolare negli spettacoli teatrali allestiti ed elaborati da artisti del filone della pittura cortigiana. Così Goya stesso si “maschera” e nei Caprichos sfilera’ il teatro spagnolesco, carnevale della superstizione, dell’ipocrisia religiosa, del medioevo crudele e ancora trionfante.
A causa della precaria situazione politica in Spagna, in particolare per i simpatizzanti dell’illuminismo francese, la problematica di Goya si svilupperà nell’opera grafica. Ancor prima che nella serie delle incisioni, egli produsse un ampio patrimonio di taccuini di disegni, a inchiostro di china e seppia e a matita nera, appunti e schizzi che copriranno un vasto arco temporale, fra la fine del 1700 ed il 1826. Egli annota i drammatici avvenimenti conseguenti alla Rivoluzione francese, dalle imprese napoleoniche in Europa del 1808 per arrivare alla definitiva restaurazione di Ferdinando VII del 1823, quando la Spagna fu teatro di un susseguirsi di affermazioni liberali e feroci restaurazioni.
Le ottanta tavole dei Caprichos nascono dalla rielaborazione di un taccuino di disegni ed appunti dal vero detto di Madrid, già ordinato in serie grafica, con precise didascalie, attorno ai temi del corteggiamento, della seduzione, di mascherate e tradizioni popolari, di vizi individuali che caratterizzeranno la società spagnola: amori tragici, stregonerie, persone inutili, ridicole galanterie, satira di natura politica, clericale ed erotica.
Per la rappresentazione Goya usò quanto ai suoi tempi offriva la tecnica dell’incisione calcografica ed in particolare le tecniche dell’acquaforte e dell’acquatinta, tra loro complementari e quasi sempre entrambe utilizzate per ogni singola incisione. L’acquatinta gli permetteva di realizzare superficie omogenee e compatte con tonalità più o meno accentuate; l’acquaforte gli permise di incidere la lastra di rame o zinco, preventivamente ricoperte con cera, gomma, mastice, per tratteggiare il disegno delle figure con uno strumento a punta sottile, il bulino, in modo da mettere a nudo il metallo della lastra.
Goya fu maestro dell’incisione; aveva studiato a lungo le incisioni di Rembrandt e Piranesi. La sua abilità fu quella non solo di sommo disegnatore ma consistette anche nella capacità di immergere e trattenere la lastra nell’acido per ottenere scavi più o meno profondi e quindi chiaroscuri più o meno accentuati.
Lafuente Ferrari, uno dei più colti e appassionati studiosi dell’opera di Francisco Goya, raggruppa in tre fondamentali categorie la tematica dei Caprichos: la satira sociale carica di violenza e sarcasmo; l’eros, fatto di sciocchi pudori e delle leggerezze, sovente ridicole, dell’arte della seduzione; la stregoneria come superstizione contrapposta alla ragione.
Goya rappresenterà la frivolezza femminile “Pronunciano il sì ed offrono la mano al primo che arriva” (fig. 2); la satira dei matrimoni di convenienza “Qual sacrificio!” (fig. 3); la superficialità “Ora hanno una seduta” (fig. 4) dove denuncia le “creature leggere: per impedir loro di volare gli mettono una sedia sulla testa”;
la superstizione (fig. 5) “a caccia di denti”, poiché si credeva che i denti di un impiccato portassero fortuna; i vizi del clero (fig. 6) “Perchè nasconderli?” laddove l’ avaro e’ un alto prelato madrileno; il supplizio dell’Inquisizione “Quella polvere” (fig. 7) dove si ricorda un proverbio spagnolo, “Da quella polvere vien questo fango”; la società corrotta dai matrimoni di convenienza “Quale dei due e’ più devoto? Lui e’ un ciarlatano che dice a tutti la stessa cosa, e quanto a lei, pensa solo ai cinque appuntamenti che ha dato…” (fig. 8).
Ma centrale rimane il sistema politico composto da “fannulloni” (fig. 9) ciechi e sordi come i nobili spagnoli sui quali un pazzo rovescia un calderone di idee stantie e da arrivisti: “Salire e scendere” (fig. 10), è il gioco della politica. Essa si accoppia con la stregoneria: “aspetta che ti ungano” (fig. 11) laddove orribili personaggi, come animali, sperano nell’intoccabilità. Anche l’Italia ebbe recentemente il suo unto dal Signore …
“Il sonno della ragione genera mostri” (fig. 12) indica nella ragione l’unico vero contrasto al degrado ideale e morale della società e sbarra la strada alle follie degli uomini che hanno generato questo caos. In questa incisione Goya si ritrae come “L’autore sognante”; “El autor sonando. Su intento solo es desterrar vulgaridades perjudiciales, y perpetuar con esta obra de caprichos el testimonio solido de la veridad”: la sua sola speranza e’ di bandire la superstizione, l’oscurantismo, la barbarie e le più assurde degradazioni umane e di perpetuare, grazie alla fatica dei Caprichos, testimonianza della verità
I rapporti di amicizia con gli intellettuali europei influenzati dall’idee dell’Enciclopedia spiegano questa fiducia nella ragione e nel progresso: rovesciare così la cultura radicata nella religiosità spagnola che rivela, scrive Huxley “gli insondabili abissi del peccato originale e dell’originale assurdità.” “E’ l’ora” dunque (fig. 13):
monaci e nobili si svegliano dal loro sonno: bocche aperte, mani piccole e grassocce, ossute gambette. E’ il momento in cui l’assurdità di un mondo caduco dovrà sottomettersi alla ragione. Davanti alla luce della ragione che li investe, li abbaglia, li travolge i monaci sono in preda allo sgomento, tragicamente stupefatti.
Nonostante Goya scrivesse al Diario di Madrid che il contenuto delle immagini era solo il frutto della sua immaginazione, le opere suscitarono un enorme scandalo. Basti pensare che il Capriccio della tav. 55 (fig. 14), che riporta la didascalia Hasta la muerte, raffigura una vecchia ed orribile megera che rimira la sua immagine allo specchio; tutti i madrileni vi riconosceranno le fattezze della regina Maria Luisa di Borbone-Parma.
La Santa Inquisizione reputò le stampe blasfeme e scandalose; tuttavia grazie ad un ordine formale rilasciato dal re Carlo IV di Spagna a Goya venne risparmiata l’inquisizione. Questo intervento convinse Goya a ritirare i Caprichos dalla vendita al pubblico; ma l’eco delle sue incisioni si diffuse in Europa e trovò nei romantici francesi, particolarmente in Delacroix, De Musset, G.Sand, Hugo, Baudelaire ammiratori entusiasti dell’opera grafica dell’artista spagnolo.
Fra il 1808 e il 14 Goya realizzerà le ottantatre tavole ad acquaforte ed acquatinta intitolate i Disastres de la guerra, riferibili agli orrori dell’ invasione napoleonica; fra il 1815 e il 1816 saranno pubblicate la terza grande serie di trentatre stupende incisioni, la Tauromachia, sugli sviluppi dell’arte di toreare in stretto rapporto stilistico con le tavole dei Desastres seppur in maggior formato; infine la serie delle incisioni sarà completata dai Disparates o “sogni”: la stoltezza che corrompe ogni logica e contamina il mondo delle cose e degli esseri viventi, causa di ogni grande e piccola sciagura dell’umanità
Nel 1803 Goya donerà al Re di Spagna tutte le copie e 240 esemplari a stampa della serie completa dei Caprichos; nel medesimo anno lo stesso Re consegnerà le 80 matrici e le stampe alla Calcografia Nazionale, sede distaccata del Museo del Prado, annessa alla Real Academia de Bellas Artes de san Fernando, di cui Goya fu direttore. Qui sono attualmente conservate insieme alle serie dei Disastri della Guerra, della Tauromachia e dei Disparates.
Oggi l’opera grafica di Francisco Goya e’ esposta in un’apposita sala della Calcografia Nazionale, allestita con grande chiarezza; l’esposizione contestuale delle lastre e delle incisioni permette ai visitatori ed ancor più agli studiosi di confrontare l’abilita’ tecnica dell’artista nel predisporre la matrice con gli eccellenti risultati della riproduzione al torchio.
Francesco MONTUORI Madrid marzo 2020