Grande successo alla inaugurazione dell’antologica di Lorenzo Maria Bottari lo scorso 6 novembre a Jesi, presso Palazzo Bisaccioni.

di Silvana LAZZARINO

Negli spazi dello storico palazzo si respira il tempo sospeso tra mito e tradizione con cui esplorare la realtà: un viaggio nell’alchimia della forma e del colore con  le opere del grande artista esposte fino al 4 dicembre 2021

Il visibile apre all’invisibile in una sorta di restituzione di un tempo sospeso dove ritrovare sé stessi attraverso una nuova visione fatta di poesia e sogno, materia e forma dove le immagini si caricano di una uova forza evocativa parlando all’uomo dell’uomo e del suo essere passato e presente, memoria e futuro.

E’ il tempo sospeso nel recupero di una visione disincantata e onirica a partire dalla realtà che si respira nelle opere di Lorenzo Maria Bottari, dove i luoghi reali e immaginari sono parte di uno stesso sistema in cui riscoprire l’armonia dei contrari per un viaggio immersivo tra alchimie di forme e colori a recuperare l’unicità nella molteplicità presenti in ogni manifestazione dell’universo.

 A restituire la leggerezza e forza del vivere, le sfaccettature con cui l’individuo si confronta nel gioco dell’apparire e dell’essere, della verità celata nei luoghi delle ombre e dei sogni, guardando al passato e alla tradizione, al mito e al sogno, è la mostra “Stanze” dedicata a questo grande artista affermato e noto a livello internazionale con tre Premi alla Carriera che è stata inaugurata con grande successo lo scorso 6 novembre 2021 negli spazi dello storico Palazzo Bisaccioni (Piazza Colocci 4) a Jesi. L’antologica, dal tiolo evocativo “Stanze” nel proiettare verso una ritrovata consapevolezza, a partire dai riferimenti a quel mondo visionario e fiabesco legato al mito, fa affiorare l’aspetto invisibile riferito a stati d’animo che talora si celano in gesti, sguardi e azioni, di oggi, compreso il desiderio di ritorno a quell’autenticità da cui sempre più questa società ha preso le distanze in questi ultimi decenni.

Curata da Federica Lazzarini, insegnante, critica d’Arte e specializzata in Iconografia dell’Arte, l’esposizione allestita negli spazi del Palazzo sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, da anni impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, richiamando a sé personalità e visitatori da tutto il mondo. mette in risalto una parte significativa e rivelatrice della sua ampia produzione soffermandosi sugli anni che vanno dal 1967 al 2021.

(da sx) Lorenzo Fiorucci, Federica Lazzarini e Lorenzo Maria Bottari

Come scrive in catalogo Federica Lazzarini:

“Un’esposizione ad impronta antologico-tematica  che tenta di far affiorare la personalità dell’uomo, pittore, poeta e scultore Bottari, individuando alcune delle chiavi di decodifica del suo messaggio artistico veicolato da un’esistenza fatta di partenze e di ritorni, di mancanze e di ritrovamenti, di incontri e di sogni, nell’abbraccio passionale e ancestrale con l’arte e con la cultura nelle sue molteplici determinazioni, come il mito, la letteratura, la poesia, il costume e il folklore, declinate ed espresse attraverso varie tecniche artistiche.”

Nato a Palermo nel 1949, Lorenzo Maria Bottari, ben presto manifesta una spiccata predisposizione per il disegno e l’arte, tanto da formarsi da autodidatta supportato da incontri e frequentazioni con maestri di altissimo livello, conosciuti durante i suoi viaggi in Italia e all’estero, che hanno in qualche nodo contribuito alla sua crescita artistica, pur avendo egli definito un proprio stile originale attraversato da una certa ironia. Un talento innato quello di Lorenzo Maria Bottari, basti pensare che a 19 anni ha esposto le sue opere accanto a nomi di grande spicco a Firenze quali Pietro Annigoni e Guido Borgianni.

A guidare il visitatore entro queste Stanze dove ripensare ad un nuovo ascolto di sé e della vita, sono alcune tematiche che si sono andate definendo con particolare incisività lungo il percorso artistico di Bottari grazie anche ai suoi fortunati incontri con maestri della portata di Wifredo Lam, Giorgio De Chirico e Renato Guttuso, che hanno contribuito alla maturazione di uno stile peculiare ed impattante dai toni post impressionisti portato a sconfinare in un mondo di visione abitato da simboli e archetipi, interpretando la realtà e la tradizione con energia e geniale modernità.

Nudo 1967 olio su cartone cm. 18×30

Un pittore denso di citazioni e riferimenti, come scrive Lorenzo Fiorucci storico e critico d’arte, nel catalogo che accompagna la mostra, sottolineando come per Bottari varrebbe la pena venisse coniato

un nuovo termine come ‘transrealtà’: egli attraversa infatti le realtà parcellizzate del postmoderno dove la sicilianità di cui parlavano De Grada e Valsecchi diviene prima ritorno al genius loci e poi ‘trans-nazionalismo’. Egli certamente è un nomade della pittura espressiva, la cui storia merita di essere indagata anche dal punto di vista filologico delle singole opere e approcciando la sua vicenda con metodo storicistico nei vari periodi, come Federica Lazzarini ha iniziato a compiere in questa importante esposizione, che segna una delle prime efficaci ricognizioni di un artista ricco di spunti da approfondire con passione.”

Le sezioni restituiscono entro un tempo di riscoperta tra memoria e tempo i diversi aspetti fisici ed emotivi dell’esistenza e questo attraverso le “Stanze” che, senza porte, si lasciano attraversare con continuità ad indicare una sorta di collegamento tra le tematiche affrontate riferite ai Corpi, Racconti e Versi, dove emerge la forza di figure simboliche, archetipiche, fantastiche che appartengono all’“inconscio collettivo” ovvero a quelle tracce latenti del passato ancestrale dell’uomo che influenzano i suoi comportamenti fin dall’inizio della vita, come sostenuto da Jung, il quale sottolinea come l’Archetipo non è altro che un’immagine primigenia dell’inconscio condivisa nel tempo e nello spazio da popoli e culture diverse e preesiste alle nostre rappresentazioni culturali.

Il matto

Sull’entità corporea che attraversa la produzione di Bottari da quella passata a quella attuale dando spazio all’innovazione e alla sperimentazione anche con l’uso della tecnica a puntinismo, si concentra la Stanza dedicata ai Corpi dove accanto all’opera realizzata nel periodo londinese Donna con Bambino (1972) che la curatrice Federica Lazzarini definisce “un vero virtuosismo pittorico” anche in virtù della  tecnica a puntinismo eseguita in olio, sono  Nudo blu (1969) dove viene esaltato l’effetto plastico delle forme unitamente all’effetto materico e l’Uomo perlinato (2016) realizzato dopo l’esperienza riferita alle operazioni di conservazione della Cava Pontrelli, nella città di Altamura con cui l’arista ha voluto celebrare lo straordinario ritrovamento. Questo dipinto rappresenta come scrive la curatrice “il tributo all’Uomo di Altamura, una delle più straordinarie riscoperte paleontologiche effettuate in Italia”.

La Posa

A chiudere questa prima sezione è l’omaggio ad uno tra i più noti fotografi a livello internazionale, nonché amico dello stesso Bottari: Angus McBeen, che ha come titolo La posa (1985) dalle atmosfere surrealiste scandite da rappresentazioni ben definite e colori di forte impatto visivo che mettono in scena una figura femminile vista di schiena e un dispositivo fotografico dotato di ali fantasiose atte a “celebrare le doti del genio della fotografia”.

Al mito, alla fiaba e alle storie di vita è dedicata la seconda Stanza con Racconti dove il reale si aggancia al fantastico e il fantastico entra nel reale. Il mito viene calato nelle atmosfere moderne con quel suo appartenere ad un tempo sospeso, immaginale: nel Dio dei venti, evidenziando l’energia dell’aria mentre esce dal corpo della divinità, l’artista quasi celebra “il passaggio tra la soglia terrena e quella celeste adornando la tela con sospiri colorati di azzurro e bianco.” come scrive sempre la curatrice. Il vento è anche presente con la sua forza in Alfeo e Aretusa (1994) per trasportare la ninfa nelle terre ortigiane, ormai trasformata in sorgente ad incontrare il suo Alfeo destinati ad un amore fluttuante nel mare della Sicilia.

Alfeo e Aretusa, 2008, olio su tela, ovale cm. 60×80

Alla fiaba è dedicata la suggestiva e monumentale opera Pinocchio nel paese dei tarocchi (1995-1997) composta da  ventidue tavole in acquerello ed acrilico su carta intelaiata, in cui è riflesso il senso del viaggio legato all’esistenza dove si parla di libertà e di incoscienza.

Pinocchio nel paese dei tarocchi, 1995-1996. Acquerello e acrilico su carta, cm.70×50 cad

Linee e forme definiscono un’unica composizione dove si accendono diverse cromie e dove in alcuni casi si avverte un certo riferimento al ”modo espressivo del non finito” e dove come scrive Federica Lazzarinila stessa forma soggiace meno alle leggi della raffigurazione e dove il colore diviene l’elemento generatore delle immagini, sospese ed evanescenti”.

Poseidone in Jeans, 1998, olio su tela, cm. 90×90

È poi la volta del mito di Poseidone tra i miti più noti della tradizione greca che qui viene reinterpretato a simboleggiare la gioventù anni Novanta: Poseidone in jeans (1998) si presenta infatti mentre cavalca le onde del mare con fare deciso restituendo il temperamento tenace di quei ragazzi anche nell’indossare un loro tipico capo di abbigliamento quale i jeans. L’Ippogrifo figura leggendaria e mitica, che qui trova la sua espressione grazie alla scultura in acrilico su legno, restituisce un viaggio nei luoghi infiniti ed elevati del cielo e in quelli profondi e suggestivi della terra.

 Ai Versi poetici, quindi alla Poesia quale espressione più autentica delle emozioni con cui si legano i sogni, è dedicata la terza Stanza dove viene evidenziato il profondo rapporto tra l’opera poetica di nomi noti della letteratura e l’opera pittorica di Bottari. Egli grazie ad incontri di grande respiro con poeti affermati e raffinati, molti dei quali diventati amici tra cui Alda Merini, Salvatore Quasimodo e Guido Oldani, ha restituito lo spirito del poeta, la sua voce che racconta dell’uomo nostalgico e sognante, malinconico e ironico.

Pronto chi è, 2011, olio su tela, cm. 70×60

Così accanto al dipinto Pronto chi è (2011) che era inserito nell’esposizione dedicata alla poetessa milanese Alda Merini dal titolo “Lorenzo Maria Bottari. Tributo ad Alda Merini” allestita nel 2011 alla galleria “Le Muse” di Miryam Peluso, Cosenza, e poi nel 2015 presso lo “Spazio Alda Merini Casa delle Arti” a Milano, sono In me smarrita ogni forma (2001) dedicato a Salvatore Quasimodo proveniente dal Museo Casa Natale Salvatore Quasimodo e Paolo e Francesca (2012) omaggio a Dante Alighieri a sottolineare l’amore contrastato dei due amanti i cui corpi si agitano rapiti dalla tempesta del loro sentimento.

Paolo e Francesca, omaggio a Dante, 2021, Acrilico e acquarello su tela, cm. 70×70

Da sottolineare anche la presenza in questa Stanza di uno dei preziosi manoscritti Libri miniati del XXI scolo. (edizione X855, agosto 2021) in tiratura a quaranta copie, dedicato a Lorenzo Maria Bottari realizzato da Alberto Casiraghi ebanista e scrittore, fondatore della casa editrice Pulcinoelefante, autore di aforismi racchiusi in migliaia di libretti con all’interno anche illustrazioni a sua firma. In questo libro miniato esposto nella mostra, è presente l’opera di Bottari I Love Italy by L.M.B (2021) accompagnata da un aforisma del poeta Guido Oldani.

I riferimenti a simbologie e miti, che leggono oltre un tempo definito entrando nei luoghi invisibili delle memorie, l’accostamento o meglio l’abbinamento tra l’espressione pittorica e quella della poesia, configurano un nuovo orizzonte di possibili scenari dove ogni desiderio e pensiero rimanda ad una lettura globale in cui l’uomo possa ritrovare non solo nuova consapevolezza nell’accogliere le proprie fragilità per restituirle a nuova vita, ma quella innocenza e capacità di stupirsi innanzi agli aspetti più semplici, propri dell’animo fanciullo.

L’immanente e il contingente che definiscono l’esperienza, il lato impalpabile del sogno e dell’immaginazione in cui il ricordo riaffiora con altre forme e cui si contrappone il lato concreto della realtà che condiziona e limita, accompagnano in questo percorso espositivo dove l’artista ha portato il respiro vitale del suo sentire attraverso pennellate che tracciano aperture tra memoria e presente proiettando verso un tempo indefinito nella sua ciclicità dove il divenire restituisce l’atto della trasformazione. Atto della trasformazione e del cambiamento che passa attraverso il sogno dove tutto può accadere lasciando libere le emozioni e ogni sfumatura dell’immaginazione.

Così nell’attraversare il tessuto dell’onirico a respirare libertà, ogni sua creazione dove non manca ironia e una certa trasgressione, restituisce unna nuova percezione a toccare l’essenza di ciò che si è stati per tornare ad essere nell’autenticità dove il sogno entra nella realtà e questa nel sogno, nell’appartenenza dell’uomo alla tradizione e al mito restando nella modernità con nuova luce.

Ad accompagnare la mostra è il Catalogo edito da Ventura Edizioni a cura di Federica Lazzarini con testi di Lorenzo Maria Bottari, Lorenzo Fiorucci e Federica Lazzarini.

Sono previste visite guidate durane le tre domeniche di novembre (il 14, il 28 e 28) dalle ore 16.00 alle 18.30. E’ richiesta la prenotazione scrivendo a:  fedean1@virgilio.it.

Silvana LAZZARINO  Roma  14 novembre 2021

Lorenzo Maria Bottari:

Stanze

a cura di Federica Lazzarini

durata 6 novembre – 4 dicembre 2021 Palazzo Bisaccioni, Piazza Colocci 4, Jesi

Orari: tutti i giorni ore 9.30 / 13 e 15.30 / 19.30

Ingresso libero