di Sergio ROSSI
Il 17 Dicembre si è tenuta all’Archivio di Stato di Corso Rinascimento la presentazione del libro edito da ergraphiae e curato da P. di Loreto con Prefazione di Stefania Macioce di “Scritti in onore di Alessandro Zuccari. Contributi inediti”.
L’evento, presentato da Claudio Strinati, ha visto come relatori, oltre ad Irene Baldriga, collega di studi e di Università di Zuccari, tre degli allievi che hanno avuto lo studioso come Professore e guida alla Sapienza Università di Roma, cioè Riccardo Gandolfi, Massimo Moretti e Yuri Primarosa che sono riusciti nella difficilissima impresa di rendere conto dei quarantacinque saggi del volume, tutti, come indica il sottotitolo, inediti e scritti appositamente per l’occasione in un autentico spirito di amicizia e condivisione che non sempre si riscontra in simili occasioni.
Ma naturalmente molto spazio è stato dedicato a tratteggiare la figura di docente e studioso del festeggiato rimarcandone alcuni tratti essenziali. E i termini che più sono stati usati sono quelli di “rigore” e “contesto”. Rigore nel senso di una costante verifica delle proprie indagini sempre condotta con fermezza ma “sine ira et studio”, come recita proprio il sottotitolo di un recente volume di Alessandro Zuccari sul giovane Caravaggio. Contesto, perché, per dirla con G. C. Argan:
«Occorre curare la storicità più che l’artisticità dell’opera d’arte, e quindi non vederla come testo ma come contesto. Il contesto è articolato, diramato, con alternative di positivo e negativo, ma ha un suo tessuto unitario di cui va curato il rovescio come il diritto, il refe opaco e la seta splendente. Tutto, dunque, va conservato per tutti. Ma non si deve credere che gli storici dell’arte studino e difendano valori che sono diversi da quelli che gli artisti stessi hanno voluto dare al mondo con le loro opere. L’essere punto di un contesto è la qualità stessa dell’opera d’arte: almeno è tale nella concezione moderna dell’arte, nella socialità costituzionale, nell’intenzionalità degli artisti».
E con questa citazione entriamo anche in un altro ordine di idee del nostro studioso, quello dell’orgoglio di appartenere alla “Scuola romana di Storia dell’Arte” che da Lionello Venturi, attraverso Giulio Carlo Argan, Maurizio Calvesi, Silvia Danesi Squarzina, Stefania Macioce e lo stesso Zuccari è ancora viva, come testimonia la presenza tra gli oratori di questa sera di Irene Baldriga e Massimo Moretti tra i docenti e di Riccardo Gandolfi e Yuri Primarosa tra i funzionari delle belle arti e degli archivi di stato. Ma anche in questo caso difesa della “Scuola” non ha mai significato per Alessandro contrapposizione sterile con altre scuole ma solo custodia gelosa di un modo aperto ed interdisciplinare di concepire la storia dell’arte rimanendo comunque sempre disponibile a rispettare i pareri diversi dal proprio nello spirito di un franco confronto.
E dunque, i documenti d’archivio accanto alle fonti antiche, il pensiero religioso accanto a quello filosofico più vasto, le analisi radiografiche e dei pigmenti accanto allo studio approfondito della differenza tra veri e propri pentimenti e semplici correzioni sono temi e modalità d’approccio all’opera d’arte che Zuccari ha sempre praticato senza però mai trascurare che alla fine quella che Roberto Longhi chiamava “l’analisi di prima” e cioè lo studio spassionato e libero da preconcetti delle peculiarità stilistiche di un dipinto, un disegno, una scultura, di un “testo” cioè facente parte di un più ampio “contesto” storico rimane imprescindibile; specie se l’occhio del critico è quello che Calvesi riteneva proprio di Argan, un occhio capace di leggere non solo in superficie ma anche in profondità, occupandosi cioè anche dei contenuti e dei significati più profondi delle opere in questione.
Ed è con questo bagaglio che Zuccari ha spaziato dal Beato Angelico a Raffaello, dai pittori del cantiere sistino a Caravaggio ma non solo, perché il nostro accanto agli artisti maggiori ha sempre analizzato anche i cosiddetti “minori” o poco conosciuti, al fine di ricostruire quella fitta e complessa trama di presenze e di relazioni che caratterizzano la pittura italiana di età moderna.
E per chiudere, richiamandomi all’intervento di Irene Baldriga che ho particolarmente apprezzato, voglio sottolineare come in Zuccari impegno accademico e universitario non sono mai stati disgiunti da un analogo impegno civile, in particolare in favore della pace, impegno praticato non solo con le parole e con gli scritti ma anche attraverso fatti e azioni concrete.
Sergio ROSSI Roma 22 Dicembre 2024
Videoregistrazione a cura di CaravaggioNews.com.
Nota
[1] G.C. Argan, Introduzione al volume di chi scrive Il fuoco di Prometeo. Metodi e problemi della storia dell’arte, Roma 1993, pp.9-10.