di Silvana LAZZARINO
Alessandro Catanzaro ha portato nuovi stimoli alla sua professione di fisioterapista e posturologo grazie al Counseling lavorando sulla postura in accompagnamento all’emozione legata al corpo.
Fisioterapista, e Posturologo Alessandro Catanzaro, che vive e lavora a Roma, grazie alla sua professione ha osservato come la postura fisica sia strettamente connessa ad uno stato emozionale. Corpo e mente in quanto strettamente connessi riflettono situazioni di benessere o disagio: se a livello emozionale si vive un conflitto, di conseguenza il corpo ne mostra i segni a livello di manifestazione di un dolore o di un disequilibrio
Essendo nell’uomo una combinazione di corpo fisico mentale e spirituale, diventa necessario mantenere l’equilibrio fisico emozionale finalizzato al benessere della persona. Tale equilibrio non sempre è facile da sostenere per via di condizionamenti interni, ed esterni riferiti all’educazione, alle influenze del contesto sociale che limitano l’ascolto e il riconoscimento dei propri bisogni, togliendo spazio alle proprie attitudini e alla lunga anche alla propria realizzazione piena e autentica.
Per approfondire questa stretta relazione tra corpo ed emozioni, Alessandro Catanzaro si è accostato al Counseling conseguendo il titolo di Counselor umanistico presso la Scuola di Counseling “Henosis Counseling e Formazione” che prepara Counselor professionisti. Nei tre anni della Scuola Henonsis ideata e fondata da Virginia Vandini, Alessandro Catanzaro ha acquisto preziose conoscenze sul piano teorico e pratico per la professione di counselor mettendo in atto diversi spunti per migliorare l’ascolto attivo e portando nuovi strumenti al suo lavoro di fisioterapista e posturologo.
Essendo le emozioni degli stati psico-corporei che rappresentano la bussola volta a orientare scelte e definire specifici comportamenti dell’individuo è importante non perdere il contatto con esse, riconoscendo i segnali emotivi sul nascere al fine di poter garantire l’equilibrio mente-corpo entro un fluire armonico delle stesse emozioni. Questo porta ad un senso di consapevolezza e stabilità tale da non permettere che atteggiamenti insidiosi o eventi minacciosi possano influire sulle decisioni della propria vita.
Quando il flusso delle emozioni non è fluido esse si possono legare al corpo producendo dei segnali che potrebbero sfociare in malesseri momentanei o malattie psicosomatiche Allora diventa utile portare l’osservazione su ciò che viene percepito nel corpo stando in sospensione di giudizio.
Alessandro Catanzaro sottolinea come una postura disarmonica possa essere spia di come manchi quell’allineamento nell’unione corpo & mente necessario per il benessere. Il paziente in questo lavoro per migliorare ad esempio la propria postura e trovare quella per lui più funzionale, viene guidato e sostenuto dal fisioterapista/posturologo e in questo è chiamato a mettersi in ascolto anche attraverso il dolore supportato dalla respirazione al fine di ritrovare quell’equilibrio non solo a livello del corpo ma anche emozionale. Il proiettarsi verso il raggiungimento del benessere fisico stando in ascolto delle emozioni, come sottolinea Alessandro Catanzaro è
“accompagnato spesso da un cambiamento, una decisione presa, un nuovo progetto di vita……o anche solo la voglia e consapevolezza di andare avanti”.
Dando attenzione al rapporto corpo & mente Alessandro Catanzaro insieme a Virginia Vandini Costellatrice familiare e Immaginalista, ha ideato un progetto Postura e Costellazioni familiari Archetipiche in cui si assiste alla modifica della postura a seguito di quanto la persona vive durante una costellazione familiare. Le costellazioni che rappresentano una sorta di rappresentazione teatrale della problematica del cliente aiutano a sciogliere quei nodi transgenerazionali non risolti e a rompere quelle catene con cui si ripropongono i medesimi eventi dolorosi.
Attraverso la seguente intervista approfondiamo sia i risultati apportati da questo progetto mediante il lavoro con le Costellazioni a livello di postura fisica, sia l’importanza dell’ascolto nel lavoro del counselor che coinvolge tante altre professioni e lavori in cui si è a stretto contatto con la persona, o più persone a partire dalla professione del medico a quella del fisioterapista e posturologo, da quella dell’insegnante a quella dell’avvocato, dalle professioni olistiche a quella dell’assistente sociale comprese le attività svolte da educatori, formatori ecc, Alessandro Catanzaro in qualità di Counselor professionista porta valore aggiunto alla propria attività di fisioterapista e posturologo.
.Intervista ad Alessandro Catanzaro a cura di Silvana Lazzarino
D:Come nasce il tuo interesse per la professione di fisioterapista? Te lo chiedo come domanda di apertura dato che prima di iscriverti a medicina alla Sapienza di Roma per il percorso di Laurea in Fisioterapia, ti sei dedicato ad altre professioni che ti hanno permesso di riconoscere come la comunicazione e l’ascolto dell’altro fossero parte di te e come anche il sostenere la persona rientrasse nelle tue corde. Raccontami di questi inizi.
R: È vero, vengo da tante esperienze, pensa che appena diplomato presi subito la facoltà di psicologia alla Sapienza a Roma, e rimasi iscritto per due anni dando soltanto tre esami, mi piaceva tantissimo la materia ma dall’altra parte non avevo capito quanto tempo concentrazione e gestione anche economica portava via studiare e mantenere però lo stesso ritmo di vita precedente. Quindi lasciai gli studi e continuai a lavorare (avevo già iniziato anni prima) in un negozio di vetri e cornici, poi lavoravo nel weekend organizzando traslochi, portaportese aiutavo in un banco, cameriere in un ristorante e anche in un pub quindi mi alternavo lavoravo tutti i giorni e tutte le sere.
Ho iniziato presto molto a lavorare, già a 16 17 anni e ricordo che uno dei miei primi impieghi fu quello fare le pulizie a casa della mia professoressa di Italiano. Lavori umili che mi hanno insegnato a gestire un po’ il mio carattere abbastanza esuberante. Ho fatto l’animatore nei villaggi, l’animatore per feste di bambini, gestivo un bar, ho lavorato per un’agenzia di autonoleggio importante fino a che approdai nel mondo delle pubblicità e da lì poi al cinema
Lì per colpa di una discussione aprii gli occhi e mi resi conto che quel mondo non faceva per me, mi era accorto che tutte le qualità inerenti alla parte più intima e autentica di me erano messe in discussione dal fatto che i rapporti interpersonali come in tanti ambienti di lavoro erano gestiti dal dove uno voleva arrivare. Quel pomeriggio stesso dopo la discussione raggiunsi due mie amiche che stavano studiando per gli esami di medicina, avevano un alfa-test sulla loro scrivania e lo inizia a sfogliare, avevo 26 anni e una di loro mi suggerì “perché non riprendi a studiare, prova con infermieristica” e ebbi subito un’immagine di me in ospedale in un ambiente che per me personalmente difficile da sostenere e da gestire, ci vuole il pelo sullo stomaco per lavorare in ospedale altrimenti lavori male. Le risposi guarda Medicina no, infermieristica no, ma Fisioterapia mi piacerebbe pensando allo sport. Ma ho trent’anni ormai dove vado è tantissimo tempo che non apro un libro, e lei mi disse guarda che se ti ci metti tu a trent’anni ti sei già bello che laureato e così fu: mi iscrissi al test d’entrata sia alla Sapienza che alla Cattolica li passai entrambi quindi scelsi la Sapienza. Tre anni di esami con una media del 28 e la tesi risultato finale 110 e lode e mentre stavo studiando e preparando la mia tesi incontrai la ginnastica posturale.
D. Alla laurea in Fisioterapia è seguito il Master in Ginnastica Posturale Metodo Mézières. Grazie alla Ginnastica posturale sei in diretto contatto con la persona che spesso ad un dolore fisico manifesta un nodo emotivo. Così il tuo lavoro integra l’attenzione al corpo e al lato emozionale. Attraverso il tuo lavoro accompagni le persone a ritrovare quell’equilibrio tra corpo e mente. E così?
R: Quando ho preso il master in ginnastica posturale Mezieres lo feci perché mi accorsi che il corpo – parliamo di vent’anni fa ormai – veniva ancora visto come fatto di pezzi, pezzi di corpo che venivano separati e studiati singolarmente, un po’ come con Frankenstein e allora mi chiedevo “ma dov’è la totalità, dove lo vediamo l’essere umano?”. Quindi parlando con i colleghi insieme a loro osservavo come un paziente che aveva voglia di guarire (perché magari aveva dei problemi o necessità) era molto rapido proprio nei tessuti rispetto ad un altro che non aveva nessuna motivazione e la sua guarigione era più lenta. Da quel momento- pur essendo ancora tirocinante – entrato in contatto appunto con la ginnastica posturale, capì quanto fosse importante associare al corpo tutta una mappa portata dalle emozioni che il paziente, la persona, sta vivendo. Il corpo si adatta alle condizioni esterne, ma anche alle condizioni interne e la postura è proprio il risultato di questo rapporto: a parità di condizioni esterne quindi avrò due posture diverse se le emozioni che stanno attraversando due persone sono diverse.
D: Nel tuo lavoro utilizzi il Metodo Mézières ideato da Françoise Mézières: in cosa consiste questa pratica di rieducazione posturale che ha portato un’autentica rivoluzione nella fisioterapia?
R:François Mezieres era una infermiera che lavorava nei reparti degli ospedali e si accorse che una persona sdraiata a terra aveva la curva lombare che si staccava da terra e nel momento in cui le alzava le gambe la curva lombare si schiacciava a terra. Questa semplice osservazione le fece venire in mente l’immagine della biomeccanica del corpo e e della sollecitazione muscolo-scheletrica importante che va a lavorare sulla Catena muscolare posteriore il cui compito è di occuparsi della nostra postura. Soprattutto in stazione retta e seduta.
Ogni problema di schiena ogni dolore di schiena è dovuto principalmente a dei muscoli che si sono contratti e sono rimasti contratti per molto tempo, tanto da modificare nella loro struttura la propria lunghezza massima e questo è il concetto fondamentale. Certo c’è l’artrosi le discopatie, ci sono le protrusioni, le ernie ma tutte queste sono originate da traumi o da una muscolatura molto molto rigida e contratta.
Quindi il muscolo è un organo contrattile, cioè si può solo contrarre. Per poterlo allungare bisogna intervenire sul muscolo antagonista. Prova ad immaginare il muscolo di braccio di ferro, come quando un bambino ti mostra i muscoli e si gonfia la parte del braccio- bicipite brachiale. a questo punto però per estendere il gomito non possiamo usare lo stesso muscolo, ma dobbiamo usare quello opposto che è dietro ed in questo caso corrisponde al tricipite brachiale. Questa è la grande intuizione: per lavorare sull’allungamento della catena posteriore era necessario il lavoro attraverso l’accorciamento della catena anteriore, che può essere fatto sia in modalità attiva che passiva.
D: Come lavori con i tuoi pazienti nell’accompagnarli nelle posture da eseguire finalizzate ad allentare il dolore?
R: Ecco questa domanda e la relativa risposta susciterà un po’ di perplessità però funziona così. Quando vi ho detto che come lo sportivo che allena il proprio corpo per potenziare i muscoli così vi ho detto che chi lavora in posturale Mezieres allena il proprio corpo per allungarli. In tutti e due i concetti è presente lo stress Biologico cioè io devo stressare il muscolo. Se ogni mattina faccio 20 piegamenti sulle braccia dopo 30 giorni farò al massimo 21 22, 25 piegamenti! Ma se io ogni giorno aumento di uno i piegamenti fatti il giorno prima allora a fine mese toccherò i 50 piegamenti.
Questa è la crescita. Ma ogni volta farne uno di più è portatore di sofferenza cioè io soffro in quell’unico piegamento quelli prima sono semplici ormai. Ecco la Mezieres funziona in questo modo, metti in allungamento poco meno del suo massimo il Paziente, e lì sta ancora comodo e poi iniziamo ad allungare. Quell’allungamento è stressogeno per il corpo per il paziente, c’è dolore e il corpo vuole scappare, e noi non lo lasciamo scappare.
Ora il Corpo è intelligente e lavora sempre in economia: quell’energia che perde e disperde nell’esprimere il dolore cerca di conservarla! Trova il mondo meno dispendioso cercando di provare meno dolore nell’allungamento. E come lo fa? Va a produrre elementi muscolari da aggiungere a quelli già presenti per far diventare il muscolo più lungo e quindi non soffrire più (o soffrire di meno) ecco come cambia il muscolo e quindi come avviene l’allungamento muscolare Mezieres
D: L’incontro con l’Associazione Il Valore del Femminile ti ha portato a frequentare la Scuola di Counseling. Come sono trascorsi questi tre anni di frequenza e studio tra lezioni in presenza, on line e training didattici anche in ascolto di altri colleghi con esperienze e professioni diverse?
R: Stavo vivendo un momento molto personale ed ero molto preso dal mio lavoro come Posturologo, avevo da poco conosciuto una persona che poi ad oggi si è rilevata una grande amica (Stefania Silvetti) con la quale mi confrontai essendo lei una Coach su quello che stava passando il mio Paziente, lei mi consigliò di provare a presentargli una Counselor Virginia Vandini. Ci volli parlare anche io con Virginia perché subito dopo il colloquio che aveva avuto il mio paziente, mi resi conto che quel suo intervento migliorò di molto le sue tensioni muscolari.
Virginia è la presidente dell’Associazione Il Valore del Femminile. Feci anche io il colloquio con lei ormai tanti anni fa portando la necessità di avere i giusti strumenti per accogliere pazienti strutturalmente sani ma che stavano vivendo problematiche emotive… e da lì si è aperto il mondo veramente su come l’ascolto era ed è fondamentale. Quella intuizione avuta all’incirca 10 anni prima su come l’emozione influisca sul corpo si era rilevata valida, anzi talmente tanto valida da spingermi ad iniziare a frequentare il corso per diventare Counselor. Con i miei colleghi di corso abbiamo seguito le lezioni sia in presenza, sia in parte on-line durante il secondo anno in coincidenza con la chiusura dovuta al Covid-19. Le lezioni unitamente ad esercizi pratici sono state tenute in modo magistrale da docenti di eccellenza che hanno contributo a creare un clima favorevole all’apprendimento, al confronto e alla condivisione tra colleghi rispetto a tematiche importanti affrontate e su cui si è lavorato. Un percorso intenso e per me di grande utilità che ho concluso con gli esami finali per diventare Counselor.
D: Come è nato il progetto ideato e portato avanti con Virginia Vandini dal titolo” Postura e Costellazioni familiari Archetipiche”?
R: Il progetto nasce da un’intuizione avuta proprio mentre lavoravamo io e Virginia: lei faceva un po’ di posturale con me e mi raccontava un aneddoto (attuale in quel momento), che portava come espressione fisica un leggero dolore per una contrattura del muscolo trapezio, la parte posteriore del collo, e dopo averla accolta e ascoltata verificavamo come il dolore andasse meglio con risposta del corpo positiva e di sollievo. E allora ci siamo chiesti: “Chissà cosa accade nel Corpo, nella comunicazione del corpo dopo essere stati accolti e dopo aver avuto altri punti di vista sulla problematica emozionale che stiamo vivendo?” Abbiamo dato valore allo stare nell’osservazione e trovando a quel punto delle strade alternative e più funzionali a quelle che si stanno già percorrendo. Così abbiamo pensato di unire le due cose: essendo Virginia già costellatrice da tanti anni abbiamo creato un gruppo al quale chiunque può partecipare previa prenotazione per costellare.
Il costellato prima della costellazione riceve da me una valutazione Posturale e poi rifaccio una verifica alla fine del lavoro costellativo durante la quale con l’ esperienza sul linguaggio del corpo, e la distribuzione del carico attraverso l’esame baropodometrico si arriva ad avere una documentazione anche fotografica di quello che avviene. Il costellato infatti vive un momento di forte emozione che porta a un cambiamento seppur minimo della propria postura perché cambia la distribuzione delle sue contrazioni muscolari posteriori.
D: Insieme a Virginia Vandini avete avuto risultati molto importanti con il vostro progetto sul piano della trasformazione a livello corporeo mediante le costellazioni familiari archetipiche. Vuoi approfondire questa dinamica tra il lavoro delle Costellazioni familiari archetipiche e gli effetti sulla postura, magri con degli esempi rispetto a quanto vissuto dal paziente/cliente proprio durante i vostri incontri, sempre nel rispetto dell’identità del paziente?
R: Sì guarda, ci sono stati importanti risultato, è da ottobre 2022 che costelliamo una volta al mese e per le prime volte anche due o tre Costellazioni, poi abbiamo visto che comunque c’è tanto da dire, e i momenti importanti hanno bisogno del loro giusto tempo, allora abbiamo deciso tutti insieme con il gruppo di passare a una, massimo due Costellazioni al mese e i risultati sono stati evidenti. Ti porto l’esempio proprio della prima persona che si è affidata a noi, ha fatto con tre costellazioni differenti in tre periodi di questi due anni, portando sue tre problematiche molto molto importanti ed è cambiata tanto: è cambiata nell’approccio alla vita, è cambiata la sua postura (decisamente confermo da posturologo) e il suo modo di stare in piedi, perché ha ricevuto delle risposte, soprattutto il corpo ha ricevuto finalmente quell’ascolto che andava cercando. Quindi la costellazione ha fatto sì che la persona che portava tante sue tematiche con relativi dolori muscolo-scheletrici, dopo aver costellato è riuscita a rilassare le sue tensioni e stare centrata su di sé rispetto a quelle tematiche ma anche un po’ in tutti i settori della propria vita.
D: Oltre alla tua professione volta a sostenere le persone a sciogliere dolori fisici e direi anche emozionali, hai un’altra passione che rappresenta un po’ il tuo hobby: la scrittura di racconti gialli, o meglio noir. Me ne vuoi parlare?
R:Allora sì, diciamo che nel periodo in cui sono venuto a contatto con le mie difficoltà personali, come uomo e come professionista, lo sai, quei momenti in cui ti fai un po’ di calcoli e tiri le somme, avevo come obiettivo il diplomarmi come Counselor. Proprio all’interno del corso di formazione per diventare counselor scoprii la bellezza dell’ascoltarsi: quindi non solo di ascoltare l’altro ma anche di ascoltare se stessi e mi sono accorto che da tanti anni c’era una voce lì, dentro di me cui non davo attenzione. Tu devi sapere che già in adolescenza provai un paio di volte a mettermi a scrivere e avevo (e ho ancora oggi) in testa situazioni molto vicine all’apocalittico: una grande siccità, oppure un diluvio, un terremoto… e in queste situazioni climatiche amo ambientare la mia storia. Così quando con il counseling sono entrato in contatto con la parte più profonda di me ho detto “qual’è il modo migliore per poterla tirare fuori?”. Riflettendo l’arte tutta è meravigliosa: io sono amante dell’arte, dalla scultura alla pittura alla musica, compresa la fotografia, il cinema e il teatro, e pur riconoscendomi una certa manualità, alla fine mi sono ritrovato a scrivere proprio durante il riposo forzato dovuto alla pandemia da Covid-19. Così mentre frequentavo la scuola di Counseling ho iniziato a buttar giù un una frase, due frasi ,poi un mini racconto che andando avanti è diventato un manoscritto.
D: Il tuo stile incisivo e ritmato conduce il lettore a seguire la vicenda dove entro un’atmosfera di mistero si susseguono personaggi ben descritti con acutezza nei tratti fisici e psicologici come ad esempio l’ispettore ostinato nella ricerca della verità che talora appare arrogante, o il protagonista composto nel suo rispondere a domande dal tono indagatorio. Quando decidi di scrivere un racconto da dove parti e che criteri segui?
R: Come dicevi bene prima, amo parlare di storie noir, più che di gialli. La mia scrittura è più noir: si parte sempre da una condizione di difficoltà del protagonista che vive un suo malessere interiore ed esteriore poiché ciò che è dentro è uguale a ciò che è fuori. Questa battaglia che vive dentro di sé lo rende tenace a quello che avviene fuori. Nei miei scritti c’è sempre pochissimo umorismo, anzi diciamo che non c’è per nulla. Non metto mai spalle per alleggerire, al massimo creo momenti di spensieratezza prima della catastrofe, o dopo, Prendo il genere noir molto seriamente e le ambientazioni sono cupe, dark, ma dark italiano anche quando il mio personaggio si reca all’estero portandosi dietro sempre quell’odore caratteristico e quel carisma tutto italiano. Ci sono sempre gli occhi, c’è sempre il riferimento alla vista e al sentire, inoltre molto spesso piove ed è buio.
Di solito parto da un aneddoto che sento, che leggo o che qualcuno mi racconta, qualche storia di vita vissuta reale che può essere la fine da cui poi parte la mia storia o può essere l’inizio, e allora io vado a modificare quella storia stessa delle volte sì c’è un’intuizione. Una volta ho scritto un racconto molto crudo vedendo un uccellino che si posava su un ramo, quindi è un’apertura io la chiamo apertura perché mi apro al mondo e mi arrivano informazioni e su quelle informazioni la Fantasia galoppa.
D: Hai partecipato ad importanti concorsi letterari nazionali e a prestigiose presentazioni di libri gialli. Mi vuoi parlare delle tue sensazioni rispetto a queste esperienze, magari con attenzione ad una in particolare?
R: Neroma – Libraccio evento ormai famoso nella libreria Libraccio di via Nazionale organizzato ogni anno ad ottobre, poi varie presentazioni di autori amici e di eventi come “Ore contate” e “minuti Contati”. Ho partecipato ad “Oltre l’oggetto contundente” un Contest dove su 110 scrittori mi sono classificato al 2 posto. Ogni anno partecipo a “Lo scrittore” un concorso per 5000 e passa scrittori dove i primi 10 hanno la pubblicazione con il gruppo editoriale GEMS e il primo ha anche la versione cartacea
D: Scrivere è un po’ ascoltarsi. Spesso la scrittura diventa uno “spazio sacro” di esplorazione e elaborazione di emozioni lasciate nell’ombra. Cosa rappresenta per te la scrittura e come agisce sul tuo stato d’animo?
R:Dico sempre che mi premetto di raggiungere la mia parte più nascosta, la mia luna nera, bypassa la mente e arriva li dove da solo non arrivi mai
D: Al momento stai pensando a qualche romanzo o racconto da pubblicare?
R: Sto lavorando in effetti al mio primo romanzo che è in cantiere già da qualche tempo. Proprio in questi giorni ho appuntamenti per comprendere quali punti andare a cesellare un po’ di più per renderlo davvero un prodotto, un viaggio, un’avventura che possa far immergere il lettore in quelle atmosfere.
Ringrazio Alessandro Catanzaro per la disponibilità e per il tuo prezioso tempo dedicato a questa intervista e gli auguro tutto il successo che merita per come svolge la sua professione di Fisioterapista e posturologo entro un ‘ascolto autentico del paziente/cliente.
Incontro dedicato a “Postura e Costellazioni Archetipiche”: dissolvere la rabbia verso la propria madre, in programma all’associazione Il Valore del femminile il 7 giugno dalle 17.00 alle 20.00
Segnaliamo l’appuntamento con Alessandro Catanzaro e Virginia Vandini per il prossimo incontro con “Postura e Costellazioni Archetipiche” volto a dissolvere la rabbia nei confronti della propria madre, che si svolge venerdì 7 giugno 2024 dalle ore 17.00 alle ore 20.00 presso la sede dell’Associazione il Valore del Femminile a Roma in Piazzale delle Provincie, 8. Un’occasione per essere protagonista di un rito, quello delle costellazioni archetipiche, in cui nobilitare la propria madre e gli antenati. In questa costellazione si lavora in particolare sulla rabbia verso la propria madre: quella rabbia principalmente causata dalla mancanza di amore da parte di lei per non essere stati da lei considerati e protetti che nel tempo crea tensioni a livello del corpo, e risentimento. Questo risentimento talora porta a dinamiche volte a rendere complessa e difficile non solo la vita professionale, ma anche le relazioni affettive, incidendo persino sulla salute. È necessario per recuperare il proprio benessere nella sua totalità, pacificare il rapporto con la propria madre e questo, percorrendo quella rabbia che impedisce di onorare lei. Così attraversando quella rabbia – sentimento di amore non riconosciuto- e osservandolo sotto nuova prospettiva che risiede nell’accettazione dell’intera esistenza, si giunge ad armonizzare quel legame con la propria madre.
Un percorso da non perdere tra costellazione archetipica con Virginia Vandini e l’aspetto legato all’osservazione sul piano della postura del cliente da parte del Dott. Alessandro Catanzaro, prima e dopo la costellazione. Pe prendere parte a questa Costellazione in cui nobilitare la propria madre e i propri avi, è necessario prenotarsi scrivendo a: info@virginiavandini.it
Silvana LAZZARINO Roma 5 Giugno 2024