di Gabriele PANDOLFELLI
Aaperta a Roma presso le Scuderie del Quirinale la mostra “Guercino, l’era Ludovisi a Roma”, visitabile fino al 26 gennaio 2025.
Squilli cromatici, macchie, atmosfere ad un tempo intime e sontuose: queste le caratteristiche che erompono dai dipinti di Giovanni Francesco Barbieri, noto come Guercino (Cento 1591- Bologna 1666). Le opere in mostra (122 tra dipinti, sculture, disegni, stampe e manufatti di pregio, provenienti da 68 istituzioni tra musei, collezioni nazionali e internazionali) colpiscono per la loro magnificenza, lasciando spazio alla meraviglia e generando la curiosità di osservarne i dettagli.
Il pittore centese protagonista dell’esposizione è in costante confronto con numerosi altri artisti di massima levatura del primo Seicento e dell’epoca Ludovisi come Annibale e Ludovico Carracci, Dosso Dossi, Guido Reni, Domenichino, Lanfranco, Bernini, Antoon van Dyck, Pietro da Cortona, Nicolas Poussin, Paul Brill, Francesco Duquesnoy. È esplicita la volontà di realizzare una mostra di contesto, non monografica, nell’intento di fornire la percezione della sorprendente ricchezza del panorama artistico e culturale del pur breve pontificato di Gregorio XV Ludovisi (1621-1623), tale da giustificare la promozione da biennio a “Era Ludovisi”.
Sono le stesse curatrici Caterina Volpi e Raffaella Morselli (entrambe affermate esperte di arte barocca nonchè docenti di Storia dell’arte moderna, alla Sapienza, Università di Roma) a ricordare la profondità temporale e di studio che è stata necessaria per concretizzare l’ambizioso progetto imperniato sul triangolo concettuale Guercino- Ludovisi- Roma.
L’idea di coniugare l’approfondimento su Guercino con la temperie artistica coeva e la committenza, è nata nel 2019 durante il restauro della volta del Casino Ludovisi recante L’Aurora affrescata a tempera nel 1621 dall’artista emiliano (fig. 1), quando, dopo l’intenso contatto ravvicinato con il capolavoro, si ritenne che i tempi fossero maturi per un percorso denso di studi, progetti e collaborazioni che portasse all’attuale progetto espositivo.
Un nesso forte quello che lega la mostra al Casino Ludovisi, che si concretizza peraltro nella possibilità per il pubblico di visitare, in via eccezionale, anche alcuni ambienti della Villa di Porta Pinciana.
Nello specifico, all’inizio del percorso espositivo il racconto si dilata includendo i confronti con gli artisti emiliani della formazione del pittore centese e si restringe precisando i rapporti con il papa Gregorio XV, suo convinto mecenate. Accolti dalla ciclopica immagine fac-simile di alta qualità della Sepoltura di Santa Petronilla (l’originale commissionata dal papa per San Pietro è oggi nei Musei Capitolini) si notano, giustapposti, l’autoritratto senza fronzoli del Guercino (fig.2) e il busto bronzeo di Gregorio XV opera di Bernini (fig.3) che esemplificano il rapporto artista-committente.
Di seguito grazie al confronto tra la Carraccina del 1591 di Ludovico Carracci (fig.4) e la tela di Guercino del 1618 con i santi Bernardino e Francesco che pregano la Madonna di Loreto (fig.5), si rende evidente la fonte stilistica dalla quale attinge il centese.
Proseguendo, l’immaginazione viene stimolata nel ricostruire la meravigliosa Villa Ludovisi (oggi perduta, coincideva con l’estensione dell’attuale rione Ludovisi, comprendeva giardini, viali alberati, labirinti, fontane, il Casino e il Palazzo) dimora a quel tempo di una delle più straordinarie collezioni d’arte dall’antico al moderno. Onorando l’imperativo dell’etichetta di corte, che imponeva alla famiglia papale di emanare splendore e magnificenza, il ‘Cardinal nepote’ Ludovico Ludovisi investì le sostanze nell’impresa della Villa.
Appare, per la prima volta esposto al pubblico, il dipinto raffigurante Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre (fig.6) commissionato a Domenichino per il Palazzo, che con la dotta profusione di elementi naturalistici simula, anche per dimensioni, un arazzo.
Una sala intermedia serve a ricostruire con riproduzioni la decorazione del Casino con L’Aurora, mentre si accede alla sezione dedicata alle opere grafiche. Emerge qui il tema dell’ideare facendo, o meglio, nel caso di Guercino, dell’ideare disegnando. La mano segue il pensiero, come si nota dai numerosi disegni progettuali per il dipinto murale pieni di inventiva e varianti.
Una scultura come l’Ares Ludovisi (fig.7), arricchita dai restauri di Bernini (l’elsa, il piede destro e il putto) non solo condensa e rilancia ancora una volta l’idea dello splendore della collezione Ludovisi ma indica anche quale formidabile museo doveva essere quel contesto, frequentato da artisti italiani e stranieri.
Nella sala riservata ai soggetti sacri, l’efficacia dell’allestimento sta confronto speculare tra le due immense pale d’altare raffiguranti la Trinità dei Pellegirni di Guido Reni (fig.8) e la Crocifissione di Guercino (fig.9) per l’altare della comunità di Reggio Emilia dedicato alla Beata Vergine della Ghiara. La prima luminosa, nitida, classicista e simmetrica, la seconda invece drammaticamente contrastata, con un chiaroscuro esasperato e vigorose figure. In breve, una dialettica tra apollineo e dionisiaco.
Il percorso segue chiarendo come la pittura di Guercino negli anni Venti non risenta solo dei Carracci, ma anche delle fondamentali influenze venete dei Baccanali di Tiziano, transitati in casa Ludovisi lasciando fertilissimi spunti artistici.
Il penultimo ambiente è dedicato all’Arcadia, con paesaggi popolati da personaggi della mitologia greca oppure a soggetto sacro, che vagheggiano un mondo nel quale si fondono natura, filosofia, arte e poesia. Esemplare per questo tema è certamente il dipinto Et in Arcadia Ego (fig.10), un capolavoro che descrive l’inquietante presenza della morte persino nella mitica Arcadia.
Nella sala che chiude il percorso espositivo si trova una notevole selezione di importanti ritratti dei protagonisti dell’era Ludovisi. In particolare, viene proposto il confronto tra il Ritratto di Gregorio XV con il nipote Ludovico di Domenichino (fig.11) e il Ritratto di Gregorio XV di Guercino (fig.12).
Le due diverse concezioni sono evidenti, mentre Domenichino dipinge un’immagine aulica, un vero proprio state portrait, Guercino invece raffigura un istante di vita del pontefice, un ritratto privato, simbolo di un legame personale con il suo committente. Probabilmente questo ritratto illustra una delle ragioni per le quali la pittura di Guercino venne così apprezzata dal papa Ludovisi: la capacità di far emergere l’uomo oltre la porpora.
Gabriele PANDOLFELLI Roma 3 Novembre 2024