Horrea Piperataria. Aperto al pubblico un affascinante percorso nel Foro Romano alla scoperta dei “magazzini delle spezie egizie e arabe”

di Nica FIORI

È sorprendente quanto seguito abbia incontrato l’uso del pepe (…) il pepe non ha nulla per piacere né nel frutto né nella bacca. E dire che piace solo per il suo gusto amaro e lo si va a cercare nell’India! Chi per primo volle sperimentarlo nei cibi, chi volle stuzzicare il suo appetito senza accontentarsi di aver fame? Il pepe e lo zenzero nei loro paesi crescono allo stato selvatico, eppure si comprano a peso come l’oro o l’argento”.

Come riferisce Plinio nella sua Storia Naturale (XII, 29), le spezie orientali erano molto apprezzate dai Romani, che ogni anno spendevano milioni di sesterzi per acquistarle. Dall’India, dalla penisola arabica, dalla Battriana preziosi carichi di spezie, incenso ed erbe farmacologiche arrivavano nel mar Rosso e poi dall’Egitto proseguivano il viaggio nel Mediterraneo fino ai porti di Pozzuoli e di Ostia, per venire quindi immagazzinati e venduti a Roma.

All’età di Domiziano (81-96 d.C.), l’ultimo imperatore della dinastia Flavia, risalgono gli Horrea Piperataria (magazzini delle spezie), i cui resti, situati al di sotto della Basilica di Massenzio, sono stati aperti al pubblico, a partire dal 21 dicembre 2024, in un percorso inedito (all’interno del Parco archeologico del Colosseo) compreso tra la via Sacra, il vicolo delle Carine e una viabilità settentrionale che è rappresentata in un frammento della Forma urbis severiana.

1 Ingresso agli Horrea Piperataria. Courtesy Parco archeologico del Colosseo

Si tratta di una visita che consente di immergersi, anche grazie a un emozionante racconto multimediale, in un’area dalla storia complessa, situata sulle pendici sudoccidentali della Velia, la collina posta tra l’Esquilino e il Palatino, che nel tempo ha subito molteplici trasformazioni, fino ad arrivare al suo sbancamento novecentesco per la realizzazione di via dell’Impero (ora dei Fori Imperiali). Risale al 1915 la scoperta, documentata in particolare da Maria Barosso, di questi Horrea, che erano stati obliterati dai programmi monumentali di Massenzio nel 306-307 d.C. Ricordiamo che Maria Barosso (1879-1960), benché oggi poco ricordata, è stata una delle personalità più attive del Ministero della Pubblica Istruzione nell’ambito delle Antichità e Belle Arti, in particolare come autrice di riproduzioni a colori di opere, scavi e monumenti, in un momento storico di cambiamenti cruciali per la città di Roma.

Le recenti indagini archeologiche, condotte dal 2019 dalla Sapienza Università di Roma sotto la direzione di Domenico Palombi, in collaborazione con il Parco archeologico del Colosseo (PArCo), diretto da Alfonsina Russo, hanno consentito di chiarire meglio l’articolazione planimetrica, gli accessi e le percorrenze, le fasi costruttive e di trasformazione della struttura domizianea, destinata allo stoccaggio e alla vendita delle spezie pregiate, impiegate anche a uso medico-farmaceutico, come sembra testimoniato dalla sua frequentazione da parte di speziali e medici.

2 Horrea Piperataria nuovo percorso
3 Galeno in un’incisione settecentesca di Georg P. Busch

Si ricorda, in particolare, il celebre Galeno (129-216 d.C.), che da Pergamo si era trasferito a Roma, dove divenne il medico personale di Marco Aurelio, Commodo e Settimio Severo. Da un suo scritto risulta che egli aveva affittato negli Horrea un locale che utilizzava come apotheca, ovvero per conservare preparati farmacologici, libri e altri oggetti preziosi, probabilmente perché il complesso architettonico, sorvegliato da presidi militari, forniva ampie garanzie di sicurezza.

In realtà in questa zona si trovava la domus di un medico, con annesso il suo laboratorio, già in età repubblicana. Il medico, che si chiamava Arcagato, era originario del Peloponneso ed era stato chiamato a Roma nel 219 a.C. a spese dello stato, divenendo così il primo medico pubblico della città, anche se poi la sua fama venne meno per l’eccessivo ricorso alle amputazioni.

La vocazione medico-sanitaria del quartiere si mantenne nel tempo, tanto che in una delle aule del Tempio della Pace nel 526 d.C. si installò la basilica dedicata ai Santi medici Cosma e Damiano, che aveva come vestibolo il cosiddetto Tempio di Romolo (l’edificio circolare dedicato da Massenzio al figlio Valerio Romolo, morto giovanissimo nel 309 e divinizzato).

4 Basilica dei Santi Cosma e Damiano
5 Il Tempio di Romolo in una stampa ottocentesca

Si ricorda anche che nel 1429 papa Martino V donò alla Universitas Aromatariorum Urbis (il “Collegio degli Speziali”) la chiesa di San Lorenzo in Miranda, eretta all’interno del Tempio di Antonino e Faustina, complesso che è ancora sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico, che svolge funzioni accademiche, culturali e sociali nell’ambito della storia della Farmacia.

Lo scavo ha documentato anche le fasi monumentali che hanno preceduto la costruzione degli Horrea tra Augusto e l’incendio del 64 d.C., in seguito al quale Nerone diede l’avvio alla ripianificazione urbanistica della città. Gli Horrea Piperataria costituiscono l’unica struttura identificata archeologicamente nel complesso sistema logistico dello stato romano preposto all’approvvigionamento e alla commercializzazione delle spezie. Vengono citati, in particolare, da Cassio Dione (Storia Romana, LXXII, 24) quando parla dell’incendio che si abbatté sul Tempio della Pace, propagandosi poi sui “magazzini delle spezie egizie e arabe”, e quindi sul Palatino, immediatamente prima della morte di Commodo (192 d.C.).

Le spezie, come ha ricordato Domenico Palombi, rappresentavano una ricchezza reale: basti pensare che alcune province dell’Impero le usavano, in qualità di beni di prestigio, per versare tasse all’erario. La prima scelta, da destinare alla corte e all’esercito, spettava all’imperatore; il resto veniva commercializzato con prezzi stabiliti dallo stesso imperatore.

L’edificio degli Horrea Piperataria era organizzato attorno a cortili porticati scoperti, provvisti di vasche funzionali con pozzi di deflusso, ed era articolato su più piani, come mostrano le tracce di diversi sistemi di scale e le pavimentazioni in opus spicatum (laterizi disposti a spina di pesce). Il complesso architettonico si sviluppava, in effetti, su terrazzamenti per seguire la naturale pendenza della collina. Entrando al suo interno si può vedere, in particolare, una vasca centrale, rivestita di blocchi di travertino, e un cortile, un tempo a cielo aperto, sul cui perimetro si affacciavano le botteghe.

6 Horrea Piperataria, Ph. Simona Murrone-PArCo
7 Horrea Piperataria

La visita è affascinante e la si può fare in tutta tranquillità, grazie ai lavori di messa in sicurezza delle strutture. Non dimentichiamo che al di sopra si sviluppano quasi trenta metri di possenti murature e altri metri sono stati scavati al di sotto. Pensando alla sua stratificazione archeologica e cronologica, il progetto di allestimento è stato concepito come un percorso illuminotecnico e multimediale di scoperta che parte dal Vicus ad Carinas, per arrivare fino all’interno degli ambienti ipogei degli Horrea Piperataria. Si snoda poi lungo una passerella quasi interamente vetrata e appesa al solaio in calcestruzzo degli anni ‘30, lasciando visibili le sottostanti strutture archeologiche, come fosse un piano sospeso e sottile su cui i visitatori si muovono al di sopra delle antiche pavimentazioni.

Il solaio moderno e la struttura metallica, con i loro colori scuri, spariscono avvolti nella penombra, interrotta solo dalle videoproiezioni e dalla progressiva e alternata accensione delle luci sulle strutture antiche, che illuminano e spengono elementi architettonici a supporto del racconto.

8 Horrea Piperataria
9 Horrea Piperataria, dettaglio illuminato

Particolarmente suggestiva, tra le altre cose, è la visione virtuale della soprastante Basilica di Massenzio, con la spettacolare statua colossale di Costantino, i cui resti si trovano nel Palazzo dei Conservatori sul Campidoglio. Del resto la grandiosa basilica civile (la più grande del centro monumentale di Roma) fu finita da Costantino, dopo la sua vittoria su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio del 312.

La fruizione, avvalendosi di un apparato didattico e dell’esperienza immersiva, diventa un viaggio a tappe, dove l’elemento architettonico diviene dapprima guida discreta nella scoperta, poi supporto al racconto multimediale dell’interno.

Di grande interesse nel nuovo percorso è la possibilità di vedere parte del Templum Pacis, detto anche Foro della Pace, che viene svelato attraverso il passaggio del vicus ad Carinas, la strada basolata che collegava la zona del Foro con l’Esquilino, e l’Arco del Latrone, una galleria realizzata sotto la Basilica di Massenzio e così chiamata nel Medioevo per l’oscurità che favoriva i ladri. Al suo interno si notano delle sepolture ricavate nelle murature, prima della successiva chiusura legata all’utilizzo dell’area del vicus per ricavarne fienili e granai. Ci si può affacciare sulla grande aula del Tempio della Pace, il cui pavimento marmoreo in opus sectile è caratterizzato da marmi pregiati: notiamo in particolare la presenza del porfido rosso, estratto dalle cave imperiali in Egitto, e del pavonazzetto proveniente dalla Turchia, mentre il granito rosa di Assuan era stato usato per le gigantesche colonne, rimaste a vista in sede di crollo.

10 Vicus ad Carinas, Ph. Simona Murrone – PArCo
11 Pavimentazione del Templum Pacis

Un’immagine ricostruttiva mostra l’aula di culto con la grande statua della Pax, raffigurata con in mano un ramo d’ulivo. Il Foro della Pace fu inaugurato da Vespasiano nel 75 dopo il trionfo nella guerra giudaica e poi completato dal figlio Domiziano; in seguito all’incendio del 192 venne restaurato dai Severi, come del resto lo stesso Colosseo, pure di età flavia. Ed è proprio all’età severiana che risale la Forma urbis marmorea che era collocata in una parete del Templum Pacis.

Una bella pubblicazione, curata da Alfonsina Russo, Roberta Alteri, Stefano Borghini e Aura Picchione, intitolata “Horrea Piperataria. Imperatori medici e spezie nel centro di Roma antica”, illustra l’area della Velia, con i magazzini delle spezie e il quartiere circostante, a partire dalle fasi più antiche fino all’età contemporanea.

Al percorso di visita degli Horrea Piperataria, accessibile anche a persone diversamente abili, si accede con un biglietto Forum Pass SUPER nei giorni di martedì, giovedì e sabato (alle 10, 11.45 e 13.15 visite in italiano; alle 10.30, 12.15 e 13.45 visite in inglese). La visita guidata obbligatoria (€ 8.00), per un numero massimo di 10 persone per volta, dura 75 minuti, di cui 30 in scavo e 45 per assistere alla proiezione multimediale.

Nica FIORI  Roma 5 Gennaio 2025

Per info e biglietti www.colosseo.it