I 30 anni della Galleria Canesso: “Comprare con coraggio e vendere con pazienza”, ma soprattutto rivalutare il collezionismo come difesa del territorio.

redazione

La Galleria Canesso festeggia i trent’anni dalla fondazione; tra i protagonisti del mercato dell’arte antica il titolare Maurizio Canesso ha saputo sviluppare con capacità e coraggio un percorso che lo ha portato nel corso del tempo tra i massimi esponenti dell’antiquariato internazionale, sia come partecipante alle maggiori esposizioni e fiere del settore sia come promotore di eventi di gran richiamo. Le sue Gallerie, a Parigi e a Milano, rappresentano oggi un punto di riferimento per appassionati e collezionisti di dipinti antichi, ma anche e un punto di ritrovo e di ricerca per quanti interessati allo studio e alla ricerca di cui è attento propugnatore. Lo abbiamo intervistato per conoscere direttamente dalla sua voce quanto ha potuto realizzare in quiesti trent’anni di lavoro.

Dopo Parigi, il prossimo 24 Maggio festeggerai anche a Milano i 30 anni della tua attività di antiquario, dunque la prima domanda che mi viene da fare è una sorta di ritorno indietro: con quali ambizioni eri partito? La tua è stata una scommessa oppure c’è stato qualcuno che ti ha indirizzato nel campo del commercio d’arte.

All’inizio è stato un po’ un caso. Ai tempi dell’università, mentre studiavo economia a Milano, sono entrato in un negozio di antiquariato a Varese e subito ho cominciato a collaborare con il proprietario, affascinato da un mondo che non conoscevo. Fin dall’inizio però ho avuto una netta predilezione per il dipinto antico e l’incontro con alcuni dei più grandi specialisti e intellettuali di quel momento è stato determinante. Fra tanti, mi piace ricordare in particolare il Professor Dante Isella che mi ha ascoltato con infinita pazienza, mi ha dato delle fondamentali chiavi di lettura per riconoscere la qualità e mi ha spinto a portare avanti un lavoro che non ti risparmi mai, nemmeno sull’ultimo dettaglio.

Chi è del mestiere dice che oggi il collezionismo d’arte è molto diverso da quello degli anni in cui tu hai esordito, in che cosa pensi sia cambiato in modo particolare?

Soprattutto si è persa l’idea di collezionismo come forma di difesa del territorio. Fino al 2008 le fondazioni bancarie acquistavano l’arte dei propri territori promuovendo la cultura locale e riportando opere di grandissima qualità nei luoghi dove erano nate. Il fatto che le stesse fondazioni oggi non acquistino più in modo prioritario i beni locali da un lato ha tolto voce a tanti studiosi e appassionati validissimi e dall’altro ha tolto ai collezionisti quella presenza istituzionale trainante in un progetto di tutela del territorio. Sono rimasti attivi soprattutto i grandi collezionisti internazionali che cercano principalmente i nomi più altisonanti e immagini forti. Il risultato è che la grande pittura locale, quella che per secoli ha reso l’Italia un paese così speciale, riceve meno attenzione di quella che meriterebbe.

Resistere tanti anni in questo campo ed anzi rientrare come Galleria Canesso tra le Gallerie più importanti a livello internazionale con sedi a Parigi e Milano significa sapere bene cosa fare, come muoversi, a chi rivolgersi; una volta un vecchio commerciante mi disse che potresti anche avere una Madonna di Raffaello in vetrina ma se non hai idea a chi poterla proporre ti rimarrà esposta per sempre; è così?

C’è del vero in questo. Trovo che per fare il mercante d’arte la capacità di promozione degli artisti verso il pubblico più adatto sia importante almeno quanto la conoscenza della materia. È molto importante trovare modi per divulgare ogni oggetto nel modo migliore.

Tu sei un antiquario, ma se qualcuno ti chiama commerciante ti offendi? E -semmai- esistono a tuo parere differenze sostanziali tra queste due figure di operatori nel campo della compravendita di opere d’arte?

Mi sono sempre definito “mercante d’arte” dove mercante implica l’aspetto del commercio, dunque non trovo nulla di offensivo nella parola “commerciante”, non c’è nulla di degradante. L’antiquario è di solito un conoscitore più generalista, io invece mi sono specializzato occupandomi solo di dipinti antichi e dunque non mi riconosco molto in questa identità ma piuttosto in quella di gallerista.

La tua attività si svolge in prevalenza all’interno del mercato dei dipinti antichi; posso chiederti in questo campo quale è stato il tuo ‘colpo’ più grande o che comunque ti ha dato maggior soddisfazione dal punto di vista professionale? E, al contrario, c’è stato un dipinto su cui avresti scommesso che ti ha fortemente deluso?

Devo ammettere che qualche granchio si è infilato nella rete! Invece mi ha dato tanta soddisfazione un dipinto tanto affascinante quanto incomprensibile, almeno all’inizio. Ci sono voluti anni prima di riconoscerne l’autore in Domenico Marolì (1612-1676), pittore messinese attivo a Venezia. Anche il soggetto è rimasto a lungo misterioso: un uomo in abiti femminili, seduto in mezzo a libri, carte e strumenti vari, che indica il paesaggio alle sue spalle.

Domenico Maroli, Euclide di Megara, New York

L’enigma si è risolto grazie alla descrizione fornita da un inventario della collezione di Giovanni Nani (1623-1679): è di Euclide di Megara travestito da donna per andare ad ascoltare le lezioni di Socrate ad Atene (che era in guerra con Sparta, alleata di Megara). Il quadro rappresenta la difficoltà di raggiungere il sapere ed è per questo che è oggi all’ingresso della Bloomberg Philanthropies a New York.

Al di là della tua attività mercantile, certamente dedicherai parte del tuo tempo anche allo studio di testi, alla visione di mostre ecc. cose che del resto rientrano anche nell’ambito della tua professione se non altro per rimanere aggiornati; ti posso chiedere quale mostra ultimamente ti ha colpito particolarmente e se c’è un testo d’arte o una rivista che segui con più regolarità e giudichi tra le più importanti per il tuo lavoro (oltre About Art ovviamente …)

Una delle più belle mostre che ho visto negli ultimi anni è stata magnifica Mantegna and Bellini alla National Gallery di Londra. Più recentemente, a Milano, c’è stata la grande monografica dedicata a Moroni alle Gallerie d’Italia. Memorabile poi anche Donatello a Palazzo Strozzi qualche anno fa e, in Francia, Le mystère Le Nain al Louvre-Lens e la bellissima mostra della collezione Campana al Louvre (Un rêve d’Italie – La collection du marquis Campana) nel 2018. Tra le riviste il Burlington rimane un punto di riferimento ma ci sono poi importanti periodici italiani che promuovono ricerche importanti come ad esempio Nuovi Studi.

Invece se dovessi indicare un artista autore di un certo dipinto, o di una certa statua, che ti abbia sempre particolarmente emozionato e che ti abbia colpito intellettualmente chi nomineresti per primo?

Mi emoziono sempre di fronte alla scultura greca classica. Per la pittura, mi viene istintivo pensare al Concerto campestre e alla dolcissima Madonna del coniglio entrambe di Tiziano al Louvre.

Molti tuoi colleghi si lamentano del fatto che tra i giovani l’antiquariato non ha il fascino che invece ha per le generazioni più anziane; sei d’accordo? Tra l’altro questo rischia di far diventare il mestiere dell’antiquario sempre più ridimensionato; come si può invertire la tendenza a tuo parere?

Personalmente non penso che oggi i giovani siano meno interessati, credo che la difficoltà sia soprattutto di tipo economico. Come disse Daniel Wildenstein, per fare il mercante d’arte bisogna “comprare con coraggio e vendere con pazienza” e oggi le cose importanti hanno dei prezzi tali per cui, per i giovani, è molto difficile cominciare l’avventura dovendo mantenere per lungo tempo l’investimento.

Ultima domanda ovviamente riguarda il futuro; aprirai le porte anche tu all’arte contemporanea che sembra avere maggior attrazione tra il pubblico, come fanno ormai molti tuoi colleghi?

Anche quando ho cominciato, negli anni Ottanta, spesso i collezionisti arrivavano all’antico passando per l’arte contemporanea. L’arte antica ha sempre previsto una sorta di cammino di avvicinamento. Negli ultimi anni, quando abbiamo avuto occasione, insieme ai bravi colleghi del contemporaneo abbiamo costruito progetti specifici sia per la sede di Milano che per quella di Parigi sempre con l’obiettivo che l’accostamento delle opere giovasse a entrambi i mondi.

Roma 23 Maggio 2024