I capolavori musicali dell’Architetto Carlo Rainaldi; pubblicati due cd di grande suggestione

di Claudio LISTANTI

Fig. 1 Una immagine di Girolamo Rainaldi

Per tutti coloro che amano l’Architettura, studiosi, storici dell’arte ed appassionati, il nome di Carlo Rainaldi evoca le opere di uno degli architetti più importanti della Roma Barocca, un artista che grazie ai suoi progetti ha contribuito a dare alla Città Eterna quella fisionomia che ancora oggi possiamo ammirare quasi intatta nonostante i numerosi cambiamenti che ha subito dal ‘600 ai giorni nostri soprattutto nel periodo cosiddetto ‘umbertino’ susseguente alla nomina di Roma a capitale del nuovo stato e, in tempi più recenti, al periodo cosiddetto ‘fascista’.

Nacque nel 1611 a Roma dove la sua attività si svolse prevalentemente fino all’anno della sua morte avvenuta nel 1691. La sua attività di architetto iniziò presso la bottega di suo padre Girolamo con il quale collaborò per la costruzione del Palazzo Nuovo in piazza del Campidoglio e del Palazzo Pamphilj in piazza Navona

Fig. 2 Santa Maria in Portico in Campitelli in una stampa d’epoca

La sua attività di architetto si intensificò progressivamente. Solo per alcuni esempi ricordiamo la Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli e la facciata di Sant’Andrea della Valle come importante è la partecipazione alla sistemazione di Piazza del Popolo con il progetto e l’inizio della costruzione di Santa Maria dei Miracoli abbinata alla ‘gemella’ Santa Maria in Montesanto contribuendo alla superba scenografia della piazza che assume le caratteristiche di punto di accoglienza privilegiato per tutti coloro che entravano a Roma provenendo dalla Via Flaminia

Fig. 3 Gaspar van Wittel Piazza del Popolo a Roma

Da ricordare anche i progetti per Sant’Agnese in Agone (sostituito poi da Francesco Borromini) e la facciata absidale di Santa Maria Maggiore. Attivo anche nei dintorni romani: a Montecompatri per la facciata del Duomo e la costruzione della chiesa di San Gregorio Magno a Monte Porzio Catone, il Giardino della Villa Mondragone e Frascati e il Duomo di Ronciglione.

Fig. 4 La facciata absidale della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma

Parallela a questa proficua attività di architetto, Carlo Rainaldi accostò quella meno conosciuta, ma di indubbio valore, di musicista. Tale aspetto è stato approfondito da Lorenzo Tozzi, musicista, musicologo e storico della musica, molto conosciuto per la sua attività di critico musicale con le sue illuminanti recensioni che per anni sono comparse sul quotidiano Il Tempo di Roma con il quale ancora collabora attivamente in concomitanza con l’edizione on line della storica testata giornalistica. Tozzi, che della musica barocca ‘romana’ è anche apprezzatissimo studioso e specialista, protagonista di rilievo in quanto interprete di esecuzioni di musiche di questo periodo, ha intrapreso una proficua attività di ricerca a largo spettro per rintracciare ed entrare in possesso degli spartiti di Carlo Rainaldi ed approntare una ‘edizione integrale’ da porre a disposizione degli studiosi e degli esecutori. A tutti gli appassionati di questo genere ha dedicato l’incisione di queste opere edita qualche anno fa con la pubblicazione di due cd ad opera della casa di discografica Tactus.

Fig. 5 Una immagine del musicista Bernardo Pasquini

L’attività musicale di Carlo Rainaldi si è svolta nella parte centrale ‘600 ma non si hanno notizie dettagliate che ci possano far capire come si sia sviluppata. Dagli studi di Lorenzo Tozzi emerge che, anche per la musica, sia stato il padre Girolamo a stimolare il figlio Carlo alla pratica di questa disciplina. Ma sembra verosimile che per la sua formazione abbia avuto un ruolo importante, presso il Collegio Romano, il musicista Virgilio Mazzocchi. Ma a Roma in quel periodo c’era una fervida attività musicale dove agivano musicisti del calibro di Stefano Landi, Paolo Quagliati, Luigi Rossi, Bernardo Pasquini e, soprattutto, del grande Giacomo Carissimi che potrebbe essere la personalità più importante che influenzò l’arte musicale del Rainaldi.

Fig. 6 Una immagine del compositore Giacomo Carissimi

La forma musicale più n voga a Roma in quel periodo era la cantata ‘romana’ che raccoglieva l’eredità dell’ormai estinto madrigale e costituita da una serie di brani come arie, recitativi, duetti, a volte anche cori e brani strumentali. Questa forma può essere considerata come una specie di ‘ponte’ tra il già citato ‘madrigale’ ormai al tramonto e l’opera barocca che trionferà poi, per buona parte del’700, grazie anche alla cospicua parte strumentale e vocale spesso abbinata ad un rilevante apparato scenico che ne garantiva la spettacolarità.

Le cantate erano sostanzialmente di tre tipi: sacre con lo sviluppo di temi estratti dalle vicende riprese dalle Sacre Scritture, spirituali di carattere più astratto e rivolto ai sentimenti di una persona e profane ispirate a soggetti mitologici e morali. Rainaldi, almeno per quanto si conosce fino ad ora, adottò quest’ultima specie utilizzando testi letterari del tempo dei quali però, tranne rarissimi casi, non si conosce l’autore.

Oggi, ad una notevole distanza da quegli anni del XVII secolo, gli spartiti delle opere musicali di Rainaldi non sono facilmente reperibili a Roma; evento assai strano che lascia immaginare una serie di operazioni che di fatto, nel corso dei secoli, hanno favorito per questi documenti dei ‘cambi di residenza’ anche piuttosto eccentrici. Infatti gli spariti sono stati reperiti, oltre che in altre città italiane anche in altre nazioni per arrivare perfino oltre oceano. Grazie al certosino lavoro di Lorenzo Tozzi ne sono stati recuperati un cospicuo numero. Le ricerche hanno riguardato non solo biblioteche romane, Angelica, Casanatense e Vaticana ma anche altre raccolte italiane come il Museo Civico Bibliografico di Bologna, lEstense di Modena e la Marciana di Venezia. Ma poi si è reso indispensabile varcare le Alpi per recarsi a Parigi, alla Nationalbibliothek di Vienna, ad Oxford e Cambridge fino a raggiungere l’Illinois.

Fig. 7 Il musicista e musicologo Lorenzo Tozzi

Dopo questo minuzioso lavoro Lorenzo Tozzi ha rintracciato 19 cantate che sono state pubblicate integralmente dalla Tactus con due preziosi Cd le cui edizioni hanno goduto del contributo dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia e del patrocinio della Soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico, Artistico Etnoantropologico e per il Polo Museale di Roma. L’esecuzione è stata curata dallo stesso Lorenzo Tozzi con il contributo del Romabarocca Ensemble la formazione da lui stesso fondata nel 1994 ed avente come finalità la riscoperta del vasto repertorio italiano centromeridionale e, soprattutto, romano del 600-700 che si concretizza con esecuzioni di carattere esclusivamente ‘filologico’.

Inoltre è prevista anche una Edizione Critica di queste cantate che sarà pubblicata in tempi molto prossimi a cura dell’Istituto Italiano per la Storia della Musica. Questa pubblicazione, inoltre, raccoglierà ulteriori sette cantante rintracciate recentemente, ma dopo l’incisione dei due Cd, dallo stesso Tozzi dopo altre indagini eseguite a Bologna, Venezia e presso la British Library di Londra. Salgono così a 26 le cantate rinvenute a catalogate per formare un gruppo di composizioni di grande interesse storico e musicologico che arricchisce straordinariamente il già cospicuo patrimonio musicale e culturale della città di Roma e di tutta l’Italia.

Per quanto riguarda i due Cd c’è innanzitutto da mettere in risalto l’estrema cura dedicata all’esecuzione per la quale un contributo determinante è fornito senza dubbio dai soprani Rosita Frisani e Cristina Iannicola, valide interpreti delle parti vocali soliste rivolgendo particolare attenzione alla comprensione del testo cantato, qualità che è raro trovare in esecuzioni di musiche del periodo barocco. Una specificità che riesce a mettere bene in risalto i valori musicali della ‘cantata’ e del suo stile ‘rappresentativo’ punto di incontro tra la vocalità oratoriale e quella che lascia intravedere le peculiarità dell’opera che di lì a poco si diffonderà con forza.

Fig. 8 La copertina del Cd ‘Cantate, Duetti e Lamentazioni’ (TC 611801)

I due Cd della Tactus sono entrambi strutturati per una comprensione privilegiata del percorso musicale del Rainaldi.  Nel primo, dal titolo ‘Cantate, Duetti e Lamentazioni’ (TC 611801), a nove cantate sono stati aggiunti due brani, Lectio II e Lectio III tratti dalla I Lamentatio Jeremiae, unici due brani sacri del catalogo, almeno fino ad oggi ritrovato, di Rainaldi. Sono composizioni scritte per la Settimana Santa di ispirazione molto chiaramente sacra e dalla struttura oratoriale. Delle nove cantate contenute del Cd,  sette per soprano solista e le altre in forma di duetto con due soprani. La prima di queste ultime ‘Che dice che il foco’ è particolarmente suggestiva per la contrapposizione e la sapiente sovrapposizione delle due linee vocali (Audio 1 ) Carlo Rainaldi ‘Che dice che il foco’ – Tactus TC 611801

L’altra dal titolo ‘Che dici amore?’ è presentata contrapposta alla versione di Giacomo Carissimi (Audio 2).Giacomo Carissimi ‘Che dici amore?’ Solista Cristina Iannicola. Tactus TC 611801

Scritte entrambe sullo stesso testo, quello di Giorgio Giustiniani, mettono chiaramente in luce una certa continuità espressiva che può essere una sorta di cartina di tornasole per dimostrare la possibilità che Carissimi possa essere stato uno dei più importanti maestri del Rainaldi. Una continuità che, nonostante il primo abbia scritto per voce solista mentre il secondo per due soprani, è evidenziata da uno stile comune alle due linee vocali, molto efficace per una realizzazione di incisiva espressività. L’utilizzo dei due soprani da parte di Rainaldi dona alla cantata delle caratteristiche drammatiche e teatrali più spiccati. Carlo Rainaldi ‘Che dici amore?’ Soliste Rosita Frisani e Cristina Iannicola. Tactus TC 611801 (Audio 3)

Fig. 9 La copertina del Cd “Cantate e Duetti Vol II” (TC 611802)

Nel secondo Cd ‘Cantate e Duetti – Vol. II’ (TC 611801) è presente un ulteriore raffronto tra Carissimi e Rainaldi con la cantata ‘Vaghi rai, pupille ardenti’, sempre su testo comune ma di Domenico Benigni, che conferma quanto già detto per la cantata ‘Che dici amore’ inserita nel primo disco della raccolta. Tra le altre cantate di questo secondo disco vogliamo segnalare ‘Entro a stanze reali’ un testo che mette in evidenza il ‘dramma’ dei castrati dovuta alla sciagurata pratica dell’evirazione di alcuni bambini che con la crescita, sviluppavano una notevole capacità polmonare da mettere a disposizione della voce da fanciullo che l’intervento conservava intatta al riparo della crescita fisiologica. Divenivano quindi cantori molto apprezzati e ricercati da nobili e patrizi che se ne assicuravano le invidiabili prestazioni canora. Con questa cantata molto patetica la musica mette in risalto una struggente infelicità interiore di questi individui segnati dalla crudeltà, una sorta di prigionieri che ‘entro stanze reali’ riflettono sul mondo che circonda queste prigioni dorate esprimendo lo stato d’animo con un canto triste che pone l’accento più volte sulla parola ‘libertà’ donando a chi ascolta comprensione e commozione.

Protagonisti delle due incisioni sono, oltre alle citate Rosita Frisani e Cristina Iannicola, la viola da gamba e basso di violino di Renato Criscuolo, la tiorba di Marco Pesci con Lorenzo Tozzi direttore musicale, cembalista e organista. Tutti insieme riescono a regalarci un delizioso momento musicale della Roma seicentesca. Citando alcune opere letterarie menzionate dallo stesso Tozzi nelle preziose note riportate negli opuscoli acclusi ai due Cd, possiamo affermare che queste esecuzioni trasmettono all’ascoltare quelle qualità musicali messe in evidenza da Giovanni Battista Passeri in una biografia del 1772 dedicata ai due Rainaldi, nella quale afferma che Carlo componeva “con gusto et artificio non ordinario le Ariette ad una et a due voci, suonando squisitamente il cimbalo, organo […] con maniera di gusto e soavemente”.

Una vera e propria testimonianza musicale che rende Carlo Rainaldi artista capace di rendere contigue le essenze dell’Architettura e della Musica avvalorando quanto espresso in proposito dallo storico dell’Architettura e saggista tedesco, Rudolf Wittkower, nella sua opera ‘I principi architettonici nell’età dell’umanesimo’ nella quale emerge la sua convinzione che “la musica è geometria tradotta in suono e in musica si ascoltano le stesse armonie presenti nella geometria di un edificio”. Carlo Rainaldi ‘Entro a stanze reali’ Solista Rosita Frisani. Tactus TC 611802 (Audio 4)

Claudio LISTANTI   Roma 15 marzo 2020