di Giulio de MARTINO
I colori del mondo. 160 dipinti di Raoul Dufy a Palazzo Cipolla
Una esplosione di colori è la mostra di dipinti di Raoul Dufy ospitata a Palazzo Cipolla a Roma dal 14 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023.
Pittore formatosi tra impressionismo e fauvismo, in epoca di entusiasmi futuribili e di rivoluzione industriale, Dufy (Le Havre, 3 giugno 1877 – Forcalquier, 23 marzo 1953) è noto per opere monumentali come “La Fée Electricité” (La Fata Elettricità, 1937 – 1938).
Il dipinto originale è di 600 metri quadrati (60×10 m) ed è composto da 250 pannelli. In mostra se ne vede una buona riproduzione in formato ridotto 1:10.
Alla presentazione della mostra l’avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale, ne ha sintetizzato ragioni e finalità: «la mostra su Raoul Dufy, viene riproposta a Roma dopo quasi quarant’anni di oblio. La prima ed unica esposizione su Dufy nella Capitale, prima di oggi, è stata infatti quella del 1984 a Villa Medici».
L’importanza di Dufy per la pittura, l’illustrazione e la decorazione del secondo ‘900 non è stata compresa a fondo, a causa dell’apparente semplicità del suo tratto, ma è stato pittore, scenografo e disegnatore di fervida e geniale creatività e produttività. Dal 1903 fino al 1936 espose ogni anno un’opera al “Salon des Indépendants” e dal 1906 al 1943 al “Salon d’Automne”.
Dufy ebbe una formazione articolata e complessa: fu influenzato dall’Impressionismo di Monet con la peculiarità di essere un «colorista per temperamento». Successivamente, si accostò al Fauvismo ispirandosi alle figure di Matisse, Braque e Cézanne e progredì verso la rapidità astrattiva del segno.
L’esigenza di modificare e velocizzare le forme della rappresentazione lo spinse a dissociare il colore dal disegno – semplificato il più possibile – e ad anteporre l’impronta cromatica e impressionistica al contenuto.
Come Picasso, Matisse e pochi altri, Dufy esplorò ogni settore delle arti visive e delle arti decorative: dalla xilografia alla pittura, dalla grafica, alle ceramiche e ai tessuti, dalle illustrazioni alle scenografie.
La mostra – ampia e ottimamente allestita – espone 160 opere di varie provenienze ed è suddivisa in 13 sezioni tematiche, dall’inizio del Novecento fino agli anni Cinquanta. Riesce a dare al visitatore una panoramica completa del talento vulcanico di Dufy come attraversatore di tutti i percorsi del disegno e della pittura del primo ‘900.
Geniale ed entusiasta Dufy iniziò a dipingere secondo i canoni ottocenteschi, ma seppe aggiornare il suo gesto e il suo stile grafico per interpretare l’idea di visualità che la società occidentale andava sviluppando dopo la trasformazione tecnologica e comunicativa dell’elettrificazione e dopo la diffusione dei nuovi media riproduttivi (fotografia, cinema, discografia, radio).
Dufy comprese che l’«immagine» grafica e pittorica non doveva più essere l’imitazione della «cosa». Piuttosto l’«immagine» doveva riflettere il suo «mezzo» e adattarsi ai mutevoli contesti di consumo e di fruizione che l’economia e l’informazione offrivano ai cittadini della contemporaneità. In questo consiste il netto distacco fra la tradizione classicista dell’istituzione artistica e il dinamismo della modernità.
Con il raffronto di alcuni autoritratti di Dufy – dal 1898 al 1948 – la mostra di Palazzo Cipolla fa comprendere sinteticamente il radicale cambiamento del linguaggio pittorico da lui sviluppato in relazione all’evoluzione del gusto del pubblico.
Andiamo alla fine: «Tredicesima sezione. La Fée Electricité (La Fata Elettricità)». Qui comprendiamo le ragioni sociali del percorso artistico e culturale compiuto da Dufy. L’opera realizzata per il padiglione della luce e dell’elettricità dell’“Esposizione internazionale delle arti e delle tecniche nella vita moderna” (Parigi,1937) ci segnala quale fu la vera ragione di discontinuità nella storia del mondo europeo e americano.
La tecnologia elettrica – le cui prime applicazioni erano state realizzate all’inizio del secolo – era diventata adesso una risorsa universale. La grandiosa tela ha una funzione poetica, storica e pittorica nel celebrarne l’invenzione da parte di scienziati e ingegneri e nel magnificare gli effetti delle loro scoperte sulla vita quotidiana e sul progresso dell’umanità.
Decisivo è comprendere che la rivoluzione tecnologica elettrica emancipò l’umanità da molti lavori meccanici e la rese libera di dedicarsi alla cura delle città, della vita e di sé stessi in nome di un nuovo senso estetico della «bellezza».
I paesaggi marittimi, gli ippodromi, le regate, le immagini femminili dipinti da Dufy sono la rappresentazione della «Joie de vivre» che caratterizzava l’aria di quel tempo – i due decenni tra la Prima e la Seconda guerra mondiale – e che sarebbe tornata attuale all’epoca del «boom economico» negli anni ’50 e ’60.
La prosecuzione degli entusiasmi della «Belle Epoque» portava con sé la ricerca di un linguaggio pittorico essenziale, più rapido e moderno, influenzato dalla visualità di tipo pubblicitario e fotografico.
Le tante e godibili opere in mostra a Palazzo Cipolla – tra dipinti, disegni, ceramiche e tessuti provenienti da rinomate collezioni pubbliche e private francesi – documentano, oltre all’ingegno del pittore francese, la sua versatilità e la sua anticipante concezione «multimediale» del disegno e della pittura.
Giulio de MARTINO Roma 23 Ottobre 2022
La mostra
RAOUL DUFY. IL PITTORE DELLA GIOIA
Ideata dal Musée d’Art Moderne de Paris, curata da Sophie Krebs con il contributo di Nadia Chalbi; a Palazzo Cipolla, via del Corso 320, Roma
dal 14 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023
Promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale. Realizzata da Poema con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia,. Catalogo edito da Skira.