I porti imperiali di Claudio e Traiano a Portus; la vita cosmopolita di un porto nell’antichità

di Nica FIORI

Nella mostra dedicata ai Marmi Torlonia, attualmente ospitata nella Villa Caffarelli (Musei Capitolini), ho avuto modo di ammirare il Rilievo del Portus Augusti (ca. 200 d.C.), proveniente da Portus, il cui restauro ha evidenziato tracce dei colori originari. La scena principale raffigura l’attracco di una nave oneraria nel porto, con alle spalle il faro a più piani e un arco, visto lateralmente, sormontato da una quadriga di elefanti.

Rilievo di Porto, nella mostra Torlonia Marbles a Villa Caffarelli

Questo marmo è stato interpretato come un ex voto dedicato al dio del vino Liber (Bacco), che appare sulla destra, mentre in posizione più centrale vi è Nettuno con il suo tridente. Tra i molteplici dettagli ci colpisce la presenza di un grande occhio apotropaico, di cui evidentemente si sentiva l’esigenza per scongiurare i pericoli legati alla navigazione, come pure la duplice raffigurazione della lupa capitolina sulla vela della nave oneraria, che allude alla città di Roma.

Ancora più curiosa ci appare la presenza degli elefanti sull’arco, che potrebbe essere spiegata con gli intensi rapporti commerciali con il Nord Africa, ma nessuna fonte storica ci parla di questa quadriga, anche se l’iscrizione di un maggiorente locale parla di una quadriga fori vinari, senza però specificare da quali animali fosse composta. Quanto al “foro vinario” non è stato finora localizzato né a Ostia, né a Portus, ma è documentato da numerose epigrafi.

Certo il commercio del vino doveva avere grande importanza (subito dopo quelli del grano e dell’olio), come ci ricorda un altro rilievo (fronte di un sarcofago del III secolo), rinvenuto nella necropoli dell’Isola Sacra, che raffigura anch’esso il porto. Al centro è raffigurato il faro a quattro piani, sulla sinistra una nave in arrivo, con una barchetta che le si avvicina e sulla destra una scena di taverna con tante anfore di vino collocate su tre livelli, e una donna che sta servendo il vino a due avventori seduti a un tavolo.

Rilievo del Porto con scena di taverna, Museo delle navi di Fiumicino

Un altro rilievo ancora, conservato nel Parco archeologico di Ostia antica, raffigura una nave che sta arrivando nel porto, simboleggiato dal faro, raffigurato però a tre piani, invece dei soliti quattro. Questa volta sulla destra è una divinità maschile, forse una personificazione di Ostia e Portus. Poiché questa figura è ritratta con un toro, un timone e un copricapo a forma di loto, potrebbe anche riferirsi ad Alessandria, la più importante città dell’Egitto, e al suo dio Serapide, nato dal sincretismo del toro Api con Osiride.

Rilievo con il porto di Portus, Parco archeologico di Ostia antica, Archivio fotografico

Anche in questo caso, come nel rilievo Torlonia, la nave è resa con grande attenzione ai dettagli, quali il timone a remo, la testa di cigno sulla poppa, le vele e il sartiame, mentre nel mare, proprio davanti alla nave, si vede un delfino.

Davanti a opere come queste, ci incantiamo a immaginare la vita cosmopolita di un porto dell’antichità, e più precisamente il porto di Roma di età imperiale che affiancò e poi soppiantò il primitivo e arcaico approdo di Ostia alla foce del Tevere. Doveva trattarsi di uno scalo importantissimo, visto che Roma col suo milione di abitanti accentrava buona parte dei commerci del Mediterraneo. Riguardo al frumento, la cui importazione e distribuzione erano regolate da una particolare istituzione detta annona, sappiamo che proveniva in grandissima quantità dalla provincia dell’Egitto, e in parte anche dalla Sicilia, dalla Sardegna, dalla Spagna, dalla Gallia.

Tacito racconta che suscitava grande stupore il fatto che il suo approvvigionamento dovesse dipendere dalle province transmarine, esposto alle inclemenze del mare, mentre un tempo ci si riforniva dalle regioni italiche. In realtà il grano italiano era insufficiente e il trasporto via terra molto più costoso.

Fu Giulio Cesare a concepire per primo un grandioso progetto per potenziare il porto di Roma, che prevedeva la deviazione del Tevere a sud della città con un canale che passasse attorno al Circeo e sboccasse nel mare vicino a Terracina.

Ritratto di Claudio, MANN, Napoli

Anche Augusto si rese conto che il porto di Ostia era inadeguato per le aumentate necessità della capitale dell’impero, ma preferì tuttavia mantenere i porti campani di Baia e di Pozzuoli (dove arrivava la flotta oneraria proveniente da Alessandria), anche se lontani. Il sogno vagheggiato di un nuovo ed efficiente approdo marittimo vicino a Roma fu invece realizzato dall’imperatore Claudio (41-54 d.C.), che nel 42 d.C. iniziò la costruzione di un porto artificiale, a circa 3 km a nord di Ostia, finito e inaugurato da Nerone nel 64 d.C.

L’intento di Claudio era quello di fare eseguire lo scarico delle merci in piena sicurezza, evitando le tempeste marine e l’insabbiamento dovuto al trascinamento dei detriti fluviali. Il sistema portuale comprendeva un grande bacino artificiale di circa 80 ettari (profondo fino a 7 m), con due moli ricurvi e banchine di attracco, una darsena rettangolare e una serie di canali che dovevano evitare l’impaludamento. Un’iscrizione monumentale ritrovata nell’area, datata alla fine del 46 d.C., ricorda che: “Tiberio Claudio Cesare, figlio di Druso (…) liberò la città dal pericolo dell’inondazione, avendo fatto costruire e sfociare in mare dei canali dal Tevere per le esigenze del porto”.

Il complesso portuale fu dotato di un faro a più piani, che doveva riprendere quello celeberrimo di Alessandria (una delle sette meraviglie del mondo) e che divenne il simbolo del porto imperiale e insieme di Ostia, perché all’epoca Porto dipendeva da Ostia.

Porto di Claudio con gli attracchi per le navi

Il faro sorgeva probabilmente su un’isoletta artificiale (creata sulla nave che durante il principato di Caligola aveva trasportato dall’Egitto a Roma l’obelisco che ora è in piazza San Pietro) e divideva l’accesso al porto in due bocche, la settentrionale e la meridionale. L’imponente infrastruttura doveva assicurare il trasbordo delle merci, che dovevano passare dalle navi onerarie adatte alla navigazione in mare aperto alle barche fluviali (naves caudicariae), costruite per risalire il Tevere fino a Roma.

Veduta ricostruttiva del porti di Claudio e Traiano
Ritratto di Traiano, detto dei Decennali, Musei Capitolini

Ancora prima della costruzione di quest’opera immensa, che avrebbe occupato per anni migliaia di operai, si erano levate voci inascoltate di tecnici che facevano rilevare gli inconvenienti della posizione prescelta, ma l’imperatore non desistette dal suo proposito. Tacito riporta la notizia che nel 62 d.C., due anni prima dell’inaugurazione del porto di Claudio (Portus Ostiensis Augusti), quasi duecento navi andarono perdute per una tempesta al suo interno, confermandone l’inaffidabilità. Il risultato fu che mezzo secolo più tardi Traiano dovette nuovamente prendere in mano la situazione, decidendo di far costruire un bacino più interno dall’inconsueta forma esagonale, il cui perimetro (con i lati che misurano quasi 360 m l’uno) è ancora nitidamente visibile dall’alto durante la fase di atterraggio degli aerei nel vicino aeroporto di Fiumicino. L’optimus princeps Traiano (98-117), sotto il cui principato l’impero romano raggiunse la sua massima espansione, ebbe quindi tra i suoi meriti anche quello di far realizzare questo porto (oltre a quelli di Civitavecchia e di Ancona).

Veduta ricostruttiva del POrto di Traiano

Il bacino di Traiano era esteso meno della metà del precedente, ma molto più protetto ed efficiente. L’architetto Apollodoro di Damasco, cui si devono i più importanti progetti dell’età traianea, ebbe la felice idea di realizzare un esagono.

Pirro Ligorio, ricostruzione del Porto di Traiano

Sarebbe stato molto più semplice fare un quadrato o un cerchio, ma il quadrato avrebbe presentato quattro angoli di 90°, inutilizzabili per l’attracco delle navi, mentre la linea curva del cerchio avrebbe favorito il moto ondoso.

Per rendere più facile la presa di acqua si utilizzò un canale, detto Fossa Traiana (ora Canale di Fiumicino), che delimitava con il Tevere e il mare un’ampia area di terreno chiamata poi Isola Sacra. Le ultime indagini, curate dalla British School at Rome, ci dicono che la fossa era stata scavata in età claudia, insieme ad altri cinque canali, tutti riutilizzati dal porto traianeo, che doveva essere comunque molto più efficiente del primo, perché tecnologicamente più avanzato e sottoposto a ripetuti drenaggi. Fu sempre Traiano a far costruire una serie di ampi magazzini (horrea) per lo stoccaggio delle merci.

Magazzini di Traiano

Il nuovo porto venne chiamato Portus Traiani e il complesso portuale claudio-traianeo Portus Augusti et Traiani.

Nel retroterra si venne a formare un abitato per gli addetti ai lavori, che acquistò man mano importanza e che con Costantino divenne una città indipendente da Ostia, nel 313 o nel 314 d.C, col nome di Civitas Flavia Costantiniana Portuensis.

Il cambio di status fu il naturale riconoscimento di un processo portato a termine nel corso del III secolo, quando Ostia era diventata sotto i Severi una città solo residenziale, mentre tutti i lavori portuali si svolgevano a Porto. Quando i Goti di Alarico nel 410 si apprestavano a invadere Roma, occuparono Porto, non certo Ostia, e lo stesso fecero i Vandali di Genserico nel 455. La città portuale, dotata di possenti mura, continuò a prosperare, tanto che Cassiodoro alla fine del V secolo e all’inizio del VI la descrive come un centro attivissimo in cui arrivavano viaggiatori e merci da ogni provincia. Procopio, nel suo libro “La guerra gotica” ribadisce ancora l’importanza di Porto nel 536 per la sopravvivenza di Roma. Ma nei secoli successivi, in seguito all’avanzamento della linea di costa, l’area di Portus fu soggetta a un lento impaludamento, che portò alla quasi totale colmatura del bacino portuale di Claudio.

Sopravvisse invece l’importanza religiosa, data la presenza dell’Episcopio, una cittadella fortificata sede del vescovo di Porto.

Episcopio di Porto

La visita dei resti di Porto è piuttosto complessa, sia per la mutata morfologia del territorio (che ora è distante dal mare), sia perché parliamo di un’ampia area, compresa nel Comune di Fiumicino e in parte adiacente all’Aeroporto, che è tutt’altro che unitaria.

Ingresso al parco archeologico di Porto

Una parte, comprendente il bacino esagonale di Traiano, è compresa nella proprietà Sforza Cesarini (la cosiddetta “Oasi di Porto”, visitabile con visite guidate a pagamento), mentre il resto fa capo al Parco Archeologico di Ostia antica ed è a ingresso libero, ma è aperta solo 2-3 giorni a settimana. Si arriva al parco archeologico dalla via Portuense, dove al n. 2360 si apre l’ingresso con la scritta “Scavi del Porto di Roma”.

Colonnacce del Portico di Claudio

In un ambiente silvestre particolarmente suggestivo, siamo subito emozionati dalla presenza di imponenti ruderi con grandi colonne bugnate di travertino, che dovevano costituire la prima visione monumentale per chi giungeva dal mare. Sono le cosiddette “Colonnacce” del Portico di Claudio, che segnarono poi il limite tra l’area dei due porti, quando Traiano le riutilizzò, chiudendone gli intervalli, come magazzini e uffici per i mensores, gli addetti alle misurazioni delle merci.

Non è facile in realtà rendersi conto della vastità del bacino di Claudio, ma nel parco non mancano le planimetrie ricostruttive e le spiegazioni.

Porto di Claudio, part.

A un certo punto troviamo su un prato perfino la scritta “Mare”, a indicare la linea della costa antica.

Proseguendo lungo il percorso di visita notiamo le bitte di ormeggio e a un certo punto entriamo negli imponenti Magazzini di Traiano, dalla caratteristica muratura in opera mista.

Realizzati in realtà nell’arco di ottanta anni, potevano conservare il grano e le altre derrate, senza il rischio che andassero a male, grazie a efficienti sistemi di intercapedini.

Magazzini di Traiano, part.
Darsena

Aggirando il complesso dei magazzini si giunge alla “Darsena” rettangolare (230 x 48 m), costruita sotto Nerone e restaurata da Traiano e ancora in epoca severiana: vi potevano attraccare solo navi di piccolo cabotaggio ed era utilizzata verosimilmente come rimessaggio delle imbarcazioni destinate alla navigazione fluviale. Invasa in parte da erbe palustri, la darsena ospita una ricca fauna lacustre, tra cui nutrie e carpe.

Una nota di colore è data a un certo punto della nostra passeggiata dal casino di caccia dei Torlonia (con una torre incorporata), dove attualmente si trovano i servizi per i visitatori.

Casino di caccia dei Torlonia

Il nome è dovuto ai vecchi proprietari della tenuta, che venne da loro bonificata piantandovi gli esotici eucalipti, oltre a una vegetazione più mediterranea, come i pini e i cipressi. Furono proprio i Torlonia a promuovere i primi scavi, che portarono alla luce il Portico di Claudio e importanti reperti marmorei, come il rilievo ora in mostra a Villa Caffarelli.

Porto di Traiano, Magazzini Severiani

Nell’area tra il bacino di Traiano e il cosiddetto Canale trasverso (che collegava il complesso portuale con la Fossa Traiana) è stata riportata alla luce la primitiva basilica cristiana del IV secolo, nella quale si notano bene i contorni dell’abside e del battistero. Qui gli scavi stratigrafici hanno evidenziato una situazione complessa, fatta di modificazioni e costruzioni successive a partire dall’età imperiale fino all’alto medioevo.

Quando finalmente ci si avvicina al bacino esagonale, che è ancora pieno d’acqua, ci rendiamo conto che purtroppo non è visibile se non da un belvedere, al quale si accede dagli imponenti Magazzini Severiani, che sono attualmente in fase di restauro e pertanto in gran parte recintati.

Magazzini Severiani
Magazzini Severiani, part.

La visita dei magazzini, nella parte accessibile, è comunque estremamente affascinante per la presenza di ambienti ancora coperti e quindi ombrosi, con soffitto a volta, i cui muri vetusti sono inseriti in un paesaggio di grande interesse naturalistico.

A nord-ovest del bacino è situato il cosiddetto Palazzo imperiale, un ricco edificio che aveva colonnati, peristili, marmi e mosaici: doveva essere la residenza imperiale durante le visite a Porto di Traiano, ma in seguito divenne la sede del procurator, cioè colui che era addetto alla gestione del complesso portuale.

A est del palazzo imperiale gli scavi recenti condotti dagli archeologi dell’Università di Southampton e della British School at Rome, sotto la direzione del Prof. Simon Keay dell’Università di Southampton, hanno individuato i Navalia, un complesso architettonico di 240 x 58 m che doveva avere un soffitto di oltre 12 metri. Il grande edificio a più sezioni (per ora non accessibile) doveva essere usato per riparare le navi e in un secondo tempo per accogliere uffici e magazzini. Più a nord del Palazzo sono state individuate strutture relative a un impianto termale e forse a un teatro.

Veduta panoramica dall’alto

A sud e a est dell’esagono dovevano disporsi i quartieri abitativi, dei quali rimangono scarsi resti; a est dovevano collocarsi il foro della città (non ancora identificato), il tempio rotondo di Liber Pater e un altro edificio rotondo detto tempio di Portunus (forse un mausoleo di età severiana), visibile sulla via Portuense.

Il cosiddetto Tempio di Portunus, sulla via Portuense

La visita di Porto dovrebbe proseguire a questo punto con i ritrovamenti archeologici dell’Isola Sacra, che saranno oggetto di un prossimo articolo.

Quanto al Museo delle Navi di Fiumicino, che è stato realizzato tra il 1965 e il 1979 in via Alessandro Guidoni per ospitare i resti insabbiati di alcune navi, trovati sul posto in occasione dei lavori per la costruzione dell’aeroporto Leonardo da Vinci, è chiuso dal 2002. Mi riprometto, pertanto, di parlarne quando verrà riaperto al pubblico.

Nica FIORI Roma 21 febbraio 2021

L’ingresso al Parco archeologico di Porto è in via Portuense 2360 (antistante il n. civico 2329), sotto il viadotto di via dell’Aeroporto di Fiumicino.

Giorni e Orari di apertura, in ottemperanza alle disposizioni anti covid per le zone gialle:

1^ e 3^ settimana del mese: mercoledì, giovedì e venerdì, ore 9.30-16.30. 2^ e 4^ settimana del mese: giovedì e venerdì, ore 9.30-16.30. Ingresso gratuito.

Per informazioni: e-mail: pa-oant.museodellenavi@beniculturali.it

tel.: 06 6529445

Il personale di vigilanza offre servizio di orientamento e di accoglienza al pubblico.