di Nica FIORI
I volti antichi fotografati da Luigi Spina nella Centrale Montemartini
I volti in marmo di personaggi storici, matrone, intellettuali, artigiani, insieme ad altri volti ormai anonimi dialogano fino al 22 settembre con le loro immagini fotografiche, realizzate da Luigi Spina, nella Centrale Montemartini: un luogo che Spina, vero artista dell’obiettivo, ha frequentato tra il 2018 e gli inizi del 2019 per portare avanti la sua ricerca sulla ritrattistica antica a Roma.
In un museo come questo, che ospita una quantità impressionante di ritratti, che vanno dall’età repubblicana al tardo impero, senza trascurare il confronto con i prototipi della Grecia
“ci sono occhi che ti guardano, orecchie che ascoltano, labbra che parlano. Facce di marmo, corrose dalle ingiurie del tempo e dall’azione dell’uomo”
scrive Luigi Spina in un brano intitolato “La luce di Roma”, dove allude alla coesistenza della statuaria delle collezioni capitoline con i macchinari dei primi del Novecento della Centrale elettrica (ovvero la luce di Roma). Ed è proprio con la luce che l’artista ha fatto rivivere a modo suo quelle facce antiche, ma che possono sembrare contemporanee, cogliendone le espressioni a volte altere, altre volte corrucciate, patetiche o contemplative:
“Ogni lunedì mattina, mi preparo a illuminare dei volti. Nel buio della sala dove tutte queste teste sono esposte, come ombre, arriva la luce. Ecco, una alla volta si rianimano in qualche modo e solo per brevi istanti il gelido marmo restituisce emozioni… ”.
Sono proprio le stesse emozioni che vengono trasmesse nella mostra fotografica “Volti di Roma alla Centrale Montemartini. Fotografie di Luigi Spina”, ospitata nel museo della Centrale Montemartini, che dal 1997 accoglie collezioni capitoline di arte classica in un suggestivo contesto di archeologia industriale. L’esposizione è promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e curata da Claudio Parisi Presicce e Luigi Spina, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Attraverso 60 fotografie in bianco e nero di grande formato (cm 50 x 60), realizzate con banco ottico e stampate a mano dall’artista, conosciamo 37 personaggi antichi (qualcuno preso da più angolazioni), o meglio riusciamo a notare vari e originali dettagli dei loro volti scolpiti, non sempre facilmente individuabili a occhio nudo. Il particolare di una barba o di una ciocca di capelli, gli occhi cerchiati che danno la sensazione della trasparenza dell’iride, le labbra carnose o al contrario sottili, le rughe sulla fronte, come pure un naso scheggiato o la frammentarietà di un volto sono tutte cose che contribuiscono a creare un’empatia con i personaggi raffigurati, e a farci scoprire la contemporaneità espressa dai loro tratti fisiognomici.
Le immagini delle antiche sculture, proposte in tutta la loro vibrante umanità, offrono anche l’occasione di riflettere su uno dei principali mezzi di comunicazione del mondo antico: il ritratto.
Scopriamo che Roma e le città romane in genere erano letteralmente invase da una straordinaria quantità di immagini scolpite: gli edifici pubblici e privati, come pure i monumenti funerari
conservavano i volti di personaggi onorati o degli antenati illustri, anche se l’intento non era semplicemente quello di trasmettere le reali fattezze fisionomiche, quanto quello di parlare dell’individuo attraverso la rappresentazione delle sue qualità morali.
Il percorso della mostra comincia al pianterreno, dove sono accolti i ritratti di età repubblicana, caratterizzati da tratti fortemente realistici, come per esempio quello detto di Corbulone, dal volto allungato, le guance scarne e il naso prominente (ca.40 a.C.).
Il pezzo scultoreo più celebre è il cosiddetto “togato Barberini” (in realtà della tarda età augustea), una statua a tutto tondo raffigurante un uomo che reca nelle mani orgogliosamente i ritratti degli antenati (nella destra il nonno e nella sinistra il padre). La testa del “togato” è antica, ma non pertinente, ed è per questo che non somiglia ai suoi antenati, come notiamo nelle immagini dei tre volti fotografati da Spina e accostati per un confronto diretto.
L’esposizione prosegue nelle sale del primo piano, dove troviamo i ritratti di età imperiale e le copie romane di originali greci, sicuramente più idealizzati. In effetti, anche se i ritratti vengono di norma suddivisi in maniera semplicistica in “ideali” e “realistici”, alcune caratteristiche dipendono sempre da modelli preesistenti, quindi non sono mai del tutto veritiere. Le fattezze degli uomini illustri vengono interpretate per offrire un’immagine a volte eroica, a volte di uomo d’azione e ancora dell’uomo politico maturo e pacato. È questo un fenomeno comunicativo già presente in ambito greco, per esempio nelle raffigurazioni dei sovrani ellenistici, che vanno dai ritratti che trasmettono un forte senso di energia a quelli che idealizzano l’immagine per renderla simile a quella di un dio o di un eroe, cosa che avviene anche per gli imperatori romani.
Dagli scavi di Villa Rivaldi (nei pressi di via dei Fori Imperiali) provengono numerosi ritratti idealizzati, tra cui quelli di alcuni imperatori e di Antinoo, il favorito di Adriano, bello come un dio, e una testa di Apollo (del tipo dell’Omphalos) da un originale greco.
Spina raffigura questi volti apollinei, ma è quello di un anonimo barbato, somigliante ai ritratti di Filippo l’Arabo, ad essere stato scelto come immagine guida della mostra. Un altro ritratto, pure barbato, è quello di Carino (imperatore dal 283 al 285).
Tra i personaggi femminili, alcuni ci colpiscono particolarmente per la resa dei capelli. Se in età repubblicana le pettinature erano abbastanza semplici, non si può dire lo stesso per l’età imperiale, che vede sfoggiare da parte di principesse e imperatrici acconciature sempre più complesse e stravaganti, imitate ovviamente anche dalle altre donne. È proprio grazie all’acconciatura che si può datare un’opera. A volte il ritratto era addirittura accompagnato da una parrucca rimovibile, proprio come nella vita quotidiana, così da poter cambiare pettinatura a seconda della moda del momento.
Tra i volti noti troviamo quello di Faustina Maggiore,
moglie di Antonino Pio, raffigurata in un ritratto postumo (150 d.C.), rinvenuto negli Horti di Mecenate e riproposto da Spina di tre quarti, con un’angolazione che evidenzia lo sguardo pensoso e gli ordinati ricci, dall’andamento a onda, sul bordo della fronte. C’è pure un ritratto femminile (50 a. C.), dall’acconciatura molto frammentaria, che è stato interpretato, ma con molte incertezze, come quello della regina Cleopatra.
Tra i volti maschili che hanno colpito l’attenzione di Spina, c’è anche quello di un maturo calzolaio di età adrianea, C. Iulius Helius, che si è fatto riprodurre col busto nudo all’interno di un’edicoletta nella sua stele funeraria, coronata dalla raffigurazione di due forme per calzature. Rimandano invece al mondo greco il ritratto di uno Stratega (uno dei grandi generali della fine del V secolo a.C.) e quello del poeta lirico Anacreonte (il suo nome è scritto in greco nella base), pure vissuto nel V secolo a.C.
Ricordiamo che Luigi Spina, nato nel 1966 a Santa Maria Capua Vetere, ha un rapporto d’amore con l’arte classica, manifestato più volte nei suoi libri fotografici. Un esempio assai significativo del suo modo di intendere la fotografia di opere d’arte è il libro Diario Mitico, che raccoglie foto delle opere della Collezione Farnese nel Museo Archeologico Nazionaledi Napoli, e che è stato insignito nel 2018 della medaglia di bronzo per “design e concetto esemplari” nella categoria libri fotografici dell’International Creative Media Award for Books (ICMA).
Nica FIORI Roma maggio 2019
Volti di Roma alla Centrale Montemartini. Fotografie di Luigi Spina
Musei Capitolini, Centrale Montemartini, via Ostiense 106. Roma
18 aprile-22 settembre 2019.Orario: da martedì a domenica 9-19 (la biglietteria chiude mezz’ora prima).Ingresso per i non residenti € 9, ridotto € 8; per i residenti € 8, ridotto € 7. Gratuito per i possessori della carta MIC e per gli aventi diritto http://www.centralemontemartini.org