di Nica FIORI
L’Humboldt Forum è l’ultima importante novità architettonica di Berlino. Ci sono voluti anni di attesa per realizzare il complesso edificio, più noto col nome di Castello di Berlino (Berliner Schloss), ma la sua inaugurazione è passata quasi inosservata alla fine del 2020 a causa della pandemia da covid.
Parliamo di una costruzione nuova (in realtà una combinazione di antico ricostruito e di moderno) su un sito storico al centro della città, nella Spreeinsel (l’isola sul fiume Sprea): un luogo dove principi e politici hanno costruito, ridisegnato, ricostruito, demolito e riprogrammato in base ai loro scopi, plasmando per diversi secoli l’immagine della città. Eretto nel 1443 come residenza dei principi elettori di Brandeburgo, il castello fu parzialmente trasformato tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento in un palazzo barocco da quegli stessi sovrani, diventati nel 1701 re di Prussia e nel 1871 imperatori tedeschi. Danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale in maniera non irreparabile, lo Schloss venne abbattuto nel 1950 per ordine del governo della DDR (Repubblica Democratica Tedesca), che voleva così distruggere quello che era stato il simbolo di Berlino e del militarismo prussiano.
L’ampia area ricavata dalla demolizione dell’edificio fu battezzata Marx-Engels-Platz e utilizzata come spazio per le dimostrazioni di massa fino alla costruzione sul lato est, nel 1976, del Palazzo della Repubblica (Palast der Republik), sede della Camera del Popolo della DDR. Questo palazzo venne a sua volta demolito nel 2003 perché non incontrava il gusto di parte della popolazione berlinese e anche per motivi di sicurezza legati alla presenza di amianto nelle strutture.
Si è quindi deciso di ricostruire, non senza polemiche, il nuovo Schloss, nella stessa posizione di quello antico, di fronte al Duomo di Berlino, nell’intento di ricreare il paesaggio culturale dell’Isola dei Musei. Secondo un concetto interdisciplinare, infatti, il grandioso edificio doveva accogliere il Foro dell’Università Humboldt, comprendente alcuni musei e istituzioni pubbliche (Museo Etnologico, Museo di Arte Asiatica, Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino).
Nel novembre 2008 è stato scelto il progetto dell’architetto vicentino Franco Stella (con la collaborazione di Michelangelo Zucchini), che ha proposto una ricostruzione che coniuga l’antico con il nuovo, in una sorta di “città in forma di palazzo”, pensata per la vita quotidiana di migliaia di berlinesi. Attraverso i suoi portali sempre aperti, infatti, le piazze esterne si congiungono con i cortili interni in un singolare spazio pubblico nel cuore della città. Del resto anche i portali dell’originario castello dal lato rivolto verso l’Altes Museum erano ‘porte della città’ che si aprivano sul giardino chiamato Lustgarten.
Può suscitare una certa perplessità il fatto che tre lati del complesso riproducono fedelmente lo stile barocco, mentre il quarto lato, quello che si affaccia verso il fiume, è di stile moderno (il New York Times lo ha definito “un pugno negli occhi politicamente irto”), ma questo contrasto non è privo di fascino e rispecchia il desiderio di perenne ricostruzione, in sincronia con il proprio tempo, che ha caratterizzato la Berlino degli ultimi decenni.
Non dimentichiamo, infatti, che Berlino è stata distrutta dai bombardamenti bellici del 1945 per almeno un terzo delle abitazioni, che è stata in parte ricostruita ma con piani edilizi diversi legati alla sua divisione in settori contrapposti, e che solo dopo la caduta del Muro del 1989 e la riunificazione delle due Germanie è tornata ad essere la capitale dell’intero paese: una città dove si sono cimentati i più importanti architetti internazionali per darle quell’aspetto di metropoli contemporanea (ma con un incredibile patrimonio di arte antica nei suoi musei), che attira ogni anno sempre più turisti.
Ma, tornando allo Schloss, il suo cantiere è stato per otto anni uno dei più importanti della città. Come si legge nel progetto dell’architetto Stella, alla ricostruzione della parte barocca del palazzo (che era dovuta agli architetti Andreas Schlüter e Johann Friedrich Eosander von Göthe) e della cupola ottocentesca di Friedrich August Stüler, si è aggiunta una parte moderna
“intesa come possibile completamento di un possibile edificio ideale, a partire da quello reale”.
Se all’esterno prevale la parte ricostruita in stile barocco, all’interno prevale (o forse si pareggia) quella nuova, funzionale ai nuovi scopi.
Secondo la decisione del Parlamento del 2002, la ricostruzione dello Schloss riguardava solo la struttura spaziale della parte barocca, con le sue facciate rivolte verso la città, la struttura della cupola e il cortile orientale, mentre è un’aggiunta del progetto di Stella la ricostruzione degli androni e delle facciate interne dei tre portali della corte occidentale (detta Eosanderhof, cioè corte di Eosander) e l’aspetto della cupola.
La nuova costruzione consiste in cinque corpi di fabbrica: quattro corrispondenti all’area settecentesca dell’Eosanderhof e uno all’area più antica del castello (quella tardo gotica e rinascimentale) rivolta verso la Sprea.
Quest’ultimo corpo di fabbrica, di stile contemporaneo, va inteso, secondo Franco Stella
“come ‘quarta ala’ dell’edificio ricostruito, portando a compimento l’originaria idea di Schlüter di trasformare il Castello in un palazzo unitario, sull’esempio di quelli italiani del Rinascimento e Barocco. La sua misura e figura sono analoghe a quelle delle tre ali ricostruite: per la straordinaria ampiezza e profondità delle aperture finestrate, il fronte sulla Sprea si presenta come una ‘facciata di logge’, che suggerisce il carattere pubblico dell’edificio”.
Sempre ispirandosi a quella che era l’idea di Schlüter, i quattro nuovi corpi interni, disposti in rapporto con tre portali ricostruiti, completano lo Schlüterhof come “piazza-teatro” interna, formando due nuovi cortili: lo Schloss-Passage e il Grosses Foyer.
II primo ricorda un antico Foro con una via colonnata, che congiunge i due portali dell’originario ingresso e uscita del Castello;
il secondo, una sala cubica di 30 metri di lato con una copertura a vetri, evoca il Teatro, la cui ‘scena’ è rappresentata dal portale disegnato da Eosander a imitazione degli archi di trionfo romani, mentre i moderni loggiati sugli altri tre lati evocano i ‘palchi per gli spettatori’.
Secondo quanto si legge nel progetto dell’architetto Stella “le facciate presentano spesso la combinazione di muro e colonne, con compiti distinti: il muro per la costruzione vera e propria, le colonne per l’ornamento, quell’ornamento che nella tradizione classica vale a conferire dignità all’edificio e decoro alla città”.
Per quanto riguarda le colonne e gli architravi
“in parte sono ricostruiti con l’aggiunta di pezzi di pietra naturale uguali a quelli originali; quelli moderni sono monoliti prefabbricati, della stessa materia delle retrostanti pareti”.
Alcune pietre, sia pure frammentarie, sono state restaurate e sono ritornate dov’erano, come ‘reliquie’ dello Schloss distrutto; altre, la maggior parte, sono ricostruite nella loro originaria compiutezza.
Alcuni elementi lapidei, quali statue o altorilievi, sono pezzi unici, rifatti dalla mano di uno scultore; gli altri – quali fregi, cornici, capitelli o balaustre – sono pezzi fatti a macchina, a partire da oltre trecento modelli, realizzati prima in creta e poi in gesso, prima di essere singolarmente rifiniti dalla mano dello scalpellino. Ricordiamo a questo proposito che a Berlino (a Charlottenburg) è operante da oltre 150 anni la Gipsformerei, che è la maggiore istituzione al mondo nel campo della realizzazione di gessi.
Al pianterreno dell’edificio alcune statue e frammenti scultorei originali sono collocati nella Skulpturensaal
(le statue collocate su pilastri sono per lo più di Schlüter, che era anche scultore, o della sua bottega e si ispirano alla classicità),
una sala museale aperta a tutti, che si aggiunge alle sale per spettacoli, riunioni e mostre temporanee, ristoranti, caffè e bookshop, oltre ai musei collocati nei tre piani superiori, mentre nel piano sotterraneo si trovano i resti delle cantine del Castello e un’area destinata agli impianti tecnici.
Nica FIORI Berlino 31 Luglio 2022