Il “celebre” Michelangiolo Moriggi da Caravaggio negli ‘Annali’ messinesi di Caio Domenico Gallo

di Valentina CERTO

Caravaggio negli Annali di Caio Domenico Gallo

Caio Domenico Gallo, nato Messina nel 1697, scrive gli Annali della città di Messina, storia della città frutto di consultazioni presso gli archivi di congregazioni, monasteri ed altre istituzioni locali. Il racconto parte dalle origini più remote fino a giungere agli eventi a lui contemporanei, senza tralasciare storia, arte, politica, religione. L’opera è divisa in quattro volumi, suddivisi a loro volta in altri libri e preceduta da un lungo Apparato introduttivo, pubblicato nel 1755, che fornisce ulteriori dettagli artistici.

Giurista, funzionario economico, erudito, letterato con numerosi riconoscimenti dalle accademie di Messina, Roma, Modena e Palermo, ebbe un’intensa attività umanistica e letteraria tra cui si ricordano le opere Zenobia, i dialoghi L’aurora del sole divino, Tobia che guarisce la cecità del padre, e Giuda Macabeo ristauratore del tempio, il Distinto ragguaglio, le numerose traduzioni in dialetto dei classici antichi come la Batracomiomachia e le Metamorfosi di Ovidio.

Nel Tomo I degli Annali, stampato a Messina nel 1756 da Francesco Gaipa Regio Impressore e denominato: Annali della città di Messina Capitale del Regno di Sicilia, Dal giorno di sua fondazione fino ai tempi presenti, di Caio Domenico Gallo, Tomo primo. In cui oltre l’Introduzione, ed Apparato, o e si d l’idea generale di ciò che sia Messina, si descrive in sei libri cronologicamente la Storia delle cose più memorabili dal giorno di sua fondazione accaduta circa gli anni del Mondo 1856., e 2196. prima della venuta del Redentore fino al 1056. di nostra salute in tutto di anni 3255, menziona i quadri di Caravaggio presenti in città.

pag. 99:

  1. Andrea Avellino

[…] L’ Ecce Homo è di Michelangiolo Moriggi da Caravaggio.

pag. 148:

San Giovanni Decollato

[…] Il quadro della Decollazione di san Giovanni è del celebre595 Michelangelo Caravaggio, che stà situato nell’Altar Maggiore, e viene nobilissimamente ornato di marni con Nobile, e vaga architettura.

pag. 187:

Santa Maria della Concezione dei Padri Cappuccini

[…] Nella Chiesa vi è l’insigne quadro della Madonna del Parto, opera di Michelangelo Caravaggio.

pag. 233:

San Pietro, e Paolo dei Pisani

[…] Il quadro insigne dell’Altar Maggiore rappresentante il Lazzaro. Quadriduano, ed il riquadro di sopra, ov’è dipinto San Gio: Battista è opera del celebre Michelangelo Caravaggio.

Caio Domenico Gallo ricorda la Resurrezione di Lazzaro e l’Adorazione dei Pastori, entrambe al Museo Regionale di Messina.

L’Adorazione (Fig. 1) fu commissionata, secondo il biografo Susinno, dal Senato di Messina e poi donata ai Frati Cappuccini per ornare l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria la Concezione annessa al convento.

Fig 1) Michelangelo Merisi, L’adorazione dei Pastori, 1609, (MuMe) Museo Regionale di Messina.

Nell’opera, in primo piano, è rappresentata la Madonna dell’Umiltà, secondo l’iconografia francescana. Maria è distesa sulla nuda e umile terra e abbraccia dolcemente il suo piccolo Bambino.  Il contatto con la terra fa della Madonna la protettrice degli ultimi e dei poveri, gli stessi che rendono omaggio a Gesù e si inginocchiano prostrati. Anche i colori sono scuri e terrosi, l’unico spiraglio è dato dalla luce della paglia e dal bianco del fazzoletto tra gli attrezzi di falegname di Giuseppe, che Roberto Longhi definì «natura morta dei poveri» che «restringe a un’essenza disperata». Anche per quanto riguarda questo quadro, lo storico Gallo, identifica, come aveva già fatto Placido Samperi, l’iconografia della Madonna del parto.

La Resurrezione di Lazzaro (Fig. 2) è un’opera documentata.

Caravaggio, La Resurrezione di Lazzaro, 1609, (MuMe) Museo Regionale di Messina.

Da un documento del mese di dicembre 1608, ormai disperso, degli atti del notaio Plutino, trascritto nel 1906 dallo studioso messinese Virgilio Saccà, sappiamo che Giovan Battista de’ Lazzari, ricco commerciante genovese, residente a Messina, si impegnava a costruire l’intera cappella principale della Chiesa di San Pietro dei Pisani dei Crociferi, ordine fondato da San Camillo de’ Lellis, che si occupava delle cure spirituali e corporali dei malati, e di adornarla con quadro raffigurante la Madonna, San Giovanni Battista ed altri santi.

Quel quadro, come ci informa una nota, dello stesso documento, datata giugno 1609, sarà poi la Resurrezione di Lazzaro dipinta da “fr. Michelangelo Caravaggio”, definito, quindi, ancora “militis gerosolimitani”. Nella Resurrezione di Lazzaro l’ambientazione è cupa e funerea e la scena concitata. Tutto il quadro è un’esaltazione della vita e della morte, il protagonista infatti con una mano sfiora ancora il teschio e con l’altra si aggrappa alla luce salvifica. Una folla assiste al miracolo narrato nel Vangelo di Giovanni. Negli Annali Gallo, riconoscendo la grandezza di Caravaggio, fornisce un giudizio del tutto positivo: pittore stimato ed apprezzato, viene definito “celebre”.

Lo stesso Gallo negli Annali menziona anche un Ecce Homo e un San Giovanni Decollato. Queste ultime due opere, anch’esse al Museo Regionale di Messina, hanno  in realtà diversa attribuzione. L’Ecce homo di Sant’Andrea Avellino è attribuito al pittore Alonzo Rodriguez (Fig. 3) e San Giovanni Decollato della chiesa di San Giovanni Decollato a Mario Minniti.

Fig. 3 ) Alonzo Rodriguez, Ecce Homo, (MuMe) Museo Regionale di Messina.

Alonzo Rodriguez nacque a Messina nel 1578 da una famiglia della piccola nobiltà cavalleresca spagnola trasferitasi in Sicilia verso la seconda metà del XVI secolo. Dopo essere stato a bottega da Giovan Simone Comandè, viaggiò a Napoli e Roma, dove si formò, per poi tornare a Messina nel 1610 dove dipinse la Madonna della Provvidenza per la chiesa di San Lorenzo e dove rimase fino alla sua morte nel 1648. Il soggiorno veneziano teorizzato dal Susinno per conoscere e studiare Veronese, Tiziano e Tintoretto non trova riscontro storico e documentario. Gli ultimi anni del pittore sono espressione del nuovo linguaggio a tratti classicheggiante che faceva eco nella cultura figurativa di cui sono massimi esponenti Pietro Novelli e Antonino Barbalonga.

Nonostante la maggior parte delle sue opere sia andata persa con il terremoto del 1908, è possibile ammirare, attualmente, al museo regionale di Messina, l’emozionante e suggestivo quadro con l’Incontro dei Santi Pietro e Paolo, l’Incredulità di San Tommaso, la Cena in Emmaus e La strage degli Innocenti. Sicuramente il più sensibile tra i caraveggeschi, uomo colto imbevuto di cultura umanistica classica, conosceva infatti in maniera egregia il latino e la storia, la sua pittura vigorosa e penetrante si caratterizza per il gioco chiaroscurale di luci e ombre, appreso dal Merisi, ma anche per un tocco di particolarità dovuto al substrato artistico fiammingo forte e consolidato nella città di Messina. La sua adesione al caravaggismo è acuta, introspettiva e, soprattutto personale, per divenire autentica.

Valentina CERTO, Messina 18 LUGLIO 2021

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