Il ciclo pittorico di Rodolfo Papa nella Cappella del Perdono nella chiesa del Ss. Sacramento a Tor de’ Schiavi

di Flavia SCIORTINO

A Roma ha aperto al pubblico la Cappella del Perdono nella Chiesa del Ss. Sacramento a Tor de’ Schiavi, nella periferia della Capitale.

La Cappella è stata interamente decorata con il ciclo pittorico realizzato dal maestro Rodolfo Papa e dedicato alla Pentecoste. Oltre che per gli aspetti formali sviluppati con maestria, questo piccolo gioiello di arte colta colpisce per la rara interdisciplinarità tematica, muovendosi con destrezza tra teologia e botanica, Metafisica e Rinascimento, innovazione e tradizione.

Interdisciplinarità delle conoscenze

Nel panorama dell’arte figurativa contemporanea, specialmente di ambito sacro, è raro incontrare un connubio raffinato di tecnica e teoria come accade nelle opere di Rodolfo Papa. Sempre arricchiti da una profonda conoscenza non solo della storia dell’arte e dell’architettura ma anche dei temi iconologici, i progetti di questo maestro dell’arte sacra sono il felice esito di una padronanza delle tecniche pittoriche che lascia risuonare a pieno il senso profondo di originali ed espressive soluzioni figurative. Sono frutto di un approccio interdisciplinare che nasce da un’autorevolezza non solo in campo artistico.

Rodolfo Papa

Papa infatti è pittore ma anche teorico, storico e filosofo dell’arte. Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, è inoltre Accademico Ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon, oltre che docente di Storia delle teorie estetiche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Sant’Apollinare di Roma, presso il Master II Livello di Arte e Architettura Sacra della Università Europea di Roma, presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Santa Maria di Monte Berico di Vicenza e presso la Pontificia Università Urbaniana di Roma. Attualmente insegna pittura, disegno e Arte Sacra nell’Accademia Urbana delle Arti di cui è presidente.

Il Perdono e la Pentecoste

fig 1

Una delle più recenti prove magistrali di Rodolfo Papa si trova nella periferia di Roma e più precisamente nella Chiesa del Ss. Sacramento a Tor de’ Schiavi. All’interno di questo edificio dalle linee asciutte e rigorose, il maestro Papa ha realizzato un intero ciclo pittorico a olio su parete per la Cappella del Perdono dedicata al tema della Pentecoste (fig 1). Qui è solitamente custodita l’immagine della Madonna del Perdono, piccola e molto venerata opera su legno di tardo Ottocento.

L’opera di Papa invita alla contemplazione del tema del perdono divino. Citando le parole di Papa Francesco nell’omelia per la solennità di Pentecoste del 2017:

“Gesù Risorto, apparendo per la prima volta ai suoi, dice: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati» (Gv 20,22-23). Gesù non condanna i suoi, che lo avevano abbandonato e rinnegato durante la Passione, ma dona loro lo Spirito del perdono. Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa[i]

Uno scrigno di bellezza

Come uno squarcio di cielo che rivela l’armonia delle sfere celesti di dantesca memoria, la Cappella del Perdono si mostra ai fedeli e al pubblico in tutta la sua liricità appena si accede nella Chiesa. Frutto di sette mesi di lavoro in piena pandemia COVID-19, Rodolfo Papa ha creato questo piccolo scrigno di bellezza già dalla preparazione dei colori, dando un’ennesima prova delle sue capacità di realizzare importanti cicli pittorici, dall’ideazione alla messa in opera. L’artista infatti non è nuovo a imprese di questa portata.

Si possono citare per esempio la Basilica di San Crisogono a Roma e l’Antica Cattedrale di Bojano (CB)[ii], all’interno delle quali si trovano le volte decorate dai dipinti del maestro Papa. L’innovativa lettura della Pentecoste nella chiesa di Tor de’ Schiavi segna forse un’evoluzione nel percorso creativo dell’artista. Intervenendo già sulla struttura interna della cappella e modificando la volta con pannelli per accentuare l’effetto visivo di sfondamento, Papa ha creato un nuovo spazio non solo visivo ma anche fisico. Il colore è il vero protagonista, artefice di un coinvolgimento totale dello spettatore. Grazie a questo il maestro ha plasmato le pareti e la volta, dispiegando tonalità, cangianze e trasparenze che avvincono lo sguardo.

Tra cielo e terra

L’azzurro intensissimo del cielo che fa da sfondo a tutta la scena invita all’ingresso in questo piccolo spazio, proiettando subito chi entra in una dimensione ultraterrena. Grazie alla pittura che modifica l’architettura nella finzione della volta celeste, il cielo si dilata in ogni angolo creando un racconto unico. Sulla parete di fondo, con richiamo al Raffaello della Disputa del Sacramento (fig 2), i due registri sono separati da una balaustra dipinta, animata nella parte superiore dagli Apostoli.

fig 2

Nella parte inferiore due splendidi angeli, con un sapiente gioco prospettico, incorniciano il dipinto votivo della Madonna del Perdono.

Ai piedi di questa, una riproduzione della Chiesa del Ss. Sacramento e della piazza antistante, raffigurata come una città ideale sul quale si svolge l’accadimento divino con la discesa dei sette doni dello Spirito Santo in forma di fiammelle (Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietà e Timore di Dio). Dunque ci si trova davanti a un unico immenso cielo, idealmente suddiviso in uno spazio terreno, al di sotto della linea del marcapiano, e uno spazio celeste, al di sopra della linea del marcapiano e sulla volta. Uno sfondamento della struttura architettonica che evoca, rileggendoli in una chiave del tutto personale, gli spazi metafisici di Dalì e De Chirico.

Rileggere la tradizione

fig 3

Rodolfo Papa porta all’interno della Cappella del Perdono un vero e proprio rinnovamento iconografico, creando nuovi presupposti che pur ispirandosi a molteplici modelli, appaiono in tutta la loro originalità. La gamba a penzoloni di San Giacomo Maggiore (fig. 3), per esempio, rievoca la figura femminile seduta in una posizione simile nella lunetta affrescata da Pontormo dedicata a Vertumno e Pomona nel salone della Villa medicea di Poggio a Caiano (fig. 4).

Il profilo scuro della piazza nel registro inferiore richiama alla memoria il cielo nuvoloso su cui si stagliano alberi e case in Empire of light di Magritte (fig. 5). E poi ancora, nella composizione e nel ritmo delle figure della cappella riecheggiano le già citate Stanze della Segnatura di Raffaello e nel paesaggio composto da decine di velature si ritrova il senso di profondità che Leonardo infondeva nelle sue vedute.

fig 4
fig 5

La conoscenza dell’iconologia botanica e zoologica, assidue presenze in capolavori dell’arte medioevale e rinascimentale (si vedano gli horti conclusi nelle miniatura medioevali, ma anche la scuola ferrarese, Carlo Crivelli, Ghirlandaio, Botticelli e lo stesso Leonardo, solo per citarne alcuni) riecheggia nella parte alta del ciclo, con il fico, l’arancio, il pavone e il pappagallo, prefigurazioni del Paradiso e il combattimento aereo, allegoria della lotta contro il male (fig. 6).

fig 6
fig 7

Sulla parete sinistra si erge inoltre un elemento vegetale dal significato iconologico particolarmente interessante ovvero il tasso barbasso (Verbascum Thapsum). (fig 7)

La pianta, nota già agli antichi Romani come Candelaria, secondo la tradizione aveva moltissimi usi dovuti per esempio alla capacità di rallentare il deperimento della frutta avvolgendola nelle sue foglie. Questa qualità di “trattenere la vita” ha reso il tasso barbasso un simbolo importante, ricorrente nell’arte come portatore del significato salvifico della resurrezione di Cristo, significato definito e scoperto dallo stesso Rodolfo Papa.[iii]

Una cupola di luce

L’illusione ottica che crea volumi e profondità torna anche nelle pareti laterali, dove le finestre strette e alte, decorate dal maestro vetraista Daniele Ballanti, si tramutano in facciate di edifici simili ai giochi prospettici dell’architetto Aldo Rossi (fig. 8 e 9).

fig 8
fig 9
fig 10

Riportando il testo dell’Inno al Santo Spirito

VENI PATER PAUPERUM VENI DATOR MUNERUM VENI LUMEN CORDIUM | LAVA QUOD EST SÓRDIDUM, RIGA QUOD EST ÁRIDUM, SANA QUOD EST SÁUCIUM,

le vetrate creano un diretto rimando al grande arco che accoglie i fedeli con l’incipit dell’Inno fregiato a caratteri vermigli

VENI SANCTE SPIRITUS ET EMITTE CAELITUS LUCIS TUAE RADIUM.

La vera perla di tutto il ciclo dipinto nella Cappella del Perdono la si scopre proprio alzando lo sguardo.

Qui la volta si sfonda e una luce quasi accecante incarna lo Spirito Santo. (fig. 10)  Un’idea dell’Empireo che affiora tra le nuvole e queste diventano come palpebre di un irradiante occhio celeste.

Dal centro di questa cupola ideale, dinamicamente si staccano altre sette piccole luci che ritornano in forma di fiammella sul capo degli Apostoli. Una simile raffigurazione della Pentecoste, priva della colomba che solitamente ricorre, risulta come un’esperienza pienamente coinvolgente oltre che una soluzione iconologica assolutamente unica nella storia dell’arte sacra. Questa cupola smaterializzata, fatta di pura luce vibrante, trascina chiunque la osservi in una scena che sembra davvero accadere qui e adesso. Un unicum che segna un importante punto di svolta nel panorama dell’arte sacra contemporanea.

Flavia SCIORTINO  Roma 25 aprile 2021

NOTE

[i]http://www.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2017/documents/papa-francesco_20170604_omelia-pentecoste.html
[ii]http://www.rodolfopapa.it/cattedrale-di-bojano
[iii]Rodolfo Papa, Il sorriso di Dio, Art e Dosser 131 Febbraio 1998