Il Codice Leicester esposto a Firenze. Il genio di Leonardo in una grande mostra nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi (fino al 20 gennaio)

di Selene CAVALLINI

Dal 30 ottobre e fino al 20 gennaio 2019, nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, in corso la mostra “L’acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci” a cura di Paolo Galluzzi, direttore del Museo della scienza Galileo Galilei e profondo conoscitore di Leonardo.

È un progetto delle Gallerie degli Uffizi e del Museo Galileo realizzato con il contributo della Fondazione CR Firenze che anticipa le celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci che si terranno nel 2019. La mostra è stata resa possibile grazie dalla concessione di Bill Gates, attuale proprietario, che acquisì il Codice nel 1994 dal miliardario Hammer. Il Codice Leicester, vergato tra il 1504 e il 1508, torna in Italia dopo 36 anni ed è il protagonista insieme a Leonardo dell’esposizione. (Fig. 1)

Fig 1
Fig 2

L’impegno da parte del curatore e di chi ha progettato l’allestimento, Antonio Godoli e Antonio Santini, è stato quello di rendere accessibili tematiche scientifiche, talvolta complesse, attraverso l’utilizzo di eccezionali apparati tecnologici come il “Codescope” (fig. 2), che permette di sfogliare in altissima risoluzione virtuale le pagine del codice, ingrandirle, rovesciarne la scrittura mancina di Leonardo e interagire cliccando sui vari approfondimenti.

L’acqua è l’elemento protagonista dell’opera e Leonardo ne era appassionato conoscitore, ne studiava i suoi flussi, i movimenti, i turbini, ne analizzava il ruolo nell’evoluzione del pianeta dalla preistoria ai suoi tempi.

Nel Codice studia inoltre progetti d’ingegneria idraulica, come quello di rendere l’Arno navigabile da Firenze al mare, pensando anche alle macchine per realizzarlo e per misurare le distanze sul terreno. (Fig. 3) Il codice è una summa tra scienza e arte, tra un Leonardo pittore e scienziato, due facce della stessa medaglia e non certo due mondi inconciliabili.

Fig 3

Non mancano poi riflessioni riguardati la luna come “gemella della terra”, composta sulla sua superficie, secondo le sue teorie, di acqua e spiega per la prima volta la “luce cinerea” ovvero luce solare riflessa dalla Terra che rende visibile anche la parte al buio del disco lunare.

Fig 4

Straordinari gli studi e le teorie geologiche sui ritrovamenti di conchiglie fossili che, per molti all’epoca di Leonardo, erano la prova concreta del Diluvio Universale, noto episodio biblico, mentre per lui erano la dimostrazione dei grandi cambiamenti che la Terra aveva subito nel corso dei secoli (Fig. 4).

Suggestiva la proiezioni di un ruscello d’acqua sul pavimento (Fig. 5) che porta il visitatore a rivivere la stessa sensazione del Cristo e Giovanni Battista sul fiume Giordano, nell’opera che Leonardo ebbe a compiere insieme al suo maestro Verrocchio tra il 1475 e il 1478.

Fig 5

Sono i dipinti stessi di Leonardo a risentire dei temi discussi nel codice Leicester: nella Vergine delle Rocce le stratificazioni rocciose evocano i processi di sedimentazione enunciati e il paesaggio che dipinge alle spalle della celebre Monna Lisa costituisce nell’insieme un vero e proprio compendio delle sue teorie geologiche.

Selene CAVALLINI    Firenze 30 ottobre 2018